I giovani cambiano il mondo.
I giovani hanno risorse che gli adulti non sanno comprendere, hanno istinti che li spingono verso ciò in cui credono, hanno l’incoscienza e la protervia di certi anni belli.
Sì, sono sempre i giovani a rovesciare il destino dell’umanità, da tempo immemore.
I giovani a volte leggono libri che infiammano i loro cuori e accendono le loro menti.
A volte si ritrovano in certi pensieri, nel quali riconoscono la propria identità.
Trascorreranno anni, e l’ideale e il reale collimeranno, per sovrapporsi in un lento divenire.
I giovani, i libri, le idee.
E la memoria di un gesto, di un evento.
Genova, 1746, la cacciata degli Austriaci, al quale è legata l’epica figura di Balilla, qui trovate la sua vicenda.

La targa che vedete si trova sul muro esterno di Via Balbi 5, dove è situata la facoltà di Legge.
Tanti studenti varcano quel portone, salgono la scala di marmo bianco, forse alcuni si soffermano a leggere, ho questa speranza.

Studenti in questa facoltà furono due giovani amici, in anni di grandi fermento.
Il primo ebbe per destino l’esilio, divenne il fuggiasco più ricercato d’Europa.

L’altro studente, Jacopo era il suo più caro amico, finì i suoi giorni in questo luogo. Studiò anche lui qui, come i suoi fratelli.

I giovani cambiano il mondo, sempre.
Tra i molti studenti della facoltà di Genova, ve ne fu un terzo che ebbe l’onore del ricordo nel luogo dove aveva compiuto i suoi studi.

Ed è a lui che torniamo, a Goffredo Mameli.
E all’inverno pungente del 1847, in quel 10 dicembre nel quale cade l’anniversario della cacciata degli austriaci.
Un corteo di cittadini parte alla volta del Santuario d’Oregina, dopo 101 anni lo scopo è rinnovare il ringraziamento alla Madonna per la liberazione della città dal nemico, ma in realtà si vuole dimostrare quanto gli italiani siano uniti nel desiderio di una sola nazione, è questo il grido, questo il messaggio che si leva dalla folla che procede verso Oregina.
La manifestazione è stata decisa da un gruppo di ardimentosi, tra i nomi di spicco figurano Nino Bixio, Gerolamo Ramorino e Goffedo Mameli.
Quest’ultimo ha vent’anni.
I giovani cambiano il mondo, ricordate?
Alle otto del mattino, i partecipanti si danno appuntamento all’Acquasola.
E un corteo affollato, che raccoglie grande partecipazione di pubblico, si tratta di ben 35.000 persone.
Marinai e commercianti, notai ed avvocati, ogni gruppo ha la propria bandiera.
Si sale verso Oregina, passando per Strada Nuova.
E alla testa del corteo c’è lui, Goffredo.
E intona il suo canto, ai tempi proibito, parole che diverranno l’Inno di questa nazione così poco patriottica.
E’ il canto della ribellione, perché i giovani cambiano il mondo.
Genovesi che salgono verso Oregina, compatti ed uniti, ridiscenderanno giù passando per la Nunziata, per Caricamento, Via San Lorenzo e poi fino a Portoria sotto la statua di Balilla.
Un corteo per la libertà e per l’Unità.
Un corteo guidato da un ventenne, perché i giovani cambiano il mondo.
E sventolano le bandiere e risuonano le voci che salgono potenti e sovrastano un’intera città e il destino di una nazione.
E tra le molte insegne, nella folla di gente, per la prima volta sventola il tricolore.
Sono due le bandiere, le reggono due universitari, uno è lui Goffredo Mameli, l’altro è il suo compagno di studi Luigi Paris.

Università di Genova, Facoltà di Legge, Via Balbi 5
I giovani cambiano il mondo e non hanno paura di nulla.
I giovani intonano canzoni vietate, come il Canto degli Italiani.
La bandiera di Luigi Paris si trova esposta al Museo del Risorgimento.
Il tricolore di Goffredo Mameli, in quel dieci Dicembre, venne donato dal patriota al Rettore dell’Università di Genova ed ancora oggi si trova in quell’edificio.
La gioventù è caparbia, sventata, imprevedibile, scevra di ogni timore.

Domenico Induno – Ritratto di Goffredo Mameli
Opera esposta al Museo del Risorgimento Istituto Mazziniano di Genova
Chi oggi ha vent’anni forse non si riconosce in Goffredo Mameli, non vede in lui un suo simile, un fratello, un compagno di studi.
Ma il tempo non separa le generazioni, le unisce.
Libertà, democrazia, indipendenza.
Non sono parole vuote, non sono conquiste da dare per scontate, come spesso accade.
E le dobbiamo anche a lui, a Goffredo Mameli.
Nostro amico, fratello, compagno di studi.
