La gioia delle rondini

In questa calda estate a Fontanigorda il cielo è spesso attraversato dalle bellissime rondini che sfrecciano nell’azzurro, ce ne sono davvero tante e la loro presenza è motivo di gioia e di gratitudine.
E poi si posano, così, con questa grazia.

Leggere e delicate, mentre le loro morbide piumette bianche sono così sfiorate dal sole.

E volano e chiacchierano e poi si riposano ancora, le rondini sono creature spensierate e gioiose.

Hanno i nidi sotto i tetti delle case, gli adulti vanno e vengono per portare il cibo ai loro piccini, sono un esempio e un continuo inno alla vita.

E poi ancora si posano, sul loro filo vista monti, ne ho vedute tantissime in questi giorni.

Si sistemano un po’ il piumaggio così, con incomparabile eleganza.

E attendono ciò che a breve accadrà, quel loro lungo viaggio che le condurrà lontano.

Per adesso anche loro si riposano un po’ qui in Val Trebbia.

Ed ogni piccola rondine è una gioia vera, una creatura preziosa con la quale condividiamo questi giorni d’estate.

Il ritorno dell’airone cenerino

E finalmente anche lui è tornato a librarsi nel cielo di Fontanigorda, l’ho visto passare una sera davanti alla mia finestra, uno spettacolo straordinario della natura: è il regale airone cenerino dal fascino memorabile.
E così eccolo posato sul tetto di uno degli edifici più alti di Piazza Roma, là è rimasto per un certo tempo.

L’airone cenerino ha in dote questa grazia lieve, enigmatica, quasi ascetica.

Lo vedo spesso perché qua sotto c’è un piccolo corso d’acqua e l’airone cenerino va a pesca.
Vola sulle acque chiare, si posa, poi si rialza.
Sempre con leggerezza, con autentica meraviglia.

Sul tetto scrutava il cielo, assorto, solitario e silente.

Una creatura magnifica, dalla bellezza straordinaria.

Il giorno dopo, poi, ecco ancora la sorpresa.
L’airone cenerino era là, tra il fitto degli alberi, non distante da casa mia.
Meditativo, attento.

E l’ho veduto sistemarsi un po’ le piume, alla sua maniera.

Ho atteso con pazienza per oltre mezz’ora che il mio amico airone spiccasse il volo e invece lui è rimasto là, sul ramo.

Mi ha regalato comunque lo spettacolo della sua bellezza aprendo appena le ali, con questa grazia.

In certe sere lo vedo volare verso i monti e verso le nuvole arrossate dal tramonto per poi sparire all’orizzonte.
E spero che ritorni ancora, nei giorni che verranno.
Arrivederci a presto, caro amico airone cenerino.

Una bella trovata di Gandolin

Accadde in un tempo lontano, era un giorno di primavera.
La notizia fu riportata tra le pagine del giornale Il Capitan Fracassa che veniva pubblicato a Roma tra 1880 e il 1890: i fondatori di questo giornale erano lo scrittore Raffaello Giovagnoli e il sagace giornalista ligure Luigi Arnaldo Vassallo noto con lo pseudonimo di Gandolin.
E dunque veniamo alla bella notizia stampata tra le pagine del giornale: si comunicava alla cittadinanza che tutti coloro che erano in possesso di pappagalli, cocorite e cacatoa o altri uccelli similari erano cortesemente invitati a presentarsi in Municipio per un importante censimento ornitologico.
La questione venne presa in seria considerazione da un numero inaspettato di persone e furono moltissimi coloro che diligentemente si presentarono in Campidoglio con i loro simpatici pennuti chiacchieroni.
Accadde, naturalmente, il 1 Aprile, con gran spasso e divertimento di Gandolin.
Anzi, a dire il vero, la stessa faccenda fu ripetuta qualche anno dopo alla stessa maniera anche a Genova e anche qui riscosse un fantastico successo.
La notizia curiosa e particolare è riportata sul quotidiano Il Lavoro del 2 Aprile del 1932 in un articolo nel quale si parla con rimpianto di un certo gusto dello scherzo arguto con il tempo ormai dimenticato.
In un’epoca diversa questa fu proprio una bella trovata di Gandolin: e buon pappagallo, ops, scusate… buon pesce d’aprile a tutti!

Anatre a Boccadasse

E arrivare una mattina di marzo a Boccadasse, è abbastanza presto e tutto è quieto e silenzioso, non c’è quasi nessuno, alcuni mattinieri passeggiano per il borgo sotto il cielo terso e lucente.

E arrivare una mattina a Boccadasse e vedere sguazzare in mare alcune splendide anatre, non mi era mai capitato prima, una circostanza fortunatissima!

Si trattava di certi eleganti germani reali che fluttuavano felici sull’acqua.

Che colori, che sfumature.

E che tinte vivaci nella nostra Boccadasse ancora un po’ assonnata sotto le luci del giorno.

E sassi, cielo azzurro e panni stesi.

E le anatre che con movenze sinuose si allontanavano verso il largo.

In uno romantico annuncio di primavera che mi ha lasciato piacevolmente sorpresa.

E le sole bagnanti, in questa mattina marzolina, erano loro: le anatre.

Una dopo l’altra, via, dietro lo scoglio.

E sull’acqua luccicante di riflessi.

E non mancavano certo i soliti bianchi gabbiani.

E il tempo era dolce, sulla spiaggia di sassi di Boccadasse.

Mentre l’onda lenta accarezzava la riva.

E certe provette nuotatrici si spostavano con eleganza sull’acqua chiara del mare.

Nella cornice incantevole della nostra bella Boccadasse in un giorno di primavera.

Sua altezza l’airone cenerino

Di tutti gli incontri questo è per me uno dei più emozionanti.
Alcuni qui mi hanno detto di non aver mai visto questa splendida creatura, io invece ho veduto l’airone cenerino diverse volte e sempre mi ha regalato sensazioni di stupore e meraviglia.

L’airone cenerino vola spesso davanti alle mie finestre, non perché abbia una predilezione per me, sia chiaro.
Dovete sapere che davanti a questa casa scorre un ruscelletto gorgogliante e ricco di pesci, così l’airone segue questo corso d’acqua e va a pescare, in genere passa di mattina presto e se ne va giù, in Trebbia, dove certo trova da divertirsi.

Nel suo viaggio quotidiano verso il fiume che dona il nome a questa valle, l’airone sosta brevemente sui rami degli alberi e plana così, tra il fitto delle foglie.

Così l’ho veduto, mentre sua altezza se ne stava lassù, perso nell’azzurro.
L’airone cenerino pare un tipo solitario e schivo, infatti non l’ho mai visto in compagnia.

L’airone dal collo sottile e dal piumaggio d’argento ha un aspetto regale ed elegante, è una creatura aggraziata e leggiadra.

Vederlo librarsi tra gli alberi con le sue grandi ali è uno spettacolo di assoluta bellezza, uno stupore che emoziona.
Quel giorno è rimasto a lungo su quel ramo, guardandosi intorno e cercando il suo orizzonte.

Qualche istante tra foglie verdi e l’azzurro del cielo, prima di spiccare il volo per raggiungere la sua meta.

Nel bosco, tra gli alberi

Nel bosco, tra gli alberi, risuona imperiosa la voce potente della terra.
E vibra e batte come un cuore vitale ed instancabile.

Nel bosco, tra gli alberi, la luce chiara lieve si insinua.

Sono le sfumature della vita a lambire i tronchi coperti di muschi e i rami ondeggianti.

E cadono le foglie dagli alberi e donano così un soffice tappeto.

Al margine del bosco crescono piante selvatiche e i piccoli fiori candidi si aprono al sole.

Nel bosco, tra gli alberi, regna il silenzio.
Ed è misterioso e magnifico, è un silenzio di suoni e di insetti ronzanti e di cinguettii improvvisi e di inattesi fruscii tra le rocce e tra le foglie.

Sul bosco, sopra gli alberi, si librano maestosi rapaci.

E tutto è armonioso, unico e irripetibile.

E la vita freme, nel suo misterioso e perfetto equilibrio.
Nel bosco, tra gli alberi.

Una pernice rossa a spasso

Contro ogni più rosea previsione su un prato di Fontanigorda ho incontrato nuovamente la pernice rossa e questa volta, con mia somma soddisfazione, devo dirvi che ho avuto modo di dilungarmi parecchio in sua compagnia.

Dunque, come già vi dissi, le pernici corrono, corrono e corrono, vanno pure velocissime!
Pare che prendano il volo solo quando pensano di aver qualcosa da temere.
E questa qui ha capito benissimo che io non rappresentavo una minaccia per lei, infatti si è lasciata avvicinare senza difficoltà.

La vistosa pernice se ne andava a spasso sul prato.

Beccava di qua e di là forse in cerca di qualcosa da sgranocchiare.

E a dirla proprio tutta pareva quasi mettersi in posa!

Poi se ne è andata a passeggiare su un muretto ed io stavo lì sotto a ripeterle: vieni giù, cosa fai lassù!
Niente, la pernice rossa è stata irremovibile.
Vorrei inoltre sottolineare che da tempo colleziono piume di uccello trovate nel bosco o sui sentieri, un cortese omaggio dalla signora pernice sarebbe stato ben gradito!

La pernice rossa ha un piumaggio elegante, gli occhi bordati di rosso e sa tenere un portamento altero.
E come vi ho detto l’avevo lì vicina e ho potuta ammirarla con cura.

Ora poi, a dire il vero, non ci siamo capite benissimo: cara madama pernice, quando le dicevo di scendere la muretto intendevo dalla mia parte, non dalla parte opposta!

E chissà, magari nell’ultimo scorcio d’estate ci rivedremo, è sempre una soddisfazione fare incontri come questo.

Tra le verdi foglie

Erano in tre, sono arrivate dondolando.
Erano in tre e hanno attraversato la strada piuttosto rumorosamente, lasciandomi sinceramente abbastanza stupefatta: io, se fossi in loro, cercherei di non dar troppo nell’occhio, queste qui invece hanno fatto un fracasso incredibile!
Poi, sempre ondeggiando di qua e di là, tutte e tre si sono infilate nel bosco e due sono scomparse tra le foglie in un battibaleno.
Erano tre, tre pernici rosse: ritorno quotidianamente nel luogo dove le ho incontrate e spero che prima o poi si facciano rivedere!
Erano in tre e due di loro sono sparite subito: una invece è rimasta là, un po’ perplessa e indecisa sul da farsi.
Una pernice rossa tra le verdi foglie.

Tipi che si vedono in giro in primavera

Da queste parti in primavera circolano dei bei personaggi e hanno chiaramente il loro interesse per farsi vedere come è ad esempio il caso di un certo signor merlo che, ostentando indifferenza, si dondolava serafico sul ramo del ciliegio nei pressi della fermata della Funicolare a San Nicola.

Le ciliegie poi non sono ancora ben mature ma per esserne certi, naturalmente, è sempre meglio assaggiarle.

E il nostro signor merlo, a quanto pare, pareva proprio apprezzare la dolcezza di uno dei frutti più deliziosi di questa stagione!

In quello stesso giorno, sempre qui nei dintorni, ho fatto un altro fantastico incontro: una magnifica ghiandaia con una superba criniera tutta arruffata!
Si può usare il termine criniera per un pennuto? Chissà, comunque ci siamo capiti!

La splendida creatura si è subito accorta della mia presenza e così si è voltata a guardarmi e in tutta fretta è volata via.
Arrivederci signora ghiandaia, torni presto a trovarmi!

La forma della meraviglia

Oggi vi porterò con me a visitare una mostra straordinaria allestita negli spazi del Palazzo Ducale di Genova fino al 10 Luglio 2022.
La forma della meraviglia – Capolavori a Genova tra 1600 e 1750 è la mostra dedicata al barocco, stile che lasciò la sua notevole impronta in questa città grazie a talenti come Van Dick, Bernardo Strozzi, Rubens e Puget: le opere di questi ed altri artisti sono esposte in questa mostra magnifica curata da Jonathan Bober, Piero Boccardo e Franco Boggero.
Io non sono certo un critico d’arte e ho pensato di portarvi alla scoperta di questi capolavori semplicemente sul filo delle mie sensazioni, seguendo il mio gusto personale, mostrandovi alcune opere o soltanto certi dettagli, non nell’ordine cronologico nel quale sono disposte.
E così vado ad iniziare e vi presento due bimbetti già promessi sposi: loro sono Battista Chiavari e Banetta Raggi, così ritratti da Giovan Bernardo Carbone nel 1650.

Questi dipinti sono ricchi di fioriture e boccioli e certamente anche di simbologie ad essi correlate, vi si trovano poi molti animali, ai piedi di Banetta c’è infatti un bel pappagallo.

I bambini effigiati in queste tele hanno sguardi che restano impressi: il piccolo Filippo Cattaneo con i suoi abiti raffinati venne così immortalato da Antoon Van Dyck nel 1623.

E lì accanto a lui si nota un fido cagnolino.

Un altro simpatico amico a quattro zampe si trova in un diverso dipinto dal soggetto biblico.

Giovan Andrea De Ferrari
Abramo e i tre angeli (1650) – dettaglio

Il barocco è colore, vitalità e vivacità.
Le creature del cielo e della terra affollano questi quadri grandiosi con smagliante vividezza in una meraviglia di toni accesi e di sfumature che evocano episodi e mondi lontani.
Ecco l’entrata degli animali nell’arca di Noè dipinta da Jan Roos tra il 1630 e il 1638.

E insieme ci sono anatre, polli, lepri e cani.

E ancora pappagalli dalle piume sgargianti.

E un gatto incuriosito e diffidente spunta tra certe stoviglie.

E ancora, ecco la carovana dipinta dal Grechetto tra il 1635 e il 1637: è un’esplosione di colori, di vita, di suoni che pare persino di poter sentire.
Ed è una vera baraonda di conche capienti e cestini di vimini, tra pecore, uccelli, paperette ciarliere e mucche.

Lo spettacolo della meraviglia, per me, è nella capacità di saper ritrarre la quotidianità restituendola agli occhi dell’osservatore con la sua autentica complessità.

Domenico Piola e Stefano Camogli
Mercato (1650 circa)

E ammirando nel dettaglio questo mercato in un angolo ci sono due grossi tacchini.

E posati al suolo giacciono i doni della terra.

La natura, poi, vive e palpita anche negli abissi marini: questa è la mano del dio del mare colma di perle e sospesa sulle conchiglie.

Bartolomeo Guidobono
Nettuno (1690-1700) – dettaglio

E quanti bambini popolano queste opere meravigliose!
È giocoso e impertinente il piccolo Cupido che così copre gli occhi Ercole.

Bernardo Strozzi
Ercole, Onfale e Cupido (1620)

La dolce tenerezza dell’infanzia è poi ben rappresentata dalla maestria di Anton Maria Maragliano, a seguire vi mostro appena un dettaglio della sua Madonna Immacolata.

C’è poi un quadro che mi ha letteralmente rapita per grazia e bellezza, per la vividezza dei colori, per gli sguardi amorevoli dei santi, per quel manto turchese di Maria e per la perfetta armonia di gesti.

Lorenzo De Ferrari
Madonna del Rosario e Santi (1726/1730)

Ed è colma di eterea dolcezza l’Immacolata Concezione di Filippo Parodi proveniente dalla Chiesa di Santa Maria della Cella.

Questa magnifica mostra così ricca di suggestioni si snoda in un percorso sapientemente narrato che vi consente di scoprire il contesto nel quale quelle opere vennero realizzate, in quell’epoca così prodiga di mirabili talenti.

Interessanti ed esaustivi sono i pannelli che vi introducono alle opere.

Grazia, femminilità e bellezza palpitano nella grandiosa tela nella quale sono raffigurate le Danaidi, opera di Valerio Castello e risalente al 1655 circa.

C’è poi una deliziosa bimbetta davanti alla quale mi sono trattenuta davvero a lungo, lei ha davvero pochi anni e una grazia regale, il quadro nel quale è ritratta si intitola Fanciulla in veste di Flora e fu dipinto da Giovan Enrico Vaymer nel 1715.

La piccola regge un lembo del suo ricco abito nel quale sono deposti piccoli fiori odorosi.

E tra le dita dell’altra mano tiene un ramoscello.

È aggraziato, armonioso e magnifico questo universo svelato in questi capolavori del barocco in mostra a Palazzo Ducale.
Come detto, vi ho mostrato appena alcuni dettagli e c’è davvero molto altro che vi affascinerà in questa esposizione che include opere dalla bellezza sublime.
Questo percorso vi regalerà lo stupore davanti ad ogni sguardo innocente, davanti ad ogni sorriso appena accennato e davanti ad ogni fragile fiore sorretto dalle dita di un bimbo.

Bernardo Strozzi
Agostino Doria giuniore (1619 circa)