Una giornata alla Madonna della Guardia, negli anni ’30.
Un folto gruppo di pellegrini, provengono da Campomorone e tutti si mettono in posa per la foto di rito.
Un ricordo, una memoria che rimarrà, un frammento di vita impresso in un’immagine.

Tutti insieme, grandi e piccini, questi sono i volti di una comunità: c’è il borghese che per l’occasione sfoggia l’abito di buon taglio e a breve distanza il semplice uomo del popolo che porta il cappello calcato sulla testa.

Donne.
Amiche, madri, sorelle.
Serie espressioni compite, sorrisi appena accennati, pettinature raccolte e ordinate, fiori appuntati sul bavero della giacca.
Tra loro spicca una ragazza, ha i lineamenti regolari, la carnagione nivea e due lunghe trecce le scendono sul petto.

Giovani uomini in giacca e cravatta per una giornata importante.
E poi c’è lui: bello, atletico, sicuro di sé, per la sua posa si distingue dagli altri.
In questa circostanza avrà forse infranto qualche cuore? Davvero non me ne stupirei!

Il tempo che ricorderai nel tempo che verrà.
Gli uomini sullo sfondo sono persone concrete, questa è gente che conosce il valore della fatica e del lavoro, lo si comprende dai loro sguardi fieri ed onesti.
E ancora, in basso sulla sinistra un giovane dal sorriso smagliante, accanto a lui una ragazza che tiene le labbra serrate come se fosse impacciata, poi c’è una fanciulla dai tratti particolarmente aggraziati, mi ricorda certe attrici dell’epoca.

E se siete attenti osservatori avrete notato che molte di queste persone portano al collo le reste, le collane di nocciole.
Le hanno anche queste due bimbe che a mio parere sono sorelle.

E le indossano le donne, sarà il ricordo di una bella giornata trascorsa alla Guardia.

Famiglie intere, a volte mi pare di ravvisare delle parentele.

Gli adulti dietro e i bambini davanti, seduti per terra.
I bambini e il futuro, quel tempo che ancora non si conosce.
I bambini timidi, insicuri e indifesi, quando saranno grandi sapranno salvarsi dai pericoli della guerra?
Mi capita sempre di fare questo pensiero quando osservo i visi di coloro che sono stati piccoli prima del secondo conflitto mondiale.
Intanto sono lì, alla Guardia, c’è chi tiene in braccio il fratellino.

Bimbette vezzose, con il loro cappellino e la borsettina tra le mani.

Ritrose, imbarazzate, sorprese ed emozionate, una di loro stringe un ombrellino.
Tutte hanno un sorrisetto dolce, tutti i bambini di tutti i tempi sorridono alla stessa maniera.

E stanno seduti così, a gambe incrociate.

Sapete, in certe immagini del passato trovo sempre uno sguardo particolare, un visino che più degli altri suscita la mia attenzione, anche in questa fotografia c’è una persona che per me ha una luce particolare negli occhi.
Sta vicino ad un ragazzino con le orecchie un po’ a sventola, lui tiene la collana di nocciole a tracolla.
Lei invece ha un abitino chiaro e la giacchetta scura, un fermaglio nei capelli, gli occhi scintillanti di gioia, di sicuro è una bambina dall’intelligenza curiosa.
Ed è vivace e allegra, potrebbe chiamarsi Ida o magari Maria.

Questa bella fotografia appartiene ad un amico di questo blog, lo ringrazio di averla condivisa con me e con tutti voi.
Ed io non so nulla delle molte persone ritratte in questa immagine, soltanto di uno di loro conosco il nome.
È un gentiluomo di una certa età, ha baffi importanti, piglio sicuro, tiene entrambe le mani sul bastone da passeggio.
È un tipo carismatico, ha carattere e sa il fatto suo, credetemi.
Quel giorno, alla Guardia, c’era anche lui.
Una vita, una bella storia di Genova ancora da raccontare.
