C’è un luogo, in Val Trebbia, dove scoprirete un piccolo grande mondo con le sue usanze e i suoi segreti.
Ospitato nei locali del Convento annesso al Santuario di Montebruno, il Museo di Cultura Contadina è una fantastica ed entusiasmante avventura.

Vita quotidiana, fatiche e sudori di coloro che vissero in queste campagne in tempi duri e difficili.
A guidarmi in questo viaggio affascinante è stata la Signora Alma e qui la ringrazio ancora perché mi ha svelato particolari a me del tutto sconosciuti.

In questo tempo distante dal nostro con questo attrezzo si costruivano le ruote.

E il cestaio lavora alacremente per i suoi compaesani.

Si intrecciano sedie per le case dei contadini.

E nel piccolo paese tutti si conoscono, tutti sanno il nome del ciabattino, è lui che risuola le scarpe di grandi e piccini.

Il tempo vola via, siamo cambiati eppure dobbiamo saper ricordare quello che eravamo.

La vita segue il ritmo delle stagioni e quando viene il tempo della fienagione c’è molto da lavorare.

Profumo di legno e di natura, con questo strumento si preparava il vino di mele.

E questo invece serviva per fare il burro.

C’è una miriade di oggetti che provengono dal nostro passato, ecco alcuni macinini in fila.

E ci sono attrezzi di ogni genere, raccontano l’arte di costruire il proprio mondo con le proprie mani.

E certo non mancano gli strumenti del dottore.

E poi c’è anche il tempo dello svago, dopo le fatiche nei campi ci si concede una partita a bocce.

L’allestimento è vario e ricchissimo, posso solo darvi un’idea di ciò che potrete ammirare in questo museo.

Vedrete una grande bilancia.

E questa proviene da Genova, da una bottega di Sottoripa.

E troverete una specie di martello, posato dritto per terra.
Riuscite a immaginare a cosa serviva? Si tratta del massabecco e veniva usato per fissare i ciottoli sulle strade.

Una sala intera è dedicata agli animali.

Dondolano i pesanti campanacci.

E di legno intrecciato è questa specie di museruola che veniva usata per i vitellini da latte per evitare mangiassero l’erba.

Sfavilla il fuoco nella cucina dove la famiglia si riunisce.

E in questo locale caldo e accogliente sono numerosissimi gli attrezzi per preparare le gustose prelibatezze che riempiono i paioli e le pentole.

E poi la signora Alma mi ha mostrato questa capiente conca gialla che qui vedete in due esemplari: mi ha detto che veniva chiamata zampe di gatto e la si usava per mangiare tutti insieme servendosi con le mani.

Si scrive, si fa di conto, si mandano lettere a coloro che sono andati in cerca di miglior fortuna in terre lontane.

E in questo museo che racconta una piccola parte di mondo vedrete diversi ritratti di famiglia e numerose fotografie antiche, sono il dono di persone animate dal desiderio di preservare i giorni passati.
Dlin, dlon, trilla la vecchia cassa.

Tutti lavorano, uomini e donne, ognuno ha la propria fatica.
E ciascuno ha la propria perizia, non manca una bella collezione di macchine da cucire d’epoca che farebbero la gioia delle amiche creative.

E certo, in altri anni si filava anche la lana.

Si conclude questo bel viaggio nel passato con la visita ad una stanza dove vedrete cuffiette, gonne, mutandoni e vestitini, abiti di un tempo perduto.
Fate piano, nella culla c’è un bimbo che dorme.

E riposti in bella mostra vedrete i bustini delle nostre nonne.

E i ventagli, gli scialli, le camicie con le bordature di sangallo.

E un vezzoso ombrellino da passeggio, utilissimo per ripararsi dal sole cocente.

Un museo da scoprire, un fiore all’occhiello per questa valle.
Un mondo che si svela, nella semplicità della vita di ogni giorno.
