Estate a Finalmarina

E poi l’estate a Finalmarina, nel luminoso ponente della Liguria.
Tutti a bagno, in una festosa baraonda estiva!
E poi sorrisi, sole negli occhi e mirabolanti imprese sportive tra le onde per i più spericolati.

Le mamme, sempre affabili e attente, sfoggiano i costumi alla moda e gli immancabili cappelli.
E i più piccini sono premurosamente tenuti per mano, la vita di spiaggia è un’avventura!

E in questa estate a Finalmarina ecco i consueti costumi scuri, i cappellini a cloche per ripararsi dal sole e i fazzoletti in testa.
In piedi, nell’acqua, magari non si sa nemmeno nuotare ma non importa, si resta a riva e quel che conta è giocare con gli spruzzi, vivere ed essere felici.

E poi una fila di salvagente bianchi, le chiacchiere e la spensieratezza del tempo dello svago.

È una piccola e semplice fotografia del passato, scattata tra le acque del Mar Ligure in un giorno lontano.
Era una bella estate a Finalmarina.

Camminando nel passato di Laigueglia

Camminando nel passato di Laigueglia arriveremo su una tranquilla spiaggia dove le case paiono posate una accanto all’altra come preziosi gioielli.
E svetta, maestosa e magnifica, la bella chiesa di San Matteo.
Qui, su questa riva, gli abitanti in secoli lontani dovettero più volte affrontare gli attacchi dei minacciosi e temibili pirati.
Laigueglia, ridente località del ponente ligure, nel passato era un piccolo borgo di indomiti pescatori di pesci e di coralli e così la ammiriamo nella sua autentica semplicità.

Il tempo lascia la sua traccia e il bianco e nero si accende di colore e ci restituisce ancora questo tratto di costa, il cielo turchese e le tinte vivaci degli ombrelloni.
Laigueglia è diventata un’apprezzata località balneare che conserva ancora il suo fascino antico.

La Guida pratica ai luoghi di soggiorno e di cura d’Italia edita dal Touring Club Italiano nel 1932 decanta la lunga spiaggia sabbiosa, la semplicità del luogo e il clima favorevole dovuto alle alture che riparano Laigueglia.
Ed ecco le scalette davanti alle case, le barche sulla riva, l’onda lenta che sempre ritorna.

E il molo, l’acqua cristallina, il tempo delle vacanze in Liguria.

Le vite degli altri: quelle che si lasciano appena immaginare e che vorremmo aver veduto con i nostri occhi, in questo tempo diverso così quieto e silenzioso di Laigueglia.

Le immagini in bianco e nero sono tratte da una bella cartolina del passato che ho di recente acquistato, mi conquistano sempre questi scorci di un tempo che aveva un ritmo certo più lento ma a volte anche più faticoso.
Gli scatti del tempo presente, invece, appartengono agli amici di Genova4Tourist, come me amanti dei caruggi di Genova, della Liguria e delle sue molte bellezze e da qui li ringrazio di cuore per il cortese prestito delle loro bellissime fotografie.

La cartolina del passato, curiosamente, ha una didascalia che non corrisponde al tratto di costa che vedete, viene infatti citato lo storico Hotel Concordia che si trovava più a ponente e che fu certo scenario di fantastiche villeggiature di quelle epoche che non abbiamo vissuto.
L’albergo oggi si chiama Hotel Windsor, vive una nuova stagione di splendori e tuttora ospita coloro che scelgono questa località della Liguria per le loro vacanze.
Mentre il tempo scivola via, come le onde frizzanti del mare, sulla spiaggia di Laigueglia.

Un’estate degli anni ’80

È un’estate degli anni ‘80 e sono in partenza: vado al mare, nella casa sulla riviera di ponente della mia famiglia.
Parto in treno da Principe con un borsone nero pieno di vestitini leggeri, costumi da bagno e sandaletti.
Il treno ha i finestrini che si aprono e puoi anche tirarli giù e prendere l’aria in faccia, se fa troppo caldo.
Durante il viaggio guardo il mare e seguo il panorama che scorre via rapido, è una sequenza infinita di scogli, spiagge, ombrelloni a righe e agavi protese verso l’azzurro.
E quando arrivo a destinazione ho un mio rito personale: lì vicino alla stazione infatti c’è una piccola latteria dove vado sempre a bere il frappè alla fragola e questo sarà il primo di molti altri frappè.
È un’estate degli anni ‘80 e nel borsone ho anche la macchinetta fotografica con il rullino da 36, il walkman e la borsa di paglia.
Ho anche un’agendina del telefono e so già che a fine stagione sarà piena di nuovi indirizzi di nuovi amici conosciuti alla spiaggia.
E qui, in questa estate degli anni ‘80, la prima persona che vado a cercare è lei: la mia amica Stefy.
Non andiamo allo stesso stabilimento balneare ma io so precisamente quali sono le sue sdraio sulla spiaggia che lei frequenta e così so dove trovarla, in quest’estate nella quale non giriamo con il telefono in tasca ma sappiamo sempre come raggiungerci senza alcun problema.
La Stefy è piemontese e i giorni trascorsi con lei mi lasceranno in eredità il suo delizioso accento, durante l’inverno ci scambieremo un’infinità di lettere e aspetteremo di rivivere ancora una nuova estate.
La Stefy è bionda e bellissima, ha qualche anno meno di me ma, a dire la verità, è proprio molto più saggia e dispensa consigli da tenere da conto.
Quando c’è il mare grosso a noi piace prendere le onde, poi amiamo gironzolare per il mercato e per i negozietti, andare a ballare e fermarci a bere una bibita fresca sui dondoli del lungomare.
Poi io adoro il gelato all’anguria, gli ombrellini di carta che mettono nell’analcolico alla frutta, i parei, i cappelli di paglia e quel senso di assoluta libertà.
Una magliettina, le ciabattine blu, i capelli bagnati e nessun pensiero.
Era un’estate degli anni ‘80 e mentre ne scrivo dalla radio escono le note di The logical song dei Supertramp e così mi ritrovo a canticchiare: When I was young, it seemed that life was so wonderful a miracle, oh, it was beautiful, magical.
Di quelle vacanze degli anni ‘80 conservo tanti splendidi ricordi, alcune care amicizie come la Stefy, diverse canzoni che conosco ancora a memoria e un’infinità di nostalgie.
La stazione alle quale scendevo è stata dismessa, sarebbe strano arrivare là e scendere dal treno in un luogo diverso.
Amavo gli accessori variopinti e così mi ero comprata due bellissimi fermagli e un paio di adorati orecchini a forma di fiore.
Gli orecchini non li porto più e li tengo in un cofanetto insieme ad altri.
Ho ancora i capelli lunghi come allora e quei fermagli sono ancora perfetti, colorati e allegri come certe giornate d’estate degli anni ‘80.

Era il 25 Agosto 1918 a Varazze

Ed era il 25 Agosto 1918 a Varazze.
L’estate era più fresca e forse già capricciosa, il mare era calmo e tiepido.
Era una stagione di incertezze, la guerra ancora infuriava, era un tempo per coltivare buoni pensieri e fiduciose speranze, era un tempo per trattenere la voglia di vivere e la felicità.
E così, sulla spiaggia di Varazze, risuonavano le risate allegre dei bambini, il vento scompigliava i capelli e certe giovani donne sofisticate tenevano il capo coperto sotto il solleone.

Così era l’estate e ti sorprendeva, mingherlino ed esitante, in un fascio di briosa luce salmastra, in uno scorcio di un tuo pomeriggio felice.

E certi provetti nuotatori avevano spalle e braccia forti per sorreggere i più piccini e aiutarli a spiccare un balzo per un tuffo spericolato nell’acqua del mare.
Con grazia la giovane donna sorride, il garbo e uno dei suoi tratti distintivi.

La gioia di vivere è nella spensieratezza dello sguardo, nel senso di pienezza di saper assaporare quell’istante fugace e semplicemente perfetto.
Con il costume scuro, la collanina al collo e un fazzoletto annodato sulla testa.

In un momento di un’estate che quasi fugge via.

Nell’infanzia ingenua e allegra e nella giovinezza che accende speranze e desiderio di futuro.

In un momento felice di un’estate lontana: era il 25 Agosto 1918 a Varazze.

In villeggiatura ad Arenzano

E ritorniamo ancora a camminare nel passato, nel tempo di una diversa estate, nella nostra magnifica Arenzano.
Arriveremo là grazie a una bella cartolina della mia collezione, alcuni dettagli ci conducono davanti all’azzurro, davanti al mare della Liguria dove restano ancora le barche così adagiate sui sassi.

Ha un clima dolce Arenzano, così si legge anche nella Guida Pratica ai Luoghi di Soggiorno e e di Cura d’Italia pubblicata dal Touring Club Italiano nel 1932, ne possiedo una copia e lo sfoglio volentieri insieme a voi.
Predominano in questa zona le fresche pinete e i rigogliosi olivi, nella guida si decanta la dolcezza del clima e si sottolinea che qui le nebbie sono sconosciute.

Un uomo passeggia lento sulla spiaggia.
Sarà una persona del posto, lui potrebbe raccontarci chissà quante storie su Arenzano.

Conosce a memoria ogni piazzetta, ogni caruggio e ogni angolo del paese.

Arenzano è luogo di pescatori, di gente che vive sul mare e dal mare trae sostentamento.

Le barche dai colori chiari così si stagliano contro il blu della Liguria.

Questa amena località del ponente è consigliata in diverse stagioni, la Guida del Touring infatti precisa che i villeggianti godono delle bellezze del luogo non solo in estate ma anche in primavera e in autunno, in questi periodi dell’anno è la meta prescelta da molti turisti inglesi.
Tra gli alberghi il più celebre e rinomato è proprio il Grand Hotel che dispone di un ampio giardino e anche di grandi terrazze con vista sul mare e sulle colline.
E sulla Guida del Touring si legge che nella spiaggia antistante c’è un comodo stabilimento balneare con cabine in legno.

Così scorre, con dolcezza, il tempo dello svago e della villeggiatura davanti al mare di Arenzano.

I pescatori di Varazze

I pescatori di Varazze reggono le reti sulla spiaggia riarsa dal sole.
Nell’orizzonte del loro destino fatto di fatica, duro lavoro, vento e onde e mani forti e salde che non conoscono esitazione.
I pescatori di Varazze hanno pantaloni arrotolati fino alle ginocchia e gesti svelti e colmi di una certa sapienza e ad osservarli pare di udire ancora l’eco delle loro voci.
Là, su quella riva.

Là, su quella spiaggia, riposa una barca, una giovane donna pare incedere svelta e sicura e un bimbetto sta sul bagnasciuga a giocare con l’acqua.
I pescatori di Varazze hanno tirato su dal fondo del mare la loro messe argentea e sono pesci guizzanti che finiranno nelle ceste dei pescivendoli e poi sulle tavole di fortunate famiglie.

La cartolina dalla quale sono tratti questi dettagli fu scelta agli inizi degli anni ‘20 da un certo Alfredo e spedita alla Signora Rita e alla Signorina Anna Mary di Frabosa Sottana e non so dirvi se le gentili destinatarie abbiano in effetti mai veduto il mare e non so nemmeno se sapessero in qualche modo immaginare le vite dei pescatori di Varazze.
Io ho provato a figurarmi loro due mentre osservano la cartolina, con un pensiero che le avrà portate, rapido come un onda, proprio su quella spiaggia.
Là, dove il mare era vita, destino e futuro, là dove vennero ritratti, in un tempo distante, i pescatori di Varazze.

Alassio, 18 Agosto 1929

Ancora un frammento di un’estate gioiosa e di un tempo fuggito troppo presto.
Eri là, nel solleone, sulla riva, sulla spiaggia riscaldata dal sole.
Eri là, con i tuoi pochi anni e quel coraggio di sfidare le onde aggrappandoti al salvagente e poi muovendo le braccia al ritmo dell’onda e sbattendo i piedini nell’acqua salmastra.
Era una delle tue estati di gioco, scoperta, entusiasmo e meraviglia.
E avevi quel costumino scuro, i capelli a caschetto, la frangetta e il sorriso dolce.
Era il tempo della tua tenera infanzia e là c’era una barca e tutta quella spiaggia e c’era il mare ricco di pesci e di conchiglie e quando ti avvicinavi al mare e l’acqua lambiva le tue caviglie tu ridevi felice.
Eri gioia, eri vita nascente, eri bimba radiosa in quella stagione calda in Liguria.
Ed era il 18 Agosto 1929 ad Alassio.

Estate ad Albissola

E ancora tornò l’estate, sulla Riviera di Ponente, il sole radioso brillava alto nel cielo azzurro di Albissola.
L’onda lenta sfiorava la riva ed ogni istante era pura gioia, felicità e serena rilassatezza.
Con la maglietta a righe, i capelli tirati indietro e il sorriso migliore a illuminare viso.
Sulla spiaggia, davanti alle barche, in un giorno felice.

Un abito leggero, un foulard al collo, un costume scuro con la cintura più chiara, le signore seguono sempre la moda e gli stili maggiormente in voga.
I più piccini assaporano l’entusiasmante senso di libertà: un vestitino chiara, un cappellino in testa, un costume con le bretelline e tutta l’estate e tutta la vita davanti.

Ecco poi due bimbette, anche loro ritte sulla barca per la foto ricordo del tempo della villeggiatura.
Pettinature a caschetto, una certa timidezza, un sorriso spontaneo e innocente, i costumini a righe e ancora tanti sogni, desideri e gioie da assaporare.

È un’immagine conservata come memoria di una stagione felice, di giorni di tuffi e di corse sulla spiaggia, di onde e tramonti, piccoli istanti preziosi da serbare per sempre nel cuore.
Era il tempo d’estate, nella bella Albissola.

Un panino alla spiaggia

Di tutti i ricordi del tempo d’estate questo è uno dei più belli.
Avrete anche voi memoria di certi sapori che erano i vostri prediletti in tempi diversi: ognuno ha la propria madeleine proustiana e a volte anche più di una.
Ecco, quando andavo al mare sulla riviera di ponente, in quella casa tanto rimpianta appartenente ai miei antenati, ogni tanto mi capitava di mangiare alla spiaggia.
La casa era sull’Aurelia, davvero a pochi metri dal mare, tornare a pranzare attorno a un tavolo era semplicemente un agio e un gradito momento di ristoro dalla calura estiva, il pranzo in spiaggia era invece una piacevole eccezione iniziata con i miei genitori e conservata da ragazzina con le mie amiche.
Ah, poi a dire il vero ricordo bene anche che alcuni andavano a mangiare nel ristorantino di uno stabilimento balneare dove servivano piatti di fumanti spaghetti con le vongole e all’epoca a me sembrava una scelta stravagante e particolare, chissà poi perché!
Io no, io mi portavo il mio amato panino con il pomodoro rigorosamente fasciato nella carta d’argento.

Dunque, il mio panino con il pomodoro è semplicissimo da preparare, la mamma lo ha sempre fatto con una bella rosetta.
Il panino va tagliato a metà ed entrambe le parti vanno generosamente condite con sale, olio, aceto e origano, quindi va imbottito con delle belle fette di pomodoro succoso e maturo della Riviera di Ponente, una delle delizie della nostra regione.
Ecco, il panino è pronto, una vera bontà!
E poi quel gesto: le mani che stringono il pane reso più morbido dalla carezza gentile dell’olio, il sapore dell’origano, l’aria del mare, la bibita con la cannuccia presa al baretto, le chiacchiere, le risate e una piacevole e bellissima consuetudine che ricordo davvero con nostalgia.
Seguiva poi, immancabile, il gelato di rito.
Seguiva poi l’estenuante attesa delle canoniche interminabili ore prima del bagno e devo dire che noi bambini degli anni ‘70 sbuffavamo un po’ ma eravamo piuttosto disciplinati, alla fin fine.
Ora non ricordo quando per l’ultima volta ho mangiato quel panino ma è successo davvero un sacco di anni fa.
Ricordo benissimo il rito della preparazione: la cucina con il tavolo turchese, la finestra spalancata e il canto delle cicale, la borsa di paglia e le ciabattine di gomma.
E una sola semplice delizia: il mio fantastico panino con il pomodoro.

In villeggiatura a Varazze

Doveva essere dolce la villeggiatura, in certi anni dorati, a Varazze, nota località della riviera di ponente apprezzata per la sua bella spiaggia.
Compiamo cosi ancora un nuovo viaggio nel tempo osservando i dettagli tratti da due diverse cartoline per ritrovarci in quell’epoca di inusitate eleganze e delicate ricercatezze.
Fresca e fragrante è l’estate, ha il profumo degli ulivi, il sentore frizzante degli agrumi e la vivifica aria del mare conforta e rigenera.
E si osserva il panorama da lassù, la costa e la spiaggia di Varazze accolgono l’onda lenta del mare come in un abbraccio.

Altrove, per le vie di Varazze, la vita scorre tranquilla nel tempo della villeggiatura e così si cammina sul Ponte sul Teiro.

Ed è tutto uno sfoggio di cappelli di paglia e ombrellini parasole, pizzi, organze e nastri, abiti dai colori chiari e tenui, spicca tra la folla un ragazzetto con una maglietta a righe e le bretelle.

La bellezza finisci poi persino per immaginarla seguendo il ticchettio leggero dei passi di due giovani donne che incedono aggraziate e sfolgoranti, così garbate con le loro pettinature raccolte e con i loro abiti alla moda.

Altrove, in alto, l’eco di voci argentine si spande nell’aria.
Sanno essere davvero dolci e sublimi le giornate in questi luoghi che donano ristoro e frescura nell’incanto di una natura magnifica.

In questa armonia di suoni, di passi, di parole lontane.
Denso di nostalgico romanticismo e di una certa bellezza antica, così immagino il tempo della villeggiatura nella bella Varazze.