La curiosità

La curiosità, senza di lei saremmo perduti e tremendamente annoiati, io credo.
La curiosità è un profumo nuovo, la curiosità è desiderio di scoperta, di cambiamento e di nuove esperienze.
Come quando apri un libro e inizi a leggerlo e magari dopo un po’ di pagine cominci ad immaginare la trama e a fantasticare su quel che accadrà ai protagonisti e la tua curiosità ti spinge a continuare la lettura e a scoprire il seguito.
La curiosità svela magnifici misteri: sei dietro ad una porta chiusa e al di là di essa un mondo inesplorato ti attende.
La curiosità è una preziosa alleata per costruire legami e amicizie, credo che essere po’ curiosi dei punti di vista degli altri sia una delle maniere per avvicinarsi a coloro con i quali sentiamo una certa affinità.
La curiosità è l’inizio dell’avventura.
Come quando progetti un viaggio in un posto sconosciuto e allora studi percorsi, luoghi da visitare, cerchi le dritte che possano essere utili durante il tuo soggiorno e pianifichi giornate piacevoli.
E poi, una volta a destinazione, soddisfi finalmente la tua curiosità e la realtà si sovrappone alla tua immaginazione, uno dei giochi più entusiasmanti della nostra mente.
Senza la curiosità non si partirebbe neppure, si rimarrebbe senza un orizzonte e senza una meta.
Invece è bello essere viaggiatori curiosi lungo i sentieri a volte tortuosi delle nostre vite, con gli occhi spalancati in cerca di nuovi destini e nuove emozioni.

Pensieri sparsi e colori del 17 Marzo

Il profilo della costa, i contorni della nazione.
Lo stivale: l’Italia ha questa forma, lo sappiamo fin dalle elementari.
La freschezza degli agrumi di Sicilia, le fragranze delle erbe aromatiche, i diversi profumi di una terra generosa.
Dante Alighieri, Alessandro Manzoni, Luigi Pirandello.
Blu intenso, Mediterraneo.
Le lunghe spiagge sabbiose oppure gli scogli.
Le isole sferzate dal vento, i traghetti delle vacanze, le foto ricordo su Ponte Vecchio o in Piazza San Marco.
Carlo Pisacane, Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli e Giuseppe Garibaldi.
Leonardo Da Vinci. E poi mi viene in mente quel film, proprio quello là. Non ci resta che piangere. Troisi e Benigni. Un fiorino.
Le Repubbliche Marinare.
Rischiatutto, il Corriere dei Piccoli e a letto dopo Carosello.
Raffaello, Michelangelo e Sandro Botticelli.
La costiera amalfitana, le Cinque Terre, il Monte Bianco, la Valle dei Templi.
Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento.
Le Camicie Rosse. I Mille. Lo scoglio di Quarto.
Il Colosseo, l’Arena di Verona, il Duomo di Milano, la Mole Antonelliana, Il Maschio Angioino.
La Lanterna, anche lei, mia amata.
In un mondo che non ci vuole più il mio canto libero sei tu.
Il colore del cielo, sembra che non sia proprio così ovunque si vada.
Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Gioacchino Rossini.
La 500, gli anni ‘60 e il boom economico.
I ragazzi del ‘99.
I ragazzi che avevano il Ciao.
Quelli che hanno fatto la guerra del 15/18, quelli del Carso.
Quelli che andavano su quelle montagne, i partigiani.
Quelli che sono tornati.
Quelli che invece non hanno compiuto vent’anni.
Quegli altri che non hanno mai vissuto una guerra e forse non sanno quanto sono fortunati per questo.
E voi, quando vedete un tricolore a cosa pensate?
Io a tante cose diverse, ne ho scritte qui alcune in ordine sparso, è impossibile parlare di noi in una scarna paginetta e fare pure un elenco esaustivo delle nostre eccellenze nel mondo dell’arte, della cultura, della storia e della musica.
E sono davvero tanti i motivi che rendono unica e speciale la nostra bella Italia.
Avrete poi notato che ho aggiunto anche alcune note molto lievi: siamo anche questo, siamo le nostre canzoni, siamo i luoghi che amiamo e siamo le nostre memorie.
E siamo la nostra storia, anche se a volte sembra che ce ne dimentichiamo.
Oggi è il 17 Marzo, oggi è l’anniversario dell’Unità d’Italia e io ho pensato di ricordarlo così, in modo forse insolito.
E voglio concludere con l’incipit di una canzone patriottica di un altro tempo: la cantavano con fierezza i ragazzi di quell’Italia ancora da fare, al tempo dei moti del 1848.
E la ricorderete anche voi, ne sono certa, queste sono le sue prime parole.

È la bandiera di tre colori
sempre è stata la più bella!
Noi vogliamo sempre quella,
Noi vogliam la libertà!

La famiglia

Il taglio degli occhi, dicono sempre tutti che è proprio uguale a quello di nonna.
Le attitudini di alcuni di noi a volte stupefacenti.
Ad esempio, nessuno in famiglia aveva mai dimostrato le inclinazioni creative di lui e questa è stata in un certo senso una piacevole sorpresa.
La più tranquilla di casa, sempre lei.
Timida, silenziosa, anche da bambina durante i pranzi di famiglia parlava poco e se ne stava sulla sua sedia dondolando le gambe avanti e indietro.
I discorsi, gli aneddoti memorabili del nonno.
La foto di gruppo, passano gli anni e piano piano cambiano i protagonisti oppure quelli che prima erano bimbetti adesso sono irrimediabilmente adulti.
E c’è sempre un posto vuoto o magari anche più di uno, accade in ogni famiglia.
Dopo le molte portate poi i più giovani non vedono l’ora di schizzare via per incontrare i loro amici: succedeva ieri e succede ancora adesso, è sempre così.
E gli altri invece se ne andranno tutti insieme a fare una passeggiata, dopo certi elaborati manicaretti è proprio quello che ci vuole e anche questa è ormai una tradizione.
Ognuno con il suo passo, ognuno alla propria velocità e poi magari ci si ferma ad aspettare quelli che camminano più piano.
E poi si continua il percorso, tutti insieme.
Accade così, in una famiglia.

Celle Ligure

Una panchina per innamorarsi

Una panchina per innamorarsi dovrebbe trovarsi in un luogo dai semplici incanti, su una strada luminosa e bella, dove risuona il canto dolce delle onde.
Là, dove gli alberi si inchinano alla maestà del mare, ogni parola diverrebbe quasi superflua e sarebbe questo il posto perfetto per innamorarsi.

E per scambiarsi promesse e parole sussurrate, per costruire ricordi e desideri mentre il sole brilla e i suoi raggi rimbalzano sulla ringhiera e giocano con le ombre.
Una panchina per innamorarsi, non solo di una persona con la quale condividere il cammino ma anche di tutto ciò che regala un senso alle nostre vite.
Innamorarsi di un libro e di una storia, di una poesia che sai a memoria e quando la ripeti torna ad essere nuova e sempre più tua.
Innamorarsi di un sogno che non hai mai confidato a nessuno, di un progetto che ti sembra irrealizzabile ma tu hai quella luce negli occhi e lo sai che presto o tardi ce la farai.
Innamorarsi di una terra lontana tanto immaginata, di un viaggio che ancora devi fare, di una giornata che attendi da molto tempo.
E delle risate, delle confidenze, del tempo trascorso insieme alle persone che sanno comprenderti.
Servono a tante cose le panchine per innamorarsi.

Camogli

E poi magari ancora non sai dove sia la panchina perfetta per te, però un giorno di sicuro la troverai.
E allora saprai che ti basta soltanto questo per innamorarti semplicemente della vita.

Bogliasco

Buon Anno da Miss Fletcher!

Oggi è il tempo di salutare l’anno vecchio con lo sguardo verso l’anno nuovo.
E allora eccomi qui a fare i miei auguri ad ognuno di voi, con la speranza che i giorni che ci attendono siano sereni e portino felicità.
Auguri ai lettori silenziosi, a tutti coloro che ho avuto modo di conoscere e di incontrare, ai nuovi amici che sono diventati tali grazie a queste mie paginette.
E accompagno le mie parole con un’immagine che mi è molto cara, è una fotografia che ho scattato la scorsa estate in Val Trebbia.
Un praticello verde, alberi che regalano ombra, una nuova vita pronta a nuovi inizi.
Come il nuovo anno che verrà, spero che sia generoso di bellezze e di entusiasmanti stupori.
Buon anno, amici, auguri a tutti voi da Miss Fletcher!

Beinaschi (7)

Una piccola collezione di campanelle

Tutto incominciò con una bomboniera, a volte iniziano proprio così le collezioni.
Era una campanella dai toni dorati e mi sono detta: non sarebbe bello averne altre?
E così poco per volta ecco arrivare le sue compagne di avventura, la proprietaria di questa adorabile raccolta è mia mamma.

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Campanelle di ogni colore, alcune hanno motivi natalizi, altre hanno diverse fantasie.

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Allegre e luccicanti, abitano su due diversi vassoi, in questa maniera è più semplice spostarle.

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Ricevute in regalo, acquistate sui mercatini dell’artigianato oppure in certi negozietti, guardatevi intorno quando gironzolate per far spese: nei posti più impensati troverete splendide campanelle!

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Alcune sono romantiche e leziose.

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E poi sfumature d’argento, trasparenze del vetro e un delfino che fa le sue acrobazie.

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C’è anche un piccolo presepe, è delle dimensioni perfette e quindi ha trovato spazio in mezzo alle campanelle e lì rimane durante tutto l’anno.

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E poi fiorellini azzurri, porcellana bianca ed oro, ancora argento e smalto per il fiocchetto.

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Il fascino delle collezioni, l’armoniosa beltà delle campanelle.

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E poi fiori rovesciati dai petali variopinti e al centro la mia campanella preferita, una delicatezza tutta primaverile sulla quale sono posati due uccellini.

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E non è l’unico piccolo pennuto a far bella mostra di sé tra piccoli petali, foglioline, nastrini e catenelle.

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E forse l’avrete già intravisto, c’è anche un piccolo angioletto in preghiera.

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E poi blu come il cielo, bianco come la neve.

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Din, din, din!
Grandi e piccine, fragili e delicate, queste sono tutte le campanelle di casa mia, una piccola e deliziosa collezione.

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Mugugni di dicembre dai giornali del passato

Dicembre, tempo di feste e di gioia, non per questo ci si esime dal mugugnare, d’altra parte c’è sempre qualche buona ragione per lamentarsi, i cittadini sopportano con pazienza ma quando possono si fanno sentire.
Ad esempio quelli di Via Corsica non sono affatto contenti, più di uno protesta con vivacità, possibile che nessuno abbia notato come sono ridotti gli alberi?
Versano in pessime condizioni, che peccato!
E dire che sarebbe una delle vie più eleganti della città ma gli alberi sono vecchi, secchi e malandati, bisognerebbe sostituirli.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo 

In Vico Chiuso Caffa non va meglio e lì il problema è l’illuminazione, quelli che ci abitano fanno notare piccati che le tasse le pagano pure loro, avranno ben diritto di uscire di sera senza brancolare nel buio!
In Piazza Savonarola invece un signore sconcertato segnala che ci sono dei ragazzi che usano le aiuole come un campo sportivo con conseguenti danni alle piante e al verde pubblico.
Il poveretto ha tentato di rimbrottare quella marmaglia, non vi dico le rispostacce che ha ricevuto!
Non parliamo degli schiamazzi notturni, si levano mugugni da ogni parte della città, c’è gente che litiga e urla nel cuore della notte, in Via del Piano si domanda il solerte intervento dei vigili.
Non è immune neanche la zona di Piazza Pammatone, tra l’altro lì c’è l’ospedale e i ricoverati avrebbero bisogno di pace e tranquillità, invece sotto le finestre dei degenti succede di tutto!

Piazza Pammatone

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

C’è poi la questione dell’organetto, ne avete per caso sentito parlare?
Dunque, accade in Salita della Crocetta, c’è un signore che abita là e racconta ciò che affligge gli abitanti del luogo: c’è un tizio che suona di continuo lo stramaledetto organetto e così disturba tutto il vicinato!
Un altro abitante, il signor Pietro, invece minimizza: non è vero che il suonatore di organetto dà fastidio a tutti, a mugugnare è una persona sola e chissà perché, gli altri non hanno niente da dire.
Come no? Non scherziamo!
Altri abitanti di Salita della Crocetta hanno preso carta e penna e hanno scritto una bella lettera, l’hanno firmata proprio tutti!
Ora perché il signor Pietro si permette di parlare a nome degli altri?
Non solo si suona l’organetto in Salita della Crocetta, in certe sere la tirano avanti con canti e balli e di dormire non se ne parla.
Si può andare avanti così?
Da Prato si lamentano degli orari del tram, soprattutto di sera è un disastro, si finisce per aspettare anche mezz’ora!

Il biglietto del tram

Un vecchio biglietto del tram che ho trovato in un libro di casa

Da San Martino invece si leva la voce dolente di un altro genovese, egli domanda che si renda ai cittadini un servizio a loro dovuto: il tram oltre il Ponte di Apparizione.
E del resto lo userebbero certi operai ora costretti a scarpinare fino alle loro umili abitazioni, il tram non sarà mica riservato solo ai ricchi di certi quartieri, no?
Colui che scrisse questa lettera si firmò così: tuo assiduo e costante lettore (non dal barbiere).
Come dire, io il giornale lo compro tutti i giorni!
Musicanti molesti, schiamazzi notturni, problemi con i mezzi pubblici.
Ecco lì!
Tutto ciò che avete letto è tratto dalle lettere al direttore inviate alla redazione del quotidiano Il Lavoro in un tempo molto lontano: questi sono i mugugni del mese di dicembre del 1913.
Il tempo passa eppure a volte non sembra, non pare anche a voi?
Saluti da Zena!

Genova

Un cuore

All’improvviso, un cuore.
E i suoi contorni vaghi e tremuli, come le cose incerte e le esitazioni.
Un cuore?
Inatteso come una sorpresa, come un regalo che non ti aspetti.
Un cuore e non l’ha disegnato nessuno: è apparso, lo ha tracciato un rivolo d’acqua.
E allora, guarda.
Sul marmo.
Prima che che si perda, prima che svanisca per divenire nulla.
Un cuore?
Era la fine d’agosto, ero in campagna.
Ed è apparso così.
Polvere.
Fondi di caffè.
O forse no?
No, è soltanto un cuore, un cuore all’improvviso.

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Vortice

Penso.
Ieri non eri tu, no.
Eri una donna che non conosco.
Ci siamo persi in un vortice di parole, io e te.
No, non eri tu ed io me lo ripeto, mentre la tua voce rimbomba nella mia testa.
Penso, penso.
Ci siamo confusi in una turbine di malintesi, ci siamo ritrovati nell’intensità di un abbraccio.
Ma poi, quel vortice di parole ti ha allontanata da me ed io ora sto cercando invano un filo invisibile che mi riconduca da te.
Dove sei?
Pensa, maledizione, pensa!
E intanto respiro, riprendo fiato, chiudo gli occhi.
E ti vedo.
E respiro.
E salgo questi gradini, uno ad uno.
In un vortice.

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Uno strano passeggero sulla Funicolare

Ancora lei, la mia amatissima funicolare, da sempre il mio mezzo di trasporto privilegiato.
La fermata è vicina a casa e la funi mi porta dritta in centro.
In genere si viaggia abbastanza comodi, in certi orari non è neanche troppo affollata: salgo con il mio libro e prendo posto, di solito scelgo uno dei sedili centrali.

Funicolare (2)

Tuttavia a volte mi capita di trovare occupato il mio posto preferito ed è proprio quello che è successo l’altro giorno, in questo caso si trattava di un passeggero particolare e così non ho potuto far altro che immortalare l’evento.
Un signore, guardandomi con aria divertita, mi ha dato la sua versione dei fatti, costui aveva l’aria di uno che la sa lunga e con granitica certezza ha esclamato:
– Secondo me dev’essere caduto da una borsa della spesa!
Ognuno la pensi pure come crede, per carità!
Io sono certa che chiunque abbia diritto ad un sacrosanto momento di svago, basta salire sulla funicolare e il gioco e fatto, in un attimo si arriva nei caruggi.
Sì, dev’essere andata proprio così, non credete anche voi?

Funicolare