Il Presepe della Basilica di Santa Maria Immacolata e la Sacra Famiglia

Vi porto con me nella magnificente Basilica di Santa Maria Immacolata sita nella nostra elegante Via Assarotti.
Qui è allestito un semplice e suggestivo presepe composto di statue di grandi dimensioni.

Nella vivacità di questi colori si ripete il miracolo della nascita di Gesù.

E i Magi si avvicinano portando i loro doni.

E c’è un giovane devoto pastore con le sue pecorelle.

E così il piccolo Gesù accoglie il mondo e gli uomini con le sue manine protese.

Il presepe è allestito nella Cappella della Sacra Famiglia dove si trova il dipinto del pittore ottocentesco Cesare Mariani denominato La Sacra Famiglia.

È un quadro che personalmente trovo commovente, per la semplicità e per l’ambientazione così domestica proposta dall’artista.
Si notano gli attrezzi da falegname di Giuseppe e i trucioli di legno frutto del suo lavoro, Maria siede come una mamma amorevole e paziente.
Gesù è già un ragazzino e Mariani ce lo mostra raccolto in preghiera, il suo capo è illuminato dall’aureola lucente e indossa questo abito color rubino che, a mio personale parere, fa spiccare in modo particolare la sua figura.

Qui è stato allestito il dolce presepe di questa bella Chiesa genovese.

E nel tempo del Natale così si ammira anche la tenerezza della Sacra Famiglia di Cesare Mariani.

Chiesa di San Luca: il piccolo Gesù

La sua luce, nella bella e raccolta Chiesa di San Luca sita nella piazza omonima nel nostri caruggi.
E alle spalle di Lui la grazia della Madonna Immacolata scolpita da Filippo Parodi, tutto attorno  tinte tenui e delicate.
Ho scattato questa foto lo scorso anno e in questo giorno di Santo Stefano porto qui questa dolcezza.
Le manine giunte, il panno color del cielo che lo accoglie, gli occhi fiduciosi e colmi di speranza: il piccolo Gesù nella Chiesa di San Luca.

Auguri di Buon Natale a tutti voi!

Ed ecco per voi la mia dolce cartolina con la quale desidero augurarvi buon Natale e ringraziarvi di essere sempre partecipi e presenti, siete lettori speciali con i quali è bello condividere questa splendida avventura.
Auguri sinceri, con la speranza che il Natale porti a tutti noi amicizia, fratellanza, pace e serenità.
Buon Natale di cuore a tutti voi!

 

L’adorazione dei pastori di Antonio Travi

Opera conservata ai Musei di Strada Nuova, questo dipinto fa parte della collezione di Palazzo Bianco e si deve al talento del pittore seicentesco Antonio Travi, detto il Sestri in quanto originario di Sestri Ponente.
La sua arte ci restituisce lo stupore, la meraviglia e la bellezza della scena della Natività.
Dolce e sorridente è Maria, giovane madre amorosa.

E attorno alla Sacra Famiglia si riuniscono adoranti i fedeli: osservano, pregano e nutrono speranze nuove.
È una scena di particolare vivacità e ricca di molti aspetti di normale quotidianità.
Ecco sullo sfondo un uomo che incede portando con sé del pollame e di spalle, in primo piano, osserviamo un giovane pastore così raccolto al cospetto del piccolo Gesù e anche se non possiamo vedere il suo viso grazie alla bravura di Travi riusciamo a immaginarlo così dolcemente commosso.

Ed ecco un altro pastore seguito dalle sue pecore.

E poi c’è uno arriva con il cappello calcato sulla testa, mentre da dietro una colonna si affacciano i curiosi giunti anch’essi ad onorare il figlio di Dio.

Così Gesù porta la luce nel mondo e così l’artista Antonio Travi ci ha narrato l’adorazione dei pastori.

Stelline di Natale

Inizia dicembre e si avvicina il tempo di decorare l’albero di Natale.
E quest’anno sul mio abete dondoleranno anche certe splendide stelline nate dalla fantasia e dalla pazienza di un’amica conosciuta grazie a questo blog, Eliana mi ha donato queste sue deliziose creazioni e così condivido con voi la mia gioia e la bellezza di queste stelline.
Sono vivaci, rosse rosse e proprio perfette per il tempo di Natale!

E non sono arrivate sole, perché Eliana mi ha regalato anche degli schemi per il punto croce, alcune antiche fotografie e una preziosa piantina che ora abita qui sul mio terrazzo.
E le coccole non sono finite, dalle abili e generose mani di Eliana è giunta anche una marmellata  fatta da lei con le arance amare della sua Leivi e un raffinato sacchettino pieno di profumata lavanda.

Grazie infinite, cara Eliana, grazie della tua gentilezza e della tua generosità, le tue stelline di Natale rallegreranno le mie feste!

I quaderni delle ricette di casa mia

I quaderni delle ricette non sono soltanto una fredda raccolta di procedimenti più o meno complicati da proporre alle nostre cene: i quaderni delle ricette riecheggiano di risate e clangore di piatti, evocano momenti felici e freschezza di spumante nei bicchieri, sono memorie di feste, di brindisi e di compleanni.
E sono frammenti delle nostre vite e di anni passati, aprire uno di quei quaderni è come restituirlo virtualmente tra le mani di chi raccolse con pazienza le ricette dei piatti prediletti.
Il quaderno delle ricette di mio papà è voluminoso, ha la copertina marrone e vi sono racchiuse alcune straordinarie delizie che non ho mai più assaggiato, come ad esempio il suo leggendario cappon magro.
Nessuno sa fare il cappon magro come mio papà, questo è chiaro.
Su quelle pagine sono appiccicati in maniera metodica e ordinata tanti foglietti nei quali riconosco di volta in volta la calligrafia della mamma o di qualcun altro di noi.
Il quaderno delle ricette di mio papà mi fa venire in mente quei cenoni di Capodanno in cui si preparava il cocktail di gamberetti che veniva poi servito in una magnifica conchiglia e io da piccola non vedevo l’ora che arrivassero le feste perché mi fosse concesso questo privilegio.
Ed ecco il profumo di trippa in umido e di buridda, passano davanti ai miei occhi piatti di portata ricolmi di assolute delizie servite con stile ed eleganza.
E ci sono le ricette delle torte al cioccolato, al limone, alle mele e ricoperte generosamente di glassa, mi pare anche di vedere la mamma che sceglie con cura i piattini dalla credenza.

Il quaderno delle ricette di mia nonna Teresa, invece, è una grande agenda rigonfia e altissima a causa di tutto ciò che la nonna ci ha messo dentro.
Mia nonna è sempre stata una professionista del ritaglio, la ricordo come se fosse ieri seduta alla sua scrivania con le sue pile di riviste, le forbici e il barattolo delle Coccoina.
Il quaderno di ricette della nonna è anche pieno di validi consiglio di vari genere, ad esempio su come sbrinare il frigo, come far durare i fiori recisi in vaso e come pulire gli impermeabili.
Alla nonna non sfuggiva nulla, direi.
E poi, poi ci sono tutte quelle ricette dal sapore antico e casalingo come il riso e latte, il rognone trifolato, la la minestra di ceci e tante altre bontà.
E c’è persino la preziosa ricetta della sacripantina, scritta dalla nonna con quella sua compita e ordinata calligrafia di maestra elementare.
E poi, tra i quaderni delle ricette, ho anche quello della Zia Ia.
Eh, il suo quaderno è ricco di sorrisi e trabocca di gioia di vivere e di risvegli mattutini per preparare certi manicaretti.
Ed è una sequenza infinita di bontà e ricercatezze, ci sono i piatti della tradizione ligure ma non solo, la zia preparava piatti sfiziosi e particolari come l’insalata gonzaghesca e il suo delicatissimo paté di tonno.
Il ricettario della zia è il paradiso della gola; ecco le sue cheese cake, la zuppa inglese, le scorzette d’arancia candite, la custard e la lemon curd, la zia come già vi ho detto in passato era professoressa d’inglese e aveva un debole per tutto ciò che proveniva dalla Terra di Albione.
E dalle pagine del suo quaderno di ricette ecco anche la meraviglia del Tronchetto di Natale, un trionfo di cioccolato che non mancava mai sulla sua tavola nel tempo delle feste.
Sfogliare questi quaderni è come ritrovare coloro che con pazienza hanno raccolto queste ricette e tutto a volte pare come sempre è stato.
Di là in in cucina c’è un gran fermento, il rito sacro della maionese è uno di quelli che a papà riescono benissimo.
Qualche piano più in su, intanto, la nonna tira la sfoglia, così sottile da non saperla immaginare!
E in un’altra parte della città la zia estrae dall’armadio il suo piatto natalizio dove poserà il tronchetto di Natale.
C’è una dolcezza, in certi nostalgici ricordi, che davvero non si può scordare.

La malizia del vischio

“Il Natale non è Natale senza la famiglia.”

Ed è la vigilia del 25 Dicembre, nella dimora del Sussex dell’anziana Rachel dove si apprestano a riunirsi i componenti di questa complicata famiglia inglese.
Non lasciatevi ingannare dalla zuccherosa citazione, peraltro fortemente evocativa delle atmosfere natalizie di casa March nel celebre Piccole Donne, a casa di Rachel tira tutta un’altra aria e i giorni di Natale, periodo nel quale si dipana la vicenda di questo romanzo, diventano il tempo della resa dei conti.
La malizia del vischio è un romanzo ironico, tagliente e sapientemente disincantato opera della penna arguta di Kathleen Farrell e ambientato in un imprecisato anno del dopoguerra.
Dato alle stampe per la prima volta nel 1951, è ora pubblicato in Italia da Fazi Editore.

E mentre il fuoco crepita nel caminetto, uno ad uno giungono i componenti di questa famiglia.
Ci sono Marion e Adrian, i figli di Rachel, ognuno dei due spicca per alcune mancanze agli occhi della madre, donna volitiva, assertiva e di carattere.
Ci sono le giovani Kate e Bess, quest’ultima vive con Rachel ma sogna una vita diversa e libera e nutre un certo trasporto per il cugino Piers, un giovane uomo molto centrato su se stesso.
Brioso, vivace ed elegante, il romanzo si incentra sulle quotidiane crudeltà della vita, sui sottintesi e sui malintesi, sulle parole non dette capaci di lacerare i cuori e di mutare il corso delle esistenze.
La Farrell ha una scrittura dallo stile asciutto ed efficace e si avvale volentieri di dialoghi serrati, il suo romanzo ha così una struttura piacevolmente scorrevole e si legge davvero in un soffio.
E molto spesso traspare, nelle sensazioni e nelle affermazioni, un senso di ineluttabile impermanenza.
Lo si coglie, ad esempio, in queste parole di Marion:

“Dovremmo tutti impiegare al meglio le nostre serate e le nostro giornate.. Dovremmo riempire ogni minuto perché non ce ne saranno saranno a sufficienza per nessuno.”

Oppure in quelle di Rachel:

“Ricordava quando, da ragazza, era lei a decorare l’albero ma faceva fatica a rievocare la felicità che provava allora, la sensazione che tutto andasse bene, che tutto fosse certo. Razionalmente aveva sempre saputo che niente sarebbe durato, ma nel profondo del cuore non ci aveva mai creduto.”

O anche nella spavalda arroganza di Piers:

“Possedeva poche cose, ed era fiero di aver imparato ad abbandonare tutto e allontanarsi senza provare rimpianto per quello che lasciava, che fossero persone, vestiti o oggetti personali. Laddove altri riempivano le loro esistenze lui restava libero.”

Bess che invece è ancorata ad una vita tranquilla, monotona e senza turbamenti finirà lei stessa per ricercare una sorta di instabilità che le doni emozioni a lei ancora sconosciute.
Emergono improvvise fragilità e sopite insicurezze, vengono a galla con i ricordi e così, mentre Rachel racconta alcune sue memorie del tempo della giovinezza e di un suo amore vissuto a Copenaghen la figlia Marion ascolta in silenzio ma dentro di lei ribolle un malcelato risentimento e un senso di incompresa inadeguatezza:

Che malriposta tenerezza, pensò Marion. Di rado mi ha rivolto una parola gentile, mia madre, men che meno una frase, ed eccola con gli occhi lucidi che romanticheggia su un posto che non vede da più di quarant’anni e di cui ricorda solo un bel giovane.”

Vivere a volte è tutta una questione di equilibri mancati, come accade tra le pagine del romanzo La Malizia del Vischio.
Ed è il tempo del Natale, tra scatole di frutta candita e posacenere d’argento, mentre si sorseggia garbatamente lo sherry come se la vita sapesse essere davvero dolce come le sue promesse.

Chiesa di San Luca: l’altare della Natività di Gesù

È una delle belle chiese dei nostri vicoli, la Chiesa di San Luca si affaccia sulla piazzetta omonima e fu un tempo la chiesa gentilizia della famiglia Spinola.
In questo luogo, così armoniosamente raccolto, spicca la bellezza dell’altare della Natività di Gesù, così riccamente ornato di marmi scolpiti dall’artista Giovanni Battista Orsolino.
E sull’altare, nella luce di colori radiosi, è posto un celebre dipinto di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto: è l’Adorazione dei pastori risalente all’anno 1645.

Ed ecco Maria che con un gesto amorevole porge il piccolo Gesù all’adorazione dei pastori.
Gesù è così adagiato su un lenzuolo bianco, ai Suoi piedi si inchina anche una figura che ha le fattezze di un satiro: è la natura, come si legge sulla legenda che illustra la magnifica opera del Grechetto.

E là, nel cielo, si librano leggeri gli angeli.
Osservando i dettagli mi colpisce in particolare l’assoluta vitalità dell’istante qui raffigurato: le grandi ali aperte, le vesti vaporose sui toni di arancio e oro, il turibolo che, sorretto dall’ angelo, dondola nell’aria spandendo profumo d’incenso.
Un piccolo putto rimane posato con grazia sul bordo di una nuvola: Gesù è nato, si gioisce in terra e in cielo.

E lo stupore si svela sui volti di coloro che sono venuti ad adorarlo.
A mani giunte, in ginocchio davanti a Gesù.

L’altare, come dicevo, è finemente decorato dall’opera mirabile di Orsolino che così effigiò certi piccoli angeli.

Osservando poi il dipinto nella sua interezza a colpire l’attenzione è la luce straordinaria così soffusa e radiosa attorno alla figura del piccolo Gesù.
Egli è la luce del mondo e la sua salvezza e così si svela, con questo chiarore.

Dolce è il Bambino, dolce è Maria che così lo tiene tra le braccia.

Luce mistica e splendente così rischiara con la sua grazia l’altare della Natività di Gesù nella Chiesa di San Luca.

Il piccolo Gesù Bambino

Così adagiato su un morbido cuscino celeste, con questa dolcezza.
È il piccolo Gesù Bambino, con gli occhi saldi su di noi e le braccine protese verso il mondo.
Lo fotografai alla fine di dicembre dell’anno passato, in una chiesa a me cara.
Porto qui la Sua immagine, in questo giorno, nel tempo della Sua nascita e della Sua infinita bontà.

Santuario di Nostra Signora di Loreto

Buon Natale a voi!

E giungono così i miei auguri per tutti voi, li porta un allegro Babbo Natale sulla sua slitta, arriva così sulla neve per la gioia dei più piccini.
È la magia del Natale, è lo stupore ingenuo che dovremmo saper conservare anche da grandi.
Auguri a tutti voi di gioia, meraviglia e bellezza e colgo l’occasione per ringraziarvi tutti per la vostra cortesia e per la vostra presenza.
Di cuore, buon Natale a tutti voi!