Non per un dio ma nemmeno per gioco

Il racconto di una vita e un libro che forse non ha nemmeno bisogno di presentazioni, coloro che amano Fabrizio de André e la sua musica certo hanno già questo volume in libreria proprio come me che nel 2000 comprai la prima edizione di questa biografia pubblicata da Feltrinelli.
Non per un dio ma nemmeno per gioco – Vita di Fabrizio De André è il titolo del libro scritto dal giornalista Luigi Viva e dedicato alla narrazione della vicenda umana e artistica del più amato cantautore genovese, le parole sono tratte da Un Medico, brano incluso nell’album Non al denaro non all’amore né al cielo.
Questo libro ha il pregio di essere arricchito da numerose interviste realizzate dall’autore tra il 1992 e il 1999 anno della morte di Fabrizio, al lettore viene così offerto un ritratto sincero e reale del celebre cantautore, è un racconto onesto e ben documentato che non sconfina mai nella scontata quanto inutile agiografia.
Ed è anche la voce stessa di Fabrizio a narrare la propria storia, in un inanellarsi di memorie personali, aneddoti e ricordi che ne restituiscono le ore e i giorni.

Oltre a lui a parlare sono coloro che condivisero il suo cammino tra i quali la prima moglie Puni, Cristiano, Dori Ghezzi, Fossati, Reverberi, Mauro Pagani, Venditti, Villaggio e De Scalzi, è impossibile elencare tutti coloro che hanno dato un contributo fondamentale alla realizzazione di questo volume.
Dall’infanzia all’età adulta, seguendo i percorsi a volte spericolati di Fabrizio, le gioie, i tormenti, gli amori e le insicurezze, gli esordi e i momenti di gloria, i giorni bui del rapimento e la ritrovata serenità, l’amore mai sopito per la Sardegna che egli scelse come luogo in cui vivere.
A Genova aveva deciso di ritornare poco prima che il suo tempo finisse per sempre, come si sa pensava di trasferirsi in una casa in quel Porto Antico dove noi andiamo sempre a guardare il tramonto, oggi la via che conduce all’Isola delle Chiatte si chiama proprio Via al Mare Fabrizio De André.
Genova lo ha sempre amato, Genova lo rimpiange: spesso ci domandiamo come lui avrebbe cantato i tempi che non ha veduto, ci chiediamo in quale modo avrebbe interpretato i fatti e le vicende che non ha vissuto.
Nel libro di Luigi Viva conosciamo Fabrizio bambino, in casa lo chiamano Bicio ed è un tipo vivace, è interessante e approfondita tutta la parte nella quale si presenta la sua famiglia di origine.
E c’è tanta Genova nella sua formazione, c’è tanta Genova nei suoi sguardi, nei ricordi degli amici di Via Piave o della gente dei caruggi, c’è l’amore per la musica e il senso di ribellione che farà di Fabrizio l’artista che noi amiamo.
La cifra di valore di questo libro è nella sua schiettezza, Viva guarda all’essenziale, lasciando spazio alla commozione e certo anche al rimpianto per la persona e per l’artista ma sempre tenendo presente il desiderio di volerne dare un ritratto reale.
Tra i molti aneddoti narrati mi hanno colpita alcuni istanti condivisi con Luigi Tenco e le zingarate fanciullesche con l’amico Villaggio, non svelo nulla e vi lascio così il piacere della lettura.
Non ho mai letto altri libri dedicati a Fabrizio, ho già trovato lui in queste pagine e a la sua voce concluderà questa mia breve recensione, in questi nostri tempi rumorosi e in tanti modi disordinati le sue parole tratte dal libro di Luigi Viva possono essere una raccomandazione che va oltre il tempo che Fabrizio ha vissuto.

“È importante parlare solamente quando si ha qualcosa da dire.”
Fabrizio De André intervista del 16 Gennaio 1999 su Rai Due

Isola delle Chiatte, dondolando sul mare

Vi lasciai qui, davanti a questo pontile.

Di musica in musica, Via al Mare Fabrizio De André vi conduce qui, all’Isola delle Chiatte intitolata al compositore Luciano Berio.

Realizzata dall’architetto Renzo Piano, la struttura si avvale di vecchie chiatte del porto ed è uno spettacolare punto panoramico.

E guarda alla città, abbarbicata sulle alture.

Ma qui si viene a guardare il mare.
Ed è un tumulto di sensazioni diverse, che coinvolgono tutti i vostri sensi.
Si dondola sulle chiatte, si è in balia dell’acqua.
E si sente il profumo del mare, più forte ed intenso.
E lo si ha negli occhi, sempre.

E poi i suoni. I gabbiani, le onde.
E lo scricchiolio delle chiatte, una musica che ha il ritmo del mare, è la natura a dettare i movimenti.
E voi siete lì, sospesi sull’acqua.

Affidati agli ancoraggi e alle catene, sul mare.


Certo, quando all’orizzonte intravedete un’imbarcazione che passerà accanto a voi, tenetevi forte!
Si loccia e si dondola, a causa della marea.
In balia dell’acqua, sul mare.

Si viene qui a prendere il sole, a respirare, a rilassarsi.
Si viene qui e si cerca una panchina sulla quale sedersi, lasciando che il tempo scorra, mentre intorno tutto cigola, canta e vive.

I giganti del mare sono pronti a prendere il largo per una nuova crociera.

A me invece piacerebbe uscire in mare aperto su una di quelle barche!

Qui tutto ha un’armoniosa semplicità, è mare, acqua, cielo e sole.

E poi bisogna tornare.
Un’ultimo sguardo alla Lanterna, al porto e alla città.

E ci si volta indietro, verso il primo pontile.

E si va ancora oltre, verso la via luminosa e bella che vi a condotto qui, dove dolcemente si dondola sul mare.

Via al Mare Fabrizio De André, la città sull’acqua

Chi visita Genova viene qui.
Sotto le palme, al Porto Antico, all’Acquario.

In questa zona della città, un tempo inaccessibile e adesso restituita ai genovesi e ai foresti, aveva scelto di prender casa il nostro cantautore più amato, Fabrizio De André.
Non ebbe il tempo di farlo, mai.
E di lui ancora ci parlano le sue canzoni.

Quando la morte mi chiederà
di restituirle la libertà,
forse una lacrima forse una sola
sulla mia tomba si spenderà
forse un sorriso forse uno solo
dal mio ricordo germoglierà

E qui, come altrove, il ricordo di Fabrizio è vivo e presente.
E qui, su questo mare, la sua città gli ha regalato un via, a lui che in realtà non se n’è andato mai.

Una via luminosa e bella.
Quando sarete qui, lasciate alle vostre spalle la città e il suo dedalo di caruggi.
Inizia qui, dalla biosfera realizzata da Renzo Piano, la passeggiata verso il mare.

Ed è un perfetto connubio di antico e moderno, la città vecchia sullo sfondo e davanti a voi queste scintillanti architetture.

Una via protesa sul mare inondata di luce e di salino.

 Così insolitamente deserta, perché così voglio mostrarvela, perchè siate voi soli a percorrerla, mentre guardate il mare.

Ma questa è davvero la città sull’acqua.
La città delle barche e dei moli.

La città delle case posate sul mare.

Di alberi che attendono le loro vele, per poter prendere il largo.

Di alture baciate dal sole d’estate.

Di viaggiatori che lasceranno queste sponde per navigare.

Una via luminosa e bella, calda e assolata in una mattina di luglio.
Ma quando a Genova tira vento, qui fa sul serio, potete credermi.

Tra mare e cielo, così è la città sull’acqua.

E le onde la accarezzano, giocano e si riposano, a seconda del tempo e della stagione.
Vi lascio dove termina la via lucente e luminosa che conduce al mare e che porta il nome di Fabrizio De André.
Vi lascio qui e qui ritorneremo,  vi porterò oltre il pontile, dove la città sull’acqua si lascia cullare dal suo mare.