Un porto dedicato a Venere nata dalla spuma bianca del mare.
E in altre epoche qui c’era un tempio intitolato alla venusta dea, in questo antico borgo che è un’oasi di bellezza incastonata in uno dei punti più scenografici del Golfo dei Poeti, nell’estremo levante della Liguria, in provincia di La Spezia.
Porto Venere, amata dagli inglesi, in questo Golfo che ospitò George Byron e Percy Bisshe Shelley.
Un’incantevole quiete, una località dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Una giornata di primavera, da principio il cielo era quasi velato di bianco ma con il passare delle ore si è fatto sempre più caldo.
E allora via le giacche pesanti, alcuni addirittura erano in maniche corte.
Vi accoglie così Porto Venere, con i suoi gozzi che si dondolano sull’acqua.
Con le sue case altissime tipiche di questa terra.
Benvenuto sole, sulle facciate illuminate dai tuoi raggi.
Un antico borgo, con le sue mura e la porta che ci riconduce al suo passato.
Colonia Ianuensis, anno 1113, così recita l’iscrizione su quelle antiche pietre.
E allora oggi si passeggia davanti a queste case, in questo luogo che già esisteva al tempo dei feudi e dei cavalieri.
Un’incantevole quiete.
I gozzi tirati a riva, in attesa di partire per la loro meta.
Ma qual è la mia destinazione?
Si cammina lenti, senza alcuna fretta, sotto il caldo cielo d’aprile.
Si guarda verso il cielo, in verticale, verso quello spazio rubato all’azzurro che le case di Liguria carpiscono all’infinito.
Verso scale e passaggi, verso persiane che si spalancano sul Golfo.
Verso i terrazzini, verso il celeste e il giallo delle facciate.
Verso i fiori che sbocciano dalle giare.
E verso altri gozzi sistemati sotto le finestre, cose che accadono in riviera.
Verso i panni stesi che si agitano spinti dal vento.
Batte l’onda sulla punta dell’Isola Palmaria che è proprio di fronte a Porto Venere, i gabbiani sorvolano la scogliera, salgono in alto e poi si buttano giù, in picchiata.
Tintinnano le conchiglie.
Benvenuta stagione del mare, del gelato e dei tramonti tiepidi.
Spruzza l’effervescente spuma del mare contro le rocce.
E si affronta una scala.
Quanti gradini ci saranno in Liguria?
Qualcuno li avrà mai contati?
E poi si giunge qui.
E questo è un punto che offre panorami mozzafiato.
E si sale, verso la chiesa di San Pietro.
E ancora lo sguardo cerca l’orizzonte, la costa e l’isola Palmaria.
Oppure incontra il cielo e il campanile che svetta.
Pietre del passato e del tempo antico di Porto Venere.
Terra di poeti, cantata da Giovanni Petrarca, come ricorda questa targa che riporta le sue parole.
E quando sei quassù ti chiedi quante maniere esistano di guardare il mare.
Il mare che ha la potenza e l’immensità dell’infinito.
Incantevole quiete, al di là e oltre, qui e adesso.
L’onda che rugge, si frange, si disfa e si dissolve.
Un quadro che ha una sua cornice.
E poi ancora, Porto Venere, un caruggio: non sappiamo stare senza, siamo liguri!
E ancora quei colori, quella curva perfetta.
E scale.
Quanti gradini ci saranno in Liguria?
Qualcuno li avrà mai contati?
E poi gelaterie e trattorie, tavolini all’aperto dove sedersi e godersi la pace.
E botteghe e negozietti che vendono artigianato e prodotti tipici.
Un fioraio che è un’esplosione di colori.
Guardate i portali e le lapidi sopra di essi.
E’ la storia antica di questo borgo, con i suoi vetusti simboli.
E tutto è curato e restaurato con attenzione.
Porto di una dea e porto dei poeti, amato e decantato da Eugenio Montale.
Scende dolcemente la strada, nell’incantevole quiete del Golfo dei Poeti.
Grazie agli amici con i quali ho condiviso questa bellissima giornata, Fabio e Farmacia Serra, siete davvero una splendida compagnia!
E lo sguardo si volge verso il borgo, tornerò a parlarvi di questo luogo, ho ancora molto da mostrarvi.
E ci si allontana, una nuvola bianca sovrasta l’orizzonte, le vele si muovono piano.
E il mare brilla, nell’incantevole quiete del Golfo dei Poeti.