Scoprendo le bellezze della Chiesa di San Nicolosio

È un’antica Chiesa di Genova non molto nota e si affaccia sulla Salita di San Nicolosio, nella quiete di questa zona alle spalle della Zecca.
L’origine della Chiesa di San Nicolosio è molto lontana nel tempo: infatti, come scrive Amedeo Pescio, venne fondata nel 1305 per le Monache Cistercensi su terreni dell’Abbazia di San Siro.
In seguito qui si stabilirono le Clarisse e infine i Terziari Francescani.
Appena si varca la soglia si è subito colpiti dalla bellezza di questa chiesa genovese.

La Chiesa è anche ricca di dipinti, ve ne mostrerò alcuni che ho trovato di particolare interesse.

E così entrando, alla vostra sinistra, alzate lo sguardo ad ammirare la Sacra Famiglia.

Un’antica targa racconta di lontane devozioni.

E appoggiato al muro vedrete lo stendardo di San Nicolosio.

Alzando gli occhi, poi, non mancate di ammirare le diverse decorazioni e gli affreschi che abbelliscono la chiesa.

Di particolare interesse è la cappella di San Francesco.

Ricca e fastosa è la decorazione della volta della cappella che mostra San Francesco in gloria opera di G.B. Carlone che è anche autore di altri diversi affreschi siti sulla volta della Chiesa.

E con grande suggestione il misticismo e la fede sono così rappresentati nel dipinto che ritrae San Francesco che riceve le stigmate opera di Bernardo Castello, artista vissuto tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 e del quale potrete ammirare anche altre opere.

Ed è sempre ieratica la figura del Santo di Assisi.

Il crocifisso è opera dello scultore Giovanni Battista Bissone.

Sulla parete sinistra di questa cappella c’è poi un dipinto che mi ha colpita in maniera particolare per la sua grazia: così circondata dagli angeli e ritta sulla falce di luna questa è la bellissima Immacolata di Benedetto Angelo Rossi.

E l’armonia così sfiora il marmo.

Nella Chiesa di San Nicolosio vi è anche una statua dell’Immacolata Concezione attribuita alla Scuola di Anton Maria Maragliano.

Ed ecco ancora un affresco di G.B. Carlone che mostra di nuovo San Francesco che riceve le stigmate.

Colori delicati, tinte biscotto e raffinate decorazioni.

Sull’altare maggiore è posto un magnifico dipinto di Giovanni Andrea Ferrari: “San Francesco presenta i Santi patroni San Ludovico IX Re di Francia e Santa Elisabetta Regina di Portogallo”.

Ai lati dell’altare sono poi poste due statue lignee che rappresentano appunto questi Santi.
A sinistra c’è San Ludovico IX Re di Francia.

E sulla destra si ammira Santa Elisabetta Regina di Portogallo.

Questa antica chiesa era un tempo frequentata con fervore religioso da Maria Drago, madre di Giuseppe Mazzini: la famiglia, infatti, abitava a poca distanza da qui in una casa oggi non più esistente.
Come si legge sul volume “Genova risorgimentale” di Leo Morabito fu la madre del patriota a lasciare alla Chiesa un calice d’argento come ex voto per chiedere a San Francesco di proteggere suo figlio in esilio.

Ed è ancora San Francesco ad essere così rappresentato nella statua lignea opera di Anton Maria Maragliano.

E suggestiva è anche la statua nella quale è così effigiato Sant’Antonio da Padova.

Questa chiesa nascosta e cosi poco conosciuta racchiude tesori inaspettati che meritano di essere scoperti: dietro la sua facciata semplice si nascondono queste ed altre ricchezze.
La zona di San Nicolosio ha subito negli anni diversi stravolgimenti urbanistici che hanno cambiato l’aspetto di questa parte di Genova e su di essi non mi sono dilungata con l’intenzione di mostrarvi soltanto le molte diverse ragioni per visitare questa chiesa genovese.
Ho tratto alcune informazioni dal libretto che si può acquistare in chiesa e intitolato “Chiesa di San Nicolosio nel contesto della vita genovese e francescana del XIII Secolo” curato da Mariano Maio, tra queste pagine troverete diverse notizie anche sulle comunità religiose legate a questa chiesa.

La domenica mattina, alle 10.00, nella Chiesa di San Nicolosio si celebra la messa e così se andrete in orario consono avrete occasione di partecipare alla messa e in seguito di visitare la chiesa.
Sotto questa luce dorata queste sono le antiche bellezze della Chiesa di San Nicolosio.

San Pasquale Baylon in adorazione del Santissimo Sacramento

E vi porto ancora con me nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, una chiesa genovese ricca di raffinate opere d’arte.
Qui, dolcemente lambita dalla luce dorata, trova posto la scultura in legno realizzata da Anton Maria Maragliano tra il 1710 e il 1713 e raffigurante San Pasquale Baylon in adorazione del Santissimo Sacramento.
È un’opera di stupefacente bellezza e di straordinaria armonia per i suoi colori, per il senso del movimento e per la vivacità dell’insieme.

Ecco il Santo con il suo saio, umile resta in preghiera a mani giunte.

E sullo sfondo un panorama rasserenante e poi nubi leggere e davanti a lui gli angeli, con la loro lievità palpitante.

Le ali aperte, gli sguardi fidenti, i manti smossi da lievissimo vento, i ricci a incorniciare i visi perfetti, le creature celesti reggono l’ostensorio davanti al quale San Pasquale rimane in devota adorazione.

Un putto e un sacro testo tra le sue manine.

San Pasquale Baylon è patrono dei cuochi, dei pastori e delle donne nubili e si celebra la sua festività il 17 maggio.
L’estro artistico e il talento di Anton Maria Maragliano ci hanno donato quest’opera intrisa di misticismo nel quale lo rivediamo davanti agli angeli.

E così potete ammirarlo nella nostra Basilica della Santissima Annunziata del Vastato.

L’Oratorio di Nostra Signora del Rosario

È uno dei luoghi di lontana devozione sito nella città vecchia, l’Oratorio di Nostra Signora del Rosario è un gioiello nascosto incastonato tra le case vetuste di Salita a Santa Maria di Castello e poco distante da questa antica chiesa.
Come si legge nel volume “Gli oratori di Genova” di Paolo Novella edito da Compagnia dei Librai questo luogo di fede divenne sede di una confraternita che aveva la sua origine nella metà del XVI Secolo nella Chiesa di Santa Maria di Castello.
Da principio a questa confraternita si unì la Confraternita delle Anime Purganti e nel 1690 quella intitolata al SS. Nome di Dio e infine, agli inizi dell’Ottocento, si unì anche un’altra Confraternita dedicata a Nostra Signora del Rosario e un tempo avente sede presso il perduto Convento di San Domenico.
La sede della Confraternita è questo locale raccolto e prezioso che negli anni precedenti al 1800 era parte del Monastero di Santa Maria delle Grazie.

Una mattonata, un portoncino verde e oltre quella soglia una devozione tenacemente custodita.

Un altare marmoreo, candelabri dorati, alle pareti quindici dipinti settecenteschi con i misteri del Rosario.

E questa semplice raffinatezza.

Qui si trova un Crocifisso processionale sempre settecentesco e di modeste dimensioni.

Sull’altare è posta la statua in legno raffigurante la Madonna e attribuita al valente scultore Anton Maria Maragliano.

Una grazia radiosa così rischiara il viso di Maria.

Ed è ancora la Madre di Dio ad essere effigiata in un’altra opera presente in questo oratorio: questa è la Madonna del Rosario scolpita nel legno nel 1767 da Giovanni Maragliano, nipote del già citato Anton Maria.
La statua veniva usata nelle processioni e fu restaurata nel 1840 da Paolo Olivari e nel 1880 da Gaetano Graffigna.

E così si coglie questa dolcezza sul viso di Maria.

Angeli giocosi la circondano.

Tra le dita Maria stringe il suo Rosario così come il piccolo Gesù che con l’altra mano regge il mondo sul quale è posta la sua croce.

Ed è un tripudio di angeli a cantare la gloria della Madonna.

A mani giunte, in preghiera.

Là, sul soffitto, le decorazioni ottocentesche opera di Michele Canzio.

Rimane ancora la testimonianza di questa fede antica: le cappe di colore blu dei membri della Confraternita simboleggiano la devozione domenicana alla Madonna del Rosario.

Affissa sul muro vi è poi un’antica e curiosa iscrizione con delle precise prescrizioni.
Infatti, i proprietari della casa dove si trova l’Oratorio sono obbligati a mantenere il tetto dell’Oratorio stesso e a tenere pulito e sgombro di macerie il cortile retrostante.

In un locale attiguo si conserva poi un antico carretto che in epoche difficili e molto lontane veniva utilizzato per il trasporto delle bare.

Nello stesso luogo è anche custodito lo stendardo che è opera di Giuseppe Isola e reca da un lato la bella immagine della Madonna del Rosario, dall’altro lato si può ammirare invece la figura di San Domenico.

Sono queste le molte bellezze dell’Oratorio di Nostra Signora del Rosario che si trova in Salita a Santa Maria di Castello, in questo tratto accanto alla chiesa.

Là, dove agli abitanti di questo edificio è stato lasciato il compito di prendersi cura del tetto dell’Oratorio e del cortile retrostante.

Là, dove questo marmo indica l’esistenza dell’antico Oratorio.

Qui si celebra la messa alle ore 18.00 ogni ultimo sabato del mese, l’oratorio è poi in genere visitabile il venerdì pomeriggio dalle 16.00 alle 17.00.
Il mio particolare ringraziamento va al Signor Roberto Canepa, priore della Confraternita: è stato lui a contattarmi e ad aprirmi le porte di questo gioiello incantevole dei nostri caruggi, è stato lui a svelarmi molti affascinanti misteri di questo luogo così particolare del nostro certo storico.

Anche questo è un prezioso tassello del grande mosaico della storia genovese: è l’Oratorio di Nostra Signora del Rosario, un luogo vibrante di antiche e sentite devozioni.

Le meraviglie dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina

È un luogo dalla straordinaria bellezza, varcare questa soglia significa lasciarsi emozionare da un misticismo lontano che ancora sa restituire le suggestioni di antiche atmosfere.
L’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina così che si staglia contro il blu di Genova.

Alle spalle di Sarzano e arroccato sopra le antiche mura di Genova  l’Oratorio domina il porto e la città, un tempo qua sotto si frangevano le onde.

La luce così filtra a rischiarare le molte ricchezze dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina.

Questo luogo di antica devozione venne fondato nel 1460 e fu gravemente colpito durante il bombardamento francese del 1684 voluto da Re Sole.
L’oratorio fu poi ricostruito nel 1706 e in seguito  restaurato e ristrutturato nel 1828 ad opera degli architetti Carlo Barabino e Niccolò Revello, come si legge sulla Guida di Genova di D. Castagna e M. U. Masini.

Posuerunt me custodem: mi posero come custode, così si legge sulla facciata sotto la piccola l’immagine di Maria.

La targa proviene dall’antica porta della Lanterna.

Era là collocata insieme alla Statua della Madonna Regina di Genova opera di Bernardo Carlone e risalente alla prima metà del XVII Secolo,
Quando la porta della Lanterna fu demolita la statua di Maria venne condotta qui e vi rimase per molti anni, in seguito venne posizionata a Palazzo San Giorgio dove ancora la possiamo ammirare.

Sulla facciata dell’Oratorio c’è anche una targa apposta di recente.

Sopra il portale poi si trova l’immagine seicentesca di Sant’Antonio Abate e al di sotto di essa la lapide che indica la consacrazione avvenuta nel 1836 ad opera dell’Arcivescovo Placido Maria Tadini.

Si accede all’Oratorio da Vico Sotto le Murette e aprendo la porta subito si torna a un tempo lontano che ha lasciato in qualche modo la sua traccia di devozione.
Come si legge nel volume “Gli oratori di Genova” di Paolo Novella ed edito da Compagnia dei Librai qui officiava una delle venti Casacce dei Disciplinanti che aveva origine nella perduta Chiesa di San Domenico.
Questa Casaccia iniziò ad operare nel 1445 e i confratelli si adoperavano per assistere i lebbrosi dello Spedale di San Lazzaro.
Con il tempo e con lo scorrere dei secoli confluirono qui poi anche altre diverse confraternite.

Un raggio di luce radioso filtra e così rischiara l’Oratorio.

Nella volta si ammirano gli affreschi di Giuseppe Da Passano che narrano le vicende di Sant’Antonio Abate.

Qui è conservato un prezioso Crocifisso bianco di Anton Maria Maragliano.

Maragliano è magnifico e celebrato artista e ha lasciato nelle Chiese di Genova e della Liguria le suggestive sculture sacre che ancora oggi sanno commuoverci.

E qui, nell’Oratorio di San’Antonio Abate, si custodisce anche una cassa processionale di particolare magnificenza opera settecentesca di Pasquale Navone.
Questo è San Giacomo Maggiore che sconfigge i Mori, la cassa proviene dal perduto Oratorio di San Giacomo delle Fucine che venne demolito sul finire dell’Ottocento.

È un’opera dalla vivacità straordinaria che restituisce il senso del movimento, intensi sono gli sguardi e pieni di furore i volti di coloro che qui sono effigiati.


Paiono roteare nell’aria le lame lucenti, si notano tra gli attributi del santo le molte conchiglie.

E San Giacomo appare così trionfante in sella al suo cavallo.

Ogni dettaglio è studiato con cura per suscitare un senso di stupore e di meraviglia.

È la testimonianza di un’epoca davvero lontanissima.

Luccicano di oro le ricchezze dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate.

E spicca questa dolcezza materna.

Ancora, su uno degli altari, è posta la statua della Madonna Immacolata di Ignazio Peschiera.

E ai piedi di lei certe reliquie di Sant’Antonio Abate.

E angeli, candidi e innocenti.

E dondolano davanti a questo sguardo amoroso i cuori che narrano di ex voto e di suppliche devote.

Il portone così schiude davanti all’azzurro di Genova.

Davanti all’oratorio potrete imboccare la scalinata ripida che conduce alle Mura delle Grazie.

E ancora, di fronte ai vostri sguardi, avrete il porto e la città.

L’’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina è aperto il sabato pomeriggio dalle ore 16.00 alle 17.30.
Qui si celebra la Santa Messa in latino nella forma straordinaria del Rito Romano, accade tutte le domeniche alle 9.45 e nelle solennità di precetto.

Questo luogo è una delle bellezze nascoste di Genova antica e merita una visita.

Se varcherete quella porta, oltre a tutto ciò che vi ho mostrato, potrete ammirare anche la ricca quadreria dal perduto Oratorio di San Giacomo delle Fucine.

Qui dove si staglia la figura ieratica di un santo venerato.

Sotto l’azzurro del cielo, tra le antiche case della Superba queste sono le meraviglie dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina.

La statua di San Francesco d’Assisi di Anton Maria Maragliano

È una statua lignea ed è opera dello scultore Anton Maria Maragliano che lasciò nelle chiese di Genova e della Liguria numerose testimonianze del suo mirabile talento.
Maragliano, magnifico artista vissuto tra la seconda metà del ‘600 e la prima metà del ‘700, aveva quello straordinario estro creativo che gli consentiva di dar vita al semplice legno e così egli così restituì ai nostri occhi l’immagine del poverello di Assisi.
San Francesco, così devoto e sinceramente innamorato di Dio, era anche un uomo di carattere e io credo che Maragliano abbia saputo cogliere appieno il suo fervore e la bellezza della sua dedizione a Dio che a mio parere si ritrovano nell’intensità dello sguardo del Santo e nell’assertività dei suoi gesti.

La statua di San Francesco viene custodita nel Santuario di Nostra Signora del Monte, io però ho fotografato la scultura alla mostra La Forma della Meraviglia tenutasi di recente a Palazzo Ducale.
In quella circostanza, con un allestimento di notevole impatto, così si potevano ammirare alcune opere di Maragliano: ecco la Madonna Immacolata in un trionfo di lucente misticismo tra San Francesco d’Assisi e San Bernardino da Siena.

San Francesco d’Assisi è una delle figure più carismatiche della Chiesa Cattolica, è uno dei Santi più amati ed è Patrono d’Italia, la sua festività si celebra il 4 Ottobre.
San Francesco d’Assisi scrisse anche quella che io considero una delle preghiere più intense e al tempo stesso una delle poesie più commoventi, quel Cantico delle Creature, anche noto come Cantico di Frate Sole, con il quale il fraticello canta la grandezza di Dio e loda le sue opere.
Ne riporto qui appena alcune righe, invitandovi a ricercare il testo completo.
Così si rivolgeva a Dio San Francesco d’Assisi, con queste parole e con il suo sguardo denso di amore.

Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Chiesa di San Matteo: la Deposizione nel Sepolcro di Maragliano

È un’opera magnifica di uno scultore celebre e molto apprezzato, Anton Maria Maragliano visse tra la seconda metà del ‘600 e la prima metà del ‘700, le sue numerose opere si trovano in molte diverse chiese di Genova e della Liguria.
Uno dei capolavori di Maragliano è collocato in San Matteo, la chiesa genovese che si affaccia sulla piazza omonima e che fu un tempo chiesa gentilizia della famiglia Doria.
La scultura lignea, così raffinata e di forte impatto emotivo, raffigura la Deposizione di Gesù nel sepolcro.
Ed è una rappresentazione intensa, toccante, capace di suscitare reali emozioni, si leggono affetto sincero e gratitudine nello sguardo di colui che così regge il corpo del Cristo.

E le mani di Gesù martoriate dai chiodi raccontano il Suo sacrificio sulla croce.

La luce sfiora le Sue dita e le Sue membra giovani.

Da sapiente artista Maragliano scolpì in tale maniera le sue figure nel legno restituendo così all’osservatore una gamma variegata di sensazioni.
Ed è stupore, tristezza, riconoscenza, amore per Lui che ormai così giace.

Tra Nicodemo e Giuseppe di Arimatea ecco Gesù ormai senza più vita: e la luce così rischiara il Figlio di Dio che venne tra gli uomini per la salvezza del mondo.

Santuario della Madonnetta: la Pietà di Maragliano

Tra le molte opere che potete ammirare al Santuario della Madonnetta una vi colpirà per le emozioni che sa suscitare e per la sua particolare bellezza.
Ha uno spazio interamente a lei dedicato e rifulge così nella luce splendente La Pietà, magnifica scultura lignea di Anton Maria Maragliano, raffinato artista genovese vissuto tra la fine del ‘600 e la prima metà del ‘700.
Tra i principali esponenti del barocco, Maragliano ha lasciato in molte chiese della Liguria la traccia del suo talento che noi leggiamo in quei volti effigiati con maestria nel semplice legno.
La presente opera risale al 1732-33, è drammatica e tragica la figura di Maria così sconsolata e disperata, l’amore di Lei è nei suoi occhi densi di pianto, nelle mani che così salde stringono il corpo sanguinante e senza vita del suo Gesù.

Un piccolo putto vivace osserva, in questo mistico silenzio.

E appare così vera e sentita questa devozione verso il Figlio di Dio.

E tocca il cuore lo sguardo della Madonna così trafitto dalla sofferenza: inconsolabile, triste e piangente, le lacrime sgorgano copiose dai suoi occhi e raccontano il dolore autentico e il senso di perdita.
Quegli occhi però narrano anche il dolore del mondo intero.

E resta tuttavia così evidente il legame saldo tra terra e cielo: il piccolo putto è dolce creatura celeste ma è anche presenza a suo modo gioiosa ed io personalmente tendo a leggere nella sua lieve e aggraziata gestualità la bellezza del Regno dei Cieli della quale egli è testimone.

La vita eterna e la salvezza sono dono del sacrificio di Gesù che così rimane tra tra le braccia amorose di Sua Madre.

Nella quiete del Santuario della Madonnetta così la luce cade a svelare l’armonia della Pietà di Anton Maria Maragliano.

 

La statua della Madonna Assunta nella Chiesa di Allegrezze

Ci sono capitata in un giorno d’estate: era una calda giornata d’agosto in Val d’Aveto.
E là, tra le montagne e nel verde dei boschi generosi, sorge la chiesa di Allegrezze, minuta frazione della più nota Santo Stefano d’Aveto, queste località sono predilette mete delle vacanze estive di noi genovesi.
Ed ecco così la parrocchia dedicata a Santa Maria Assunta.

La chiesa è finemente decorata e si compone di tre navate, nei pannelli esplicativi che trovate esposti al suo interno si apprende che il toponimo Allegrezze adottato fin dal 1600 deriverebbe da alle grazie.

E qui, in questo mistico e magnifico silenzio, troverete un’antica statua di legno dipinto realizzata da artisti della scuola di Anton Maria Maragliano, l’opera rappresenta la Madonna Assunta.
Cosi delicata, volge lo sguardo verso il cielo e verso Dio.

E ai piedi di Lei sono posti piccoli putti.

La luce rischiara i visetti paffuti degli angeli e le loro manine tese.

Se andrete a fare una gita in Val d’Aveto troverete molte bellezze naturali ad incantarvi ma non dimenticate di andare a visitare la piccola chiesa di Allegrezze, là vedrete la grazia raffinata della Statua della Madonna Assunta.

Chiesa di San Marco al Molo: la Madonna Assunta di Maragliano

Le sue opere adornano le molte chiese della Liguria, Anton Maria Maragliano ci ha la lasciato un autentico patrimonio di fulgide sculture perfette per armonia e bellezza.
Potrete ammirare uno dei suoi capolavori in una delle chiese più antiche della città: è la Chiesa di San Marco al Molo che racchiude storie e vicende lontane delle quali scrissi diverso tempo fa in questo articolo.
E qui troverete anche la statua lignea della Madonna Assunta in cielo, Maragliano la forgiò nel lontano 1736.
Hanno questa vibrante potenza le sculture di Maragliano: la bellezza è nella gestualità delle mani, nel ricco drappeggio del manto, nell’oro che risplende e in quella perfezione di proporzioni che lascia ammutoliti.

Maria ha i tratti dolci di giovane fanciulla, purpuree labbra sottili e sguardo rivolto verso l’infinita bontà del Creatore.

E sotto il lembo dell’abito della Madonna e ai piedi di lei, come di consuetudine, sono poste delle teste di putto alate.

E così in un sapiente gioco di movimenti e di linee, di luci e ombre, nel bagliore del bronzo e dell’oro così rifulge la statua della Madonna Assunta, opera splendida del talento di Anton Maria Maragliano.

Il Presepe della Chiesa di San Barnaba

Nel tempo dell’Epifania desidero mostrarvi un pregiato presepe genovese e per ammirarlo dovrete recarvi nella piccola Chiesa di San Barnaba attigua al Convento dei Frati Cappuccini in Piazza San Barnaba 29.
Ad animare questo presepe antico e raffinato sono preziose statuine della scuola del Maragliano e del Bissoni.
I gozzi sono tirati a riva davanti a un specchio d’acqua, sullo sfondo si distingue un panorama a noi caro: è la nostra costa, la nostra Genova con la sua Lanterna.

Si cammina per rendere omaggio al Redentore, uomini e donne indossano abiti minuziosamente curati, i più belli sono rifiniti con pizzi delicati.

E c’è chi incede reggendosi ad un bastone.

Nel ricordare la venuta al mondo di Gesù i Frati hanno poi scelto di inserire nel loro presepe alcune frasi tratte dal Vangelo.

Un mistico chiarore avvolge la capanna che ospita la Sacra Famiglia mentre un pellegrino indica agli altri fedeli il luogo verso il quale volgere gli occhi.

E i visi paiono illuminati da gioia vera e fiduciosa speranza per la nascita di Lui.

Il pane e il vino sono poi accompagnati dalle parole belle di San Francesco d’Assisi.

E tutto si compie in questo spicchio di Liguria così magistralmente ricostruito.

Dolce e materno lo sguardo amoroso di Maria si posa sul suo Bambino.

E viene il giorno e poi ancora la notte ammanta questo luogo di devozione.

E così è rappresentata la Natività di Gesù nella piccola Chiesa di San Barnaba sulle alture di Genova.