Una giornata d’agosto in un’altra città.
Io amo le stagioni fresche e per i miei viaggi ho scelto spesso città del Nord Europa, quell’anno andai ad Amburgo e a Berlino.
Da sola, sono sempre stata autonoma e indipendente.
Amburgo è la città degli ombrelli e in quei giorni d’estate ho quasi sempre girato con la giacca a vento e le scarpe da pioggia, ad Amburgo a volte il cielo è grigio ma non per questo meno ammaliante.
Amburgo è città di porto, Amburgo è ricca, elegante ed austera, Amburgo è vivace e viva.
Amburgo è affascinante, l’ho scelta su consiglio di mia mamma che c’era stata da giovane.
E allora oggi è quel giorno d’agosto.
Esco dall’albergo, lì accanto c’è un ufficio postale, mi stupisco che ci sia una buca delle lettere destinata alla posta che parte di domenica, l’efficienza teutonica mi ha sempre meravigliato.
Ho la cartina, la macchina fotografica, la guida, l’ombrellino pieghevole, lo zainetto sulle spalle.
Ho tutto il tempo per girare, su e giù.
E lungo i canali, guardando le case, osservando le finestre e immaginando le vite inaccessibili degli altri.
In qualche stanza di Amburgo un amore finisce e un altro inizia.
Ich liebe dich. Oder nicht.
Sospirando, forse.

Ad Amburgo ci sono tante biciclette e la gente pedala lungo le rive del lago Alster, ci sono vecchiette con improbabili sandali bianchi e bimbetti biondi dalla carnagione nivea.
Cammino, io amo camminare.

Entro in un negozio di porcellane, in realtà è tutto molto british, l’arredamento è di legno scuro e caldo, è un posto molto accogliente.
E poi mi ritrovo in un grande magazzino, sono articoli piuttosto a buon mercato, c’è un’ampia sala dedicata alle stoffe e al ricamo con scampoli di ogni genere, kit per il cucito e scatolette piene di bottoni.
Guardo, tocco, tornerò di nuovo, più di una volta.
E poi ancora, una libreria dove potrei perdermi, credetemi.
All’estero cerco sempre il settore dedicato ai viaggi e all’Italia, c’è sempre qualche volume fotografico di pregio, se tratta della Liguria l’immagine di copertina è quasi sempre Portofino.
E poi i libri di ricette, uno lo compro, si intitola Tante Sophies Kartoffelküche, decine di maniere diverse per cucinare le patate, le ricette di Zia Sophie.
Certo, che altro vuoi comprare in Germania? Un ricettario, sì.
Cammino, piove.

E nella città degli ombrelli mi concedo una pausa in un bel caffé dove servono sontuose fette di torta, sono altissime e ricche di creme, certe bontà non si dimenticano.
Al tavolo accanto al mio c’è una bella famiglia, lui è certamente tedesco, lei dev’essere caraibica, le loro figlie sono un prodigio di bellezza, pare che abbiano preso il meglio da entrambi i genitori.
Parlano piano, sussurrano, sono tranquilli e complici, la bimba più piccina porta i capelli raccolti in un codino, lei sorride e sul suo viso compaiono adorabili fossette.
Penso che la loro sia la famiglia perfetta, quella che chiunque vorrebbe avere.
In un caffé d’Amburgo, mentre fuori piove.

E poi ancora, una città intera mi attende.
E percorro una strada, un viale alberato con case lussuose ed eleganti.
E giardini e siepi e cancelli, sotto al cielo lattiginoso di Amburgo.
E’ Magdalenenstraße, un edificio che mi colpisce in maniera particolare, non so per quale ragione ho l’impressione di averlo già visto, mi sembra di conoscere questo luogo, è una sensazione davvero strana e resterà uno di quei misteri che la memoria non è riuscita a svelare.

Amburgo è ampia, linda, ordinata.
Amburgo è a misura d’uomo, vorrei vederla con il ghiaccio e con la neve, credo che sia la sua dimensione ideale.
Amburgo è la piazza del Municipio con i fiori alla ringhiera, i cigni che si muovono lenti sull’acqua, i suonatori di strada, contrabbasso e violino, è l’antico e il moderno e le sue case caratteristiche.

Ad Amburgo avevo la macchina fotografica con il rullino, nella maggior parte delle foto ci sono io.
E per questo post ho fotografato le mie fotografie con ladigitale così le immagini non sono perfette, ma sono i ricordi del mio viaggio e devono stare qui, tra le mie parole.
Amburgo è azzurro pallido, carta da zucchero, color metallo e argento, oro e panna.

Amburgo è il porto, Amburgo è un pomeriggio a Blankenese, un tempo piccolo borgo di pescatori, oggi è un incantevole luogo di vacanza tutto scale e case arrampicate sulla collina, magari ne scriverò, quella è stata una gita in maniche corte e sotto il sole lucente.
Questo giorno d’agosto, nell’aria fresca del Nord Europa, lo concludo con una cena in un ristorante siriano che si trova nell’Alsterarkaden, sotto i portici, nei pressi del Rathausmarkt, la piazza del Municipio.
E sapete cosa mi colpisce di questo locale? I tavolini rotondi, coperti da una tovaglia candida, al centro ci sono petali di rosa e lenticchie, una maniera insolita di decorare una tavola.
E poi servono sapori mediterranei molto graditi al mio palato, è una cena che ha profumo di spezie e si conclude con un dessert con mandorle croccanti.
Una giornata ad Amburgo, senza suggerire itinerari, musei o luoghi da scoprire, io scrivo solo di ciò che è rimasto nella mia mente.
Ogni viaggio è una conquista, una piccola parte di mondo che entra nel tuo piccolo mondo e resta con te.
E questo è il ricordo di un luogo dove sono stata diversi anni fa, nel 2001.
Eppure è tutto rimasto nella mia memoria: la bambina con le fossette, la pioggia sottile, le rose sul tavolo, una casa che credo di aver già veduto, la cassetta delle lettere.
In una giornata d’agosto in un’altra città.
