Ceci in zimino

È un piatto semplice, rustico e gustoso, i ceci in zimino sono perfetti per le giornate fredde.
Chi come me ama i legumi apprezza anche le infinite possibilità di proporli e questa ricetta della tradizione genovese è una vera coccola.
Ecco a voi gli ingredienti:

400 grammi di ceci, 1 mazzo di bietole, 1 cipolla, 1 gambo di sedano, 1 carota, passata di pomodoro, olio extravergine d’oliva, sale, pepe, pane casereccio.

Mettete i ceci in ammollo nell’acqua a temperatura ambiente per circa 10/12 ore.
Sciacquateli bene, poneteli in una pentola con acqua fredda e fateli cuocere per 45 minuti circa, aggiungendo il sale alla fine.
Nel frattempo tritate sedano, carota e cipolla e fate rosolare nell’olio per una decina di minuti, quindi aggiungete le bietole tagliate a pezzetti e lasciate cuocere ancora 15 minuti.
Versate nelle verdure i ceci con la loro acqua di cottura e lasciate cuocere a fuoco basso ancora per circa 30 minuti, alla fine aggiungete il sale, una spolverata di pepe e un giro d’olio extravergine d’oliva.
Aggiungete due fette di pane casereccio tostato e gustate così i vostri ceci in zimino.

La torta rovesciata all’ananas della zia

Questa è certamente una torta che è nella memoria di molti, nel mio caso ricordo di averla mangiata diverse volte a casa di una delle mie zie e ho la ricetta scritta su un foglietto da lei, quindi questa è chiaramente la torta rovesciata all’ananas della zia.
Non la mangiavo da un sacco di tempo!
Questo dolce semplice e delizioso mi riporta dritta agli anni ‘80 e a cari ricordi di riunioni di famiglia e allora mi sono detta che era il caso di provare a farla, direi che è venuta quasi perfetta e la trovo sempre molto buona.

Ecco a voi gli ingredienti:
3 uova – 1 etto di burro – 2 etti di farina – 2 etti di zucchero – mezza bustina di lievito – ananas in scatola – Marsala.

Il procedimento è piuttosto facile, si inizia sbattendo insieme il burro ammorbidito, lo zucchero, le uova, la farina e il lievito.
Quindi versate qualche cucchiaio di zucchero sul fondo della teglia che userete per la torta e mettete la teglia sul fuoco muovendola fino a quando avrete un bel caramello lucido.
Quando il caramello sarà pronto fate in modo che copra bene il fondo e i bordi della vostra teglia, quindi disponete sul fondo le fette di ananas: una va al centro e tutte le altre intorno.
Versate sopra la pasta e fate cuocere in forno a 180°C per 30/40 minuti.
Sfornate e togliete la torta immediatamente dalla teglia capovolgendola su un piatto.
Mescolate in una tazza il succo dell’ananas e il Marsala e bagnate la torta ancora calda.
Lasciate raffreddare e poi mettete la torta in frigo almeno mezz’ora.
È una torta semplice, molto morbida, scenografica ed invitante e per me è anche un dolce ricordo: buona merenda a tutti con la torta rovesciata all’ananas della zia.

La danza della mezzaluna

Chi ama cucinare, io credo, trova appagamento non soltanto nel veder apprezzati i propri manicaretti, la cucina è per molti aspetti anche un magnifico diletto.
È entusiasmante scoprire nuove ricette, fare le liste degli ingredienti da acquistare, apparecchiare la tavola con gusto.
La cucina poi è innanzi tutto condivisione e unità, non c’è nulla di più fraterno di sedersi insieme allo stesso tavolo per un buon pranzo, un brindisi in allegria e un dolce delizioso.
E tra i piaceri della cucina c’è anche la soddisfazione di preparare cose buone per se stessi e per i propri cari.
Ormai, nel procedimento di preparazione di una pietanza, tutti noi possiamo avvalerci del mixer elettrico o di altri piccoli elettrodomestici che sanno rendere la nostra esperienza in cucina assai più semplice.
Tra gli attrezzi del passato, tuttavia, uno conserva intatto per me tutto il suo fascino: la mezzaluna.
Non so come la pensiate voi ma per me la mezzaluna è un rito dal valore impareggiabile.
È un ritmo lento, cadenzato, una piccola fatica felice, un gesto ricco di vera bellezza, è un tempo paziente che non va sprecato.
E si tritano così il sedano, la carota e la cipolla che spandono anche il loro profumo.
È una danza leggera, da un lato all’altro del tagliere.
È una magnifica lentezza, un movimento antico che mi pare colmo di una sapienza semplice e segreta.
Posare la mezzaluna sul tagliere è, in qualche maniera, un gesto amorevole e allo stesso tempo un’attività che a me dona un senso di vera rilassatezza.
E restando nell’ambito delle mie attività personali preferite ho pensato che forse potrei paragonare il gesto di tritare la mezzaluna a quello di muovere l’ago su e giù sulla tela per ricamare.
Piano, piano, senza fretta.
Occorre concentrazione, dedizione, tempo, interesse e tutto poi viene da sé, almeno così mi sembra.
Seguendo la danza lenta della mezzaluna.

Minestra di ceci

Se amate i legumi questo primo piatto vi sarà molto gradito, per quanto mi riguarda questa è una delle mie minestre preferite nelle stagioni fredde.
Non è difficile da preparare, di seguito ecco gli ingredienti:

500 grammi di ceci, 1 grossa cipolla bianca, 2 carote, 2 o 3 gambi di sedano, salvia in abbondanza, 1 dado vegetale, olio extra vergine di oliva, sale.

Mettere i ceci in una pentola e fateli ammollare in acqua a temperatura ambiente per almeno 10/12 ore, io in genere li lascio a bagno per tutta la notte e poi preparo la minestra al mattino.
Trascorso il tempo dovuto, sciacquate bene i ceci sotto l’acqua corrente.
Tagliate a pezzi la cipolla, le carote e il sedano e mettete il tutto in una pentola alta piena d’acqua con i ceci, una consistente manciata di salvia e un po’ d’olio extra vergine d’oliva.
A cottura ultimata aggiungete il sale e un dado vegetale.
A questo punto togliete dal brodo la cipolla, le carote, il sedano, la salvia e quasi la metà dei ceci, questi ingredienti andranno passati con il passaverdura e il composto dovrà essere versato nella minestra con i ceci.
Fate cuocere ancora e servite con i crostini di pane oppure con della pasta corta.
Se lo desiderate aggiungete un giro di pepe e una spolverata di parmigiano e buon appetito con questa ottima minestra di ceci.

Polpettone di fagiolini e patate

È un piacevole conforto, una semplice coccola, una delizia che si prepara con i doni dell’orto.
Il polpettone di fagiolini e patate è un piatto della tradizione genovese, la ricetta originale prevede anche l’uso dei funghi secchi e della cipolla e una rosolatura ma, come è noto, ognuno ha la propria versione di ogni ricetta ed così ecco come si prepara in casa mia il polpettone di fagiolini e patate.

Questi sono gli ingredienti: 700/800 g di fagiolini, 4 patate non tanto grandi, una vaschetta di prescinsêua o di ricotta, 3 uova, abbondante maggiorana, parmigiano, sale, pan grattato e 2 spicchi d’aglio (sì, lo so, nella foto mancano gli ultimi due ingredienti ma me ne sono accorta a ricetta sfornata!)

Fate bollire le patate, quando saranno pronte sbucciatele e schiacciatele con una forchetta o con uno schiacciapatate.
Pulite i fagiolini, lavateli e fateli bollire, a cottura ultimata passateli con il passaverdure.
Tritate con il mixer la maggiorana (io ne uso tanta perché mi piace moltissimo), un bel pezzo di parmigiano e gli spicchi d’aglio e versate il composto in un terrina dove avrete già unito le uova sbattute e la prescinsêua (o la ricotta), quindi aggiungete il sale.
A questo punto versate nella terrina anche le patate schiacciate e i fagiolini passati e mescolate bene.
Prendete una teglia di medie dimensioni, versate un filo d’olio e quindi disponete il composto livellandolo con attenzione, quindi fate le righe sul polpettone passando sulla superficie i rebbi della forchetta creando così la classica griglia.
Spolverate con il pan grattato e da ultimo versate un filo d’olio extra vergine di oliva sulla superficie, infornate a 190°- 200° C per circa 25/30 minuti.
Il vostro polpettone sarà pronto quando sulla superficie si sarà formata una bella crosticina croccante e potrete gustarlo tiepido oppure freddo.
E buon appetito con il polpettone di fagiolini e patate!

Il fiore più bello

Il fiore più bello cresce negli orti, all’ombra delle foglie grandi, delizia della stagione estiva.
Il fiore più bello è anche il più buono ed è apprezzato da tutti, non conosco persona che non lo gradisca.
Ed è un dono generoso della terra, insieme agli zucchini croccanti.

Giallo come il sole e ottimo da gustare, questo è il tempo del fiore di zucchino.

L’orto è fatica e dedizione, io non ne ho mai avuto uno ma sono certa che, dopo tanto lavoro, l’orto sia anche fonte di grandi soddisfazioni.
Così, con pazienza si lasciano crescere gli zucchini e i loro fiori.

Ci sono poi molte maniere di gustare i fiori, a me piace tanto il tortino che faceva la zia, qui trovate la ricetta per prepararlo.
E tuttavia, come tutti ben sanno, i fiori di zucchini sono ottimi da servire fritti.
Per la pastella alcuni usano la birra, io preferisco semplicemente mescolare alla farina dell’acqua minerale gassata.
Un tuffo nell’olio bollente e la più classica delle bontà estive è pronta da portare in tavola!

Il fiore più bello, come dicevo, è anche il più buono.
Così ci allieta in questo caldo tempo d’estate.

Coniglio alla nizzarda

Oggi su questa mia paginetta trovate una delizia tratta dal quaderno delle ricette di casa mia: il coniglio alla nizzarda.
Non so dirvi esattamente da dove provenga questa ricetta in quanto è semplicemente scritta a mano su un foglietto e appiccicata nella pagina apposita sotto la lettera C: un classico dei ricettari di ogni famiglia!
Essendo in casa mia tutti buongustai posso arrivare a pensare che la ricetta probabilmente provenga da qualche ristorante ma sinceramente non saprei proprio dire di più.
Partiamo quindi con gli ingredienti, eccoli qua!
Vi serviranno del coniglio in pezzi, patate novelle (o patate a pezzi), cipolline, funghi champignon, cipolla, carota, sedano, un rametto di rosmarino e uno di salvia, uno spicchio d’aglio, vino bianco, olio extravergine di oliva, passato di pomodoro e sale.

Tritate finemente la cipolla, la carota, il sedano, il rosmarino, la salvia e lo spicchio d’aglio e fate rosolare gli ingredienti in una pentola di terracotta.
Aggiungete il coniglio in pezzi, fatelo andare per qualche minuto e poi lasciatelo cuocere aggiungendo il vino bianco.
Quanto il coniglio è quasi cotto aggiungete le patate e le cipolline, in seguito unite anche i funghi champignon tagliati a metà.
Quando tutto sarà giunto a cottura aggiungete il passato di pomodoro e il sale, lasciate sul fuoco ancora qualche minuto e quindi servite il vostro coniglio alla nizzarda.
E buon appetito a tutti!

La minestra di patate della Nonna Mimma

Tra i piatti invernali le minestre sono una vera coccola che avvolge e rincuora.
Così ho deciso di mettere qui una ricetta di casa mia, è una semplice preparazione che faceva sempre la Nonna Mimma, non so dirvi precisamente da dove provenga la ricetta, è una di quelle bontà che in casa mia si sono sempre gustate.
E quando fuori fa freddo quel che ci vuole è proprio una calda e deliziosa minestra di patate.
Dunque, per prima cosa dovrete preparare un soffritto di aglio e prezzemolo tritati, lasciatelo andare un po’ quindi aggiungete la passata di pomodoro, salate e lasciate cuocere per qualche minuto.
Quindi aggiungete le patate a pezzi, l’acqua, un dado vegetale e lasciate ancora cuocere fino a quando le patate saranno morbide.
Non so darvi delle dosi precise, in quanto in questo caso vado un po’ ad occhio, se poi la minestra avanza non sarà un problema surgelarla per poi mangiarla in una seconda occasione.
Quando le vostre patate saranno cotte prendete quindi il frullatore ad immersione e riducete il tutto a un composto omogeneo e piuttosto denso, se poi gradite la minestra più liquida non dovrete far altro che aggiungere altra acqua.
È una minestra che si gusta al meglio con la pasta, io in genere scelgo i ditaloni rigati.
Un giro di pepe, una spolverata di parmigiano e il pranzo è pronto: buon appetito con la minestra di patate della Nonna Mimma.

La torta al cioccolato della Signora Mariuccia

La Signora Mariuccia era una mia vicina di casa.
Paziente, affabile, gentile e garbata, era una persona dalle molte doti: la Signora Mariuccia cuciva, lavorava a maglia e aveva, per così dire, le mani d’oro.
La sua era una famiglia numerosa, una di quelle che da sempre facevano parte di questo condominio in quegli anni ‘70 nei quali tutti si conoscevano, in quell’epoca luminosa in cui noi bambini ci trovavamo a casa di uno o dell’altro per giocare insieme dopo la scuola.
Erano anni diversi e chi li ha vissuti lo sa, io sono molto contenta di essere stata piccola ai tempi di Carosello, di Raffaella Carrà e della torta al cioccolato della Signora Mariuccia, abbiamo avuto una bella infanzia noi bambini degli anni ‘70.
La Signora Mariuccia, dicevo, era davvero una persona speciale e faceva questa torta di cioccolato che è sempre stata la protagonista assoluta delle festicciole di compleanno che si tenevano in questo palazzo, infatti poi anche mia mamma imparò a fare questa torta di compleanno.
E non mancavano mai le candeline rosa, ovviamente!
Dunque, questa torta deliziosa ha la caratteristica di avere la parte centrale morbidissima e cremosa, in pratica quanto tagliate la fetta dovete vedere la parte finale della fetta quasi disfarsi nel piatto.
Io ho provato a fare questa torta un paio di volte e non mi è mai venuta: facevo sempre l’errore di cuocerla troppo!
Ci ho riprovato una volta in più, dopo che mia sorella mi ha svelato il segreto per ottenere la torta perfetta: appena il bordo sembra cotto bisogna toglierla subito dal forno, quindi fate anche voi così, mi raccomando!
Ecco quindi la ricetta della torta al cioccolato della Signora Mariuccia io ho dimezzato le dosi ma questa è appunto la dose originale per una torta di compleanno degli anni ‘70 con tanti bambini felici seduti attorno al tavolo, che nostalgia!

4 Etti di farina
4 Etti di zucchero
4 uova
2 Etti di margarina
1 Etto di cacao
¼ di Latte
1 Bustina di Lievito

Lavorare i rossi d’uovo con lo zucchero.
Aggiungere la margarina sciolta sul fuoco (non cotta) e amalgamare bene.
Aggiungere il cacao, la farina e il latte tiepido.
Infine aggiungere i bianchi montati a neve e il lievito.
Mettere il composto in una tortiera imburrata e infornare a caldo (180°/200°) per circa 20 minuti.

Ed ecco fatto, è una ricetta anche piuttosto veloce e semplice se riuscite ad azzeccare il tempo di cottura.
Per me è anche un dolce ricordo d’infanzia e credo che la signora Mariuccia sarebbe davvero contenta di sapere che grandi e piccini possono festeggiare il compleanno o qualche altro importante evento con la sua torta al cioccolato.
Io quest’anno ci sono riuscita, grazie di cuore, cara Signora Mariuccia!

Una ricetta del 1924: risotto con il pomodoro

Collezionare cose del passato regala spesso piacevoli sorprese e oggi voglio condividere con voi uno di questi stupori.
La ricetta che leggerete è tratta da un libricino consunto che acquistai per pochi spicci tempo fa su una bancarella, si tratta del Calendario e Manuale Pratico per le Famiglie omaggio della Società Anonima delle Terme di San Pellegrino.
È un volumetto curioso dove chiaramente ci sono anche diverse pubblicità, ci sono i consigli per l’orto e altre interessanti notizie, c’è poi una sezione con le ricette.
Mi piace pensare che il mio libretto sia appartenuto da qualche abile massaia e cuoca dalla quale avrei molto da imparare e ora, per un caso del destino, questa piccola preziosità appartiene a me.
Mi ero ripromessa di farne buon uso e di provare le molte ricette a disposizione, sono tutte preparazioni molto casalinghe e genuine, davvero alla portata di tutti.
Questo risotto in particolare ha colpito la mia attenzione proprio per la sua semplicità e anche per il procedimento da seguire nel cucinarlo, le ricette per il risotto a me note sono completamente diverse da questa, prevedono un soffritto e il burro si mette sempre alla fine.
Ero curiosa di provare questo risotto con il pomodoro e quindi eccomi qua, è un piatto facile e veloce per il quale servono davvero pochi ingredienti, io ho fatto una piccola variazione: al posto dell’acqua ho usato un leggerissimo brodo vegetale.
Per 500 grammi di riso vi serviranno 100 grammi di burro, parmigiano, sale.
E così si legge sul libretto:

“Versate il riso nel burro sciolto e quando asciugherà mettetevi un poco di acqua calda, poco per volta, aggiungete poi la salsa di pomodoro e per ultimo un bel pugno di parmigiano.”

E non dimenticate il sale, aggiungo io, sul libretto non se ne parla ma mi pare ovvio che ci vada!
Il risultato è un risotto molto morbido e cremoso, una coccola per le giornate più fredde, uno di quei piatti che potrebbe avervi cucinato la vostra nonna, magari raccontandovi le storie del tempo passato.
E infatti la ricetta proviene da quel libretto del 1924, è un semplice e delizioso risotto con il pomodoro.