3 Giugno 1922: cose che succedevano a Genova

Viaggiando nel tempo andiamo come sempre in un’altra epoca a scoprire abitudini e passatempi di giorni che non abbiamo veduto ai quali possiamo approdare grazie ai quotidiani e ai giornali.
E così apriamo “Il Lavoro” del 3 Giugno 1922, è un luminoso sabato genovese e il seguito quotidiano abbonda di dritte e suggerimenti per il tempo libero.
Da non perdere è lo spettacolo in programma al Teatro del Popolo di Via di Mascherona dove il 4 Giugno andrà in scena l’ultima rappresentazione dell’opera Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini.

Non mancano certo gli eventi sportivi: a San Bernardino e in Albaro gare di tiro al piattello con ricchi premi per tutti.
Gli amanti delle bocce, poi, troveranno modo di svagarsi nei più svariati luoghi: alla Società Amici di Via Napoli si può cercare di aggiudicarsi una lucente medaglia d’oro, a Quarto dei Mille e al Castellaccio ci sono altri tornei con premi interessanti.

Ci sono poi le molte gite proposte dall’U.O.E.I (Unione Operaia Escursionisti Italiani).
Ad esempio quelli della sezione di Sampierdarena se ne andranno al Monte dei Torbi: appuntamento di buon mattino alle 4.30 in Piazza Ferrer e dopo una giornata all’aria aperta si ritorna con il tram a Sampierdarena.
Un po’ una levataccia per me, eh!
In Piazza di Francia, nella zona che poi prenderà il nome di Piazza della Vittoria, si inaugura un fantastico sferisferio e cioè un campo da gioco doce vi si terrà una singolare disfida al tamburello tra le 2 migliori squadre Liguri, in palio ci sono ben 2000 Lire!
Sempre in Piazza di Francia c’è da divertirsi con le grandiose montagne russe, una di quelle cose che levano il fiato!

E per chi ama le dolcezze della vita all’Odeon si inaugura il Giardino Pensile con gelateria, birreria e spettacoli, il luogo perfetto dove rilassarsi beatamente.
Gran programma per domenica al Lido d’Albaro: al pomeriggio un bel varietà e in serata spettacolo di fuochi artificiali, per di più si può cenare al ristorante sul mare, che meraviglia!
E così, dopo avervi lasciato questi interessanti consigli vi saluto e vado a cercare l’abito adatto per la mia serata al Teatro del Popolo di Via di Mascherona, non posso certo perdere il Barbiere di Siviglia!
E buon weekend di giugno del 1922 anche a voi!

Su e giù per Vico Amandorla

Girando per i caruggi che piacciono a me passo volentieri in Vico Amandorla, un vicoletto che parte da Stradone di Sant’Agostino.
Di questi luoghi antichi scrive Amedeo Pescio e ricorda che da queste parti un tempo c’erano tra gli altri Via della Sorba e Via del Citrone, i doni della terra sono spesso sovrani nei nostro centro storico.

C’era anche una via dedicata al mandorlo e tra le varie ipotesi sull’origine di questo toponimo si ipotizza appunto che in secoli lontani qui ci fossero proprio quegli alberi maestosi dai fiori chiari, scrive sempre Pescio che l’antica via venne tagliata proprio per lasciar spazio a Stradone di Sant’Agostino.

Ai nostri tempi c’è il breve Vico Amandorla e al suo inizio troverete un palazzo con un piccolo cortile, sopra il muro divisorio vedrete un’edicola che ospita una Madonnetta.

E non so dirvi quante volte mi sia fermata a guardare e a fotografare, tra caruggi e panni stesi trovo questo scorcio di Genova autentico e perfetto.

E poi, qualche giorno fa, ho incontrato un gentile signore che mi ha permesso di entrare, il cancello si è aperto e così ho varcato quella soglia.

Per guardare il cielo in questa maniera, certi ritagli d’azzurro sanno sempre incantarmi.

E poi di nuovo celeste, aria di Genova e sfumature di bucato.

E una pesante ancora posta accanto alla porta di casa.

Diverse prospettive di cielo, a seconda di come lo guardi.

Vasi di coccio, piantine e ciclamini.

Prosegue ancora la mia passeggiata in Vico Amandorla, tra fili da stendere e persiane verdi.

Ed è una mattonata in salita, ciottoli, curve e case colorate.

Uno sguardo indietro, verso questo vicoletto che amo.

Vico Amandorla si incrocia poi con Vico Vegetti, in quel tratto troverete quell’edicola che di recente vi ho mostrato.

Davanti a voi ancora altri gradini che conducono a Via di Mascherona, un’altra strada dalla storia antica.

In questi luoghi di ombre e luci improvvise, tra caruggi e Madonnette.

Una di esse vigila su un cortiletto situato all’inizio di Vico Amandorla, un luogo che pare sospeso nel tempo, semplice e caratteristico come solo certi angoli della città vecchia sanno essere.

Genova e ancora un altro genere di arcobaleno

A casa, nel posto che non smette mai di emozionarmi.
Ho un percorso da seguire, passo dopo passo.
E vicolo dopo vicolo, tra ombra e luce.
E portici, moli, navi, barche e sartie.
E panchine, palme e gabbiani in volo.
E profumo di spezie e musiche etniche e sapone di Marsiglia in vetrina.
Bancarelle di libri, il chiosco del fioraio, il pescivendolo di Sottoripa.
E una chiesa silenziosa, i passi che rimbombano.
E finestre, portoni e piazze.
Un caffè, guardando al di là dei vetri la gente che passa.
Brusio, voci e risate.
Genova, casa.
E oggi me ne andrò nei miei caruggi e in qualche maniera vi porterò con me.
Questa è Via di Mascherona in un giorno d’estate.
Ed è una mirabile magia di colore, cose che si vedono nel centro storico.
Ancora un altro genere di arcobaleno, vibrante, allegro e vivace.
Dal cuore della mia casa, il posto che non smette mai di emozionarmi.

Via di Mascherona (2)

Una mattina di luglio

Luglio, caldo.
E alcune parti della città sono più confortevoli di altre.
I caruggi, l’ombra, le case alte che in inverno ti difendono dal freddo e in estate ti proteggono dalla calura.
E a volte, in certi incroci, un refolo di vento ti sfiora e a suo modo ti sorprende.
Resti lì, immobile per qualche istante.
Luglio, caldo.
E puoi sederti a un tavolino in una piazzetta, gustare un bel gelato o una bibita fresca con tutta la calma del caso, senza alcuna fretta.
Estate, voglia di partire.
E ci sono cose che trovi solo nei caruggi, in quelle salite ripide che si snodano tra le case.
A volte succede, basta guardare bene.
Basta lasciare che lo sguardo incontri ogni piccola cosa.
E allora sapete cosa accade?
Resti lì, immobile per qualche istante come quando ti sfiora un refolo di vento.
Estate, voglia di partire, di volare via.

Piuma

Cose che accadono nei caruggi, in Via di Mascherona, una mattina di luglio.
Bisogna ringraziare quella brezza e i casi della vita, vi pare?
Ma davvero non si smette di stupirsi.
Estate, sabbia, onde, scogli e fondali marini.
Estate, pesci che guizzano, conchiglie e sassi levigati dall’acqua.
Sogna e immagina, sogna e cammina.
In Via di Mascherona, una mattina di luglio.

Conchiglia

Le mampae, in cerca di luce

La luce è un bene prezioso.
Le case alte e strette dei vicoli, addossate una sull’altra, a volte hanno problemi di luminosità, accade soprattutto ai piani bassi, come vi sarà facile comprendere.
I genovesi, però, sono persone ingegnose, che sanno trovare una soluzione per tutto.
E allora, come fare?
Come rimediare alla cronica mancanza di luce?
Questa è Via di Mascherona.

Avete osservato bene le finestre?
Quei pannelli, protesi in fuori sono le mampae, termine che deriva dallo spagnolo mampara e che significa paravento,  all’interno sono foderate in lamiera in modo da agevolare  il riflesso della luce.

Quando sono richiuse proteggono la finestra.

Ingegnoso, vero?
Ne sono rimaste poche a Genova, oltre a queste, io ne conosco due ai Macelli di Soziglia.

Racconta Vito Elio Petrucci che un tempo si usavano delle grandi cornici di legno, sulle quali veniva teso un lenzuolo che aveva appunto il compito di riflettere la luce.
Una volta ce n’erano molte a Genova, come testimonia questa immagine che appartiene a Stefano Finauri, appassionato collezionista di cartoline antiche e proprietario del sito Genovacards, che voglio pubblicamente ringraziare per avermi permesso di utilizzare le sue immagini.
Eccole le mampae, in Via del Campo: il telaio, la stoffa bianca e tesa a catturare la luce che sfugge.


Via del Campo, Collezione Stefano Finauri

E ancora, in Via Conservatori del Mare.

Via Conservatori del Mare, collezione Stefano Finauri

Immagini di altri tempi, immagini ricche di nostalgico fascino.
Quando passate in Via Di Mascherona alzate lo sguardo, lì ci sono ancora le mampae, l’ingegnosa invenzione dei genovesi, cacciatori di luce.