È una di quelle strade che amo, uno dei luoghi dove mi sento sempre a casa.
È Genova, il suo palpito.
È Genova, davanti al suo porto con le sue linee di navi e di gru.
È Genova e in Via di Santa Croce spira spesso il vento portando il profumo del nostro mare, là così vicino agli occhi e al cuore.
E quando percorro questa strada antica mi sento accolta nell’abbraccio delle sue case vetuste, in quell’ombra confortevole, nella bellezza della sua vera semplicità.
E poi, a volte semplicemente osservo e provo a immaginare le sensazioni degli altri, mi piace pensare che siano simili alle mie.
Lei scendeva, con il suo passo lieve, l’abito estivo, la borsa sotto il braccio.
Leggera come in una danza, così aggraziata.
Ed era un giorno di fine estate, l’aria era calda e ristoratrice.
E tutto era silenzio e armonia, nella cornice perfetta di Via di Santa Croce.
Archivi tag: Via di Santa Croce
Tornando a casa
Ieri sera per tornare a casa ho attraversato la città vecchia.
Sono passata da Sarzano e lì ho incontrato 4 ragazzini con le biciclette, al rientro dalle vacanze mi capita sempre di imbattermi in persone che in qualche modo suscitano la mia attenzione.
E loro erano quattro ragazzini, chiacchieravano, le bici erano lì, accanto a loro.
Poi giù, verso i caruggi che piacciono a me, d’un tratto ho alzato lo sguardo e ho veduto un’inquietudine di nuvole leggere, ho anche pensato che fosse un indizio di pioggia.
Poi ancora giù, tra i colori caldi di Via di Santa Croce, nel luogo dove abita il vento e ieri sera era proprio il soffio caldo del tempo d’estate.
Ancora, sempre, gli occhi cercano soltanto la bellezza semplice del quotidiano.
La vita di ogni giorno, lenzuoli, persiane aperte e cielo che si riflette sui vetri.
E giù, verso il mare.
Un signore mi ferma, mi chiede come raggiungere un certo locale.
Di là, poi a sinistra e non può sbagliare, non è lontano.
C’è tanta gente a godersi questa serata estiva, noto che davanti a certi negozi è affisso un cartello: si riapre il Primo Settembre.
Gironzolo, mi attardo, vago senza alcuna meta, è uno dei miei piacevoli diletti.
Nella pigrizia della sera, mentre i passi risuonano sul selciato una luce chiara accarezza il profilo della cattedrale e gli edifici di Via San Lorenzo.
Un ragazzo corre davanti al mare, altre persone stanno sedute sulle panchine ad ammirare la dolcezza del tramonto di Genova.
Così, semplicemente.
Mentre le sfumature di oro dipingono l’acqua e il cielo, in una sera d’estate, tornando a casa.
Cose che non sai spiegare
Ci sono cose che non sai spiegare, restano incomprensibili con i loro affascinanti misteri.
Una messa a fuoco non riuscita, un gioco di linee grigie.
Confuse, sfumate, imprendibili.
Appannate eppure armoniose.
E poi.
Sette note che danzano sui gradini, un pentagramma, e una musica che scivola giù per le scale.
Insieme all’ombra della ringhiera, allo stesso ritmo.
Così sono le cose che non sai spiegare, imprevedibili.
Un raggio di sole, un filo di panni stesi.
Un tettoia verde e una serranda dello stesso colore.
E la luce e l’ombra, lo splendore di un istante irripetibile.
E ancora gradini, questi conducono alla chiesa di San Carlo.
E ancora sole che sfiora e sfugge e si dilegua.
Veloce.
Come quelle cose che non sai spiegare.
E mattoni rossi, un muretto.
E i contorni definiti nella fuggevolezza di un momento.
Sai spiegarlo?
Così è la bellezza, inesplicabile.
Come la luce, inafferrabile.
Cielo azzurro, caruggi e panni stesi
Quando voglio vedere cielo azzurro, caruggi e panni stesi io so dove andare.
Nella zona del Molo, in Vico Bottai, c’è sempre un’allegra confusione di fili da stendere e se capiti da queste parti in una giornata limpida lo spettacolo incanta lo sguardo.
Eh, comunque sono indecisa, non so mai quale sia la prospettiva migliore per fotografare certe bellezze fatte di aria e di colore.
Ad andar per caruggi capitano cose belle.
Ad esempio, può succedere di trovarsi in cima a una scaletta a chiacchierare con una signora che abita da quelle parti.
E insomma, sì, una delle conversazioni che piacciono a me.
– Signora, sa che mi verrebbe da fotografare la sua finestra?
– La mia finestra?
– Eh sì, mi piacciono i panni stesi e poi quel giallo e quell’arancio con le persiane verdi…
– Faccia pure – dice lei – così poi continuo a stendere!
Mando un saluto alla signora ed ecco qua la finestra, che bellezza questi accostamenti!
Sai, in certi posti non mancano mai gli incontri interessanti.
E poi guarda, sul muro, luci ed ombre di caruggi e panni stesi.
E poi ancora, sali verso Vico delle Camelie.
E sai, certe salite sanno sempre rivestirsi di una luce nuova, Via di Santa Croce è uno dei luoghi di Genova che più amo, qui si può sentire la voce del vento.
E poi turchese e panni stesi in gradazione con la facciata, un vero tocco d’artista.
E ancora ombra e sfumature polverose.
E poi calore e colori in Salita della Seta.
E là, in certi luoghi, ci sono magie che magari non sappiamo vedere, basta alzare lo sguardo per coglierle.
In Vico dietro il Coro di San Cosimo c’è una lampada che pare stare proprio là, al centro dei ritagli di cielo.
Sono incantevoli le geometrie di Genova, sono sempre nuove e stupefacenti.
Imbocco San Bernardo ma prima fermo ancora e mi siedo su muretto davanti a quel negozio di frutta e verdura che è una vera poesia.
E alzo gli occhi, ancora.
E poi, tornando a casa, rifletto.
Penso che davvero non saprei dire quale sia la prospettiva perfetta per certi panni stesi in Vico Bottai.
No, proprio non saprei.
Mi toccherà tornarci, questo è sicuro.
La sfumature di Scalinata del Labirinto
Tra i muri di Scalinata del Labirinto, diverse sfumature di Genova.
E mai gli stessi toni, tutto cambia, a seconda delle giornate e della luce.
Scendo, scendo spesso giù da Via di Santa Croce, seguo il vento che sempre spira giù per quella strada e sempre mi fermo davanti a Scalinata del Labirinto, cerco le diverse sfumature di Genova.
Vetro, acciaio, caldo scirocco, salino e risacca.
Carta da zucchero, in certe sere d’inverno, quando la foschia confonde mare e cielo in un’unica tinta polverosa.
Celeste, a volte.
Gru, vita e rumori di porto, traffico in lontananza.
Partenze.
E un saluto a chi rimane, i viaggiatori intanto se ne stanno affacciati sul ponte della nave a guardare la costa che scorre davanti ai loro occhi.
E ogni sguardo è una diversa sfumature di Genova, sia che tu osservi dal mare o da Scalinata del Labirinto.
In certe sere, poi, la luce diviene sovrana e tutto avvolge con il suo chiarore, occorre saper cogliere l’instante esatto, certe magie di caruggi sono dolcemente effimere.
E in quella breve frazione di tempo si svelano melodiose sinfonie di persiane, archetti e geometrie, ancora vento, vento, vento.
E sole, sole abbagliante e caldo.
In questo vicolo davanti al mare, verso sera la luce si insinua e filtra, rischiara la mattonata, illumina le lampade, rimbalza su questi muri assetati di sole e gioca con le ombre.
Sono le diverse sfumature di Genova, da Scalinata del Labirinto.
Colori, fili da stendere e panni stesi
Colori, fili da stendere e panni stesi.
Le sfumature del nostro quotidiano hanno tutte le gradazioni del mondo, accese, brillanti, a volte tenui.
Ed è uno spettacolo per il quale non si paga alcun biglietto eppure ogni volta è sempre diverso.
E così può capitare di arrivare al Carmine, in una mattinata qualunque.
Il campanile, le case color biscotto, il bucato steso ad asciugare.
Si passa sotto gli archetti vestiti di tinte pastello.
Ed è giallo, rosso e sono tinte calde.
Guarda verso certi muri, oltre certi muri.
La vita ha tinte sgargianti, brillano al sole le facciate delle case di Quarto ed è abbacinante il bianco delle lenzuola che dondolano al vento.
E poi cieli turchesi, ringhiere e terrazzini.
E persiane tirate in fuori al Porticciolo di Nervi.
Tutte le gradazioni dell’universo, verde, blu scuro e ancora bianco, in Circonvallazione a Monte.
E poi abbaini, ombre decise e corde da stendere.
Un giorno qualsiasi, in Spianata Castelletto.
E si accende di fucsia la prospettiva di Piazza di San Cosimo, sono sempre i caruggi il luogo più suggestivo.
Il passato e il presente si incontrano ogni giorno nella città vecchia.
Genova è ocra, tanti palazzi hanno le facciate di questo colore.
Genova è anche grigia, nei suoi tetti e in certe antiche case ricoperte di ardesia a volte rallegrate dal rosso e dal blu.
Ancora grigio, in certi edifici ottocenteschi ravvivati dall’arancio e dal rosa degli asciugamani.
La magia dei panni stesi nei caruggi, puoi tornare cento volte nel medesimo luogo e non lo troverai mai uguale.
E così mi troverete spesso a gironzolare per le vie del Molo, svolti un angolo e ti attende una sorpresa.
La magia dei panni stesi e della luce, quando un raggio di sole batte dove non ti aspetteresti.
E quando un riflesso accende di bagliori dorati le case di Via di Santa Croce.
Quante volte vi ho già portato qui?
Non so, resta pur sempre uno dei caruggi che amo di più.
E poi ancora, un vero trionfo di lenzuola da una parte all’altra di Via Ravecca.
Cammino sotto al bucato candido e pulito.
Anche voi alzate lo sguardo quando camminate in questa antica strada?
Passato e presente, sacro e profano, l’edicola con la Madonna e i panni stesi ad asciugare in una giornata dal clima secco.
Cose che si vedono nei caruggi, c’è un vasetto di piante sul davanzale e si sentono in lontananza voci allegre di bambini.
Ingegnosi i genovesi, basta una recinzione alla quale appendere un filo e voilà, ecco trovato il posto per il lenzuolo.
Vicoli, tinte pastello e mollette colorate.
E silenzio.
Non c’è nessuno.
In fondo al vicolo si muovono sinuose certe ombre, alcune sono proiettate dalle lenzuola e dai panni che danzano nel vento.
Qui, nei caruggi, dove ci sono colori, fili da stendere e panni stesi.
Via di Santa Croce e il respiro di Genova
Vi porto in un luogo del cuore.
E un luogo dell’anima, l’anima di questa città.
E se non veniste qui credo che non potreste mai dire di conoscere Genova.
Genova che per molti è l’Acquario e il Porto Antico e niente altro.
Ma Genova è silenzio, mistero, scoperta.
Genova è nascosta, raccolta, segreta.
E Genova è certe strade, come questa, oggi condivido con voi un sentimento, un’emozione, un intimo affetto.
E dovrete essere viaggiatori della vostra anima per comprendere un luogo come questo e renderlo vostro.
E se siete turisti visiterete le Torri di Porta Soprana, andate oltre, passate Via Ravecca e poi Piazza Sarzano.
E sarete qui, in Via di Santa Croce.
Una strada bella e una piazzetta che portano lo stesso nome, così come si chiamava la chiesina che qui c’era un tempo, vi era anche un ospedale.
Panchine di caruggi, non è così comune trovarle.
E silenzio.
Consultiamo la Guida Pagano del 1927, allora qui c’erano un fruttivendolo e un calzolaio.
C’era anche un negozio di carbone, cambiano i tempi.
Il cielo resta, il medesimo di allora.
C’è un tabernacolo con l’effige di San Giovanni Battista.
E sopra di voi ancora l’azzurro insidiato da nuvole bianche.
Un portale in ardesia, qui dove inizia la dolce discesa di Via di Santa Croce.
Una via che vi condurrà a San Giacomo della Marina.
E come spesso accade da queste parti probabilmente non incontrerete nessuno.
Sarete soli, sentirete il rumore dei vostri passi.
Nessuna voce. Silenzio.
Guarderete verso l’alto, verso quegli archetti.
Questo è un luogo dell’anima, l’anima di questa città.
E per sentirla dovrete venire qui in certe giornate nelle quali spira il vento, vento di mare che si insinua tra le case.
Vento, vento che per me è il respiro di Genova.
Vento che sarà vostro compagno di viaggio e di cammino, sarà alle vostre spalle e accanto a voi.
Il vento, in Via di Santa Croce, è un ospite gentile e discreto.
E così è la luce che fende l’altezza delle case e batte sulle facciate.
Il mare, il mare è oltre quelle case, qui lo potrete vedere.
E se avete fortuna da qui vedrete una nave che salpa e la saluterete.
E se siete viaggiatori dell’anima, se avete nel cuore quella musica che risuona per questi caruggi, saprete di non essere davvero soli.
C’è il vento accanto a voi.
Una curva perfetta, di ocra e di bianco.
E qui, qualche rara volta, alcuni si siedono sul muretto.
Si ferma anche il vento, per qualche istante.
Ma poi si rialza, spira ancora, verso Salita della Seta.
Forse ricorderete, ve ne ho già parlato qui.
Prospettive di caruggi, non potrete mai dire di conoscere Genova se non avete veduto questo.
Le scalette, le creuze.
La luce, i panni stessi che danzano, fratello vento ancora gioca, ancora vi è vicino.
E non potrete mai dire di conoscere Genova se non vi siete mai trovati in un vicolo dove una Madonnetta solitaria protegge il vostro passaggio.
E’ semplice, candida, fiera.
E ancora si scende.
E ci si guarda indietro, verso il cammino percorso.
Ed io davvero so che non potrete mai dire di conoscere Genova se non avete mai camminato in una strada come questa.
Silenziosa, appartata, misteriosa.
E sarete costretti a fermarvi, a osservare verso l’alto per vedere quest’altra edicola, traccia di un certo mondo antico e di anni lontani.
No, non potrete mai dire di conoscere Genova.
E ancora si scende, sono altri colori, adesso più tenui.
E agli inizi del secolo scorso, come ancora si legge sulla Guida Pagano, qui c’erano un’osteria e una polleria, uno stagnino e un lavorante di metalli, una rivendita di vini e una calzoleria.
Il tempo muta alcune cose, rimane ancora questa brezza sottile che lieve soffia in Santa Croce.
E no, non potrete mai dire di conoscere Genova se il vostro sguardo non ha mai incontrato questa luce oltre l’archivolto.
E le rosse facciate accese dal sole, sole di mare e di porto, di una città di marinai, di vele e di reti.
Un luogo dal fascino antico, recondito, da scoprire e da tenere con sé.
Un luogo del cuore e dell’anima.
Silente, di pace, di aria, regno di quel vento che qui a volte è signore e vostro compagno.
Una bellezza segreta, ritrosa e solitaria, Via di Santa Croce e il suo splendido cielo su San Giacomo della Marina.
E sarete viaggiatori dell’anima di questa città se una volta giunti al termine di Via di Santa Croce vi guarderete indietro.
E ancora sentirete il profumo dell’acqua del mare, udirete il respiro, il respiro della città.
Guarderete indietro e saprete che tornerete ancora qui, a ritroso, verso l’anima di Genova.