Balzi e mimetismi

Passeggiare nel bosco riserva spesso gradevoli sorprese e incontri inattesi.
E così, in una mattinata di fine agosto, ho avuto modo di imbattermi in una piccola graziosa creatura che, preferibilmente, forse avrebbe gradito passare inosservata.
A dir la verità l’ho scontrata con un piede – incidente del quale di nuovo mi scuso pure qui! – altrimenti, cari amici, credo proprio che non l’avrei vista!
E invece ho sentito frusciare tra i piedi ed ecco una bella piccola rana che con un balzo è andata a confondersi tra le foglie.

Queste creature sono vere maestre di mimetismo, la piccola rana tra l’altro era particolarmente circospetta e per mia fortuna ha fatto lunghe soste consentendomi così di osservarla con attenzione.

Tra le foglie accartocciate, i ricci caduti e i fili d’erba.

In armonia perfetta con il bosco nel quale vive e che la protegge.

Tra i rametti, ai piedi di un grande albero.

Nascosta, ritrosa e cauta.

Alla fine la piccola rana ha gironzolato ancora un po’ su un tappeto di foglie secche e poi, ancora con un balzo, è andata a nascondersi tra i muschi, sotto una roccia.

La mia mattinata fortunata all’insegna dei piccoli anfibi non è però finita così perché, poco dopo, in un altro tratto di bosco ecco saltellare una rana ancora più piccina della precedente.
Un soldino di cacio che se ne stava beatamente su un fungo, una di quelle circostanze magnifiche che difficilmente mi ricapiteranno!

E così anche questa piccola creatura mi ha concesso l’onore della sua compagna, appena per qualche istante.
Tra balzi leggeri e splendidi mimetismi questi sono i bellissimi incontri che a volte si fanno nei boschi di Fontanigorda.

Le finestre di Fontanigorda

Le finestre di Fontanigorda, da sole, sono già poesia.
Tendine candide, fiori in boccio e profumo d’estate.

Diversi toni di colore e un’armoniosa decorazione per la finestrella che potrebbe appartenere ad una casetta di marzapane.

E poi azzurro come il cielo terso e imposte chiuse.

In questa bella stagione le finestre di Fontanigorda raccontano il tempo della villeggiatura e delle vacanze.
Ed è un’allegria di luce che si riflette sui vetri e poi inonda le stanze quando le finestre sono spalancate, là davanti ci sono i gerani rossi.

Altrove una cascata di fiori rosa narra ancora il tempo del sole e delle fioriture gloriose.

Dietro a certi vasi, poi, a volte fanno capolino certi timidi abitanti.

Le finestre di Fontanigorda sono allegre, colorate e armoniose, alcune si affacciano su curati giardini ed è tutta una meraviglia di toni confetto.

Certe finestre, a Fontanigorda, sono perfette per mettersi lì ad ammirare il panorama.

Altre si spalancano sul verde e capita che un asciugamano messo sulla corda da stendere sia proprio del medesimo colore delle ortensie.

Ogni finestra è una diversa melodia, una canzone composta di ricordi, di giornate ancora da vivere, di sorrisi scambiati e di abbracci affettuosi.
Ogni finestra è una diversa vita.

Ogni finestra ha i suoi colori, i suoi fiori sboccianti tra tenere foglioline, promessa mantenuta di un tempo generoso.
Così si svelano, nella loro semplice bellezza, le finestre di Fontanigorda.

Nella quiete della campagna

Nella quiete della campagna i muri sono candidi e i tetti spioventi di tegole rosse.
Nella quiete della campagna le antiche case di pietra racchiudono memorie appannate e dolcezze mai sopite, nei capienti bauli si custodiscono tovaglie ricamate, nelle piattaie si espongono vecchie romantiche porcellane a volte anche un po’ sbrecciate.
Nella quiete della campagna vezzose tendine di pizzo riparano le finestre, sul tavolo c’è una tovaglietta a quadretti e in una grande cesta sono raccolte le pigne raccolte nel bosco.
Nella quiete della campagna gli uccellini fanno il nido sotto il tetto e i gatti si accoccolano sullo zerbino.
Davanti a casa c’è una bicicletta con il cestino da riempire con le delizie dell’orto.
E tutto è armonioso, semplice e perfetto, nella quiete della campagna.

Canfernasca

I ghiaccioli della nostra infanzia

I ghiaccioli della nostra infanzia sono ancora adesso per molti di noi indimenticabili.
Per noi che siamo stati bambini negli anni ‘70 il ghiacciolo era la merenda preferita per rinfrancarci dalle scorribande in bicicletta o dalle lunghe nuotate in mare.
All’epoca, quando andavamo al baretto, in realtà avremmo voluto comprare le patatine con la sorpresa e anche il ghiacciolo ma, come vi ricorderete, le mamme degli anni ‘70 erano irremovibili: o uno o l’altro!
E così, spesso e volentieri, sceglievamo un ghiacciolo fresco e coloratissimo.
Quello al limone, devo dirvi, non l’ho proprio mai considerato, invece mi attirava molto quello all’anice, più che altro per la tinta perfetta, il gusto invece non era proprio nelle mie corde.
La maggior parte dei ghiaccioli della mia infanzia, in definitiva, era alla menta oppure all’amarena.
E così eccomi sulla sdraio al mare con il mio ghiacciolo oppure seduta sulla panca di legno al Bosco delle Fate a Fontanigorda.

Il ghiacciolo si mangia rispettando un rituale bene preciso che tutti i bambini di tutti i tempi conoscono sebbene nessuno sappia dove l’abbiano imparato: è uno dei segreti dell’infanzia, secondo me.
Dunque, il ghiacciolo appena scartato è proprio ben ghiacciato e dargli un morso lì per lì è anche un po’ complicato ma in estate, con il caldo, ci vuole poco perché si sciolga un poco.
Tutti i bambini di tutti i tempi hanno sempre amato succhiare via il succo del ghiacciolo fino a quando il ghiaccio diventa quasi bianco, è uno di quei diletti estivi che non si saprebbero definire e che sono proprio perfetti così.
Il ghiacciolo, poi, lascia un senso di freschezza incomparabile con qualunque altro gelato eccetto, naturalmente, la granita.
Ah, la granita!
Che bellezza quando si stava per finirla e sul fondo del bicchierino restava tutto il liquido da bere in un solo sorso come una gradita ricompensa, se ci pensate essere bambini era davvero fantastico, eravamo contenti con poco!
Ed eravamo felici di gustare il nostro bel ghiacciolo, quando stava per terminare rimanevano due pezzetti di ghiaccio attaccati ai lati del bastoncino e se non si era abbastanza svelti andava a finire che quel ghiaccio cascava irrimediabilmente sulla maglietta.
Se potessimo mettere in fila tutti i ghiaccioli della nostra infanzia avremmo una coloratissima e fresca sequenza e forse rivedremmo noi stessi con gli occhi felici, i codini, i calzoncini corti e i sandaletti blu.
Davanti al cartello dei gelati, in una mano stringiamo una monetina che ci garantirà la meritata freschezza e uno dei ghiaccioli della nostra infanzia.

La legna per l’inverno

Mettere da parte la legna per l’inverno.
In cima alla scale, dove cresce il rosmarino odoroso, là dove c’è quello steccato.
Mettere da parte la legna per l’inverno, per quando scenderà copiosa la pioggia e la nebbia fluttuerà sulla valle, per la stagione delle giornate brevi e del tempo gelido.
La legna arderà nella stufa, mentre fuori candida cadrà la neve.
Mettere da parte la legna per l’inverno è la chiara metafora di certe nostre azioni che sanno renderci la vita più lieve.
Leggere un bel libro, osservare un panorama, ridere forte in compagnia di qualcuno che amiamo, scoprire un posto nuovo, svagarsi nella natura, ascoltare una musica che rilassa e fa sognare: tutto questo è “mettere da parte la legna per l’inverno”, secondo me.
Si conserva negli occhi, nella memoria e nella mente qualcosa che ci ha reso felici e soltanto riviverlo o ricordarlo può donarci ancora nuova serenità.
Anche se fuori nevica, la legna brucia e un caldo tepore si diffonde così nelle stanze della nostra vita.
Può essere un verso di una poesia, la fotografia di un viaggio, una melodia cara, una piccola cosa che al momento magari ci pareva insignificante.
E possiamo essere così grati a noi stessi per essere stati così saggi da saper mettere da parte la legna per l’inverno.

In mezzo ai boschi

È un’immagine di un’epoca lontana, una fotografia stereoscopica di un fotografo sconosciuto, la comprai tempo fa insieme ad altre dello stesso genere.
Questo cartoncino racchiude un tempo lento eppure così dinamico e operoso, non so dirvi in quale luogo si trovassero queste persone ma a tergo si legge: Liguria – In mezzo ai boschi (Genovesato).
E così eccoci trasportati in questo tratto di bosco dai profumi freschi, par di sentire gli stessi uccellini che ancora adesso si nascondono tra i rami.

E osserviamo meglio queste persone in questo giorno trascorso tra la frescura degli alberi.
Ecco un ragazzino: cappellino in testa, pantaloni al ginocchio, così gagliardamente sale su per le rocce.

In alto, invece, c’è chi si gode una meritata sosta.
Un tale se ne sta seduto a godersi il fresco e poco distante ecco un garbato gentiluomo dallo stile, a mio parere, tipicamente cittadino.

È un tempo lento e cosi distante dal nostro e a osservar bene parrebbe che tra quelle rocce fluisca l’acqua gioiosa di qualche fonte.
Là, in mezzo ai boschi abitati da grilli e farfalle, c’è anche un’allegra ragazzina che sorride felice.
Là, in mezzo ai boschi, due intrepide donne salgono su con quelle gonne ampie e lunghe e faccio fatica ad immaginare la loro fatica: capelli raccolti, maniche a sbuffo, un abito che noi non sceglieremmo mai per una passeggiata tra gli alberi.

Così era in quell’altro tempo, mentre il sole filtrava tra i rami e l’aria fresca accarezzava la pelle, in un giorno distante, in mezzo ai boschi.

Una cartolina da Ponte Trebbia

Alcune case, la quiete della campagna: Ponte Trebbia è una piccola frazione del Comune di Torriglia e si trova là lungo la strada che si snoda curva dopo curva.
Ci si passa per venire qui a Fontanigorda e lì vicino scorrono le acque fresche del Trebbia.

Appena pochi metri, appena il tempo di virare dal colore al bianco e nero che lascia immaginare un tempo diverso, più lento e legato ai ritmi della terra e dei boschi.

A Ponte Trebbia, poi, c’è anche una celebre trattoria nota per i suoi piatti tipici ottimi e abbondanti, è una posto assai apprezzato da tutti coloro che frequentano questa valle.

Ancora in bianco e nero, in un’epoca distante e differente.
Le montagne dalla curva gentile, gli alberi ancora giovani, la strada che era inevitabilmente diversa da come poi la faranno mutare il tempo e il progresso.
E l’acqua del Trebbia che scroscia, gli uccellini che ancora ripetono il loro canto, un’immagine che è stata per me una piccola sorpresa proveniente da giorni lontani, un ricordo che ho volentieri aggiunto alla mia piccola collezione: una cartolina da Ponte Trebbia, in una stagione lontana di questa amata valle.

Cavallini felici

Questa è una piccola storia di cavallini felici, li ho veduti qualche giorno fa e stavano su un bel prato tutto per loro, proprio a lato della strada e al margine del bosco.
Due cavallini piccini e due cavalli grandi.
Due avevano il manto chiaro.

Due invece erano elegantemente scuri.

Stavano lì, a fare le cose che fanno i cavalli e i cavallini felici.

E quello piccolo e scuro, a dir la verità, non si è mosso poi tanto: stava lì fermo, un po’ insicuro.
Come dire: sono ancora un cavallino senza esperienza, ci vado cauto!

E infatti se ne stava vicino al cavallo grande, al sicuro.

L’altro piccoletto invece, ah, quello lì era in cerca di avventure e se ne andava alla scoperta del cose del mondo.
Si è infilato senza paura nel fitto degli alberi e poi ne è uscito avvolto dalla luce brillante del sole.

Poi se ne è andato vicino alla sua mamma.

E con grande soddisfazione ha preso il latte che lo farà divenire un cavallo grande e forte.

E poi ancora, se ne è andato a gironzolare di qua e di là mentre io rimanevo ad osservare questa dolce e tenera quotidianità di certi cavallini felici.

Ancora il mio piccolo amico

Oh, chi l’avrebbe mai detto!
La settimana scorsa il caso mi ha regalato un fortunato incontro con un piccolo amico che se ne stava un po’ nascosto tra le foglie: gli ho detto arrivederci ma non pensavo di incontrarlo di nuovo così presto!
E invece, sabato mattina, nella luce calda d’estate ecco ancora il piccoletto, nel medesimo luogo, si vede che è una zona che a lui piace!

Quel dolce capriolo banchettava nell’erba.

Tranquillo, solitario e senza pensieri.

E mi perdonerete se indugio sulla sua indiscutibile bellezza: una delle gioie di questi posti è ammirare la natura, le sue meraviglie e i suoi magnifici abitanti.

E poi questa volta il mio piccolo amico è stato ancor più generoso: è rimasto lì a poca distanza, senza scomporsi!

A differenza del nostro primo incontro in questo caso sono proprio certa che anche lui mi abbia vista: ci siamo proprio guardati e si vede che evidentemente non ho un aspetto che incute timore e non posso che esserne contenta.

Dal sole il piccoletto si spostato al riparo della confortevole ombra.

Poi, come prevedibile, ha preso la via del bosco, alla scoperta di quei luoghi segreti che lui conosce così bene.

Ci siamo salutati ma io lo so che presto ci rivedremo e sarà, ancora una volta, una bellissima emozione.
Ciao piccolo amico capriolo, alla prossima!

Lampone e mirtillo

È un terrazzino di Fontanigorda, lì accanto c’è una finestra.
È un terrazzino di Fontanigorda, nel cuore del paese, lì vicino ci sono una fontana, un amato muretto, un albero dove abitano certi uccellini ciarlieri e altri terrazzini e altre finestre.
In un giorno d’estate ho ritrovato le sfumature di certe delizie estive: il verde scuro degli alberi generosi, il tono acceso del lampone e una nota di mirtillo.
È un terrazzino di Fontanigorda ed è una poesia dolce come i frutti di bosco.