Una cartolina per Miss Connell

Con la speranza di farvi cosa gradita oggi desidero presentarvi Miss Connell.
Miss Connell abita a Southwold, una ridente cittadina del Suffolk che si affaccia sul Mare del Nord, a Southwold c’è un faro, un molo che si protende sull’azzurro e una spiaggia di sabbia chiara.
Miss Connell ama le conversazioni brillanti, il pizzo francese, i romanzi di Jane Austen e le passeggiate al tramonto.
Suona il piano, ha un debole per gli Studi di Chopin e si diletta con il piccolo punto.
Miss Connell studia presso una celebre scuola di Southwold, è una giovane donna dall’intelligenza vivace e curiosa.
Miss Connell ama sedersi alla finestra con una tazza di tè fumante, guarda il panorama e intanto sorseggia la sua bevanda preferita, è particolarmente affezionata a questo suo rito pomeridiano.
Era un giorno d’inverno, il vento fischiava e le onde si alzavano imponenti davanti alle case di Southwold.
E tra le mani di Miss Connell giunse una cartolina, le era stata inviata da un paese straniero.
Lei la guardò con attenzione, la voltò e lesse le parole che qualcuno aveva scritto per lei.
Era il mese di dicembre del 1920.
E adesso torniamo ai giorni nostri, a volte gli oggetti compiono viaggi impensati, a volte accade l’imponderabile: la cartolina spedita a Miss Connell ha seguito un misterioso destino ed è finita in vendita su un mercatino dell’usato, poi ha  trovato una curiosa acquirente.
Quella cartolina da qualche giorno fa parte della mia piccola collezione, mi ha affascinata l’immagine e anche testo destinato a Miss Connell.
E naturalmente ho immaginato lei, Miss Connell, il potere della fantasia mi ha restituito un suo ritratto vivido e vero.
Non è frutto della mia immaginazione il legame di Miss Connell con la scuola di Southwold, la stessa è citata nell’indirizzo scritto dal mittente sulla cartolina, l’emerita istituzione venne fondata alla fine dell’Ottocento ed è tuttora esistente, all’epoca si dedicava all’educazione delle fanciulle.
La bella cittadina del Suffolk è una località che mi piacerebbe visitare, tra il resto facendo ricerche in rete ho scoperto che George Orwell vi trascorse l’adolescenza.
Miss Connell avrà per caso conosciuto l’autore di 1984?
Oh, la sola eventualità già mi emoziona!
Ma torniamo alla cartolina, ritrae uno dei vicoli più angusti di Genova e una mano decisa vi ha scritto queste parole:

This is one of the street in the old port of the town, it gives a good idea of the narrowness of some of the streets.

Questa è una delle strade nel porto vecchio della città, dà una buona idea della strettezza di alcune strade.

Vico delle Monachette
Questo è Vico delle Monachette, mi risulta essere il vicolo più stretto di Genova,  ebbi modo di raccontarvelo nel mio post nel quale vi narravo le mie misurazioni dei vicoli con il metro da sarta, se ancora non lo avete letto lo trovate qui.
Riuscite a immaginare lo sguardo attonito di Miss Connell davanti a questa immagine?
Non so chi le abbia scritto, non c’è neppure la firma, parrebbe una calligrafia maschile, sul francobollo c”è il timbro postale, è stata spedita nel mese di dicembre del 1920.
E comunque il mittente scrive di aver mandato una cartolina anche a una certa Irene, pertanto mi sono fatta l’idea che il viaggiatore non fosse un ammiratore di Miss Connell, ma magari un fratello o un cugino.
Certo, dev’essere così, Miss Connell non avrebbe tollerato che lui si prendesse la stravagante libertà di scrivere anche ad Irene, per carità!
Comunque siano andate le cose, da Southwold questa cartolina è arrivata qui, sulla mia scrivania.
E ovunque sia Miss Connell, voglio rassicurarla, terrò questo piccolo cimelio con la dovuta cura, proprio come avrebbe fatto lei.
Un caro saluto Miss Connell, quando passerò in Via Prè e il mio sguardo incontrerà l’angusta bellezza di Vico delle Monachette penserò a lei.

Via Prè (5)

Il vicolo più stretto di Genova

Vi siete mai chiesti quale sia il vicolo più stretto di Genova?
E secondo voi qual è il modo migliore per scoprire il caruggio che detiene questo primato?
Ma è semplice, basta armarsi di metro e andare a fare le opportune misurazioni.
E’ ciò che ho fatto in compagnia di persone che hanno avuto voglia di venire con me a svolgere questa  ricerca appassionante che ancora non è terminata.
E il punto di partenza è un’informazione piuttosto nota: si dice che il caruggio più stretto del nostro centro storico si trovi dalle parti di Soziglia.
E noi iniziamo da qui il nostro giro per la città vecchia.
E partiamo da Vico della Rosa, il vicolo che unisce i Macelli alla Maddalena.
Salendo alla nostra destra troveremo Vico del Pepe,  come si può vedere è ampio e spazioso, c’è una bicicletta appoggiata al muro, pura poesia.

Vico del Pepe

E ci sono i rampicanti che scendono sfidando il buio.

Vico del Pepe

Alla fine di Vico del  Pepe inizia Vico della Luna che sbocca proprio ai Macelli, i due caruggi formano una sorta di L ed è appunto il Vico della Luna ad avere fama di essere il più angusto della città.
Si dice che sia largo appena 1 metro e 8 centimetri ed è proprio così anche se nella sua parte centrale si allarga.

Vico della Luna

L’immagine soprastante è scattata da Via dei Macelli e non c’è maniera di riuscire a fotografare la targa diritta.
Forse con una scala? Può darsi, ma già vado in giro con il metro e direi che per ora può bastare, eh?

Vico della Luna (2)

Tuttavia, da frequentatrice di vicoli, mi pare di averne visti di più angusti!
Diamo un’occhiata, non si sa mai!
Ad esempio, Vico delle Vigne mi è sempre sembrato stretto: alla confluenza con la piazza  è 1 metro e 28 centimetri, che larghezza!
E allora? Io ho in mente un vicolo strettissimo, in un’altra parte della città vecchia.
E’ Vico delle Monachette, un caruggio che si trova tra Via Prè e Via Balbi e da questo lato è abbastanza ampio, non ci sono dubbi.

Vico delle Monachette

Ma scendiamo in Via Prè, alziamo lo sguardo verso l’alto, i palazzi di Vico delle Monachette paiono quasi toccarsi.

Vico delle Monachette

E questa è una della zone della città che amo in modo particolare: antica, suggestiva e caratteristica.

Via Prè (5)

Ed eccoci qua, con tanto di metro, sotto gli sguardi allibiti dei passanti.
Misuriamo questo breve caruggio?
Signori, rullo di tamburi: in questo tratto Vico delle Monachette è solo 79 centimetri.

Vico delle Monachette (2)

Ma forse Vico della Luna detiene il primato perché complessivamente è più stretto? Chi lo sa!
La mia ricerca non è finita, nel corso di queste passeggiate la gente si incuriosisce, interviene e fornisce interessanti suggerimenti.
E un signore mi ha detto che, a suo parere, c’è un altro vicolo in una diversa zona della città che dovrebbe essere parecchio angusto: non se ne ricordava il nome ma mi ha dato qualche indicazione.
E appena lo troverò vi farò sapere, non ne dubitate!
Se per caruggi incontrate una con un metro in mano sappiate che quella sono io.
Sto cercando in vicolo più stretto della Superba.

Vico delle Monachette (3)

Scale di Zena

La città in salita.
Scale e gradini, in ogni angolo della città vecchia.
Salgo scale consunte da generazioni, come scrisse Camillo Sbarbaro.

Scale che portano alla chiesa di San Carlo, forse nei luoghi di pianura non capita, ma noi siamo qui, tra le colline e il mare.
Ai piedi delle scale.

Dalle scale misteriose
C’è chi scende brancolando

E queste sono parole di Dino Campana.
Le scale, le creuze.
E in quell’oscurità, al termine di Vico delle Monachette, si arriva in Via Prè.

E poco distante, si salgono certi gradini che vi condurranno al di là dell’archivolto.

Sono scale di caruggi queste.
Altrove, sulle alture della città dalle quali si vede il mare, ancora si sale.
E sarà che io amo la poesia, sarà che ricerco sempre altrove lo specchio del mio sguardo e a volte lo trovo.
Nei versi e nelle rime di Giorgio Caproni sempre.

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.

Io amo il sole, ma anche la penombra.
Le vedute aperte, con un orizzonte senza fine e i caruggi stretti dove non puoi neanche spalancare le braccia,  intanto finiresti per toccare il muro.
Amo gli archetti, tra uno e l’altro si può persino vedere il cielo.

La scala, i gradini, l’edicola vuota.
E non posso farvi sentire l’aria salmastra, ma qui si sente l’odore del mare.
Forse alcuni troveranno certi scorci un po’ decadenti, io li vedo vissuti, carichi di ricordi, di gocce di pioggia, di sole che batte, di stagioni che scorrono, anno dopo anno.

Alcune scale di Genova sono come certe sfide, infinite, ripide e impervie.

E no, non potete venire qui ed evitarle, questa è la città delle scale.

Alcune sono tortuose, si inerpicano lassù, tra i palazzi.

Altre sono brevi e poco impegnative, perfette per lasciare la bicicletta assicurata alla ringhiera.

Altre ancora, in certi orari, sono protette da pesanti cancelli.

Tutte conducono a un luogo diverso, tutte conducono al medesimo luogo, il cuore di Genova, questa città in salita.