Di mattina mi piace ancora di più gironzolare.
A dire il vero di sabato per me è un appuntamento fisso ormai da molti anni, non riesco a farne a meno.
Sveglia presto, caffè, focaccia, caruggi.
A volte sono in giro ancor prima che aprano tutti i negozi, alcuni tirano su la serranda verso le dieci ma non importa, poi magari ci ripasso davanti.
Di mattina c’è meno confusione, la città è tutta di chi vuole viverla.
Io scendo in Via Lomellini, passo in Fossatello, poi in San Luca, a Banchi e qui faccio una piccola deviazione per salutare il mare.
Quindi riprendo il mio cammino, tra vicoli, piazzette e botteghe, banchetti di libri, chiese nelle quali entro ancora una volta di più, vetrine che mi fermo sempre a guardare, portoni, scale e finestre aperte su certi caruggi.
E i banchi del pesce in Canneto, quei posti dove c’è sempre la coda.
Acciughe, frutta fresca, incensi, profumo di tè, spezie.
Vento, voci, silenzio.
Di mattina in genere va così.
Poi a volte non mi accontento e allora risalgo verso De Ferrari e vado fino a Porta Soprana e da lì inizio un nuovo giro per caruggi.
E poi magari, quando non me lo aspetto, un raggio di sole cattura la mia attenzione e allora mi fermo a seguire il suo viaggio su questi muri antichi.
E penso che non ci sia modo migliore di trascorrere la mattina.
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Estate, caruggi e panni stesi
Estate, caruggi e panni stesi.
E il filo teso davanti alla finestra che si veste di poesia.
Li ho impressi nella mente gli scorci imperdibili della mia Genova e così so dove andare quando desidero vivere una storia che narri del profumo fresco del bucato che asciuga all’aria aperta.
E anche la città dei tetti ha i suoi panni stesi che vestono le ardesie di colore.
E per le vie del centro storico a volte ci sono tinte pastello che si stagliano contro le facciate delle case.
Ma io davvero so precisamente dove andare, questo è il mio giro di fili da stendere per i caruggi.
E sempre mi porta in Canneto il Lungo dove so che troverò un’esplosione di luce e di rosso.
Talvolta invece cerco una nota chiara, quasi un bianco e nero.
E la trovo, sempre.
E poi so che in Piazzetta dei Maruffo bisogna fermarsi, tirare la testa indietro e guardare in alto, davvero molto in alto.
E poi bisogna voltarsi verso altre imposte che qui vedete chiuse.
Luoghi che amo, luoghi che conosco bene.
E allora percorro tutta Via dei Giustiniani, fino all’archivolto.
E so che lì troverò una piccola poesia di colori.
E poi ancora guardo verso l’alto ed è blu, verde, rosa, rosso e azzurro.
Ed’ è estate sgargiante contro i muri scuri.
E quando mi trovo qui so bene che devo svoltare verso Piazza Embriaci, non me ne dimentico mai!
Ogni volta vado a guardare proprio quel filo da stendere.
Cartazucchero, celeste, mattone.
E sempre ritorno, così capita che ritrovi la stessa tovaglia e lo stesso asciugamano dopo molti giorni.
Che qualcuno se li sia dimenticati?
Passeggiare per caruggi in cerca di panni stesi a volte riserva sorprese.
Arancio brillante e una bicicletta fucsia, nella penombra dei caruggi.
Sono storie così, storie di caruggi.
E a volte hanno tutti i toni del blu, a pochi passi dal mare.
Blu di Genova dalle finestre di Genova.
Un suono squillante, il pianto di un neonato che risuona nel vicolo.
Nessun altro rumore, solo quei singulti infantili che qualcuno ha prontamente consolato.
E una finestra, un palazzo dalle tinte tenui.
E quei colori rosati, sembra una casa di bambole.
E ancora c’è un luogo dove vado sempre.
E so che lì troverò un’altra dolce poesia che dondola sul filo da stendere.
E so che sulla facciata di quel palazzo che un tempo ospitò gli uomini fedeli a Garibaldi ci sarà certamente qualche magia che attende solo uno sguardo.
Caruggi e panni stesi, un viaggio che muta con le stagioni, un quadro ogni giorno diverso.
E allora sono lenzuola candide e un’antica colonna, in Scurreria Vecchia.
E’ il sacro e il profano che così spesso convive in queste strade.
E’ un bagliore di luce, di rosso e turchese.
Ed è tutte le sfumature dell’arcobaleno sotto le persiane ocra di Piazza del Ferro.
Luoghi che amo, luoghi che conosco bene.
E alcuni di questi caruggi li avete già veduti in quest’altra storia di caruggi e panni stesi.
Sono le mie strade, quelle dove sempre ritorno.
E sono tante piccole poesie ed io so dove trovarle.
E quando percorro Via Garibaldi il mio sguardo lascia sempre quella prospettiva di palazzi regali per cercare la bellezza di quegli antichi caruggi che portano giù, verso la Maddalena.
E sempre guardo in alto, verso il cielo, in Vico del Duca.
Sono i miei caruggi.
I caruggi stretti, angusti e spesso ombrosi della mia Genova.
Sono le mie strade, quelle dove sempre ritorno.
E so che basta un unico raggio di sole e tutto muta e si veste di luce dorata.
Una storia di caruggi e panni stesi
Questa è una storia di caruggi e panni stesi, una storia ogni giorno diversa, di attimi fissati in un’immagine.
Il mio sguardo diviene vostro e si posa su certi antichi muri che a volte presentano l’usura del tempo e paiono scuri e in ombra, in luoghi dove la luce appare all’improvviso e batte chiara sui vetri e illumina le facciate.
Questa storia di caruggi e panni stesi inizia in Salita di Carbonara e racconta del vento che impietoso soffia su per le salite, si insinua tra i vicoli e le creuze e smuove una tovaglietta dai toni confetto che pare sia stata posata qui da un artista amante delle sfumature.
Ma in certe piazzette del Carmine il vento tace.
E tutto è fermo immobile, come sospeso nell’attesa.
E in Via Prè è il colore a vincere.
Oltre gli archetti, sopra a una finestra pitturata di rosso, un filo da stendere si illumina di un rosa fluorescente, è accesa e colorata la città multietnica.
E’ di turchese e d’arancio il bucato che asciuga nella quiete di Piazza Valoria.
E da un persiana sventola orgoglioso nel cuore della città vecchia il nostro caro Tricolore.
E pendono i panni dalle corde tese sulla facciata di un palazzo dei Rolli in Piazza Grillo Cattaneo che un tempo fu regale dimora di un doge.
La città vecchia e le sue suggestioni.
Luce e ombra in Vico dietro il Coro di San Cosimo.
Lì accanto c’è Vico delle Pietre Preziose e poco più in là Vico dei Cavoli, che strano trovarli vicini, questa per me è pura poesia.
E il bucato che pende tra un muro e l’altro è un‘opera d‘arte.
Un altro momento, una diversa stagione e una differente prospettiva.
E una luce più accesa che scalda i vasi di piante e i panni stesi ad asciugare.
Buio e ombra, una facciata rossa che spicca in Vico Basadonne.
Bianco e giallo, nella cornice suggestiva di Piazza Embriaci.
E blu di Genova in Vico delle Monachette.
Il cielo è grande sopra la città antica e sopra i caruggi, il cielo regala vento e brezza leggera che spira gentile nella bella stagione.
Un’edicola, una Madonnetta e una veduta di Vico Vegetti.
Ed è ancora il colore a regalare un bel contrasto a questo scorcio di Piazza Cavour.
Una storia di caruggi e panni stesi racconta di sfumature e di riflessi, del calore di certe tinte biscotto.
E a volte diviene una storia di caruggi, panni stesi e biciclette.
E lo sguardo segue certe armonie, la bellezza si può vedere anche nelle cose semplici, spesso è lì che si manifesta, attende solo di essere scoperta.
Una storia di caruggi e panni stesi, laggiù, dove la luce lotta con la penombra.
Laggiù dove c’è un vicolo il cui nome riporta alla memoria certe attività marinare di questa città ma anche una certa cupa oscurità.
E’ Vico della Pece, dove a volte il sole trionfa vittorioso.
Alla scoperta delle botteghe perdute dei caruggi
A zonzo per la città, in cerca delle botteghe perdute.
Oh, per caso voi amate i centri commerciali e la confusione? Io non tanto, sapete.
Mi piacciono i negozietti, mi piace riconoscere il volto di chi vende, amo tutto ciò che è a misura d’uomo.
E se volessi un paralume, beh, saprei dove andare!
Del resto io ho una predilezione per lo stile un po’ retrò e sono certa che in Piazza Embriaci troverei ciò che fa per me.
E poi, trovandomi da quelle parti, è naturale che mi ritroverei a salire per Vico Vegetti.
Già vi raccontai quanto io ami questo caruggio immerso nel suo silenzio e così quando mi trovo in zona è inevitabile per me imboccare quella salita.
E oltretutto, scusate, chi ha detto che non c’è nulla in vico Vegetti?
Siete invitati a pranzo e a voi tocca portare il dolce?
Ecco una bella pasticceria, che certo può fare al caso vostro!
E poi, a volte capita di dover fare dei lavoretti in casa.
Magari vi occorre uno scaffale per riporre tutti i vostri i libri e lo desiderate su misura per la vostra stanza.
Ecco, allora restate in Vico Vegetti! Sono sicura che questi artigiani sapranno accontentarvi.
Ma anche voi andate nei caruggi a far la spesa, vero?
Se non lo fate non sapete cosa vi perdete!
Macellerie, panetterie e pescherie, trovate ogni ben di Dio in Canneto il Lungo.
E salendo da Canneto il Curto, alla vostra sinistra incontrerete un bel negozio di frutta e verdura.
Eh, un tempo qua si veniva a comprare il capretto e l’agnello, chissà che code nel periodo di Pasqua!
Ah, le prelibatezze della cucina!
Bisogna cercarle nei posti giusti, s’intende.
Beh, datemi ascolto, andate in Via Ravecca.
Superate la salita, e quel palazzo dal muro rosso.
Fate qualche passo e alla vostra sinistra, sui muri antichi di Ravecca, la troverete.
I caratteri sono un po’ sbiaditi, certo, ma è ancora lì, l’antica tripperia.
E quando sarete lì il vostro sguardo sarà come il mio, carico di nostalgia su ciò che resta di una delle molte botteghe perdute dei nostri caruggi.