Luci, fiori e bolle di sapone

Luci.
Luci spente, in una giornata luminosa.
Sospese sul mare e sul cielo.

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E sui tetti e sulle vele al Porto Antico, sul profilo della città vecchia.

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Fiori.
Ondeggianti, davanti a una persiana in Campo Pisano.

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E bolle, bolle di sapone.
Una, due, tre, è la magia di un artista di strada in Piazza De Ferrari.

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E poi, un leggero soffio di vento.
E le bolle si alzano tremule verso il cielo, è un gioco di colori e trasparenze.

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Spesso la bellezza è così, se ne sta racchiusa in un istante, in questa fragilità.

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E ancora luce.
Calda e avvolgente, crea un’affascinante atmosfera.
Il tavolino, i soprammobili, le scatoline di latta: è la vetrina di Bachelite, un negozietto di articoli vintage ai Macelli di Soziglia, una botteguccia che attira sempre la mia attenzione.

bachelite

E ancora petali.
Smarriti, perduti, alla ventura.

fiore

E ancora bolle.
Fluttuano davanti alle finestre, si scontrano, svaniscono.

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E sole.
Brilla lucente tra le case, sfiora le ardesie e il campanile della Chiesa delle Vigne.

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Altrove un ultimo incanto.
Solo un raggio di luce, lambisce il muro e vi si posa.
Rimane a rischiarare un dettaglio di poco conto, difficilmente si potrebbe pensare che meriti di essere immortalato.
Se non fosse per il sole, se non fosse per la luce.

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Dai caruggi ai tetti

Ci sono giornate che iniziano così, con la prepotenza della luce che si fa largo in certe stupefacenti angustie, tra i tetti che paiono sfiorarsi, per scendere giù, fino a terra.
Ieri mattina, in Vico dell’Argento.

Vico dell'Argento

Dal grigio a tutti i colori dei vicoli, accade, in certi periodi dell’anno.

Salita San Siro

E sai, il sole qui è come un ragazzino timido, lo vedi far capolino dietro a un palazzo, quasi si mostra, poi si nasconde.
Poi ride, ti provoca, di nuovo.
E scappa via.

Vico di Pellicceria

D’improvviso, ritorna ancora.

Vico alla Torre di San Luca

Accade, in certi periodi dell’anno.
Luce che batte sulle pietre, riscalda i muri, a breve svanirà.

Vico Colalanza

E poi.
E poi magari dalle parti di Soziglia trovi un portone aperto.
Sali le scale, tutti i gradini, uno per uno.
Forse ci sarà una finestra per guardare fuori?
Solo una, all’ultimo piano.

Tetti

E poi, allora, lo sguardo si perde tra i tetti, tra le ardesie e le spiovenze.

Tetti (2)

Nello stupore dei soliti minuscoli terrazzini, rigogliosi di verde e di vita che rinasce.

Tetti (3)

La prospettiva della città, quello che non puoi vedere dal fondo di un caruggio.
Ringhiere, tavolini, finestrelle, su ogni gradino un vaso di piante.

Tetti (4)

I piani alti sotto l’azzurro cielo e un fiero rampicante che cresce indomito.

Tetti (5)

Fiori che sbocciano, ombrelloni per godere di una rinfrescante ombra, geometrie di caruggi che puoi solo immaginare.

Tetti (6)

Ci sono giornate che iniziano seguendo un raggio di luce.
E poi ti ritrovi sopra i tetti di Genova, a contare i comignoli e gli abbaini accarezzati dal sole tiepido di primavera.

Tetti (7)

A far la spesa con le servette del 1882

Guardate, se fate attenzione potrete vederle anche voi, sono “E servette invexendæ” e quest’ultimo termine una volta tradotto dal genovese forse non rende appieno la totalità del suo significato: le nostre servette, protagoniste di questa storia, sono prese da una sorta di frenesia, sono eccitatissime!
E insomma, eccole qua, tutte invexendæ!
Sono loro le eroine alle quali è intitolata una canzonetta in genovese che si trova nel mio magnifico lunario del 1882, oltre alle vie e agli esercizi commerciali, alle pubblicità e a una miriade di informazioni in questo volumetto ci sono anche splendidi componimenti in dialetto che offrono suggestivi spaccati della società dell’epoca.
A tradurre questo gioiellino di genovesità, non certo privo di parole ostiche per lettori non esperti, è stato come sempre il mio caro amico Pino che conosce il genovese a menadito, Pino ha già tradotto per me le peripezie di Madama Cinciallegra e adesso mi ha fatto questo nuovo regalo, a lui vanno i miei ringraziamenti per questa nuova piacevole chicca.
Dunque, dicevamo? Ah, già le servette!
Dovete sapere che se ne escono di casa con un cestino per fare il giro delle botteghe.

Cestino
E sapete chi incontrano?

Gh’è o zuenotto chi le ammïa,
Chi ghe fa sempre l’eûggin

C’è il giovanotto che le guarda
Chi fa sempre l’occhiolino.

E che sospiri, qualcuno manda loro dei bacetti e le nostre servette sono sempre molto compiaciute!
Su su, c’è la spesa da fare e si comincia dalla bezagninn-a, la fruttivendola, poi si passa da-o maxellâ, proprio il macellaio!
E lì le nostre servette fanno un can can che non vi dico!
Sapete perché? Vogliono la carne gratis e ognuna sceglie il pezzo che preferisce.

Macelleria Nico

Macelleria Nico – Via ai Macelli di Soziglia

E in un vero e proprio esercizio di stile l’autore della canzonetta enumera tanti tagli diversi di carne e pare davvero vederle queste ciarliere signorine: una vuole questo, l’altra vuole quello!
Le sentite come cianciano?

Mercato Orientale (10)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E non è finita, eh?
Dalla lattaia fan di ciæti, chiacchiere e pettegolezzi, è ovvio!
Eh, poi come al solito queste servette fan delle storie, si lamentano perché

o læte ghe pä scûo
e o bitiro troppo æguôu

il latte sembra scuro
e il burro troppo acquoso

Latteria di Via Prè

Latteria in Via Prè

E poi ancora: vanno dal fidiâ, il pastaio, poi dal farinotto e dal carbonaio.
E per ognuno hanno un mugugno diverso: il negozio è troppo pieno, la farina è scura, l’olio non è buono, il carbone non è della migliore qualità!
E sono esigenti, sì, non vogliono essere certo licenziate dal padrone e dalla sua signora!
Tutte attendono un momento speciale della giornata, aspettano di incontrare il loro innamorato, all’Acquasola o lungo le mura della città.

Acquasola (18)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Guardatele, stan a fa da parisseûa, fan le cinciallegre!
Fino a quando scende la sera.
E poi torneranno ancora, di nuovo, il giorno successivo.
Perse nella tenerezza di un sentimento, immortalate nei versi di una canzonetta antica, tanto semplice quanto vera.

La Marina

Camminando sotto le luci

Camminando sotto le luci, nei giorni che precedono il Natale.
E sì, per me la città è più allegra, io amo certe luminarie, in alcuni luoghi sanno rendere più scenografiche le vie.
Via Luccoli, bella ed elegante, è vestita a festa.

Luci (2)

E brilla una luce azzurrina presso certi imperdibili incroci.

Luci (3)

Natale è fiocchi rossi e luccicanti sospesi nel buio.

Luci (4)

E in alcuni tratti, attorno alla Maddalena, si leggono parole di luce e tra tutte ne prediligo una che si trova all’inizio di Vico Inferiore del Ferro, sarà perché amo stupirmi e credo che sapersi sempre sorprendere sia un grande dono.

Luci (5)

E poi giù, verso i Macelli, nei luoghi dove tutto è già suggestivo.
Aggiungi le luci.
E guarda.

Luci (6)

E nella piazzetta, tra i banchi della frutta e del pesce.

Luci (7)

E ancora azzurro, tra sfumature di pesca e di rosso.

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E poi ancora caruggi, insegne, negozietti, tavolini e sedie, sotto le feste.

Luci

E un albero di scatoline nella vetrina di una raffinata pasticceria genovese.

Luci (10)

Pasticceria Profumo

Palazzi splendenti che non hanno neppure bisogno di ulteriori illuminazioni.

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E l’albero più lucente della Superba si specchia nell’acqua del mare.
Fai come me, fermati alla ringhiera, aspetta.

Luci (12)

Brilla, brilla, brilla.

Luci (13)

Aspetta.
Aspetta che il sole scenda piano e diffonda il suo chiarore in lontananza perdendosi tra certi bagliori d’argento.

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Guarda, le luci del Natale e le luci del quotidiano.

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Le linee, i disegni perfetti tracciati nel cielo della sera.

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I colori e i riflessi della città.

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E bronzo, oro, bianco, nel mare di Genova.

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Aspetta che sia buio, allora tutto riluce ancor di più.

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E c’è un luogo, a Genova, che ha la dimensione raccolta di un presepe incastonato in una piccola e meravigliosa insenatura.
Vai a Boccadasse, in una sera d’inverno.

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Dormono i gozzi, nel buio silenzioso.
Là, sullo scoglio proteso sul mare, brilla di blu un semplice alberello e si riflette nell’acqua, in una notte di dicembre, a Boccadasse.

Luci (20)

Genova sotto le luci

Genova sotto le luci.
E sono le luci di Natale che si confondono con quelle della città, in certe strade ampie e spaziose.
E splende e brilla la prospettiva di Via Venti Settembre, tra finestre accese e vetrine.

Via XX Settembre (2)

Resto, osservo la sera che scende piano.

Via XX Settembre

La sera ha riflessi dorati che accarezzano Palazzo Ducale e l’acqua calma della fontana.

Piazza De Ferrari (2)

Ed è un bagliore di blu e uno scintillio di rosso.

Piazza De Ferrari (3)

Ancora oro, oro e musica e il Teatro Carlo Felice.

Piazza De Ferrari (4)

A guardar tra i rami, oltre quelle luci.

Piazza De Ferrari

Genova sotto le luci, come ovunque accade, nel periodo di Natale.
Anche in riva al mare, dove il sole al tramonto si infuoca, nella bella Nervi.
Ed è il verde brillante a illuminare il Viale delle Palme.

Nervi

Ma alcuni, come me amano gironzolare per i caruggi, anche quando non c’è nessuno.

Via San Luca

E in certi luoghi sono altri gli effetti luminosi che creano potenti suggestioni.
Accade quando il buio avvolge ogni cosa e un luce vivace cade sui marmi e sui portali di certi edifici, sui fregi e sugli angeli che decorano la facciata della chiesa di San Siro.

Chiesa di San Siro

E poi certe luci sono d’effetto perché mettono ancor più in risalto la bellezza di certi palazzi.

Via Luccoli

Ed è azzurro, quasi come di ghiaccio o come fiocchi di neve in Via Luccoli.

Via Luccoli (2)

Ed è oro ancora sulla facciata di Palazzo della Meridiana.

Palazzo Della Meridiana

Brilla e riluce Genova, quando scende la sera.

Piazza della Meridiana

E più di ogni altro luogo risplende Via Garibaldi, un tempo detta Strada Nuova, tra musei e dimore nobiliari che hanno veduto i fasti di Genova.

Via Garibaldi (2)

Sotto la luce bianca e candida della luna.

Via Garibaldi (3)

E io con la mia passione per i caruggi mi infilo in Vico del Duca e mi guardo indietro.

Via Garibaldi (4)

E poi ancora, passeggiando in Strada Nuova, sotto i riflessi d’argento e di bianco.

Via Garibaldi (5)

In questa che è sempre, in qualunque stagione la strada più elegante di Genova.

Via Garibaldi (6)

E poi altrove, dove Natale diventa archi d’azzurro, caruggi e Madonnette.

Vico del Ferro

Giù per i Macelli, che fatica aspettare che non passi nessuno!

Macelli di Soziglia

Una stella cometa brilla davanti a San Matteo.

Chiesa di San Donato

E un’altra ancora in San Filippo, in queste chiese che non hanno bisogno di alcuna luce artificiale per colpire lo sguardo del visitatore.

Chiesa di San Filippo
Un cielo di stelline sovrasta Via di Scurreria, una delle strade che trovo sempre affollata.

Via di Scurreria

Scendo e intanto guardo le stelle, guardo i palazzi, le persiane aperte e certi soffitti.
Osservo la città solo le luci.

Via di Scurreria  - Campetto

E poi via, via dalla folla, cercando un luogo dove non ci sia nessuno.

Vico Lavagna

E a cercare la luce e il buio nella città verticale, sotto la Torre dei Maruffo illuminata dai faretti.

Torre dei Maruffo

Davanti agli splendori della Superba.

Palazzo Ducale (2)

Quando scende la sera e Genova è sotto le luci.

Luminaria

Il vicolo più stretto di Genova

Vi siete mai chiesti quale sia il vicolo più stretto di Genova?
E secondo voi qual è il modo migliore per scoprire il caruggio che detiene questo primato?
Ma è semplice, basta armarsi di metro e andare a fare le opportune misurazioni.
E’ ciò che ho fatto in compagnia di persone che hanno avuto voglia di venire con me a svolgere questa  ricerca appassionante che ancora non è terminata.
E il punto di partenza è un’informazione piuttosto nota: si dice che il caruggio più stretto del nostro centro storico si trovi dalle parti di Soziglia.
E noi iniziamo da qui il nostro giro per la città vecchia.
E partiamo da Vico della Rosa, il vicolo che unisce i Macelli alla Maddalena.
Salendo alla nostra destra troveremo Vico del Pepe,  come si può vedere è ampio e spazioso, c’è una bicicletta appoggiata al muro, pura poesia.

Vico del Pepe

E ci sono i rampicanti che scendono sfidando il buio.

Vico del Pepe

Alla fine di Vico del  Pepe inizia Vico della Luna che sbocca proprio ai Macelli, i due caruggi formano una sorta di L ed è appunto il Vico della Luna ad avere fama di essere il più angusto della città.
Si dice che sia largo appena 1 metro e 8 centimetri ed è proprio così anche se nella sua parte centrale si allarga.

Vico della Luna

L’immagine soprastante è scattata da Via dei Macelli e non c’è maniera di riuscire a fotografare la targa diritta.
Forse con una scala? Può darsi, ma già vado in giro con il metro e direi che per ora può bastare, eh?

Vico della Luna (2)

Tuttavia, da frequentatrice di vicoli, mi pare di averne visti di più angusti!
Diamo un’occhiata, non si sa mai!
Ad esempio, Vico delle Vigne mi è sempre sembrato stretto: alla confluenza con la piazza  è 1 metro e 28 centimetri, che larghezza!
E allora? Io ho in mente un vicolo strettissimo, in un’altra parte della città vecchia.
E’ Vico delle Monachette, un caruggio che si trova tra Via Prè e Via Balbi e da questo lato è abbastanza ampio, non ci sono dubbi.

Vico delle Monachette

Ma scendiamo in Via Prè, alziamo lo sguardo verso l’alto, i palazzi di Vico delle Monachette paiono quasi toccarsi.

Vico delle Monachette

E questa è una della zone della città che amo in modo particolare: antica, suggestiva e caratteristica.

Via Prè (5)

Ed eccoci qua, con tanto di metro, sotto gli sguardi allibiti dei passanti.
Misuriamo questo breve caruggio?
Signori, rullo di tamburi: in questo tratto Vico delle Monachette è solo 79 centimetri.

Vico delle Monachette (2)

Ma forse Vico della Luna detiene il primato perché complessivamente è più stretto? Chi lo sa!
La mia ricerca non è finita, nel corso di queste passeggiate la gente si incuriosisce, interviene e fornisce interessanti suggerimenti.
E un signore mi ha detto che, a suo parere, c’è un altro vicolo in una diversa zona della città che dovrebbe essere parecchio angusto: non se ne ricordava il nome ma mi ha dato qualche indicazione.
E appena lo troverò vi farò sapere, non ne dubitate!
Se per caruggi incontrate una con un metro in mano sappiate che quella sono io.
Sto cercando in vicolo più stretto della Superba.

Vico delle Monachette (3)

Le mampae, in cerca di luce

La luce è un bene prezioso.
Le case alte e strette dei vicoli, addossate una sull’altra, a volte hanno problemi di luminosità, accade soprattutto ai piani bassi, come vi sarà facile comprendere.
I genovesi, però, sono persone ingegnose, che sanno trovare una soluzione per tutto.
E allora, come fare?
Come rimediare alla cronica mancanza di luce?
Questa è Via di Mascherona.

Avete osservato bene le finestre?
Quei pannelli, protesi in fuori sono le mampae, termine che deriva dallo spagnolo mampara e che significa paravento,  all’interno sono foderate in lamiera in modo da agevolare  il riflesso della luce.

Quando sono richiuse proteggono la finestra.

Ingegnoso, vero?
Ne sono rimaste poche a Genova, oltre a queste, io ne conosco due ai Macelli di Soziglia.

Racconta Vito Elio Petrucci che un tempo si usavano delle grandi cornici di legno, sulle quali veniva teso un lenzuolo che aveva appunto il compito di riflettere la luce.
Una volta ce n’erano molte a Genova, come testimonia questa immagine che appartiene a Stefano Finauri, appassionato collezionista di cartoline antiche e proprietario del sito Genovacards, che voglio pubblicamente ringraziare per avermi permesso di utilizzare le sue immagini.
Eccole le mampae, in Via del Campo: il telaio, la stoffa bianca e tesa a catturare la luce che sfugge.


Via del Campo, Collezione Stefano Finauri

E ancora, in Via Conservatori del Mare.

Via Conservatori del Mare, collezione Stefano Finauri

Immagini di altri tempi, immagini ricche di nostalgico fascino.
Quando passate in Via Di Mascherona alzate lo sguardo, lì ci sono ancora le mampae, l’ingegnosa invenzione dei genovesi, cacciatori di luce.

Tele della Casana

Oggi vorrei presentarvi un negozio, che si trova in Via ai Macelli di Soziglia, poco dopo l’incrocio con Via della Maddalena.

E’ un negozio dove troverete molte cose belle per la vostra casa.
Canovacci, tessuti lavorati artigianalmente, dai colori raffinati e gradevoli.
E sempre incantevoli ed allestite con grande buon gusto sono le loro vetrine. Potreste vederle così, in estate, con questi toni marini e tenui.

E in questi giorni che si approssimano al Natale, invece, la vetrina si veste di un bel rosso allegro e scintillante.

E’ un ambiente molto caldo ed accogliente, dove è molto piacevole fare acquisti.

E le tele hanno tinte ora delicate ora sgargianti.

E  c’è anche molto altro in questo bel negozio.
Quando venite nei caruggi, passate a sbirciare il loro assortimento di oggettistica per la casa.
E se siete di quelli che nei vicoli non ci vanno mai, torno a domandarvi, ma perché vi private di questo piacere?
Non sapete cosa perdete, davvero!
Camminare per i caruggi, senza traffico, senza macchine, in quella penombra, in quei chiaroscuri, aggiunge un valore al piacere dello shopping, e vi porta a scoprire negozi come questo.

 

Oltre ai tessuti qui potrete trovare un’ampia scelta di saponi profumati e porcellane allegre e multicolori.

L’allestimento vi consente di scegliere il miglior abbinamento alle presine, agli strofinacci ed alle tovaglie.

E per completare la vostra tavola, ecco le loro posate.

E’ un posto che certo merita una visita, qui troverete oggetti   originali e allo stesso utili per la vostra casa e poi è quasi  Natale, e io credo che un pacchetto uscito da questo negozio non possa che far felice la sua destinataria.
E  i colori sono davvero splendidi: azzurro, blu, lilla, verde oliva, bianco panna e rosa.
Tinte in gradazione e buon gusto, ai Macelli di Soziglia, da Tele della Casana.