Viaggiando sul 15

Quando è stata l’ultima volta che ho preso il 15?
Ormai diverso tempo fa, sono passati mesi.
Per chi non lo sapesse il 15 è l’autobus che dal centro porta verso il levante della città, verso il mare di Nervi e la sua bellezza.
Così, quando devo prendere il 15, me ne vado al capolinea e scelgo un posto a sedere comodo e panoramico, mi metto accanto al finestrino e guardo scorrere la città.
Il 15 attraversa le belle e ampie strade di Albaro, durante un paio di questi viaggi cittadini ho fatto anche qualche fantastica scoperta della quale un giorno magari scriverò: in questi casi, a parte l’iniziale stupore, finisco per scapicollarmi giù dall’autobus alla prima fermata utile e vado con calma in cerca di ciò che ho intravisto dal finestrino.
Il più delle volte, invece, resto semplicemente al mio posto in attesa che i miei occhi trovino il mare.
E ad un tratto eccolo, oltre le porte chiuse, oltre la ringhiera celeste, nel bagliore di una luce d’inverno.

Viaggiare sul 15 è semplicemente una piccola magia marina, un ininterrotto susseguirsi di scogli, insenature e onde e curve e case che si affacciano sul blu e ringhiere sulle quali posare la mano e nuvole che si stagliano all’orizzonte e panchine e gozzi posati sui sassi e bandiere che sventolano sospinte dal vento.
Viaggiare sul 15 sa essere proprio una di quelle poesie semplici che piacciono a me.

E poi, a un certo punto, ecco ancora il profilo della costa meta di altre gite e altre passeggiate.
E poi le vele sull’acqua sospinte da brezza favorevole, la spuma bianca del mare che si frange sulle rocce e certe sfumature di azzurro.

E poi quando giunge il tempo di scendere allora ci si avvicina alla porta ma il panorama continua ancora a scorrere rapido là fuori.
In una vaghezza di celeste, mentre certe nuvolette chiare paiono sfiorare la linea del mare e tu sei là, in viaggio sul 15.

E così danza

È appena una breve discesa che ripida conduce di fronte al blu.
A Quinto, questa è Via alla Scogliera.
E quando mi trovo da quelle parti finisco sempre per andare a cercare quel tratto di mare così dolcemente racchiuso tra le case colorate, a volte è una magnifica quiete e una netta linea di azzurro combacia alla perfezione con la calma celeste del cielo.
A volte, invece, il mare si arrabbia.
Si agita e così si leva con le sue onde inquiete, bianche di spuma e del suo vigore salmastro.
E sempre ritorna e così danza, nel sole d’inverno, davanti a Via alla Scogliera.

Il mare di Nervi nella luce della sera

E poi arrivi a Nervi e trovi il mare così: vivace, brioso e inquieto nella sua interminabile danza che cattura gli sguardi, mentre le onde potenti si frangono sulla scogliera.

È spuma bianca ed evanescente, è freschezza di abisso che sfiora l’aria.

E piano all’orizzonte il sole si getta giù, in quel mare agitato.

E ancora le onde si inseguono, verso il porticciolo e la sua riva.

E sono sfumature di oro e di argento in questa sera tiepida sulla passeggiata di Nervi.

Ed è ancora vita, vigore, bellezza, mentre le onde instancabili lambiscono gli scogli.

Intanto il sole si nasconde quasi tra certe nuvole basse e una nave laggiù segue la sua rotta.

Così, in una sera tanto bella con questo mare inaspettatamente arrabbiato, ho scelto una panchina tutta per me.

E poi sono rimasta a guardare quelle onde e i loro giochi gioiosi sulla superficie dell’acqua.

C’è sempre un tono d’azzurro che non hai mai visto prima, un rombo d’acqua che risuona forte insieme al tuo cuore, c’è sempre un’onda che non sapevi di dover aspettare.

E c’è una ringhiera tanto amata, così sinuosa davanti al mio blu.

E c’è il canto di fratello mare, voce dei luoghi, degli animi e consolazione dolce che non smette mai di emozionare.

Mentre le onde ancora non si placano e si sciolgono in bianca spuma, nella luce calda della sera, davanti alla passeggiata di Nervi.

La mareggiata

Prorompente e vitale, il mare con la sua bellezza misteriosa si solleva inquieto e si abbatte sugli scogli affioranti e sulla riva con questa magnifica potenza.
Là, davanti alle casette colorate di Boccadasse.

E l’onda si gonfia, turbolenta si schianta sui sassi e sempre ritorna.

Sotto a un cielo cupo e gonfio di pioggia.

Ed è una danza che mai si ferma e ha diverse sfumature di grigio, di azzurro e di mare.

Ed è magnifico blu sfiorato dalla luce calda del sole.

Luccicano le piastrelle di Corso Italia bagnate dagli spruzzi di acqua salmastra.

Ed è fresca effervescenza che si leva e si dissolve e poi ritorna, ancora e ancora.

La forza dell’acqua incanta, la sua potenza ammalia e leva il fiato.
E ancora le onde si alzano e cadono giù.

E il mare impetuoso non si placa, infuria maestoso e tutto sovrasta.

E danza, gioca, si abbatte e si solleva in una danza senza fine.

Inquieto il mare mai si ferma e la sua bellezza affascina gli sguardi.

E le sue onde potenti lambiscono la riva.

La mareggiata è uno spettacolo straordinario, è la voce dell’abisso che sussurra a tutti coloro che vogliono ascoltarla mentre l’acqua si frange ancora e ancora.

Ed è spuma bianca che briosa ed evanescente si dissolve.

Questa è l’avventura del mare e del suo eterno divenire davanti ai nostri occhi meravigliati.

Ed è vento e acqua, forza e pura bellezza, splendore e vita.

Così si resta, lasciando scorrere il tempo e ammirando le onde che si rincorrono sulla spiaggia di Corso Italia.

Mentre piano la luce del giorno si fa più fioca e il mare in tempesta ancora non si placa.

E le onde si alzano, davanti ai gozzi della Foce, in una sera d’autunno e di Genova.

Dopo le onde

Il mare.
Il mare sa essere così imprevedibile, impetuoso ed implacabile.
Lo amiamo, è parte dell’anima nostra e ci tradisce, a volte.
Il mare ha travolto barche, muri, coste e litorali, ha cancellato spiagge e sferzato i paesi della riviera.
Il mare, ieri a Boccadasse, era ancora così.

Nulla rispetto a quella potenza del giorno prima, eppure era ancora forte.

Boccadasse (1a)

Con le onde scure e inquiete.

Boccadasse (2)

In quell’eterna danza tra le case del borgo.

Boccadasse (2a)

Con i gozzi messi in salvo nelle piazzette e nei caruggi.

Boccadasse (3)

Boccadasse (4)

Il mare ha portato via il muretto dove ci mettevamo ad ammirare il tramonto ma braccia solerti sono già all’opera e al lavoro.

Boccadasse (5)

Il mare, dopo le onde alte, ancora non si placa.

Boccadasse (6)

E ho camminato, lungo Corso Italia.

Corso Italia (1)

Corso Italia (2)

E la luce ancora rimbalzava sull’acqua inquieta e tempestosa.

Corso Italia (3)

E c’erano le onde, onde agitate oltre il cancello.

Corso Italia (4)

E spuma frizzante di abisso profondo.

Corso Italia (5)

In una giornata in cui molti di noi sono andati a guardarlo questo mare capriccioso e ribelle che non sappiamo comprendere.

Corso Italia (6)

E gli spruzzi si frangevano contro le rocce.

Corso Italia (7)

Mare d’autunno, incerto e imprevedibile.

Corso Italia (8)

Mare che canta, sempre, ancora.

Corso Italia (9)

Mare che fluisce e ritorna, ancora.

Corso Italia (10)

Poi il sole si è nascosto tra le nuvole e ha donato il suo calore al cielo.

Capo Santa Chiara (1)

E la sua luce ha illuminato Capo Santa Chiara e il nostra mare ancora inquieto.

Capo Santa Chiara (2)

Una casetta a Capolungo

È una casetta che si trova nell’incanto di Nervi, proprio prima di arrivare a Capolungo.
La ringhiera azzurra, le panchine, il cielo limpido e chiaro, così era ieri e laggiù la casa rossa, colori di Liguria caldi di sole e di luce.

Là sotto, contro le rocce levigate e scoscese, infuria il mare, si schianta con vigore e l’azzurro si dissolve in frizzante spuma bianca.

E si susseguono le onde in una danza che sembra non avere mai fine.

E allora, nella casetta rossa, è il momento di tirare le tendine e di chiudere le persiane per ripararsi dal fragore del mare.
O forse è un’illusione? Osservate bene, lassù, all’ultimo piano c’è una graziosa finestra dipinta.

E poi ecco un vasetto di coccio, i fiori, un pizzo trasparente e leggero.

E luce ed ombra, mentre si scende verso Capolungo.

E gozzi, acqua che luccica, ancora onde potenti.

E tutto è quieto, di mattina, tra panni stesi ad asciugare sospinti dall’aria di mare, caruggi e semplicità.
Sta tutta lì la bellezza, nelle cose vere e nei luoghi che raccontano la vita delle persone.

E su quel mare inquieto si affacciano i balconi e le finestre della casetta rossa.

Ogni giorno ognuno di noi compie il proprio viaggio e poi ritorna al luogo al quale appartiene: alla propria spiaggia, al posto che è casa nostra.
E per alcuni è qui, davanti a questa riva.

Nel luogo in cui l’abisso pronuncia le sue parole ed è energia, forza e gioia, vita e libertà, respiro eterno.

Mentre ancora tornano le onde e si inseguono con la loro musica infinita, sinfonia del mare davanti a Capolungo.

Il richiamo del mare

Quando senti il vento.
E già sai, questo è il richiamo del mare, la sua voce.
E già sai, lo troverai così, chiaro e lucente di sfumature d’azzurro.

Corso Italia (4)

Agitato, indomabile, irrequieto.

Corso Italia (2)

E qualcuno cammina sulla battigia.

Corso Italia (3)

Quando senti il vento guarda il mare.

Boccadasse

Devi solo esserci, nulla di più.

Boccadasse (2)
In silenzio, su un muretto, davanti a una ringhiera, mentre il vento solleva spruzzi d’acqua che si frangono contro gli scogli.

Boccadasse (3)

Tormentato, vitale, infinito mare.

Boccadasse (4)

Quando è così, il mare non si calma, è senza posa.

Boccadasse (5)

Eterno fluire, eterno rinascere.

Boccadasse (6)

Fermati davanti ai gozzi.

Boccadasse (7)

Ad ascoltare questa musica, nessuno al mondo sa cantare la melodia dell’universo come il mare.

Boccadasse (9)

Taci, ascolti, il mare ti sfida a guardarlo.

Boccadasse (10)

E monta, riprende forza, ha sempre più vigore.

Boccadasse (11)

Oltre le case, oltre le finestre che si affacciano sulla creuza.

Boccadasse (12)

Onda dopo onda, spuma di mare dono del magnifico vento che increspa l’acqua e la tormenta.

Boccadasse (13)

Implacabile e potente vento: lassù, a Capo Santa Chiara, la meraviglia di non reggersi quasi in piedi.
E stupore e bellezza.

Boccadasse (14)

E geometrie di Genova, in questa primavera sempre più tiepida.

Boccadasse (15)

Quando senti il vento.
E il canto del mare rimbomba nel cielo, prima più flebile e poi ancor più potente.
Infinito, instancabile.

Boccadasse (16)

Quando senti il vento.
E il richiamo del mare.
Ascolta.

Boccadasse (17)

Camogli, camminando sulle nuvole

E un pomeriggio di dicembre arrivi qui, a Camogli.
Cercavo altro e ve lo mostrerò molto presto, in certi posti non puoi mai prevedere cosa troverai.
E così d’improvviso, mentre il sole iniziava la sua dolce discesa verso l’orizzonte mi ha catturata una magia di luci e riflessi.
E c’è una panchina anche per te, se vuoi, puoi sederti a guardare il mare.

Camogli (2)

Il mare imprevedibile, si alza e si abbatte sul molo davanti alla chiesa e proprio lì crea una pozza di acqua salata.
In certi specchi effimeri incontri solo pura bellezza, vedi le linee delle case di Camogli mentre i raggi del sole  rischiarano le facciate gialle di Liguria.

Camogli (12)

E poi ancora, guarda verso l’infinito.
Si cammina sull’impalpabile leggerezza delle nuvole, sospesi tra cielo e terra.
E i pescatori hanno lanciato la loro lenza verso l’abisso generoso e restano in attesa, sospesi tra cielo e terra.

Camogli (3)

E c’è sempre una prospettiva che non hai mai veduto prima anche nei luoghi dove sei stata tante volte.

Camogli (4)

C’è sempre un sogno che sfuma tra scogli e onde e rimane lì, davanti ai tuoi occhi.

Camogli (5)

Passi lievi sopra un’evanescenza di nuvole, la figura aggraziata che vedete è di mia nipote Maddalena.
C’è un istante in cui tutto è magia, tu devi solo esserci per vederlo.

Camogli (8)

E mentre la terra accoglie la vastità del cielo, il mare si leva in spruzzi vigorosi e vitali.

Camogli (7)

E tu resti a guardare lo spettacolo più ammaliante, lo regala Fratello Sole quando ci saluta.

Camogli (6)

Una distesa d’argento dai riflessi rosati, la quiete di una sera di dicembre.

Camogli (8a)

E poi ancora l’onda si frange contro gli scogli, si spezza e si eleva, segnando il confine tra la terra e il mare.

Camogli (10)

E si specchia e si innalza e tu respiri il profumo del mare, è sempre sua la musica più dolce.

Camogli (11)

No, non lo sai cosa puoi vedere in una pozza d’acqua salmastra.

Camogli (13)

Da qui all’infinito e ancora più lontano.

Camogli (14)

E resti lì, davanti alla luce che declina, non esiste magia che il creato non possa regalarti, tu devi solo esserci per vederla.

Camogli (15)

E scende la sera e sfumano i colori, le tinte virano al grigio e si velano d’argento.

Camogli (16)

Una visione lunare e straniante, un istante irripetibile, non ce ne sarà mai un altro uguale a questo.
Sarà un’altra magia, una nuova suggestione, una diversa inclinazione di luce.

Camogli (17)

E tu tornerai ancora, camminerai qui e calpesterai i sassi.
E sentirai lo sciabordio delle onde, il canto infinito dell’abisso inquieto.
E forse troverai ancora quei pescatori, su uno scoglio, come sospesi tra cielo e terra.
Lontani, distanti, persi nel bagliore abbacinante del sole della sera, pescatori di sogni nel mare di Camogli.

Camogli (18)

Quinto, un lavatoio davanti al mare

Camminando vicino al mare, a Quinto.
In certi giorni il clima invoglia a una lenta pigrizia e vorresti soltanto sederti lì, sui sassi, a guardare l’onda che batte e sempre ritorna.
E l’aria ti scompiglia il capelli e ti accarezza il viso.
Camminando vicino al mare, a Quinto.

Quinto (2)

E non c’è bisogno di cercare il sole tra prospettive impervie e imprendibili, davanti al mare è il sole a trovare te.
Trova te, la scaletta che stai scendendo, le finestre spalancate di fronte all’azzurro, i mattoni rossi della creuza.

Quinto (3)

E soffia il vento amico e regala un gioco di colori, di luci e di ombre.

Quinto (4)

Lì, tra la creuza e la piccola spiaggia, ancora si trova il muto testimone di certe lontane fatiche che non conosciamo più, un lavatoio davanti al mare.

Quinto (5)

Chi un tempo visse in questa bella casa certo ne avrà usufruito.
Cesta dei panni, spazzola e sapone e poi un corda da stendere, come ancora accade ai nostri giorni.

Quinto (6)

La vasca grande e spaziosa e l’onda che picchia sulla scogliera.

Quinto (15)

E l’acqua che scende, le chiacchiere e il vociare delle donne al lavatoio.

Quinto (8)

Si inerpica la creuza, svoltato quell’angolo si gode di una prospettiva che per me narra tutta l’anima di questa terra.

Quinto( 8A)

E il fragore del mare incanta ed ammalia, trascina via con sé anche i pensieri.
Senza tempo, senza fretta, seguendo la melodia delle onde.

Quinto (10)

E seguendo il proprio sguardo che coglie scorci di impagabile bellezza.

Quinto (11) - Copia

Laggiù, davanti al spiaggia di sassi.

Quinto (12)

Dove tutto narra della potenza del sole e del vento, di quelle piante resistenti che crescono lungo la nostra costa di Liguria.

Quinto (13)

Rigogliose, forti, vive, si stagliano contro la linea dell’orizzonte.

Quinto (14)

E l’aria intrisa di salino penetra in ogni fibra, il profumo inebriante dell’abisso resta nella memoria e nell‘anima.

Quinto (7)

E il sole lentamente declina, brilla e luccica sopra le onde, laggiù, dove c’è un lavatoio davanti al mare.

Quinto (16)

Davanti al mare

Quando ti trovi davanti al mare.
Ed è domenica.
Passa una ragazzina bionda sui pattini e poi un giovane papà con un bimbetto addormentato in braccio.
Quando ti trovi davanti al mare.
E c’è il sole.
Ci sono tre amiche che chiacchierano amabilmente e intanto passeggiano, i ragazzi seduti sul muretto e quello sulla Vespa che rallenta, in cerca di parcheggio.
E una nonna chiama il nipotino.
Quando ti trovi davanti al mare.
Ed è domenica.
E l’aria è un frusciare confuso di voci, di risate, di parole indistinte.
E poi, d’un tratto, odi una voce sola.

Mare (2)

E poi ti distrai, vorresti contarli uno ad uno i gozzi tirati in secca.

Mare (3)

Ma quella voce sussurra e sospira, è il richiamo della grandezza del mare, l’onda che sale, monta e si infuria, tormentata, inquieta e vitale.

Mare (4)

E non esiste più nulla attorno, nessun suono, si sente solo il canto delle onde che si inseguono.

Mare (4A)

E il mare sale e discende, si posa sulla sabbia e si ritira.

Mare (6)

E poi si eleva, esplode per un istante, diviene spruzzi e pura energia, il mare è vita e potenza.

Mare (7)

Non si ferma, si scuote dall’abisso e dal suo cuore di acqua si rigonfia, bianco di spuma effervescente, lambisce la riva, trascina le alghe, sbatte sugli scogli.

Mare (8)

E mostra la parte profonda di sé ai nostri occhi meravigliati e increduli.
L’onda.
L’onda che nasce da lontano, e lenta cresce e prende vigore.

Mare (9)

E poi giunge al suo destino, seguendo il ritmo dell’universo.
Danzano le onde, con una sincronia perfetta.

Mare (10)

Quando ti trovi davanti al mare e odi una voce sola.
E la forza della natura è più potente di ogni dubbio o di ogni esitazione.

Mare (11)
E l’onda si scioglie, svanisce.

Mare (12)

E rimani a guardare il mare.
Il mare agitato, arrabbiato, furioso, il mare che urla e gorgoglia.
E respiri, respiri vento, sale, aria.

Mare (13)

E i tuoi occhi vedono conchiglie e ricci, pesci guizzanti e stelle marine, è la suggestione infinita del mare.
E vorresti tuffarti, toccare il fondo e riemergere stringendo la sabbia in una mano.

Mare (14)

E canta il mare, cantano le sue onde che corrono verso la spiaggia.

Mare (15)

Lì risiede la vera bellezza, nell’inesplicabile armonia del creato, nel ritmo dell’onda che si frange e si dissolve.

Mare (16)
Il mare gioca, gioca con le nostre sensazioni e con il nostro stupore.
E’ il richiamo della grandezza del mare, il mare che è vita e potenza.

Mare (17)
E poi il giorno lentamente declina, il sole imperla il cielo e tinge di rosa l’orizzonte.
E brilla l’acqua che lentamente si placa.

Mare (18)

E tu sei lì, davanti al mare.

Mare (19)