Aria di mare

È l’aria di mare a spazzare il cielo e a renderlo terso e così blu.
Un gabbiano si libra alto sulle Mura delle Grazie e la luce ravviva questi colori e li esalta, è un’allegria di panni stesi a dondolare davanti a queste finestre.

Ed è una luce gloriosa, magnifica e impareggiabile a illuminare l’azzurro su Piazzetta Barisone.

L’aria di mare spira nei caruggi, danza con questa luce, smuove i lenzuoli e le tovaglie in Salita della Seta.

Ed è ancora la brezza salmastra a sollevare la bandiera della pace su Piazza San Bartolomeo dell’Olivella.

Ed è sempre la vita nella sua quotidianità a svelarsi nella sua complessa semplicità in Salita San Bernardino.

Ed io seguo questa luce magnifica che si insinua gentile nelle vie della città vecchia.
E il sole batte sui vetri delle finestre, in Salite alle Monache Turchine, mentre l’aria di mare sfiora i colori pastello e le tinte della nostra vita.

Panni stesi d’inverno

I panni stesi d’inverno sono colorati come nelle altre stagioni, ravvivano i caruggi e regalano allegria a coloro che come me amano le sfumature e i contrasti.
E così attendi il sole, una giornata tersa e la luce catturerà questa bellezza per te.
In Piazza delle Lavandaie, dove un tempo dai truogoli si spandeva odoroso il profumo del sapone.

E più oltre, dove il vento attorciglia il bucato sulle corde.

Azzurro, bianco, tende, salita.
Voci di caruggi, vita, semplicemente.

E un bagliore di giallo e di arancio, denso della luce che fende i caruggi.

Poi sali e scendi, su e giù, sempre in quei vicoli che piacciono a me, ritrovo sempre un arcobaleno di colori e scalette e ocra in Salita della Seta.

E un’edicola, un Piazza Santa Croce, arrivo laggiù e mi siedo un po’ sulla panchina, immagino che lo facciate anche voi!

C’è più bellezza nelle cose semplici e la ritrovi quando la vita di ogni giorno palpita in luoghi dalla lunga storia.
E pare strano, eppure a volte certe tovaglie o certi accessori sembrano perfetti per stare davanti a certe finestre di pietre antiche e contro muri di mattoni.

E a volte, ancora, è rosso su rosso, con toni di bianco candido e verde brillante.

E poi io lo so che devo sempre andare dalle parti di San Bernardo, certi luoghi non mi deludono mai.

E puoi vedere persiane, antichi stemmi, pietra nera e pianticelle.
Sono le cose di caruggi che piacciono a me, in qualsiasi stagione.

Tornando a casa

Ieri sera per tornare a casa ho attraversato la città vecchia.
Sono passata da Sarzano e lì ho incontrato 4 ragazzini con le biciclette, al rientro dalle vacanze mi capita sempre di imbattermi in persone che in qualche modo suscitano la mia attenzione.
E loro erano quattro ragazzini, chiacchieravano, le bici erano lì, accanto a loro.
Poi giù, verso i caruggi che piacciono a me, d’un tratto ho alzato lo sguardo e ho veduto un’inquietudine di nuvole leggere, ho anche pensato che fosse un indizio di pioggia.

Poi ancora giù, tra i colori caldi di Via di Santa Croce, nel luogo dove abita il vento e ieri sera era proprio il soffio caldo del tempo d’estate.

Ancora, sempre, gli occhi cercano soltanto la bellezza semplice del quotidiano.
La vita di ogni giorno, lenzuoli, persiane aperte e cielo che si riflette sui vetri.

E giù, verso il mare.
Un signore mi ferma, mi chiede come raggiungere un certo locale.
Di là, poi a sinistra e non può sbagliare, non è lontano.
C’è tanta gente a godersi questa serata estiva, noto che davanti a certi negozi è affisso un cartello: si riapre il Primo Settembre.
Gironzolo, mi attardo, vago senza alcuna meta, è uno dei miei piacevoli diletti.
Nella pigrizia della sera, mentre i passi risuonano sul selciato una luce chiara accarezza il profilo della cattedrale e gli edifici di Via San Lorenzo.

Un ragazzo corre davanti al mare, altre persone stanno sedute sulle panchine ad ammirare la dolcezza del tramonto di Genova.
Così, semplicemente.
Mentre le sfumature di oro dipingono l’acqua e il cielo, in una sera d’estate, tornando a casa.

Cielo azzurro, caruggi e panni stesi

Quando voglio vedere cielo azzurro, caruggi e panni stesi io so dove andare.
Nella zona del Molo, in Vico Bottai, c’è sempre un’allegra confusione di fili da stendere e se capiti da queste parti in una giornata limpida lo spettacolo incanta lo sguardo.

Vico Bottai

Eh, comunque sono indecisa, non so mai quale sia la prospettiva migliore per fotografare certe bellezze fatte di aria e di colore.

Vico Bottai (2)

Ad andar per caruggi capitano cose belle.
Ad esempio, può succedere di trovarsi in cima a una scaletta a chiacchierare con una signora che abita da quelle parti.
E insomma, sì, una delle conversazioni che piacciono a me.
– Signora, sa che mi verrebbe da fotografare la sua finestra?
– La mia finestra?
– Eh sì, mi piacciono i panni stesi e poi quel giallo e quell’arancio con le persiane verdi…
– Faccia pure – dice lei – così poi continuo a stendere!
Mando un saluto alla signora ed ecco qua la finestra, che bellezza questi accostamenti!

Vico Bottai (3)

Sai, in certi posti non mancano mai gli incontri interessanti.

Gatto (2)

E poi guarda, sul muro, luci ed ombre di caruggi e panni stesi.

Vico Bottai (4)

E poi ancora, sali verso Vico delle Camelie.

Vico delle Camelie

E sai, certe salite sanno sempre rivestirsi di una luce nuova, Via di Santa Croce è uno dei luoghi di Genova che più amo, qui si può sentire la voce del vento.

Via di Santa Croce

E poi turchese e panni stesi in gradazione con la facciata, un vero tocco d’artista.

Via di Santa Croce (2)

E ancora ombra e sfumature polverose.

Via di Santa Croce (3)

E poi calore e colori in Salita della Seta.

Salita della Seta

E là, in certi luoghi, ci sono magie che magari non sappiamo vedere, basta alzare lo sguardo per coglierle.
In Vico dietro il Coro di San Cosimo c’è una lampada che pare stare proprio là, al centro dei ritagli di cielo.

Vico dietro il Coro di San Cosimo

Sono incantevoli le geometrie di Genova, sono sempre nuove e stupefacenti.
Imbocco San Bernardo ma prima fermo ancora e mi siedo su muretto davanti a quel negozio di frutta e verdura che è una vera poesia.
E alzo gli occhi, ancora.

Via San Bernardo

E poi, tornando a casa, rifletto.
Penso che davvero non saprei dire quale sia la prospettiva perfetta per certi panni stesi in Vico Bottai.
No, proprio non saprei.
Mi toccherà tornarci, questo è sicuro.

Vico Bottai (5)

Via di Santa Croce e il respiro di Genova

Vi porto in un luogo del cuore.
E un luogo dell’anima, l’anima di questa città.
E se non veniste qui credo che non potreste mai dire di conoscere Genova.
Genova che per molti è l’Acquario e il Porto Antico e niente altro.
Ma Genova è silenzio, mistero, scoperta.
Genova è nascosta, raccolta, segreta.
E Genova è certe strade, come questa, oggi condivido con voi un sentimento, un’emozione, un intimo affetto.

Targa (2)
E dovrete essere viaggiatori della vostra anima per comprendere un luogo come questo e renderlo vostro.
E se siete turisti visiterete le Torri di Porta Soprana, andate oltre, passate Via Ravecca e poi Piazza Sarzano.
E sarete qui, in Via di Santa Croce.

Via di S. Croce

Una strada bella e una piazzetta che portano lo stesso nome, così come si chiamava la chiesina che qui c’era un tempo, vi era anche un ospedale.

Piazza Santa Croce

Panchine di caruggi, non è così comune trovarle.
E silenzio.
Consultiamo la Guida Pagano del 1927, allora qui c’erano un fruttivendolo e un calzolaio.
C’era anche un negozio di carbone, cambiano i tempi.

Piazza Santa Croce  (3)

Il cielo resta, il medesimo di allora.

Piazza Santa Croce  (2)

C’è un tabernacolo con l’effige di San Giovanni Battista.

Piazza Santa Croce  (4)

E sopra di voi ancora l’azzurro insidiato da nuvole bianche.

Via di S. Croce (2)

Un portale in ardesia, qui dove inizia la dolce discesa di Via di Santa Croce.

Via di S. Croce (3)

Una via che vi condurrà a San Giacomo della Marina.
E come spesso accade da queste parti probabilmente non incontrerete nessuno.
Sarete soli, sentirete il rumore dei vostri passi.
Nessuna voce. Silenzio.
Guarderete verso l’alto, verso quegli archetti.

Via di S. Croce (4)

Questo è un luogo dell’anima, l’anima di questa città.
E per sentirla dovrete venire qui in certe giornate nelle quali spira il vento, vento di mare che si insinua tra le case.
Vento, vento che per me è il respiro di Genova.
Vento che sarà vostro compagno di viaggio e di cammino, sarà alle vostre spalle e accanto a voi.
Il vento, in Via di Santa Croce, è un ospite gentile e discreto.
E così è la luce che fende l’altezza delle case e batte sulle facciate.

Via di S. Croce (5)

Il mare, il mare è oltre quelle case, qui lo potrete vedere.

Via di S. Croce (6)

E se avete fortuna da qui vedrete una nave che salpa e la saluterete.
E se siete viaggiatori dell’anima, se avete nel cuore quella musica che risuona per questi caruggi, saprete di non essere davvero soli.
C’è il vento accanto a voi.

Scalinata Labirinto

Una curva perfetta, di ocra e di bianco.

Via di S. Croce (7)

E qui, qualche rara volta, alcuni si siedono sul muretto.
Si ferma anche il vento, per qualche istante.

Via di S. Croce (9)

Ma poi si rialza, spira ancora, verso Salita della Seta.
Forse ricorderete, ve ne ho già parlato  qui.
Prospettive di caruggi, non potrete mai dire di conoscere Genova se non avete veduto questo.
Le scalette, le creuze.

Salita della Seta

La luce, i panni stessi che danzano, fratello vento ancora gioca, ancora vi è vicino.

Salita della Seta (2)

E non potrete mai dire di conoscere Genova se non vi siete mai trovati in un vicolo dove una Madonnetta solitaria protegge il vostro passaggio.

Via di S. Croce (10)

E’ semplice, candida, fiera.

Edicola (2)

E ancora si scende.
E ci si guarda indietro, verso il cammino percorso.

Via di S. Croce (8)

Ed io davvero so che non potrete mai dire di conoscere Genova se non avete mai camminato in una strada come questa.
Silenziosa, appartata, misteriosa.
E sarete costretti a fermarvi, a osservare verso l’alto per vedere quest’altra edicola,  traccia di un certo mondo antico e di anni lontani.
No, non potrete mai dire di conoscere Genova.

Edicola

E ancora si scende, sono altri colori, adesso più tenui.
E agli inizi del secolo scorso, come ancora si legge sulla Guida Pagano, qui c’erano un’osteria e una polleria, uno stagnino e un lavorante di metalli, una rivendita di vini e una calzoleria.
Il tempo muta alcune cose, rimane ancora questa brezza sottile che lieve soffia in Santa Croce.

Via di S. Croce (11)

E no, non potrete mai dire di conoscere Genova se il vostro sguardo non ha mai incontrato questa luce oltre l’archivolto.

Via di S. Croce (12)

E le rosse facciate accese dal sole, sole di mare e di porto, di una città di marinai, di vele e di reti.

Via di S. Croce (13)

Un luogo dal fascino antico, recondito, da scoprire e da tenere con sé.

Via di S. Croce (15)

Un luogo del cuore e dell’anima.
Silente, di pace, di aria, regno di quel vento che qui a volte è signore e vostro compagno.
Una bellezza segreta, ritrosa e solitaria, Via di Santa Croce e il suo splendido cielo  su San Giacomo della Marina.

Via di S. Croce (14)

E sarete viaggiatori dell’anima di questa città se una volta giunti al termine di Via di Santa Croce vi guarderete indietro.
E ancora sentirete il profumo dell’acqua del mare, udirete il respiro, il respiro della città.
Guarderete indietro e saprete che tornerete ancora qui, a ritroso, verso l’anima di Genova.

Via di S. Croce (16)

Vico di Scurreria la Vecchia, tra le case dei setaiuoli

Il tempo al di là dell’archivolto, in Scurreria Vecchia.


Tempo che scorre lento e ha un altro ritmo, ha i suoni e i colori del passato.
Al di là dell’archivolto, dietro Piazza San Lorenzo.

Contrata scutariae, così si chiamava Scurreria, zona nella quale erano le botteghe degli Indoratori e degli Scudai.
La poesia degli antichi mestieri  ritorna a noi in certi testi che descrivono la Genova operosa di altri tempi, quando in queste contrade si viveva della propria arte, come narra  Federico Alizeri: chi mettea pennello in istorie e chi fregiava d’imprese gli scudi.
A questi solerti arigiani e alla loro perizia sono dedicati altri caruggi.

Il primo tratto della strada che incrocia Scurreria, oggi nota come Via Arcivescovado, anticamente prendeva il nome da certi mercanti, detti appunto Toscani, che affittavano le loro botteghe dalla Curia già nel XV secolo, ed erano dediti a lavorare e a vendere tessuti di seta.
Vi erano così la Via e la Piazzetta dei Toscani, che corrispondeva allo slargo tra Piazza San Lorenzo e Via Scurreria.
Scurreria Vecchia, invece, era un tempo nota come Vico dei Toscani.

I tessitori di seta! Di loro vi ho già parlato, ricordate? Hanno persino una salita dedicata alla loro arte!
E già conoscete il più famoso di loro, colui che ebbe un destino amaro e crudele, quel Paolo da Novi che fu doge per appena 18 giorni.
Aveva dimora qui, nella zona di Scurreria.

Quale sarà stata la sua casa?

La seta, lucida e brillante.
Il filo dorato che si perde in intarsi e preziosi disegni.
E pensate, ai tempi della gloria di Genova, in occasione del Corpus Domini, i setaiuoli usavano stendere i loro raffinati tessuti  nel vicolo.

Scurreria Vecchia coperta dagli arazzi e dai velluti.

Però, sapete, anche i setaiuoli avevano le loro grane!
Pensate, nel lontano 1641, accadde un fattaccio che creò un certo trambusto.
Insomma, vedete quanto è largo questo vicoletto, mica una gran cosa!
E la seta e i velluti sono pregiati e delicati, vanno tenuti da conto.
Contro ogni previsione e con estremo disappunto di tutti setaiuoli, i mulattieri presero a passare per Scurreria Vecchia. Ma vi pare possibile?
Se ne potrebbe conoscere il motivo? E così i setaiuoli si riunirono, tutti concordavano che una siffatta soluzione non era tollerabile, assolutamente!
Ma caspita, da che mondo è mondo i mulattieri sono sempre passati in Vico del Filo!
Eccolo qua, è ben più spazioso direi!

E così gli abitanti di Scurreria, tutti coalizzati, si rivolsero alle autorità!
Un tempo fuori dal tempo, ma se verrete qui ancora troverete tracce di quei giorni.
Su questi muri, che hanno veduto vicende lontane.

Sotto lo sguardo benevolo di chi vi attende, quando passate l’archivolto.

Da certe finestre, che vivono una nuova vita.

Sulle corde da stendere.
Un tempo c‘erano gli arazzi e i tessuti dei maestri dell‘arte, oggi i panni di coloro che qui abitano, nelle case dei setaiuoli.

In quei giochi di luce imprevedibili che solo i nostri caruggi sanno regalare.

Nel mistero fitto della notte.

Tra le case dei setaiuoli, si cammina nella storia senza conoscere il mondo che ci circonda.
Le pietre, le chiavi sul muro, testimonianza di un tempo che ancora è tra noi.

Il tempo dei velluti e delle sete, il tempo al di là dell’archivolto.

Salita della Seta, la memoria di un antico mestiere

La seta, un tessuto prezioso e raffinato e l’arte di lavorarla, portata in Europa dalle Indie, in questa città risale a tempi molto antichi.
Già nel 1200, si hanno notizie di un certo Giacomo Pelle, che vendette 72 libbre di seta per 48 denari genovesi.
Il fasto, il lusso, questo rappresentava la seta.
E a Genova l’arte di tessere e di creare ricami pregiati trovò la sua massima espressione.
E così le cronache narrano di un Papa, Innocenzo IV, venuto a Genova nel 1244 e di una città che in quei giorni lo accolse rifulgente di bellezza, con le sue vie ricoperte di broccati color oro e quando poi sette anni dopo il Papa vi tornò,  su quelle stesse strade erano stati stesi panni di seta.
E ancora, nel 1295 Oberto Doria è a capo di un’armata composta da molte galee, con le quali s’intende contrastare le forze veneziane.
E lì, sul mare che luccica, scintillano gli abiti dei suoi uomini, più di 8000 persone con sopravesti di seta ricamate di brillante oro.
I broccati e le sete provenienti da Genova erano rinomate in tutta Europa e portavano molti denari alla città.
E così, in una città nella quale molte sue strade portano nomi che rimandano ad antichi mestieri, abbiamo anche una salita dedicata all’arte degli antichi setieri.


I più famosi tessitori di seta e maestri di quest’arte furono i fratelli Peiroleri, a seguire furono molti coloro che si dedicarono a quel mestiere.
Nel 1432 i tessitori di seta si riunirono in una corporazione, l’arte era tenuta in grande considerazione ed era severamente proibito usufruire di opere o disegni altrui.
L’industria della seta era ricca e fiorente e vigeva in città il divieto di importazione da paesi stranieri, venne persino istituita una Magistratura dell’Arte della Seta, la quale doveva vigilare sull’osservanza delle leggi.
Un’arte raffinatissima, celebrata persino dalle parole di un doge, Antoniotto Adorno che scrisse: l’arte della seta, non che l’occhio destro, è l’anima della nostra città.
Altri tempi, ora certo non è più così!
Ma nel nostro centro storico, percorrendo le Mura delle Grazie, si incontra questa breve salita.

Eh, forse da questa prospettiva non vi sembra gran cosa, è vero?
Ma mica vorrete fermarvi lì? Fa un po’ caldo in questi giorni, ma come si sta bene nei caruggi, all’ombra e al fresco!
E allora saliamo i gradini, fino in cima, fino a dove la salita incontra Via delle Grazie.

Oh, chissà se qui abitavano gli antichi setieri!
Ma guardate quanto è caratteristico questo spicchio di Genova, con quelle scalette, le facciate delle case dai colori caldi e solari.

Io quando sono in posti come questo penso sempre a certi miei concittadini, quelli che dicono: io non vado mai nei caruggi.
Oh, no! Non troverete la folla in Salita della Seta!
Troverete una mattonata che scende dolcemente verso il mare.

Potrete guardare oltre, verso quel mare, in questo vicolo che ci ricorda l’arte dei maestri della seta.

E potrete guardare sopra di voi, verso il cielo di Genova.