Ancora vi porto con me: all’Acquasola, il luogo prediletto da certi miei concittadini per il passeggio.
Sono diverse le vicende storiche da raccontare in merito a questo posto, avrò presto modo di approfondire questo interessante argomento.
Oggi vi parlerò solo di loro, dei genovesi che vanno a spasso per i giardini dell’Acquasola: anche la gente comune è parte della grande storia, ognuno di noi ne scrive un riga.
E a volte il nostro tempo resta in un’immagine, un istante fissato per sempre.
Innanzi tutto, troveremo una panchina libera?
Occorre arrivare presto, tutti amano venir qui sotto alla frescura degli alberi!

E le bimbe corrono felici con il loro cappellini sulla testa, le loro gonnelline ondeggiano leggere.
Sullo sfondo si staglia austera la figura di una donna, con lo sguardo segue quelle piccine.

Seduti sulle panchine di marmo, in un parco cittadino.

Una giovane mamma tiene tra le mani l’estremità di una delle corde.
Gira, gira, gira.
Salta!
E loro, le piccoline, si divertono un mondo.
Hanno nomi antichi, nomi di famiglia: Teresa, Ida, Giulia, Lucia.
Salta, salta verso il tuo futuro e verso la vita che verrà.
Bambine, amiche che faranno un tratto di strada insieme.

E poi ragazze, amiche che camminano fianco a fianco, le loro figure si scorgono sullo sfondo, incedono nell’attuale Viale IV Novembre.
Il passo deciso, l’abito alla moda, il cappellino sul capo.

Andranno a far compere, questo è certo.
E il muro è tappezzato di manifesti di ogni genere, tra gli altri troneggia la pubblicità di certi profumi.
E certamente alle due signorine interessano molto gli articoli di Pastore, ventagli e ombrellini di ogni qualità!


I muri raccontano sempre storie e narrano i nostri giorni e le nostre abitudini.

All’Acquasola, nel centro della città.
E quel tratto di muro ora sgombro da manifesti è illuminato dal sole: guarda bene, le due giovani stanno passando proprio lì davanti.

Tutto muta e tutto resta uguale, è sempre il nostro sguardo a fare la differenza.
Un’immagine, un gioco dell’immaginazione e ti trovi in un altro secolo.
Sopra alla pubblicità di un celebre Fernet c’è un’insegna stradale, oggi non più presente.
Vi si legge: Spianata della Acquasola.

E scorre, fluisce e scivola via il tempo del quotidiano.
E ha un suono che si perde, il tempo che passa ha il ritmo dei passi di quelle donne che nell’immagine sottostante vedete di spalle.
Prima è più forte, poi diviene flebile e infine svanisce.
Ed è silenzio che lascia posto a un altro rumore.
Nel frattempo gli operai chini a terra lavorano con grande impegno a qualche opera pubblica utile a tutta la cittadinanza.
La storia la fanno anche queste persone, tutti coloro che rendono semplici le nostre vite.

E intanto cosa accade all’Acquasola?
Corre il tempo come una palla che ruzzola in aria, poi ricade, rimbalza e rotola a terra.
C’è una bimbetta bionda, tutta ricci e fossette, colei che le è accanto sarà la mamma o la balia?
Ha lo sguardo dolce e paziente, indossa un abito deliziosamente grazioso e un ampio grembiule.

Fugge il tempo, per ognuno è composto da istanti preziosi che restano nel cuore.
Ricordi, emozioni, uguali per ogni bambina che diventa donna.
Intanto sei lì, all’Acquasola.
E sei quella con l’abitino chiaro e il fiocco grande sulla schiena, sei una bambina che conosce solo la spensieratezza dell’infanzia.

Oppure sei timida ed esitante, incerta e insicura.
Salta, dai!
Ancora un istante. Aspetta.
Il tempo, il tempo intanto fugge via, non puoi fermarlo.
Salta!

Sullo sfondo, in lontananza, si scorgono altri gruppi di persone.
Tutti loro amano godere della bellezza dell’Acquasola.

Quando io ero piccola il laghetto ospitava i cigni, il Comune ha in programma di riportarli all’Acquasola.
E io attendo che arrivi quel giorno.

Tutto muta e tutto resta uguale.
Marito e moglie, a passeggio.
Pioverà? Lei ha l’ombrello sotto il braccio, è una signora previdente!

E anche uno di loro ha il paracqua di ordinanza.
Tre generazioni di uomini.
Battista, Francesco, Girolamo. Nomi di un altro tempo.
I due adulti camminano con un certo sussiego, il ragazzino ha i pantaloni più corti.
Il tempo.
Il tempo ha il suono dei loro passi.
Forte dapprima, poi più fioco, un rumore lieve che si dilegua.

Il tempo resta in ciò che sappiamo conservare, nelle immagini dei nostri nonni, nelle movenze giocose di bambini di un altro secolo.
Il tempo si lascia trattenere così, in qualche maniera.
Le immagini che avete veduto appartengono a Stefano Finauri, amico che sempre ringrazio per la sua generosità e per l’amore con il quale preserva tutto ciò che appartiene alla storia della nostra città.
Il tempo sa rimanere immobile, in una cartolina in bianco e nero.
E allora ti ritrovi anche tu là, a trascorrere un pomeriggio all’Acquasola.
