La Madonna di Loreto nella Chiesa dell’Annunziata

Vi porto una nuova volta ancora nella Chiesa della Santissima Annunziata del Vastato in Piazza della Nunziata, una chiesa magnifica che racchiude tra le sue mura autentici tesori.

Se percorrerete la navata destra fino in fondo giungere alla Cappella dedicata a Nostra Signora di Loreto.

Così si staglia la figura di Maria, in una ricchezza di marmi e di elementi decorativi.

Nel soffitto uno splendore di oro e una delicato volo di angeli.

E la sovrasta la grazia di piccoli putti e la lievità delle nuvole dai toni pastello in un contesto di assoluta armonia.

L’incanto, improvviso e rapido, lo dona poi la luce quando si spande gloriosa e tutto rischiara.

Così si ammira la bella statua della Madre di Dio: la Madonna di Loreto venne scolpita da Leonardo Mirano, artista vissuto tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600, sua anche la statua della Madonna con il Bambino sempre sita in questa chiesa e della quale scrissi in questo post.

Questa raffigurazione della Madonna mi colpisce per la regale maestà di Maria, Lei si erge con questa fierezza e risplende nella sua luce mistica mentre tiene a sé il suo bambino, il piccolo Gesù con una mano compie un gesto benedicente e con l’altra regge il globo crucigero.

il candore del marmo chiaro si staglia contro il nero dello sfondo, le colonne sono armoniosamente impreziosite e così racchiudono la nicchia che ospita la bella scultura di Mirano.

Solenne e magnifica resta la figura di lei nella Chiesa della Santissima Annunziata del Vastato.

Come il piccolo Gesù Lei porta la corona sul capo, ha i tratti perfetti, lo sguardo saldo e sicuro, i capelli che morbidi incorniciano il suo bel viso, così Leonardo Mirano volle rappresentare l’eterea beltà della Madonna di Loreto.

 

Alberghi, caffè e negozi: consigli per turisti inglesi a Genova nel 1858

In un tempo diverso dal nostro ecco arrivare nella Superba viaggiatori provenienti dalla Terra di Albione: giungono dopo un lungo viaggio, nel cuore serbano curioso interesse per la città che si apprestano a scoprire, Genova è rinomata ed apprezzata dai turisti inglesi.
E allora mescoliamoci tra loro, nella seconda metà dell’Ottocento molti visitatori arrivano nella Superba con un libro prezioso che li aiuterà a districarsi per le strade della città: si tratta del volume Handbook for travellers in Northern Italy pubblicato dall’editore londinese John Murray nel 1858, la guida è una miniera di informazioni e consigli per i viaggiatori che trascorrono le vacanze in Italia e dalle sue pagine sono tratte le notizie che leggerete.
Sorvolerò sulle indicazioni di carattere artistico e sui luoghi da visitare e invece scopriremo insieme dove alloggiare in questo glorioso 1858.
Raccomandatissimo è l’Albergo d’Italia di recente rinnovato e particolarmente apprezzato dalla clientela inglese, offre colazione con le uova, una comoda smoking room e una fantastica vista sul porto e sulla Lanterna.
Celebre anche l’Hotel de La Ville, il proprietario tra l’altro si occupa anche del commercio della preziosa filigrana genovese.

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

Per un soggiorno in centro città si può scegliere l’Hotel Feder, l’albergo si trova nella centralissima Via al Ponte Reale ed è stato più volte nominato su queste mie pagine.

Celebre e apprezzatissimo è anche l’Hotel Croce di Malta già molte volte citato su questo blog: il Croce di Malta si trova a Caricamento nella Torre dei Morchi e nel tempo sarà meta di scrittori e celebrità, in questo albergo le signore troveranno anche il più celebre negozio di filigrana premiato persino con una medaglia alla Grande Esposizione di Londra del 1851.

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

C’è poi l’Hotel de France che si trova di fronte al Feder, non dimentichiamo inoltre il Quattro Nazioni che è sempre nelle vicinanze.
Colui che compilò la preziosa guida non manca di sottolineare che questi alberghi nei pressi di Sottoripa godono tutti di una vista straordinaria sul porto ma bisogna prestare attenzione ai piani bassi dove il panorama è coperto dalle grandiose terrazze di marmo che si stagliano davanti a quegli edifici.

Fotografia di proprietà di Vittorio Laura

Ricordiamo poi anche l’Albergo Nazionale in Piazza dell’Acquaverde e la Pensione Svizzera che sarà resa celebre da un suo illustre ospite: lo scrittore Stendhal.
Degno di menzione è certamente anche l’Albergo della Vittoria in Piazza della Nunziata.

Tre sono i caffè raccomandati: il Caffè della Concordia in Strada Nuova, il Gran Cairo vicino alla Borsa e il Gran Corso nei pressi del Teatro Carlo Felice.

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

Non mancano certo i consigli a proposito dei negozi: Genova è celebre per le filigrane, come già si è detto, per gli ori, gli argenti e anche per i fiori artificiali.
Gli amanti delle antichità vadano in Piazza della Stampa oppure dal Signor Maggi, in Via Carlo Felice, la strada che verrà poi denominata Via XXV Aprile.

Per le sete e i velluti bisogna andare dal Signor Ferrari in Via Orefici o da Riccini in Campetto, i libri si trovano da Beuf, in Strada Nuovissima, l’attuale Via Cairoli, quella libreria resisterà negli anni e tuttora la conosciamo come Libreria Bozzi.
I dolci e i canditi si acquistano da Romanengo e anche questa, come ben sapete, è ancora una bottega storica tra le più apprezzate di Genova.

L’attentissimo autore della Guida, poi, non manca infine di avere un occhio di riguardo per le debolezze dei suoi connazionali, in fondo quando si è in viaggio capita spesso di sentire nostalgia di casa e delle proprie buone abitudini.
E così, ai viaggiatori inglesi che sentissero necessità di un buon tè o di qualche altro articolo della madrepatria viene raccomandato un certo negozio proprio alla Nunziata, sulla Guida si legge che i prezzi sono anche piuttosto convenienti.
Osservando la città dalle pagine dei libri del passato si scopre una diversa Genova con i suoi alberghi eleganti, le sue botteghe caratteristiche, i caffè che offrono delizie ai visitatori: e allora è come ritrovarsi là, in un altro tempo, come turisti inglesi del 1858 a Genova.

 

La Madonna con il Bambino nella Chiesa dell’Annunziata

Maria tiene tra le braccia il suo piccino che sorride giocoso e felice.
Lui ha i modi di tutti i bambini, è uno di noi.
E c’è questa gioia nel visino allegro di Gesù e c’è questa leggiadria nei tratti acerbi della Vergine, è l’armonia immaginata e scolpita dal talento di Leonardo Mirano nel 1618.

La statua è circondata da altrettanto mirabili opere e si trova nella Chiesa dell’Annunziata che racchiude al suo interno capolavori di valenti artisti e pittori.

Madonna con il Bambino (1a)

Brillano alle spalle della Madre di Dio i raggi scintillanti di oro, luce di bellezza e santità.

Madonna con il Bambino (2)

In un luogo dove sono state pronunciate, nel tempo, molte sommesse preghiere.

Madonna con il Bambino (3)

Ai piedi di Lei il suo monogramma circondato da una ghirlanda di foglie minute e di profumati boccioli di rosa.

Madonna con il Bambino (4)

In questa chiesa così importante per la nostra città.

Piazza della Nunziata (10)

Nel perfetto candore del marmo l’effige di Lei che diede al mondo Colui che fu la salvezza del mondo.

Madonna con il Bambino (6)

E freme la fiammella di una candela accesa da mani devote e fedeli.

Madonna con il Bambino (7)

E sorride il piccolo Gesù, ha lo sguardo dolcissimo da tenero bimbetto e la giovane Maria lo stringe a sé in un affettuoso abbraccio.
E c’è dolcezza e purezza in quei loro occhi che benevoli e generosi si posano su chi osserva.

Madonna Con il Bambino (8)

Miei amati specchi

Miei amati specchi, vetri incantati della Superba che racchiudete immagini tremule di solidi marmi, di croci e azzurro cielo.
Miei amati specchi, effimeri e gloriosi.

Miei amati specchi che raccontate una città nascosta, riservata ai sognatori e a coloro che camminano piano e sanno intravedere stupori incastonati tra pietre antiche.

Piazza Soziglia

E facciate dipinte, panni stesi, semplicemente vita.

Piazza Pinelli (1)

E grandezze fastose nelle piazze dei caruggi.

Piazza Pinelli (2)

Miei amati specchi che celate amori, abbracci, sorrisi, prime colazioni, facce assonnate, stanchezze, entusiasmi, lacrime, desideri e gioie, ninne nanne e promesse.

Piazza delle Erbe (1)

Miei amati specchi, tra persiane che appaiono come inattese esitazioni.

Piazza delle Erbe (2)

Miei amati specchi di stagioni generose e limpide, nel tempo che permette di attendere e aspettare per poi lasciare che gli occhi trovino questa bellezza.

Piazza delle Oche (1)

Miei amati specchi che ospitate l’immagine della Chiesa delle Vigne.

Piazza delle Oche (2)

Miei amati specchi, tra luci e ombre.

Piazza delle Erbe (3)

Splendori brillanti nell’inquieto agitarsi delle bandiere in Strada Nuova.

Via Garibaldi

Miei amati specchi che raccontate mattine di sole, ringhiere, pianticelle verdi.

Piazza della Nunziata (2)

Miei amati specchi dove si riflette il campanile della Chiesa della Nunziata, miei amati specchi che siete una realtà diversa, effimera ed immaginata, sempre nuova e così mutevole.

Piazza della Nunziata (3)

E vi cerco sempre, voi che donate a noi scorci di candide nubi e cielo turchese.
Miei amati specchi, finestre di Genova.

Piazza della Nunziata (14)

L’ultima cena di Giulio Cesare Procaccini

È una straordinaria opera d’arte che potete ammirare nella Chiesa dell’Annunziata del Vastato, è una tela di circa 38 metri quadri dipinta da Giulio Cesare Procaccini, pittore vissuto tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600.
Venne ultimata nel 1618 su committenza di un anonimo, la sua prima destinazione fu l’oratorio del Convento, in seguito venne posizionata in alto, nella controfacciata della chiesa.
Ha subito accurati e complessi restauri effettuati nei laboratori del Centro Conservazione Restauro di Venaria Reale ed è stata poi esposta a Milano, alle Galleria d’Italia di Milano, alla mostra L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri. Napoli, Genova e Milano a confronto. 
Ora la grandiosa tela è di nuovo all’Annunziata, per un certo periodo rimarrà esposta nella navata sinistra della chiesa e pertanto questa è una circostanza eccezionale per ammirarla.

In seguito verrà nuovamente collocata in alto ma, come leggerete sui pannelli esplicativi, la tela era stata pensata per essere posizionata a 2-3 metri di altezza e quindi in questi giorni potrete apprezzarla al meglio.

Vi basterà varcare la soglia di questa nostra celebre chiesa che racchiude notevoli opere d’arte.

Sotto a questo splendore di oro, tra i dipinti e le opere di valenti artisti trovate anche il capolavoro di Procaccini.

Ed è evidente che i miei pochi scatti non possono rendere giustizia alla bellezza di questa tela, le mie fotografie sono soltanto un invito alla visita, un modo per suggerirvi di salire una volta di più le scale di quella chiesa per ammirare quest’opera.
La prospettiva di questa immagine forse restituisce un’idea delle dimensioni grandiose delle tela: là potrete vedere i volti e gli sguardi di coloro che circondano Gesù nel momento dell’Ultima Cena, così li immaginò Giulio Cesare Procaccini.

Camminando in Piazza della Nunziata, ieri e oggi

E accade, un giorno, di ritrovarsi in Piazza della Nunziata.
A dire il vero tutto appare come sempre è stato e questa rimane la piazza attraversata tante volte per andare all’Università, la mia porta d’ingresso per i caruggi, un luogo che frequento abitualmente.
Non è tanto diversa in questo scorcio di passato però non ci sono macchine e si notano due solerti spazzini intenti a pulire la strada.

Addossata al muro della chiesa si vede una piccola costruzione, gli arredi urbani di certe epoche mi sembrano sempre scelti con buon gusto.
E come al solito ci sono i manifesti pubblicitari, si legge anche la scritta bagni che ho ritrovato anche in altre immagini.

E in questo piccolo slargo così comodo nei pressi della Nunziata in un altro periodo della storia di Genova trovò la sua giusta collocazione il chiosco di un liquorista.
In alto i bicchieri, rincuoriamoci con un buon bicchiere di vino corposo!
E si cammina, in un tempo che non è più.

Un vecchio si regge al suo bastone, i ragazzini se ne stanno ritti in piedi sui gradini della chiesa e una giovane fanciulla osserva un po’ intimidita, lei potrebbe chiamarsi Amalia e magari chissà, abita in uno di questi caruggi vicini alla Nunziata.
E ha tutta la vita da vivere e tutti i suoi sogni da realizzare, ancora.

Si chiacchiera, in questo scorcio di tempo del quale noi non possiamo sentire i suoni anche se ci sembra di indovinare le voci e le parole.
E alcuni osservano con attonito stupore il lavoro del fotografo.
Eccole lì le due sorelle, io penso che siano tali, la più piccola porta la mano alla bocca, l’altra sembra quasi sistemarsi i capelli.

Ancora, in una diversa cartolina, si nota di nuovo il chiosco del liquorista e intanto la vita scorre come sempre.

Appoggiato alla base della colonna della chiesa, sulla sinistra, pare esserci uno degli spazzini, anche lui merita una pausa dal suo duro lavoro.
Le gentildonne si dirigono in chiesa, un bianco destriero trotta verso Via Balbi.

Sembrerebbe tutto esattamente come adesso ma c’è un uomo con un carro, il suo cavallo segna il ritmo di un altro tempo.

Ed è la mia piazza, quella di sempre.
Via Balbi sempre a piedi, in un senso o nell’altro.
E il mio liceo proprio lì dietro, in Via Bellucci.
E le corse per prendere l’autobus o la funicolare, accade sempre così, alla Nunziata.

Più bella ancora se la osservi sotto il cielo blu, lo stesso che avrà sovrastato i genovesi di un altro tempo.

Allora però c’erano le carrozze in sosta davanti alla chiesa, c’era un ritmo forse più lento ma certo più faticoso, c’erano parole che non possiamo sentire e desideri forse simili ai nostri.

E c’era una moltitudine di gente che attraversava la Nunziata.
Ognuno con i suoi pensieri, ognuno con la propria vita: una casa a cui ritornare, una famiglia, un lavoro, le gioie e gli affanni.

E così accade, un giorno, di ritrovarsi in Piazza della Nunziata.
E allora ti guardi intorno e osservi le persone che di fretta attraversano la strada.
Ognuno è immerso nel proprio presente, ognuno segue il battito del proprio cuore.

Proprio come sempre è accaduto, in quel tempo del quale non possiamo sentire i suoni, in Piazza della Nunziata.

Modigliani per caruggi

L’altra mattina, per puro caso, sono andata per caruggi con Modigliani.
Mi spiego meglio, cari lettori: come al solito vagavo senza meta, solo per il piacere di gironzolare per i miei vicoli e ad un certo punto mi sono accorta di avere nella borsa il depliant della mostra di Modigliani in corso a Palazzo Ducale.
E quindi abbiamo fatto un giretto insieme, mi sembra logico, no?
Eccoci in Salita San Siro, sotto uno squarcio di turchese tra le case dalle tinte calde.

Abbiamo attraversato Via dei Macelli di Soziglia.
E sì, i colori di questo dipinto mi sembrano in perfetta armonia con le sfumature della città vecchia.

E poi ancora, su e giù per caruggi, lasciandoci alle spalle la chiesa della Maddalena.

Su per la salita, davanti a noi si stagliavano gli edifici nobiliari di Via Garibaldi.

Per caruggi, con Modigliani: non ci siamo persi una tappa in Vico del Duca.

Poi abbiamo percorso la via dei Rolli, devo dire che ho scelto uno fantastico compagno di viaggio.
In ogni luogo, insieme a lui, pura armonia.

Ci siamo fermati davanti alla maestosa chiesa della Nunziata.

E poi, ancora oltre.
Il dipinto riportato sulla copertina della brochure è del 1919 e forse saprete che l’opera si intitola così: Giovane con i capelli rossi o lo studente.
E allora, in questo mio strambo girovagare, ho pensato di portarlo in Via Balbi, nella zona dell’Università.
Sì, ci sono andata apposta, lo ammetto!

A breve andrò a vedere questa mostra prestigiosa, davvero è da non perdere.
Intanto, in un giorno di cielo terso, sono andata per caruggi con Modigliani.
E in ogni luogo, sempre, tutto mi è sembrato perfetto.

In Piazza della Nunziata, davanti alla Chiesa

Se siete turisti e arrivate a Genova con il treno, con tutta probabilità vi capiterà di passare davanti alla Basilica dell’Annunziata.
Vi lascerete alle spalle la stazione Principe, percorrerete Via Balbi e giungerete nella piazza sulla quale si affaccia questa splendida chiesa.
Se volete lasciarvi affascinare dalle meraviglie dell’arte salite quelle scale, qui troverete opere di celebri artisti come Anton Maria Maragliano, Taddeo Carlone e Domenico Piola.

La Nunziata

E certo mi riprometto di mostrarvi presto alcuni di questi capolavori e di raccontarvi certe vicende di questa chiesa.
Camminando sotto a quelle navate, in particolari momenti del giorno, potreste vedere un raggio di luce filtrare vittorioso e lambire l’altare, i marmi e i dipinti.
Davanti a voi Messor lo frate sole, lo quale è iorno, come scriveva San Francesco D’Assisi.
Resterete immobili a guardare, con il fiato sospeso e penserete di aver ricevuto in dono un istante di assoluta perfezione.

La Nunziata (2)

E poi, camminando, sentirete il suono dei vostri passi.
E alzerete lo sguardo e penserete di aver ricevuto in dono un istante di assoluta bellezza.

La Nunziata (3)

E poi, dopo aver lasciato la chiesa, magari anche voi andrete ad aspettare l’autobus alla fermata situata proprio lì di fronte.
C’è sempre tanta gente, a dire il vero, se come me avete un pizzico di fortuna magari vi capiterà di incontrare le persone giuste.
E allora anche voi rimarrete fermi a guardare.
E penserete di aver ricevuto in dono un istante che comprende assoluta bellezza e perfezione.
A Genova, in Piazza della Nunziata.

La Nunziata (4)

Da un diario genovese del passato: le fatiche del popolo

Un diario è prezioso per tante ragioni, vi si raccolgono memorie personali da destinare ai posteri e se si ha sensibilità e intelligenza si tramanda anche lo specchio di una società.
Le righe che seguono sono state scritte da Francesco Dufour, uomo dalla rara capacità di narrare la sua epoca e le relative usanze, senza tralasciare anche i più sfortunati e coloro che ebbero in sorte di affrontare vite faticose.
Da questo diario ho tratto diversi articoli, ho deciso pertanto di includere queste pagine in una categoria dedicata dal titolo Un diario genovese del passato, qui troverete solo le memorie di Francesco Dufour.
E vi lascio con le sue parole e con il suo sguardo rivolto verso Genova e la sua gente.

Il popolo era poverissimo, i lavoratori per campare dovevano lavorare da una luce all’altra.
I pescatori di Cornigliano erano rinomati per il loro coraggio, tutti i giorni dovevano guadagnare qualche cosa perciò varavano i gozzi con qualunque tempo poi remavano al largo fino ai “campanii in scia Lanterna”.

lanterna3[1]

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

 Volevano dire che andavano tanto al largo da traguardare la Lanterna con i campanili della Basilica di Carignano, questo corrispondeva ad alcuni chilometri dalla riva.
Il Gustin di Sestri diceva: “i pesci basta per frize” , cioè la pesca per mangiare un giorno.

Reti
A Cornigliano i “manenti” tutto il giorno lavoravano nella villa (nel senso genovese, cioè gli orti).
Quando non ci si vedeva più andavano a mangiare un boccone e a dormire per poche ore, alla prima luce partivano con il carro per andare a Genova in Piazza della Nunziata dove c’era un mercato.

Piazza della Nunziata

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Coltivavano soprattutto primizie, cioè carciofi e asparagi.
Le serre erano irrigate dall’acqua che veniva estratta dal sottosuolo mediante una noria, un bindolo tirato in tondo da un cavallo.
Tutti i poveri erano ridotti dalle privazioni ad avere la salute malferma, quasi tutti erano tisici.
Si pensi che allora le malattie infantili erano in gran parte mortali, pochi bambini arrivavano al settimo anno di vita.
Allora non c’erano le pillole, il medico prescriveva tanti grammi di calomelano o di chinino e il farmacista faceva i pacchetti o i cachet.
Papà aveva una bilancia di precisione e faceva lui stesso le dosi.

Farmacia Sant'Anna (15)

Antica bilancia della Farmacia Sant’Anna

Allora la miseria era tanta e se si aveva bisogno di fare una commissione o portare un peso si trovava sempre per strada un ragazzo o un poveretto contento di guadagnare qualche lira.
Era in voga una curiosa industria, i poveri si inginocchiavano con fare molto contrito dinanzi alle cassette delle elemosine nelle chiese poi, con una bacchetta sporca di vischio, tiravano fuori qualche monetina.
Era molto in voga rubare il portafoglio sul tram e preferito era il tram 27 che andava da Principe a De Ferrari, attraverso le piccole gallerie che c’erano ancora.
C’era una categoria di persone, i poveri, i quali vivevano praticamente di elemosina; ce n’erano parecchi davanti ad ogni chiesa e molte madri con bambini piangenti in collo.
Tanti poveri venivano a bussare alla porta di casa, continuamente si sentiva dire: “Signora, c’è un povero“.
Nelle scale della nostra casa in Via Balbi c’era sempre una folla che aspettava lo zio, naturalmente c’erano molte “casane” abituali (casane in genovese significa clienti o avventori).
A qualche povero si dava una scodella di minestra che si metteva sulla finestra del ballatoio; una volta un tale la lasciò, era la fine di un’epoca.

Via Balbi

Cartolina apppartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Gente comune nelle cartoline di Genova antica

A volte in certe immagini del passato trovi un mondo che diversamente non potresti mai vedere, a volte  puoi scorgere certi dettagli nelle strade percorse dalla gente semplice e comune.
Così nasce questo post, osservando le cartoline di Stefano Finauri mi sono accorta di una particolare figura ritratta dai fotografi e ho iniziato una piccola ricerca dedicata a una precisa categoria di lavoratori.
E poi fatalmente altre persone hanno colpito la mia attenzione, accade sempre.
Venite con me, andiamo indietro nel tempo e iniziamo il nostro breve viaggio in Piazza della Nunziata, come sempre c’è un gran viavai.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E al centro dell’immagine si nota una donna ritratta di spalle, lei da sola è già un romanzo tutto da scrivere.
Chi sarà mai costei? E’ una levatrice, una sarta, una lavandaia?
E cosa c’è il quella sua borsa voluminosa che sembra così pesante?
Lei per me è la Scià Colomba, sono quasi certa che questo sia il suo nome, la conoscono tutti da queste parti.

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Lì accanto a lei, impegnati in un lavoro faticoso e sfibrante, ci sono alcuni uomini ed è proprio a loro che è dedicato questo articolo, sono gli spazzini della vecchia Genova.
Con tutti quei cavalli c’era bisogno di una certa solerzia per tenere pulite le strade e qui sono addirittura in tre a darsi da fare, sullo sfondo si nota un tizio che sembra osservare il loro lavoro, a dire il vero pare un po’ perplesso.

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E sull’angolo con Via Polleri si nota l’insegna dell’ufficio postale, lì sotto c’è pure la gente in coda!

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Spostiamoci in una piazza lussuosa ed elegante, a Fontane Marose ci sono uomini d’affari e ragazzini vestiti con l’abito da marinaretti.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E sì, ci saranno avvocati, notai, alcuni forse discutono di alta finanza e c’è anche una figura non meno importante: lo spazzino.

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In un altro scatto di Fontane Marose si nota un curioso particolare: nei pressi del lampione ci sono il cesto e la ramazza, poi c’è uno strano contenitore.
Che sia un cassonetto d’epoca? E se non lo è qualcuno di voi sa di cosa si tratti?

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Scendiamo in San Lorenzo e qui la folla è ancora numerosa.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E ancora ecco l’uomo che fa in modo che le dame genovesi non si sporchino il bordo dell’abito, è grazie a lui se le strade sono pulite.

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E poi se scendete a Caricamento ecco cosa vedrete, all’epoca questa era Via Carlo Alberto.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Fate caso alla parte sinistra dell’immagine, in ombra c’è un uomo seduto su un gradino.
Sarà un mendicante?
Certe vite vengono dimenticate, restano lì, in un angolo.
Eppure c’è anche lui in questa fotografia, c’è anche l’uomo seduto per terra.

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E ci sono le insegne, tra le altre una indica la trattoria e una si riferisce a un negozio che vende turaccioli di Spagna.

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Un cavallo, un calessino e lì accanto chi c’è? Sempre lui, lo spazzino!

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E ancora, andiamo in Piazza del Principe.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Un carro con le botti, un altro mezzo che ha come destinazione Rivarolo e poi gli uomini con la ramazza e il cesto, uno dei due sembra che si sia accorto del fotografo.
E osservate la strada, mi sembra piuttosto pulita.

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E questa è Corso Andrea Podestà, nel quartiere di Carignano.
Si va al passeggio, c’è chi porta fuori il cane e i bambini giocano per la strada.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Marito e moglie camminano fianco a fianco, lui pare avere un bastone.
E lì in primo piano ci sono due bimbetti e ancora l’uomo con il cesto e la scopa.

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E naturalmente se si va a zonzo con me si finisce sempre nei caruggi!
Eccoci in Soziglia, in un giorno qualunque, come sempre qui c’è un sacco di gente, questi siamo noi, in un altro tempo.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E anche nei vicoli si incontrano vite che sono romanzi, poesie e supposizioni.
C’è la bimba con il cagnolino al guinzaglio e una donna di una certa età dall’aspetto severo, sembra immersa nei suoi pensieri.

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La ragazza con lo scialle è innamorata, ne sono certa, ha quel fare quasi svagato, pare che quasi non si accorga delle persone che la circondano.
E colei che invece si vede di spalle al centro della foto è una madre di famiglia e corre a casa dai suoi bambini, ha il passo svelto e deciso.

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E poi c’è un gruppo di amiche.
Sono eleganti e raffinate, indossano vezzosi cappellini, direi che sono uscite insieme a far compere.
In mano reggono dei pacchi, secondo me hanno comprato delle stoffe per rinnovare il guardaroba.
E chiacchierano, lo shopping non è ancora terminato, ci giurerei!
Chino sulla strada, di fronte a loro, c’è un uomo.
Ha la scopa, il capiente secchio e una paletta.
E compie il suo lavoro a beneficio di tutta la comunità.
In quanti scatti ho trovato gli spazzini!
In ogni strada e in ogni piazza della Superba c’erano anche loro, preziosi custodi della bellezza di Genova.

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