12 Luglio 1929: giocando con la rete da pesca

Ancora un frammento d’estate, su una riva che fu scenario di istanti felici.
Acquistai questa fotografia diverso tempo fa, insieme ad altre riferibili alla zona di La Spezia, in questo caso non è specificato il luogo ma soltanto la data: era il 12 Luglio 1929.
E le ragazze erano là e ridevano e giocavano con la rete da pesca, mentre l’acqua fresca lambiva le loro caviglie.

C’è un tempo che ritorna alla mente e riaffiora gioioso e spensierato, identico a se stesso.

E in questo tempo i pescatori hanno la pelle ambrata e le canotte a righe.

Le ragazze si divertono, tutte loro hanno i costumi e le pettinature più in voga, simbolo e stile di un’epoca.

Sono aggraziate, femminili e disinvolte.
E i costumi da bagno, in questo scorcio di inizio secolo, consentono loro maggior libertà di movimento, i pesanti e ingombranti indumenti di lana sono ormai passati di moda e le ragazze se ne stanno alla spiaggia con braccia e gambe scoperte, che magnifica libertà per loro!
Un cinturino in vita, una collana che pende sul petto, l’espressione fatale e un sorriso incantevole.

E il mare d’argento è colmo di pesci.

E il tempo fluisce, inesorabile come l’onda salmastra che frizzante sfiora la pelle.

Rimane la memoria dolce di una fotografia scattata in un giorno felice, su quella riva.
E si scherzava così, con la rete da pesca.
Era un giorno d’estate, era il 12 Luglio 1929.

I pescatori di Varazze

I pescatori di Varazze reggono le reti sulla spiaggia riarsa dal sole.
Nell’orizzonte del loro destino fatto di fatica, duro lavoro, vento e onde e mani forti e salde che non conoscono esitazione.
I pescatori di Varazze hanno pantaloni arrotolati fino alle ginocchia e gesti svelti e colmi di una certa sapienza e ad osservarli pare di udire ancora l’eco delle loro voci.
Là, su quella riva.

Là, su quella spiaggia, riposa una barca, una giovane donna pare incedere svelta e sicura e un bimbetto sta sul bagnasciuga a giocare con l’acqua.
I pescatori di Varazze hanno tirato su dal fondo del mare la loro messe argentea e sono pesci guizzanti che finiranno nelle ceste dei pescivendoli e poi sulle tavole di fortunate famiglie.

La cartolina dalla quale sono tratti questi dettagli fu scelta agli inizi degli anni ‘20 da un certo Alfredo e spedita alla Signora Rita e alla Signorina Anna Mary di Frabosa Sottana e non so dirvi se le gentili destinatarie abbiano in effetti mai veduto il mare e non so nemmeno se sapessero in qualche modo immaginare le vite dei pescatori di Varazze.
Io ho provato a figurarmi loro due mentre osservano la cartolina, con un pensiero che le avrà portate, rapido come un onda, proprio su quella spiaggia.
Là, dove il mare era vita, destino e futuro, là dove vennero ritratti, in un tempo distante, i pescatori di Varazze.

Sui sassi, tra le reti

Era una giornata dolce, dal clima tiepido e forse tipico della tarda primavera o magari anche dei primi giorni d’estate.
E l’aria profumava di fiori appena sbocciati, intrisa di freschezza marina e di erbe aromatiche, era sentore di riviera e di felicità.
Così, con l’abito leggero, il cappello a cloche all’ultima moda, una posa garbata e timida.

Questa giovane donna non è certo sola su quella riva, direi che questo è il ricordo di una bella giornata in famiglia.
C’è un gentiluomo che sfoggia una certa insolita eleganza, ha un fiore all’occhiello e il fazzoletto nel taschino, sorride appena, in questo tempo così distante dal nostro.

E la luce cade chiara e generosa mentre l’onda salmastra e frizzante lambisce la riva e poi si dissolve lenta.
E tutto attorno è quiete e bellezza, le reti ondeggiano e asciugano al sole pronte per essere gettate nel mare per una nuova pesca.
Non c’è scritto nulla dietro a questa fotografia e così non conosco i nomi di queste persone e non so in quale luogo si trovassero, quindi non ho certezze, ma appena ho veduto questo scorcio ho pensato che questa foto sia stata scattata a San Fruttuoso di Camogli.
Di una cosa sono invece davvero sicura: fu giornata dolce, sui sassi e tra le reti.

Stringendo le reti

Mi capita spesso di camminare di fronte al mio mare, là dove approdano le barche dei pescatori.
E ancora ritorno, sempre.
E ritrovo le rete intrise di sale e a volte quella sedia vuota.

E poi, in certi altri giorni, qui ho veduto i custodi di una sapienza antica, a dire il vero in questi casi mi fermo sempre a guardare.
In silenzio, senza disturbare.
Mentre immagino le reti che sfiorano le rocce e catturano conchiglie aguzze, pesci guizzanti e alghe scivolose.

E poi sono mani abili e sapienti a riparare quelle reti.
Ed è un rito che possiede profonda saggezza e richiede pazienza e dedizione, amore e lentezza.
E tempo, tempo scandito dal rumore del mare.

E allora tu puoi soltanto restare a guardare mentre le reti scivolano piano tra quelle dita.

Viaggi

Viaggi, viaggi di gente di mare e di terra.
Davanti al molo, sotto il sole a picco.
Partenze.
Getta le reti nell’acqua inquieta mentre la barca ondeggia e si sente appena il rumore del vento.
E lontana vedi la costa verso la quale ritornerai.
Certi viaggi iniziano quando ancora è buio, altri invece quando la luce rischiara la via.
Ogni viaggio presenta alcune difficoltà, possono essere onde avventurose o sfiancanti salite.
E il sudore imperla la fronte, il respiro diventa affannoso, la meta sembra distante.
Ogni viaggio è un sogno.
Ad occhi aperti, seguendo la tua rotta o la tua strada.
E poi raggiungi il tuo porto e ritrovi il tuo approdo.
Ti fermi, ti godi il riposo e la quiete e poi lo sguardo ancora cerca l’orizzonte.
E sei pronto a ripartire per un nuovo viaggio.

Una storia di gente di mare

Nulla era stato semplice per lui, neanche gli inizi della vita, la sua crescita e i suoi primi passi nel mondo.
Nato in una modesta famiglia di pescatori, Agostino era stato un bambino gracile ed insicuro, era l’ultimo di nove figli ed era quello dalla voce flebile, quello che aveva dato pensieri per la sua salute fragile, quello che la mamma trattava come una creatura delicata.
Agostino, comunque, ce l’aveva fatta ad uscire indenne dall’infanzia ma se era divenuto un uomo solido e forte lo doveva in particolare a suo fratello Bernardo che aveva 15 anni più di lui.
Bernardo aveva un debole per quel piccolino, così se lo metteva sulle spalle e se lo portava con sé in barca, era stato lui ad insegnargli tutti i segreti e i misteri del mare.
E a trascinar reti e corde il bambino minuto era divenuto un uomo robusto e sicuro, nessuno ci avrebbe mai scommesso eppure era successo.

Giornate dure, notti insonni, fatica, lavoro, sudore.
E salmastro che brucia la pelle, argento di pesci guizzanti, interminabili notti di stelle e tempeste inquiete.
Era così diventato un uomo e si era costruito una nuova vita accanto ad Antonietta, la figlia del proprietario di un avviato negozio di pitture e colori in Via dei Giustiniani, una famiglia di persone oneste e rispettabili.
I novelli sposi erano andati ad abitare in Via delle Grazie, in un appartamento di proprietà dei genitori di Antonietta.

Il padre di lei, inoltre, aveva aiutato i due giovani ad aprire una bottega, quel negozio per gente di mare avrebbe sostentato Agostino e la sua famiglia.

Erano persone semplici e capaci di essere felici di semplici felicità.
Solo un’ombra velava la gioia di vivere di Agostino, a sentire il nome di Bernardo si incupiva e si chiudeva in un doloroso silenzio.
No, Bernardo non aveva visto i successi del suo fratello prediletto, Bernardo se ne n’era andato troppo presto in quel giorno fatale, sulla riva del mare, all’omaccione grande dalle mani grosse era scoppiato il cuore nel petto.
D’improvviso era crollato a terra senza più vita, si era accasciato sulle reti, tra lo stupore generale dei suoi compagni.
Ormai erano trascorsi tanti anni ma il ricordo di Bernardo era incancellabile e forse Agostino stava pensando proprio a lui in quella frazione di tempo, il tempo di una fotografia.
Eccolo Agostino, ha gli occhi persi in un pensiero a noi sconosciuto, forse nella memoria di giorni belli.

E altri giorni erano venuti, alcuni avevano portato ancora perdite e dolori.
Due figli nati morti, il terzo scampato ad un morbo letale visse soltanto pochi mesi, lo avevano chiamato Bernardo come quell’amato fratello perduto.
E Antonietta fiduciosa e dolente non aveva mai smesso di pregare la Vergine Maria perché le facesse la grazia di divenire ancora madre.
E poi erano arrivate le bambine, dono del cielo e di quella fede sincera.
La più grande, Maddalena, era una ragazzina solitaria, sembrava che avesse sempre la testa tra le nuvole.

Amava disegnare, con una matita tracciava i petali di armoniose corolle e foglioline dalle minuscole venature.
E così, quando il fotografo le aveva dato un mazzolino di fiori da reggere tra le mani lei lo aveva stretto come una piccola cosa preziosa.

Lavoro, fatica, bottega.
Giorno dopo giorno.
Grazie a questo la famiglia viveva ora in un certo agio, ci si poteva permettere di non aver preoccupazioni, almeno per quanto riguardava il proprio benessere materiale.
Ed era già una grande conquista, chissà come ne sarebbe stato fiero Bernardo, se solo avesse potuto vedere!

La secondogenita Carolina era uno spirito vivace e allegro, era una chiacchierina che non stava mai ferma.
Nei tratti somigliava tanto alla mamma, aveva la sua stessa dolcezza.

Era una bimba dal carattere gioioso e aveva una predilezione per certi vezzi femminili.

Nulla era stato semplice per Agostino, mai.
Una vita costruita con onestà e caparbia costanza, sempre pensando a un domani migliore e a un futuro radioso.
Questo è ciò che aveva saputo costruire accanto ad Antonietta, Maddalena e Carolina.
Se solo Bernardo avesse potuto vederlo, chissà quanto ne sarebbe stato orgoglioso.

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La storia che avete letto è un gioco della mia fantasia.
La persone che avete veduto sono ritratte in una foto che ora è di mia proprietà, non conosco i loro veri nomi e le vicende della loro esistenza.
E non so neanche di chi fosse quella bottega di cordami e reti da pesca, probabilmente non è nemmeno così antica ma l’insegna sbiadita ha il fascino dei tempi lontani.
Io amo immaginare le vite degli altri e coltivo sempre la speranza che siano state riservate a queste persone sconosciute più gioie che dolori.
Li ho pensati così, semplici e veri.
E questa per me è la loro storia, una storia di gente di mare.

La pazienza dei pescatori

La pazienza dei pescatori forse non si può imparare, è una dote che risiede nell’animo di alcuni, è una virtù che appartiene a coloro che sanno parlare alla vastità del mare.
Quella loro pazienza è inesplicabile, per noi complessa come le reti adagiate a terra in attesa di essere gettate tra le onde.

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Certi pescatori attendono il momento perfetto per sfiorare l’acqua.
Osservano, silenziosi e attenti.

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Altri restano davanti al mare, aspettano di prendere il largo mentre la luce accarezza l’orizzonte.

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I pescatori conoscono un ritmo lento, lo scandisce il frangersi dell’onda contro gli scogli, lo accompagna il canto dei gabbiani verso sera.
E sono solitari certi pescatori, reggono la canna, seguono i movimenti della loro lenza.
Attendono, senza alcuna fretta.

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A volte, li vedi in lontananza, i pescatori.
Sul molo, ognuno ha la sua sfida da affrontare.
Certi restano ad osservarli, apparentemente per vedere se la pesca sarà fruttuosa in realtà forse cercano soltanto di carpire il segreto della pazienza dei pescatori.

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Segreto nascosto e impenetrabile, ha tutti i colori di una passione e tutte le sfumature della vita vera.

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Come se attorno non ci fosse nulla, come se il tempo non avesse importanza.
Quiete e calma, la lenta precisione di un gesto sapiente e antico.
E infinita pazienza, la pazienza bella del pescatore.

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Street Fish, i sapori del mare e della terra al Porto Antico

I pescatori di Genova li trovate là, al Mercato del Pesce in Darsena, a due passi dal Galata Museo del Mare.
E con il nuovo anno è in arrivo un’interessante novità, Street Fish, il mercato ittico del Porto Antico offrirà anche un servizio di ristoro.
Questa è un’iniziativa di Coldiretti, Campagna Amica e UeCoop, il venerdì sera e sabato all’ora di pranzo qui potrete gustare genuine bontà.

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Sono stata invitata alla presentazione di Street Fish e così posso raccontarvi le delizie che verranno servite nello spazio del Mercato del Pesce.
E la cornice è questa, tanto familiare sia ai turisti che ai genovesi.

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Scendono tra le onde del mare le reti adagiate a terra a Calata Vignoso.

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E loro, i pescatori, hanno sorrisi belli e aperti, sono allegri, gioviali e particolarmente accoglienti.

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Dondolano le barche che portano il pesce sulle tavole dei genovesi.

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E certo, non sempre alla Darsena troverete i pescatori, spesso sono fuori a fare il loro mestiere.
E comunque c’è il cartello: stiamo pescando per voi!

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Se volete comprare il pesce da cucinare nelle vostre case sappiate che circa alle 9.30 rientrano le barche con le reti da posta, alle 14.30 è la volta di quelle con le reti a strascico.
E da marzo a novembre alle 8 del mattino in Darsena ci sono già le acciughe fresche appena pescate.

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Con queste barche che non mi stanco mai di ammirare, la terza di questa foto si chiama Alga e appartiene a Roberto.

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A Street Fish i visitatori potranno gustare i sapori della terra e del mare, questo è il basilico di Liguria che ha il suo profumo solo nella nostra regione, portalo lontano da qui e perderà tutta le sue caratteristiche.

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Limoni, peperoncino rosso e vino bianco, c’è tutto ciò che occorre per preparare un buon pranzo!

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Uno dei pescatori mostra un contenitore con i carciofi tagliati.
Ah no, scusate, a Genova si dice articiocche, segnatevelo!

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I pentoloni sono pronti.

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Si ride, si chiacchiera, si prepara il cibo in allegria.
La buona cucina è proprio questo, comunione e convivialità.

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Come prima cosa ci viene offerta una degustazione di olio extravergine di oliva ligure, c’è l’olio della Riviera di Ponente che nasce dalla spremitura di olive taggiasche e quello della Riviera di Levante, di quest’ultimo ho appreso che ne esistono due tipologie, uno nasce dall’oliva Lavagnina e l’altro dalla pignola, un’oliva selvatica e rustica delle zone di Genova e Portofino.

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Io resto fedele all’olio delle zone di Imperia, è da sempre il mio preferito.

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I sapori della terra e del mare, era presente lo chef Corazza che armato di mortaio d’ordinanza ha preparato il pesto per tutti noi.

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Il condimento più tipico di Liguria e il profumo del basilico che si spande nell’aria, davanti al mare di Genova.

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Fare il pesto è una vera arte, una sorta di cerimonia alla quale assisto sempre volentieri.

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Ed ecco la palamita cruda che verrà preparata in una maniera speciale.Street fish (19)

Si tratta di una tartare  servita come antipasto e  accompagnata con verdure fresche, il mare sposa la terra nei piatti della Liguria.

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Si cucina, si lavora e si prepara un saporito secondo.

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E intanto vengono servite fumanti trofie al pesto.

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Cosa ci attende dopo? Guardate un po’ qua, direi che è semplice da immaginare.

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E sull’acqua si posano certi visitatori, giurerei che parteciperebbero molto volentieri al nostro banchetto!

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A noi fortunati verrà proposta una deliziosa frittura e naturalmente non posso far altro che seguirne la splendida preparazione.

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E ci sono anche gamberi e triglie, pesce a volontà per tutti!

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Colui che è intento a infarinare con sapienza le nostre trigliette chiacchiera con noi e cita un celebre detto: chi dorme non piglia pesci!
Eh, in effetti i pescatori appartengono a una categoria piuttosto mattiniera!

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Il pesce è pronto per essere fritto e presto lo sentiremo sfrigolare nell’olio bollente.

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Eccolo qua, sulla carta, una visione paradisiaca che non necessita di ulteriori commenti.
Cose buone che si mangiano a Genova, a Street Fish.

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Una frittura di pesce e un buon bianco, davanti al mare.

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Mi appoggio alla ringhiera a guardare i riflessi di quelle barche e il cielo che si rasserena, l’acqua calma e turchese, lì di fronte c’è il Galata Museo del Mare, direi che questo è un posto da tenere in considerazione per una sosta sfiziosa, non sembra anche a voi?

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Cibo genuino e di qualità, Street Fish alla genovese, pesce fresco appena pescato, questo è ciò che troverete al Porto Antico, oltre ai piatti che avete veduto vi saranno anche altri primi e secondi sempre a base di pesce.
E anche qui sono riuscita a scoprire la Superba da nuove prospettive, attraverso il bicchiere colmo di vino di Liguria.

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Ogni nuova iniziativa che esalta e preserva le nostre tradizioni e i nostri sapori è semplicemente preziosa e questa è la mia maniera di dare il benvenuto a Street Fish.
E prezioso è il lavoro dei pescatori, parlando con loro credo di aver capito che lo amino tanto.
Sono quelli che lontani dal mare non sanno starci, i pescatori.
Sono quelli che sanno ascoltare le parole delle onde e le sue storie.
Sono quelli che le raccontano anche a te.

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L’incanto senza fine della baia di Lerici

Vi porto in riva al mare, fuori stagione.
E l’estate doveva ancora arrivare quando sono stata a Lerici, era un giorno di primavera.
Vi porto in riva al mare, mare di rime e di poesia, mare caro a Byron e Shelley che vissero in queste zone, a Lawrence che pure vi soggiornò.
E così questo scorcio di Liguria prese il nome di Golfo dei Poeti.

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Era primavera.
E l’onda luccicante lambiva la riva accarezzando la sabbia sottile.

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Deserta la spiaggia accanto alla quale si trova  la passeggiata.
E per me è più affascinante così il mare, con la danza delle onde e il loro eterno ritorno.

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Una spiaggia che diresti forse di altri luoghi, in questa nostra regione che strappa lembi di terra al Mediterraneo.
Questa è Lerici, nell’abbraccio del verde che la circonda.

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Brilla quel mare di poesie e promesse, di sospiri e pensieri.

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Il mare celeste che si intravede tra gli alberi.

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E si giunge a Lerici, dominata dal suo Castello che ha una storia molto antica e che certo merita un ulteriore spazio.
Il Castello venne costruito dai Pisani nel XIII secolo e ancora sovrasta le case e il porticciolo di questo splendido paese.

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Lerici e le sue case alte che narrano delle sua appartenenza a questa terra, un tratto distintivo che è una parola: Liguria.

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Era primavera ma d’improvviso ho creduto di essere in estate.
Tanta gente, le giostre, gli innamorati seduti sul muretto, i turisti seduti ai tavolini dei bar, le coppe di gelato con la frutta fresca, le maniche corte e il sole in faccia.
E Lerici con la sua eleganza retrò.

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Una domenica d’aprile, ancora doveva giungere il solleone.
E’ così la Liguria, ti regala giornate d’estate quando la stagione del mare è ancora lontana.

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Una bella piazza che è un’armonia di colori.

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E il campanile, il cielo azzurro, le palme.

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E certo qui si trascorrono incantevoli vacanze.
E qui è bello tornare.
Nel Golfo dei poeti, tra parole ed emozioni.

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Attesa.
Le barche si cullano leggere, verrà il momento della partenza.

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E qui è bello tornare, in questa regione impervia, la Liguria in salita delle creuze e dei cieli accecanti.
La Liguria del pesce appena pescato, del Vino delle Cinque Terre, del sole che brucia.
Del tono di voce un po’ sommesso, dei sorrisi mai troppo generosi, diciamolo.
E poi abbiamo una terra così, con le strade inondate di luce.

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Liguria di case di pescatori, ormai hanno ben altro valore, certo.
Liguria di rosa e di caruggi.

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Caruggi.
E da questa sola foto forse sarebbe difficile riconoscere Lerici, a meno che non la conosciate bene.
Ma quest’unica immagine vi racconta dove vi trovate.
E Liguria di caruggi.

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E di scale e di sedie di metallo rosso.

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Le ripide prospettive di Liguria, in salita.

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E luce calda sulle case di biscotto.

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Sinuosi, stretti, alti caruggi di Liguria.
Ovunque siano, questo panorama per me è casa.

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E se alzi lo sguardo, per le vie di Lerici, anche qui i palazzi sono uniti dagli archetti.

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Attraverso ogni vicolo, cammino da un caruggio all’altro.

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E alzo lo sguardo a cercare il cielo, lassù, tra le case così vicine.
E io sono abituata a cercarlo così, dove appena lo si intravede.

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E so anche che là fuori, poco distante, c’è il mare e  quella spiaggia di sabbia fine e delicata.

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Nugoli di antiche case che si affacciano sul porticciolo, reti da pesca e gozzi, nella baia amata dai poeti inglesi.

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Sabbia umida e gabbiani che sono i signori del litorale, la spiaggia è tutta loro in questa giornata limpida.

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E ancora si sale, su per la mattonata.

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E la vita cresce in posti impensati.

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Si passa sotto agli archi tinti del color dei girasoli.
Colori d’estate e di riviera.

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In salita, su per la creuza, con i vasi allineati uno accanto all’altro e addossati al muro.

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Salite di ulivi e di scorci di costa che si intravedono tra le belle abitazioni di Lerici.

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Salite, muretti, gatti e ancora salite di Liguria.
E mare, profumo di sale e sassi.
E voci allegre di bambini che salgono accanto a me.

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E ancora, giare colme di piante grasse e rigogliose.

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E poi ancora salita.
E come spesso accade in Liguria si cerca il mare tra le case.
Dov’è il mare?
Oltre i muri, le finestre, i vetri i pensieri.

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E infine lo sguardo incontra la collina verde e le case dolcemente posate su quel pendio.

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E ci si trova ai piedi del castello maestoso che tutto predomina.

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E ancora oltre a pochi passi, lo sguardo trova l’azzurro immenso e l’orizzonte.
E la memoria trova certe parole, sono i versi che Percy Bisshe Shelley scrisse nel 1822.
Lines written in the Bay of Lerici, così lui la vide, così ancora noi guardiamo quel mare.

I sat and saw the vessels glide
Over the ocean bright and wide,
Like spirit-winged chariots sent
O’er some serenest element

Mi sedetti e vidi le navi
scivolare sul mare luminoso e vasto,
come carri di spiriti inviati
sopra il più sereno elemento

Lerici (37)
Il mare grande e infinito che ispira ai poeti versi struggenti.
Il mare che ti si apre davanti agli occhi quando ti affacci dal belvedere e guardi verso quel braccio di costa l’azzurro disseminato di bianchi scafi.

Lerici (38)

E poi si ridiscende, verso il paese, verso altre scale.

Lerici (39)

Verso il porticciolo e i pontili, verso le acque calme di un giorno di aprile.

Lerici (40)

E qualcuno parte, con le reti a bordo per una pesca che sarà fruttuosa, in questo mare ricco e generoso.

Lerici (41)
E l’onda batte gentile sulla sabbia chiara, nel suo continuo fluire.
E risuona dolce il suo rumore, nell’incanto senza fine della baia di Lerici.

Lerici (42)

Tra le reti

E vi racconto ancora del mare, forse dell’eco del mare e del suo profumo.
In una mattinata qualunque, tra le calate e i moli.
C’è gente, alcuni camminano lentamente, altri con passo svelto, è facile distinguere chi è qui per diletto e chi invece è soltanto di passaggio.
Siamo a poca distanza dal Galata, al Porto Antico.

Porto Antico (2)

L’eco e la musica del mare risuonano di onde che scivolano via, tra le reti, onde che fuggono, nulla può impigliarle e trattenerle.
Le onde amano la libertà, sono come alcuni di noi, inafferrabili.
Le reti invece vivono di acqua e luce, ora stanno qui ad asciugare al sole.
Semplici reti da pesca.

Reti da pesca

Alcune paiono vesti di una principessa d’oriente, con organze trasparenti e collane di perle.

Reti da Pesca (2)

Altre giacciono una sull’altra, estenuate dalla lotta quotidiana contro le invincibili onde.

Reti da pesca (3)

L’eco degli abissi è corde, catene e trame fitte.

Reti da pesca (4)

Ognuno vede ciò che sa vedere.
La superficie dell’acqua cela un fondale di conchiglie e coralli tra i quali guizzano mille pesciolini d’argento.
E il velo della sposa del mare attende solo la fanciulla che lo indossi.
Forse una sirena che si tufferà gioiosa tra i flutti?

Reti da pesca (5)

Reti che hanno le tinte calde della terra, reti di rosso e di ruggine, i colori del Mediterraneo, di certi suq e certe bancarelle.

Reti da pesca (7)

E intanto i pescatori portano a riva le casse ricolme di pesci, il frutto di un duro lavoro.

Pesci (2)

Reti di smeraldo e dai toni d’arancio.

Reti da pesca (8)

Corde distese e arrese che giocano con le ombre e il sole.

Reti da pesca (9)

Reti che nascondono e svelano, che velano e rivelano, al di là c’è il mare, il viaggio, l’avventura e un nuovo giorno che verrà.

Reti da pesca (6)

In una mattinata qualunque, tra le calate e i moli.
Ognuno vede ciò che sa vedere, tra le reti dei pescatori al Porto Antico.

Reti da pesca (10)