“All’epoca di Alice Montparnasse era chiamato dai parigini «il Quartiere» perché era unico e senza rivali, tanto singolare da non esigere alcuna ulteriore designazione.”
Parigi, anni ‘20: il quartiere favoloso della Rive Gauche parigina diviene scenario di fermento artistico e di nuove modalità espressive, in questo contesto creativo rifulge l’astro di Kiki, al secolo Alice Ernestine Prin, figlia illegittima di una giovane madre umile e priva di mezzi.
La piccola Alice cresce con la nonna, poi a 12 anni si trasferisce con la mamma a Parigi, è appena tredicenne quando inizia a fare qualunque tipo di lavoro: la magliaia, la lavabottiglie, l’apprendista rilegatrice.
Non starà molto con la mamma e finirà per lavorare per un fornaio, avendo nella mente però un altro mondo, un diverso destino.
“Sognava di innamorarsi di un poeta, un pittore o un attore. Sentiva che stava per succederle qualcosa di grande.”
Alice diventerà modella per gli artisti, Montparnasse sarà il suo mondo e Kiki il suo pseudonimo, a darglielo sarà Maurice Mendjizky, pittore polacco di 28 anni e primo amore della diciassettenne Kiki.
Kiki legherà poi parte del suo destino e del suo percorso artistico a Man Ray, l’artista e fotografo che lascerà di lei molti ritratti che ancora apprezziamo e che hanno reso eterna l’immagine della sua musa.
La storia di lei e del suo mondo è narrata in maniera elegante e magistrale nel libro di Mark Braude dal titolo Kiki di Montparnasse e pubblicato in Italia da Beat Edizioni.
Eclettica, estrosa, sregolata, inquieta, Kiki è una donna passionale e vivace e sarà non solo modella ma anche cantante, ballerina, attrice dei primi film surrealisti, pittrice e scrittrice, consegnerà ai posteri le sue memorie e la sua autobiografia sarà un successo internazionale.
Man Ray, con il quale lei visse una lunga e appassionata relazione amorosa, la ritrasse in quelle fotografie che rimandano ai nostri sguardi lo stile e il gusto di un’epoca: è la schiena nuda di Kiki sulla quale sono disegnate due chiavi di violino ad essere immortalata nella celebre fotografia di Man Ray dal titolo Le Violon d’Ingres e risalente al 1924.
Ed è tante volte Kiki, con il suo fascino forte e potente, con il suo caschetto nero e con gli occhi scuri, ad essere ritratta in pose diverse da Man Ray.
Questo libro, intenso e incalzante, non racconta soltanto una vita: narra una stagione artistica, i suoi stili, i movimenti creativi, i protagonisti che in qualche modo lasciarono il segno.
C’è il bel mondo, nelle pagine di questo libro, tra gli altri si incontrano Amedeo Modigliani per cui Kiki posò, Peggy Guggenheim, Picasso, Duchamp ed Ernest Hemingway, questa Parigi che affascina Kiki diviene per l’americano Man Ray il luogo nel quale egli sceglierà di esercitare la sua arte.
“Come qualunque nuovo arrivato, Man Ray era smanioso di credere a un certo mito della Parigi bohémien come luogo incantato, libero dalle regole e dalla repressione della normalità, dove arte, letteratura e musica erano le uniche cose che contavano e nessuno parlava mai di proprietà immobiliari, di tasse o di fare e allevare figli. La città lo entusiasmò subito.”
Le regole: Kiki le rifiuta, le sfida, le infrange.
È sfrontata, esagerata, ha un culto per gli eccessi, per certi versi il suo agire la rende anche, in qualche maniera, ruvida e dura.
E devo ammettere che la figura di Kiki non sempre mi ha suscitato empatia: ma po si ripensa a lei bambina già abituata a un deserto di affetti e allora la si riguarda con maggiore indulgenza, quasi con tenerezza.
Il libro è scritto con grazia e competenza e si legge con interesse, credo sia una splendida lettura per coloro che vogliano avvicinarsi ai movimenti artistici descritti in queste pagine nelle quali si restituiscono vividi ritratti dei protagonisti di un tempo e di un luogo, tra le gallerie d’arte e i locali di Montparnasse.
L’astro luminoso di Kiki brillò radioso in quegli anni ‘20, quello fu il suo decennio: con la crisi del 1929 tutto cambiò e quel mondo con i suoi ritmi folli e sregolati svanì.
“Molto probabilmente i postumi di sbornia degli anni Trenta furono in parte un sollievo per molti, a Montparnasse. Non avevano più il dovere di ballare tutta la notte sull’orlo di un vulcano.”
Kiki a quell’epoca dipingeva, l’amore con Man Ray era un ricordo lontano, lei cantava nei locali notturni e nei night club, una sera a sentirla andò anche la scrittrice Anaïs Nin che annotò poi l’evento tra le pagine del suo diario.
Lentamente, quel mondo lasciò posto a una diversa dimensione, di lì a poco la guerra avrebbe sconvolto l’Europa e l’intero pianeta.
Rimase la memoria di un’epoca marcata da un diverso spirito, da geniali protagonisti e da incontri fatali che ad alcuni avevano cambiato l’esistenza.
“La vita sulle terrasses dei café non era più entusiasmante come un tempo. Non si poteva più star seduti a scoprire chi sarebbe arrivato, con la certezza che alla fine sarebbe arrivato qualcuno a trasformare la serata in un’avventura improvvisata.”