La tortora e il gallo

C’era una volta una piccola tortora.
Era ciarliera, socievole e amava la vita mondana, era sempre piena di impegni e la si vedeva sovente volare da un albero all’altro.
Era elegante, leziosa e anche un po’ snob, non si lasciava mai sfuggire l’occasione di intrattenersi in raffinate conversazioni in francese, il suo accento era perfetto!
Certo, non era il tipo da dar confidenza a chiunque e sceglieva le sue frequentazioni con molta cura ma si sa, il mondo è piccolo, figuriamoci poi se abiti in un giardino!
E lei era una signorina perbene così salutava tutti con affettata educazione.

Tortora (4)

La vita non era tutta rose e fiori per la nostra tortorella, accanto a lei abitavano certi rumorosi personaggi proprio privi di stile!
E che insistenza!
Non facevano che chiederle di andare da loro per la merenda o per far due chiacchiere.
Uh, con quelle voci gracchianti, ogni volta la piccola tortora si trovava costretta a imbastire un castello di scuse per giustificare la sua assenza.
E quelli, per parte loro, non facevano una piega e il giorno successivo tornavano all’attacco, teste dure!

Pappagalli (2)

Lei, la nostra signorina, declinava ogni invito con suprema eleganza e volava via, leggera come una piuma.
Un bel giorno accadde un fatto strano: nel giardino giunse un nuovo ospite, un maestoso gallo.
– Un gallo? Una rarità, non ne ho mai incontrato uno! – pensò la tortora – andiamo un po’ a vedere che tipo è!
Si avvicinò con circospezione e cercò di farsi notare ma lui non la degnò neanche di uno sguardo.
E come era possibile una cosa del genere?
Lei sempre così ambita questa volta veniva ignorata!
La tortora non sapeva darsi pace, per giorni tentò di attirare l’attenzione di quell’altero pennuto ma non ci fu nulla da fare.
Era veramente sconsolata, lo guardava da lontano domandandosi in cosa avesse sbagliato.

Tortora (2)

I suoi vicini nel vederla così abbattuta cercarono di rincuorarla.
Certo, i modi erano un po’ maldestri, tuttavia c’è da dire che quei pappagalli erano animati dalle migliori intenzioni!

Pappagalli

Lei però non ne voleva sapere, girava le spalle e faceva finta di non sentire.

Tortora (5)

Voleva soltanto capire perché quell’altezzoso gallo la scansava.
E oltretutto, a guardarlo bene, non è che fosse questo granché, cosa mai aveva contro di lei?
Era veramente un mistero inesplicabile!
Lei però era una tortorella caparbia e non si arrendeva tanto facilmente, così durante il giorno se ne andava a zonzo a svolazzare e poi, verso sera, si accoccolava vicino al gallo e gli raccontava le sue avventure.
Parlava sempre lei, lui restava immobile senza interloquire, non aveva alcuna reazione né di stizza né di apprezzamento, certo sembrava ascoltarla ma neanche di questo la tortora era poi così sicura.
E lei , affranta, finì persino per perdere l’appetito!

Tortora (3)

Il destino a volte ti regala nuove possibilità e così accadde anche alla nostra piccola eroina.
Era un giorno di maggio, c’era un bel sole chiaro e l’aria era fresca e pulita.
Si incontrarono là, sotto ai rami generosi di fronde.
E da quel giorno non smisero mai di volare insieme, in quel giardino tutti erano d’accordo, quei due sembravano fatti l’uno per l’altra.

Tortora

E provate a indovinare chi rallegrò la loro festa di nozze?
Quei pappagalli caciaroni la resero allegra e indimenticabile, nel giardino se ne parlò per giorni!
Quell’unione fu duratura e gioiosa, i due innamorati vissero insieme per lungo tempo felici e contenti.
E il gallo?
La tortora  non ci pensò più anche se a volte l’immagine di lui tornava ad affacciarsi alla sua mente.
E lei si rivedeva là vicino al gallo e solo per un istante tornava a porsi certe antiche domande.
Non comprese mai perché lui non l’avesse degnata neanche una sola volta di uno guardo.

Tortora (6)

Due cuori

C’erano una volta due cuori che se andarono a vagabondare per il mondo.
Non potevano essere più diversi, quei due.
Cuore Piccino era timido e timoroso, ogni emozione per lui era un sobbalzo, Cuore Grande era appassionato, fervente e sempre ricolmo di opposte passioni.
Due cuori.
No, non potevano essere più diversi, quei due.
E così Cuore Piccino imboccò un sentiero pianeggiante e dolce, se ne andò a camminare tra l’erba e quando giunse ad un bivio si fermò incerto sul da farsi.
E adesso?
Qual era la direzione giusta?
Restò immobile, preda delle sue insicurezze, nel punto in cui la strada si biforcava.
Cuore Grande invece si avventurò lungo una scogliera, ve l’ho detto, lui non conosceva paure, c’era un camminamento a strapiombo sul mare e sebbene fosse battuto dalle onde il nostro intrepido eroe lo percorse con incoscienza fiduciosa.
Saltava da una roccia all’altra, si ritrovò persino a posare i piedi su certe alghe scivolose ma seppe mantenere l’equilibrio.
E rideva, ogni passo era una sfida!

Mare

E Cuore Piccolo? Ah, lui continuava a rimuginare esitante!
Da che parte andare?
E qualcuno a cui chiedere?
In quel momento una parola di conforto sarebbe stata preziosa.
Scrutò con attenzione l’orizzonte, a destra la strada saliva leggermente e terminava in uno spiazzo davanti a quella piccola villetta.
C’era un gatto accoccolato sullo zerbino, un cane da caccia faceva la guardia e un’altalena vuota oscillava avanti e indietro.
Dall’altro lato invece il sentiero si inoltrava tra i prati verdi, era uno scenario di pace e tranquillità, gioiose farfalline volteggiavano leggere nell’aria.
E così Cuore Piccino decise di imboccare quella direzione e con la consueta cautela proseguì il suo cammino.

Farfalla
E Cuore Grande? Ah, lui se la spassava!
Nulla riusciva a trattenerlo, se l’era persino goduta a fare i tuffi dagli scogli, era stata una felicità inebriante quella!
Dovevate vederlo mentre si lanciava a capofitto tra i flutti agitati senza alcuna remora né incertezza.
E poi risalendo ancora una volta a riva aveva notato alcune rocce che si inerpicavano in alto, Cuore Grande era un tipo curioso così si arrampicò lassù in cerca di altre emozionanti meraviglie!
Fu una salita sfiancante e faticosa ma nulla poteva scoraggiarlo, alla fine Cuore Grande sbucò al margine di un fitto bosco, tra le cime degli alberi squassate dal vento poteva appena intravedere certe nuvole minacciose che rapide stavano ricoprendo l’azzurro.
Inatteso e improvviso un tuono lacerò il silenzio e il fragore del temporale si scatenò sul bosco e su Cuore Grande che andò a rifugiarsi in una grotta.  Monti - Barbagelata

Nel frattempo Cuore Piccino aveva raggiunto una piccola radura, a dir la verità aveva anche una certa fretta perché poco prima per sventura si era imbattuto in uno sciame di api che parevano impazzite, non vi dico che paura aveva di essere punto!
D’un tratto anch’egli venne sorpreso da un tonante clangore, alzò gli occhi e vide i lampi squarciare il cielo.
Spaventato si gettò in una corsa concitata, doveva trovare un riparo ma era incapace di orientarsi,   tremante e singhiozzante Cuore Piccino varcò la soglia del bosco.
Fradicio e grondante d’acqua, sperso e perduto si guardò intorno sconsolato in cerca di una via di fuga.

Bosco

D’un tratto si sentì trascinare, si voltò e vide che era tra le braccia forti di Cuore Grande che lo aveva tratto in salvo, lontano da un ramo che, colpito da un fulmine, si stava abbattendo al suolo.
E’ così la vita, a volte mette sulla tua strada le persone giuste.
E non potevano essere più diversi, quei due.
– Passerà? – Disse Cuore Piccino con voce flebile.
– Certo! E dopo brillerà il sole, vedrai! – Lo rassicurò Cuore Grande.
– E anche dopo, tu resterai? – Chiese l’altro.
Non ci fu più bisogno di ulteriori domande, bastò un sorriso: quando incontri un amico vero, per di più durante un furioso temporale, puoi starne certo, resterà anche quando tornerà il sereno.
Rimasero nella grotta, in attesa che la pioggia passasse, risero insieme della strana circostanza che li aveva fatti incontrare ed entrambi raccontarono ciò che era accaduto loro prima che si conoscessero, c’era tutto il tempo del mondo per narrare il proprio passato.
Fradici di pioggia e di una nuova felicità.
Erano due cuori.
E no, non potevano essere più diversi, quei due.

Foglie

Le avventure di una goccia di pioggia

Questa è la storia di una goccia di pioggia.
E iniziò una mattina d’estate: nel cielo cupo c’era una nuvola grande, soffice e densa.
E sapete, in quella nube c’erano centinaia e centinaia di gocce: alcune erano piccine, altre gonfie e tonde come bacche selvatiche, certe erano sottili quasi come spilli.
Erano tutte stipate una accanto all’altra, tremanti e agitate a causa del vento che trascinava via la nuvola.
E tra loro c’era anche la nostra piccola goccia, era un tipo silenzioso, un po’ schivo, a tratti timoroso.
E fu così che il vento divenne sempre più potente, ululava così forte che pareva sconquassare il cielo, un lampo squarciò l’azzurro mentre un rombo di tuono risuonò in lontananza.
E le piccole gocce si ritrovarono sbattute da una parte all’altra, quella furia improvvisa e inaspettata le aveva colte proprio di sorpresa.
Si presero tutte per mano nel tentativo di farsi coraggio ma il terrore era palpabile: là fuori si stava scatenando l’inferno.
Una goccia temeraria e sprezzante del pericolo si offrì di andare in avanscoperta e si affacciò sul bordo della nuvola.
Cosa stava succedendo?
Era tutto grigio, scuro, l’aria era fredda e gelida.
Non si vedeva nulla, a tratti le scariche dei fulmini illuminavano l’orizzonte e rendevano tutto ancor più angoscioso.
Le gocce, in ansia per il loro destino, guardavano verso colei che aveva osato sfidare le forze della natura.
E l’intrepida tirò un sospiro carico di significati poi con tono grave pronunciò queste parole:
– Credo si tratti del temporale, prepariamoci!
Cominciò così un fuggi fuggi generale, alcune di loro sapevano bene cosa fosse il temporale e non stavano più nella pelle per l’emozione: che brivido, finalmente una grande occasione!
Altre erano piuttosto pensierose, si formarono piccoli gruppi, ognuna diceva il suo parere.
– Io non ho capito, ma quanto durerà? – disse una giovane goccia dubbiosa.
– E chi lo sa! – le fece eco una sua compagna – E’ tutta la vita che aspetto questo momento, ora voglio proprio divertirmi!
La piccola goccia schiva rimase in silenzio.
Oh, certo, anche lei aveva sentito parlare del temporale!
E sapete cosa accadde?
Non ebbe neppure il tempo di riflettere sul da farsi: la nuvola si aprì di colpo e tutte le gocce iniziarono a cadere giù.
A precipizio, una dietro l’altra, svolazzando beate, trascinate dalla forza del vento.
E la piccola goccia?
Oh, nell’esatto istante in cui iniziò a precipitare cominciò a scoprire il mondo.
E vide che là sotto c’erano prati e boschi, rocce scure e strade che si snodavano sulle coste vicino al mare.
E mano a mano che si avvicinava al suolo la visione era sempre più chiara, ora vedeva le foglie, i fiori, i sassi, la ghiaia minuta.
E poi i pesci che nuotavano nei fiumi, gli uccellini sui rami degli alberi, le tegole rosse dei tetti.
E pensò:
– Io so dove voglio posarmi, lo vedo da qui! Ecco, laggiù!
E così approfittò di un colpo di vento, fece una rapida virata e dolcemente finì per planare su quel petalo di seta.
Per alcuni potrebbe sembrare poca cosa ma per la piccola goccia fu una gioia immensamente grande, era allegra e felice solo di essere al mondo!
Accanto a lei si era posata una sua compagna e avreste dovuto sentirle!
Oh sì, da principio si erano un po’ spaventate ma che esperienza quel volo!
E quel senso di libertà, che lieta leggerezza!
Un’emozione grande, impareggiabile, un ricordo memorabile!
Accadde un giorno d’estate, quando d’improvviso si scatenò un temporale.

Rosa