L’arte del ricamo

L’arte del ricamo è sublime esercizio di pazienza, un lavoro manuale carico di splendida aspettativa, sensazione ben nota a tutti coloro che si dilettano con questo antico passatempo che è una delle mie passioni.
L’arte del ricamo si apprende con costanza e con la consapevolezza che bisogna sempre prestare la dovuta attenzione al lavoro che emerge dalla tela.
E le ragazze ritratte dal fotografo genovese Conteri certo conoscevano tutti i segreti per un retro perfetto e per un ricamo armonioso, loro saranno state anche abili nel punto intaglio.
Ecco la tela candida tesa sul tamburello, il filo tirato nella maniera giusta e la grazia dei gesti.

E poi quanta intensità si coglie in certi sguardi, a volte.
La giovane suora ha una vivida luce negli occhi, è una ragazza giovane ma appare così salda e determinata.
L’abito di lei comprende anche un copricapo particolare e so che era proprio delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, queste religiose venivano anche dette Suore Cappellone e penso così di poter presumere che anche questa giovane appartenesse a questo ordine religioso.

Su un ampio telaio sbocciavano fiori e si aprivano boccioli odorosi sapientemente ricamati da giovani mani pazienti.

Una fotografia per queste ragazze: un evento insolito, immagino.
E un po’ di timidezza, una sorta di incertezza e ancora il piglio sicuro di un’altra giovane suora.

L’arte del ricamo, in altri tempi, non era solo un piacevole diletto ma anche un patrimonio di conoscenze che si poteva mettere a frutto e che poteva divenire un mestiere.

Così si imparava a ricamare certo in tenera età.
Così si impreziosivano tessuti e lenzuola impalpabili, così si abbellivano fresche tende e tovagliette destinate ad essere custodite con vera cura.
Così, istante dopo istante, punto dopo punto, si esercitava l’arte antica del ricamo.

I ricami della zia

I ricami della zia sono sempre stati i più belli di tutti, almeno così è per me.
La zia era una persona vivace e creativa e di lei e delle sue molte doti qualche volta vi ho già raccontato: lei era un’appassionata lettrice, un’apprezzata insegnante di inglese, una viaggiatrice curiosa, una cuoca sopraffina, un’amante della natura, delle piante e del mare.
La zia poi era abilissima con i lavoretti manuali: faceva il decoupage e l’uncinetto, a volte si dilettava volentieri con il biedermaier ed ho ancora la memoria olfattiva di quel profumo di aranci e chiodi di garofano di certe sue creazioni.
La zia era anche una provetta ricamatrice e prediligeva lo stile vittoriano così nel corso del tempo confezionò certi grandi e splendidi cuscini con soggetti floreali.
I ricami della zia erano vari e bellissimi: greche, alfabeti, animaletti, farfalle, rose profumate e stelle marine, personaggi dei cartoni animati e molto altro ancora.
La zia non stava mai con le mani in mano, è sempre stata un esempio di allegria ed entusiasmo.
La zia abitava a Sampierdarena, lei amava moltissimo il suo quartiere per i suoi molti negozi, la zia infatti diceva che sotto casa trovava tutto quello che le serviva senza dover venire in centro.
In quegli anni ‘90 che adesso sembrano lontanissimi andare dalla zia era per me un piacevole rito che mi riservava sempre qualche delizioso manicaretto per pranzo e poi un bel giro sotto i portici di Via Cantore e per le vie di Sampierdarena.
E mi ricordo perfettamente i posti nei quali lei mi portava: erano le sue mercerie, là lei si serviva per le sue creazioni.
Due di questi negozi erano in Via Sampierdarena, là c’era anche una bottega di articoli per i decoupage, il terzo negozietto era in una delle stradine che collegano Via Sampierdarena e Via Cantore.
Tutti conoscevano la zia, tutti la salutavano con allegria perché lei portava allegria in ogni luogo in cui andasse.
E quindi ricordo anche tutti gli acquisti fatti con lei e ricordo che una volta in uno di quei negozi vidi uno schema inglese completo di fili che mi piaceva tantissimo e lei me lo regalò.
E poi mi ricordo che quei pomeriggi erano veramente sereni e piacevoli, ogni ora trascorsa con la zia era semplicemente preziosa.
In una borsina ho certi suoi ricami dal retro perfetto e anche il quadro al quale stava lavorando prima di andarsene: si tratta di una ghirlanda dedicata alle quattro stagioni.
Avevo anche pensato di terminarlo ma poi in effetti la tela ha una trama così fitta ed io non credo di essere brava come la zia con ago e filo.
Conservo quel ricamo con cura insieme ad altre sue delicate creazioni e insieme a quel suo cuscinetto puntaspilli di gusto vittoriano sul quale ho lasciato appuntate le spillette da balia proprio come le aveva messe la zia e a pensarci mi sorprende persino constatare che siano lì da così tanti anni.

Un mobiletto molto speciale

Era un mobiletto di legno chiaro, era pronto per essere dipinto e decorato.
Così ho lasciato libera la mia fantasia, credo di non aver mai realizzato nulla di più complesso con la tecnica del decoupage.

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Pittura, carta, forbici, colla e immaginazione.
Io amo le simmetrie e così, armata di metro, ho cercato di essere precisa.
I cassetti sono tutti uguali, anche le due parti laterali sono identiche tra loro, su di esse ho apposto le stesse immagini.

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Il decoupage può essere molto entusiasmante, ho decorato questo settimanale diversi anni fa e mi ricordo di essermi divertita parecchio.
Damine, guardiane di oche, alberi e scenari bucolici.

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I due lati, come ho già scritto, sono identici, nella parte superiore ci sono delle mongolfiere in volo.

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E poi ancora vasi, alberi, una carrozza in viaggio.

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La fontanella, l’uomo che regge la gabbietta aperta e gli uccellini svolazzanti.

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Sono molto fiera del mio mobiletto, a me piace molto.
E siccome mi servivano anche due cornici ho pensato di realizzarle alla stessa maniera, sono simili tra loro ma non uguali.

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E qua sopra sono perfette secondo me.

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Ho lavorato tanto a questo mobiletto e la finitura non ha subito deterioramenti, è rimasta liscia e lucida.
E le damine non si lamentano, mi sembrano contente pure loro!

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Così vi ho mostrato il mio mobiletto, l’ho fatto proprio come piaceva a me e mi piace ancora.

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Un glicine per Miss Fletcher

Nel tempo d’autunno, all’improvviso, un glicine.
Fiore dolce e profumato, in primavera adorna le cancellate e riveste i muri, il glicine odoroso è protagonista dei giorni del sole.

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Nel tempo di altri colori e di diversi profumi, qui è arrivato un bellissimo glicine ed è un delicato ricamo che decora una pochette interamente realizzata dalla mia amica Viv con il suo consueto gusto raffinato.
Qui, sul suo blog, trovate l’articolo che lei ha dedicato alla sua splendida creazione.

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Una meraviglia simile va tenuta con cura e deve trovare una destinazione degna della sua bellezza.
Viv è un’amica attenta e sensibile, è una persona che ascolta e capisce le preferenze degli altri.
Tuttavia non sapeva che la mia scatola dei fili da ricamo ha esattamente quei toni di colore, è rifasciata con le sfumature di lilla dei fiori di lavanda e accanto al glicine è una perfetta armonia.

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E sapete cosa è successo?
La scatola è andata in visibilio!
Ha subito fatto amicizia con la nuova arrivata, all’unanimità le due hanno deciso che d’ora in avanti la pochette di Viv ospiterà tutte le matassine sui toni del lilla e del viola.

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Un glicine per Miss Fletcher, pensato proprio per me.
E infatti questa pochette ha persino l’apertura da mancina, è la prima volta che ne possiedo una simile.

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Davvero un bellissimo regalo di compleanno, grazie Viv, sei un’amica speciale ed unica.
E adesso cari amici vi saluto, sento un certo trambusto nella camera accanto.
Credo che le matassine stiano bisticciando tra di loro, quelle rosa sostengono che nella pochette starebbero comodissime, quelle verdi dicono che pure loro si trasferirebbero volentieri.
Eh, le capisco, il glicine di Miss Fletcher è una vera bellezza!

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Le anatre di Miss Fletcher

Pochi giorni fa sono tornata a Fontanigorda, sono andata su perché dovevo prendere le anatre.
Possibile che io non vi abbia mai parlato di loro? Da non credere ma è così!
E quindi oggi le anatre di Miss Fletcher saranno protagoniste di questo blog: a dirla così ci si fa subito delle idee, ovviamente.
Anatre di Miss Fletcher? Ohibò, chi lo avrebbe mai immaginato!
Saranno loro?

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Eh no, cari amici, non ci siamo!
Allora magari si tratta di queste?

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No, non sono neppure loro.
Ladies and gentlemen, vi presento con un certo orgoglio le anatre di Miss Fletcher.
Diversi anni fa mi dedicavo con grande entusiasmo al decoupage, mi sono capitate due sedie piuttosto malmesse e così le ho dipinte di bianco, per la decorazione ho scelto delle carte di mio gradimento, le immagini delle anatre provengono dalla rivista “Le idee di Casamia”.

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Le sedie sono gemelle, sullo schienale ho apposto disegni uguali, sulle gambe ci sono foglioline di edera in quantità.

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E sono identiche anche nella parte frontale.

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Queste sedie sono sempre state a Fontanigorda ma d’altra parte lassù me le godo soltanto per un paio di mesi così ho deciso di portarle a Genova e di metterle in cucina.
Si troveranno bene? Me lo auguro!
Le anatre di Miss Fletcher sono abituate all’aria di campagna, speriamo che apprezzino la vita di città!

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Per fare queste fotografie ho messo sul tavolino del terrazzo una tovaglietta ricamata da me e poi altre anatre.
Santo cielo, quanti pennuti!
Che dite, andranno d’accordo con le ochette?
Penso di sì, non mi pare di aver sentito diverbi o starnazzamenti.

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Tornando alle sedie, sono decorate in maniera diversa le due sedute, su una c’è una coppia di anatre in volo.

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Sull’altra una creatura solitaria, ad ali spiegate.

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Il decoupage è un passatempo divertente e rilassante, un modo per donare nuova vita ad oggetti vetusti, rendendoli gradevoli e adatti alle nostre case.
Non sono le uniche sedie decorate da me, queste mi sono particolarmente care e ritengo giusto che abbiano un spazio anche sulle pagine del mio blog.
E anche voi adesso le conoscete, sono proprio loro: le anatre di Miss Fletcher.

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Il mondo colorato di Rita Frizzera

Le ho conosciute nella stessa giornata, sono amiche, hanno la stessa passione e ognuna la interpreta alla propria maniera.
Forse ricorderete il mio post dedicato al patchwork e ai lavori di Fabia Delise, insieme a lei c’era un’altra eccellenza di questa mirabile arte, lei si chiama Rita Frizzera ed è una vera celebrità tra gli appassionati del patchwork.
Rita è originaria del Trentino ma vive qui da diverso tempo e sa apprezzare le bellezze della Liguria, per mostrarmi i suoi lavori mi ha invitata in uno dei suoi posti.
Bogliasco, una terrazza sul mare e un orizzonte infinito.

Bogliasco

Rita è eclettica, originale e non è soltanto creativa, è un vero vulcano di incredibili idee che divengono realtà tra le sue mani.
I suoi lavori così pazientemente cuciti sono stati esposti in Italia e all’estero, in Olanda e in Germania, in Francia e in Gran Bretagna, attualmente alcuni suoi patchwork si trovano a Houston, negli Stati Uniti, altri sono esposti a Roma.
E quei suoi lavori sono un’autentica esplosione di colori.

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Giochi d’incastri, geometrie, disegni immaginati e poi così tangibili.

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Papaveri rossi su sfumature di grigio.

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Petali, foglie e fiori sbocciati da ritagli di stoffa e rifiniti nei dettagli con raffinati ricami.

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Ed è giusto ricordate che Rita non vende i suoi lavori preparati con tanta passione.

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Ogni artista ha il proprio stile e la propria maniera di esprimersi, il patchwork di Rita Frizzera è un incredibile incontro di linee e un allegro gioco di contrasti.

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Nascono così le tovagliette tagliate su misura per il suo tavolino.

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I suoi quilts sono realizzati con infinita pazienza, ogni riquadro è cucito a mano e verrà poi unito agli altri per un risultato davvero unico.

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Fiori, fili e colori.

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E l’armonia di un disegno ricco di sensazioni.

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La tecnica utilizzata per questo genere di quilt è l’appliqué, quelle forme che occupano i riquadri sono ritagliate e cucite  una ad una sulla stoffa, immaginate quanta precisone sia necessaria per realizzarli alla perfezione.

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E ogni quilt ha un suo nome e la firma della sua creatrice, questo è Glamour Tracks.

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Naturalmente nella casa di Rita ci sono i suoi lavori, uno dei suoi quilts viene usato come copridivano.

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Qui potete vedere il suo sito, oltre a numerose immagini troverete una sezione dedicata alle sue mostre e una alle sue pubblicazioni.

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Un mondo bellissimo che scaturisce dalla fantasia di una vera creativa.

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E ha tutti i colori del mondo, i colori della nostra vita.

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RicamAnto, sogni colorati tra le dita

Dal sogno alla realtà, la realizzazione dei propri desideri è un entusiasmante traguardo.
Lei è una mia amica incontrata tramite la rete, leggevo il suo blog ancor prima di avere il mio e l’ho sempre ammirata per la sua creatività e la precisione dei suoi lavori.
Antonella è una persona positiva, gioiosa e solare, conosce tutti i segreti e le tecniche di ricamo, maglia e uncinetto, il suo blog si chiama RicamAnto e lo trovate qui.
Da breve tempo RicamAnto è anche il nome del suo negozio, una fornita merceria situata in Albaro, in Via Pisa 4 r, a pochi passi da Piazza Leonardo da Vinci.

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E allora oggi scoprirete con me il sogno variopinto di Antonella.
Ci sono deliziosi bavaglini, completi per l’asilo e cose belle che faranno la felicità delle ricamatrici.

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Diamo uno sguardo alla vetrina?
Naturalmente i lavori che vedete esposti sono opera di Antonella, troverete splendide idee per i vostri regali.

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E strofinacci, presine e accessori che potrete ricamare voi stesse.

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E all’interno ci sono morbidi gomitoli di ogni tinta e colore.

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Ciò che lascia assolutamente a bocca aperta sono i lavori realizzati dalle sapienti mani di Antonella e se andrete nel suo negozio scoprirete che hanno anche dei prezzi decisamente convenienti, questi sono adorabili cappellini per i più piccini.

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Rosa confetto, come si addice a un bimbetta vanitosa.
E sì, nell’angolo c’è anche una bambolina bionda, bellissima!

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A volte le immagini parlano da sole, è vero?

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Scarpine celesti con il fiocchetto e un maglioncino abbinato, ditemi voi se non sono una meraviglia!

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E ancora rosa, nastrini e colori confetto.

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E un’altra bambola, la sua gemella è già stata venduta, io la trovo perfetta.

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Oltre a questo troverete tutto ciò che occorre se anche a voi piace ricamare, gli asciugamani hanno tinte vivaci e allegre.

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E per la maglia non c’è che l’imbarazzo della scelta.

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E poi tele per ogni necessità, io ho fotografato quelle a quadretti ma ce ne sono molte altre.

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E piccoli scampoli preziosi per le creative.

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Da RicamAnto potrete far eseguire riparazioni sartoriali e troverete anche un vasto assortimento di intimo e calze per grandi e piccini.

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E poi bottoni, fili, moulinè, aghi, forbici, ferri e ceste da lavoro.

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Da un blog a un nuovo inizio, per il suo negozio Antonella ha anche creato una pagina Facebook, la trovate qui.
Lei è una persona competente e gentile, se andrete a trovarla avrete modo anche voi di scoprire il suo sogno colorato diventato realtà, con la caparbietà che sanno avere solo certi sogni che ci regalano energia e sorrisi luminosi.

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A te Antonella il mio sincero augurio di tanto successo, te lo meriti davvero.
E a tutti voi che altro dire?
Ah sì, l’orario del negozio!
E’ appeso sulla porta di RicamAnto ed è naturalmente scritto a punto croce, lo accompagna una delizia di beige nata dalle abili mani della mia amica Antonella.

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Un regalo da una cara amica

L’altro giorno, con mia grande gioia, il postino ha depositato nella mia buca delle lettere una busta gialla.
Avete presente quelle buste con i pallini che se li schiacci fanno sciac?
Ecco, proprio una di quelle.
La attendevo, il suo invio mi era stato preannunciato!
E cosa ci sarà dentro?

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Un regalo per Miss Fletcher, corredato da un grazioso e delicato biglietto sul quale sono scritte parole davvero belle.
Un regalo ideato, pensato, cucito e creato dalle abili mani della mia amica Viv.
E se siete tra i lettori del suo blog sapete bene quanta cura e quale precisione lei metta nelle sue creazioni, se invece non avete mai sfogliato le sue pagine questa è l’occasione per scoprire Stravagaria, cliccate qui e scoprirete un mondo fatto di molte diverse sfaccettature, il suo blog spazia dalla creatività ad interessanti recensioni delle sue letture.
E come dicevo, Viv è una cara amica molto generosa.
Una persona capace di condividere, di ascoltare e di comprendere i gusti e le passioni altrui.
Non è da tutti, prevede un’attenzione verso gli altri non certo comune.
E questo è il regalo per me, cucito, ricamato, confezionato ad arte da lei.
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Si chiude con due cordoncini, naturalmente in tinta con la stoffa.
E quale fantasia ha scelto per rifinirlo?
Bottoni, bottoni, bottoni!
Lei lo sa, io vado matta per i bottoni!

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Ed eccolo qua, chiuso come un libretto.
E con cuoricini, fiori e foglie e una dedica davvero speciale!

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E una volta aperto si svela la sua funzione, si tratta di un delizioso puntaspilli, naturalmente Viv non ha mancato di appuntarvi  tre spilli, ognuno ha la capocchia di diverso colore.

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Il mio bellissimo regalo ha subito preso posto nel mio cestino da lavoro ed è stato accolto con tutti gli onori da forbici, ditali e matassine.
Ora è di là, sta raccontando ai suoi nuovi amici del suo lungo viaggio, da quanto chiacchiera mi pare proprio che si trovi bene!
E io sono felice che lui sia qui.
Grazie di cuore, Viv, you are a dear friend!

Stravagaria

La stanza della ricamatrice

C’era una volta un paio di  forbici da cucito che non stavano mai zitte.
Apri e chiudi, apri e chiudi, quelle lì cianciavano di continuo e nella stanza da lavoro c’era sempre un certo trambusto.
Accadeva ad ogni ora del giorno, le forbici baldanzose tenevano banco e roteavano nell’aria sorrette dalla sapiente mano di una celebre sarta.
Quelle forbici instancabili tagliavano stoffe e cotonine, sete e imbottiture e non la finivano mai di parlare.
La sarta era piena di inventiva e oltretutto aveva il sonno leggero, così a volte nel cuore della notte si metteva a cucire.
– Ma insomma, qui c’è gente che vuole dormire! – protestavano i bottoni risvegliati dal loro sonno beato.

Bottoni
– Noi non ne abbiamo colpa! – ribattevano le forbici – qui ci sono borsine e pochette da preparare! E si avvicina il Natale, non c’è tempo da perdere!
In questi casi il metro si arrotolava su se stesso e si voltava dall’altra parte, era un tipo che non amava le discussioni.
Tutti gli altri invece, ah! Avreste dovuto vederli!
Dovete sapere che la sarta era anche un’abile ricamatrice e quando si metteva al lavoro le matassine di mouliné facevano a gara per essere le prescelte, ognuna di loro si distingueva con un numero e si era democraticamente stabilito che tutte si mettessero in fila in ordine crescente.
Così, quando sentivano il chiacchiericcio delle forbici, tutte si rizzavano in piedi e si allineavano come obbedienti soldatini.

Fili
– Io non faccio testo – diceva sicuro il nero – io sono unico, vi voglio vedere a prendere il mio posto!
– E lo stesso vale per noi – ribadivano le due tonalità di bianco con tono altezzoso – nessuno ci può rimpiazzare.
Le altre matassine invece erano in evidente concorrenza tra di loro, i rossi bisticciavano in continuazione, i rosa erano più pacati, è vero, ma il fucsia era un vero attaccabrighe e tutti cercavano sempre di non discutere con lui.
I blu e gli azzurri erano giunti ad un compromesso diplomatico: avevano deciso di presentarsi sempre in coppia, pensavano così di avere maggiori possibilità di essere scelti.
I gialli erano prepotenti e litigiosi, dalle loro parti si sentiva sempre questionare.
Il marrone era paziente e rassegnato, ogni tanto scuoteva la testa e sospirando diceva:
– Speriamo di non finire di nuovo a fare il tronco d’albero, mi tocca sempre quella parte lì!
Il viola, per parte sua, considerava un privilegio il fatto di esser scelto di rado, diceva che questo lo rendeva più ricercato.
Era un cuor d’oro il viola, ogni volta accorreva a consolare il beige che soffriva di complessi di inferiorità.
Quando era il momento della selezione il beige scoppiava sempre a piangere e tra i singhiozzi farfugliava:
– Non ce la farò mai a competere con gli altri, a me vengono assegnati solo ruoli di secondo piano!

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E nel frattempo sotto l’armadio si consumava un dramma.
Da molti giorni giaceva sul pavimento un sottilissimo ago che si sgolava per chiedere soccorsi.
– Aiuto! Qualcuno venga a raccogliermi, sono qua sotto!
Ahimé, nessuno sentiva la sua vocina flebile!
L’ago era terrorizzato, più di una volta aveva rischiato di finire risucchiato dall’aspirapolvere, aveva anche avuto incontri ravvicinati con le gatte di casa ma del suo destino nessuno pareva interessarsi.
I ditali erano tipi attenti e sempre pronti a mettersi al lavoro, avevano deciso all’unanimità di fare i turni e avevano anche tentato di convincere le matassine a fare lo stesso ma nessuna aveva dato loro retta, il fucsia in quella circostanza era montato su tutte le furie così i ditali si erano ritirati in buon ordine senza mai più intervenire.
Il puntaspilli invece aveva un bel carattere, era docile e remissivo, faceva il suo dovere senza mai lagnarsi.
Stoico e paziente non si lamentava mai, anche se, a dire il vero, ne avrebbe avuto tutte le ragioni.
Quella stanza era un piccolo mondo, la vita non è semplice per nessuno, credetemi, neanche in un cestino da lavoro.
E poi arrivava lei, la ricamatrice, con cura selezionava i colori, le stoffe e i fili.

Stoffe

E quelli che non venivano prescelti si facevano da parte, tutti sapevano bene che la padrona di casa era solerte e fantasiosa, prima o poi a tutti sarebbe toccato l’onore di finire tra le sue mani.
Lei impugnava le forbici e iniziava a tagliare e loro come sempre si mettevano a parlare, quando poi erano proprio di buon umore addirittura cantavano!
– E basta! In questa stanza non si chiude occhio! – brontolavano i rocchetti di filo.
Accadeva a ogni ora del giorno e della notte, nella stanza della ricamatrice.

Questa storiella allegra è dedicata a Stravagaria, amica creativa che si distingue per il suo buon gusto, lo stile  e l’unicità delle sue creazioni, dalle sue mani nascono solo cose belle e se non la conoscete vi invito a visitare le pagine del suo blog, lo trovate qui, scoprirete un universo di curate raffinatezze.
Suo è questo splendido carillon che ha fatto per me.
E le sue forbici, ve lo garantisco, cianciano di continuo.

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William Shakespeare, an historical sampler

Con sommo compiacimento vi mostro la prima parte di un sampler che sto ricamando da parecchio tempo.
Si tratta di uno schema proposto da Yvonne Horn, la creativa di Papillon Creations, e l’ ho trovato su un numero di Cross Stitch Gold.
E’ un sampler storico e il tema di fondo, che per ora non compare nelle mie crocette, è lui, il Cigno di Avon, William Shakespeare.
Sotto all’alfabeto, poco alla volta, compariranno simboli ed immagini che rimandano al più grande poeta d’Inghilterra: la maschera della tragedia accanto a quella della commedia, una coppa con il veleno, in memoria dell’amore sfortunato di Romeo e Giulietta e poi, ancora, un elmo, uno scudo e due spade, per ricordare i drammi storici.
Ci sarà una corona, a simboleggiare la protezione concessa al poeta da Elisabetta I, si vedranno un cigno e una rosa, per richiamare alla mente i nomi dei teatri in cui il Bardo rappresentò le sue opere.
Ci sarà un asinello, simbolo del foolish shakespeariano e ci sarà il castello di Elsinore, scenario della vicenda di Amleto.
Ci saranno una piuma, un calamaio, un papiro e un piccolo Cupido.
In fondo, un verso del poeta: to thine your own self be true.
Poteva Miss Fletcher farsi sfuggire un capolavoro simile? Obviously not.
Rimane un piccolo, trascurabile dettaglio: l’ingombro del ricamo è pari a 411 crocette in altezza per 265 in larghezza.
Pertanto, dopo aver accuratamente esaminato lo spazio disponibile sulle pareti di casa, Miss Fletcher è giunta ad una brillante quanto logica conclusione: mouse e calcolatrice alla mano, sto attentamente vagliando il mercato dei castelli.
Non ho grandi pretese, e sinceramente eviterei Versailles:  ecco, poi tocca pulire tutti quegli specchi e non si finisce più. Ed è pure in Francia, mentre il bardo deve tornare lassù, oltre le bianche scogliere.
Allora, se proprio potessi scegliere, me ne andrei ad Hever, il castello di Anna Bolena.
Ricordo che, quando anni fai lo visitai, vi arrivai con un trenino in legno che partiva dalla stazione Victoria e durante il tragitto non mi sarei sorpresa di trovarmi per vicina di posto Miss Marple.
Il convoglio ferma in una piccola stazione e, dopo una breve passeggiata tra i prati, si arriva al castello.
E’ un luogo incantevole, immerso nel verde e nella pace assoluta. E vi si trova tutto ciò che ci si aspetta da un castello: giardini, vialetti, un labirinto di siepi dove rincorrersi e stanze a non finire.
Se vi punge vaghezza di fare un tour virtuale, cercate il sito e ne rimarrete affascinati.
Saprei dove appenderlo, il ricamo, direi.
Però, ripensandoci non so se dormirei troppo tranquilla.
Non è che, per i soliti corsi e ricorsi storici, mentre sono mollemente adagiata tra cuscini di piume ed  immersa tra le braccia di Morfeo, mi arriva uno sgherro di Enrico VIII per trascinarmi alla torre di Londra e tagliarmi la testa?
Certa gente fatica a perdere taluni vizi, si sa.
Giusto per evitare inconvenienti, mi metterò all’accurata ricerca di un castello nel quale non siano avvenuti accoltellamenti, fatti di sangue, matricidi e tragedie di qualsivoglia natura.
Attimo di pausa.
Momento di riflessione.
Concentrazione.
Esistono?