Aria di mare

È l’aria di mare a spazzare il cielo e a renderlo terso e così blu.
Un gabbiano si libra alto sulle Mura delle Grazie e la luce ravviva questi colori e li esalta, è un’allegria di panni stesi a dondolare davanti a queste finestre.

Ed è una luce gloriosa, magnifica e impareggiabile a illuminare l’azzurro su Piazzetta Barisone.

L’aria di mare spira nei caruggi, danza con questa luce, smuove i lenzuoli e le tovaglie in Salita della Seta.

Ed è ancora la brezza salmastra a sollevare la bandiera della pace su Piazza San Bartolomeo dell’Olivella.

Ed è sempre la vita nella sua quotidianità a svelarsi nella sua complessa semplicità in Salita San Bernardino.

Ed io seguo questa luce magnifica che si insinua gentile nelle vie della città vecchia.
E il sole batte sui vetri delle finestre, in Salite alle Monache Turchine, mentre l’aria di mare sfiora i colori pastello e le tinte della nostra vita.

Le meraviglie dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina

È un luogo dalla straordinaria bellezza, varcare questa soglia significa lasciarsi emozionare da un misticismo lontano che ancora sa restituire le suggestioni di antiche atmosfere.
L’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina così che si staglia contro il blu di Genova.

Alle spalle di Sarzano e arroccato sopra le antiche mura di Genova  l’Oratorio domina il porto e la città, un tempo qua sotto si frangevano le onde.

La luce così filtra a rischiarare le molte ricchezze dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina.

Questo luogo di antica devozione venne fondato nel 1460 e fu gravemente colpito durante il bombardamento francese del 1684 voluto da Re Sole.
L’oratorio fu poi ricostruito nel 1706 e in seguito  restaurato e ristrutturato nel 1828 ad opera degli architetti Carlo Barabino e Niccolò Revello, come si legge sulla Guida di Genova di D. Castagna e M. U. Masini.

Posuerunt me custodem: mi posero come custode, così si legge sulla facciata sotto la piccola l’immagine di Maria.

La targa proviene dall’antica porta della Lanterna.

Era là collocata insieme alla Statua della Madonna Regina di Genova opera di Bernardo Carlone e risalente alla prima metà del XVII Secolo,
Quando la porta della Lanterna fu demolita la statua di Maria venne condotta qui e vi rimase per molti anni, in seguito venne posizionata a Palazzo San Giorgio dove ancora la possiamo ammirare.

Sulla facciata dell’Oratorio c’è anche una targa apposta di recente.

Sopra il portale poi si trova l’immagine seicentesca di Sant’Antonio Abate e al di sotto di essa la lapide che indica la consacrazione avvenuta nel 1836 ad opera dell’Arcivescovo Placido Maria Tadini.

Si accede all’Oratorio da Vico Sotto le Murette e aprendo la porta subito si torna a un tempo lontano che ha lasciato in qualche modo la sua traccia di devozione.
Come si legge nel volume “Gli oratori di Genova” di Paolo Novella ed edito da Compagnia dei Librai qui officiava una delle venti Casacce dei Disciplinanti che aveva origine nella perduta Chiesa di San Domenico.
Questa Casaccia iniziò ad operare nel 1445 e i confratelli si adoperavano per assistere i lebbrosi dello Spedale di San Lazzaro.
Con il tempo e con lo scorrere dei secoli confluirono qui poi anche altre diverse confraternite.

Un raggio di luce radioso filtra e così rischiara l’Oratorio.

Nella volta si ammirano gli affreschi di Giuseppe Da Passano che narrano le vicende di Sant’Antonio Abate.

Qui è conservato un prezioso Crocifisso bianco di Anton Maria Maragliano.

Maragliano è magnifico e celebrato artista e ha lasciato nelle Chiese di Genova e della Liguria le suggestive sculture sacre che ancora oggi sanno commuoverci.

E qui, nell’Oratorio di San’Antonio Abate, si custodisce anche una cassa processionale di particolare magnificenza opera settecentesca di Pasquale Navone.
Questo è San Giacomo Maggiore che sconfigge i Mori, la cassa proviene dal perduto Oratorio di San Giacomo delle Fucine che venne demolito sul finire dell’Ottocento.

È un’opera dalla vivacità straordinaria che restituisce il senso del movimento, intensi sono gli sguardi e pieni di furore i volti di coloro che qui sono effigiati.


Paiono roteare nell’aria le lame lucenti, si notano tra gli attributi del santo le molte conchiglie.

E San Giacomo appare così trionfante in sella al suo cavallo.

Ogni dettaglio è studiato con cura per suscitare un senso di stupore e di meraviglia.

È la testimonianza di un’epoca davvero lontanissima.

Luccicano di oro le ricchezze dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate.

E spicca questa dolcezza materna.

Ancora, su uno degli altari, è posta la statua della Madonna Immacolata di Ignazio Peschiera.

E ai piedi di lei certe reliquie di Sant’Antonio Abate.

E angeli, candidi e innocenti.

E dondolano davanti a questo sguardo amoroso i cuori che narrano di ex voto e di suppliche devote.

Il portone così schiude davanti all’azzurro di Genova.

Davanti all’oratorio potrete imboccare la scalinata ripida che conduce alle Mura delle Grazie.

E ancora, di fronte ai vostri sguardi, avrete il porto e la città.

L’’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina è aperto il sabato pomeriggio dalle ore 16.00 alle 17.30.
Qui si celebra la Santa Messa in latino nella forma straordinaria del Rito Romano, accade tutte le domeniche alle 9.45 e nelle solennità di precetto.

Questo luogo è una delle bellezze nascoste di Genova antica e merita una visita.

Se varcherete quella porta, oltre a tutto ciò che vi ho mostrato, potrete ammirare anche la ricca quadreria dal perduto Oratorio di San Giacomo delle Fucine.

Qui dove si staglia la figura ieratica di un santo venerato.

Sotto l’azzurro del cielo, tra le antiche case della Superba queste sono le meraviglie dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate alla Marina.

L’Oratorio di San Giacomo della Marina

È un luogo dalla storia antica, è un angolo di Genova dalle molte suggestioni.
L’Oratorio di San Giacomo della Marina fu fondato intorno al 1400 da alcuni religiosi che abbandonarono la Casaccia dei Santi Giacomo e Leonardo di Prè per riunirsi in una nuova confraternita sita davanti al mare che un tempo arrivava a scrosciare sotto le Mura delle Grazie, là dove sorge l’Oratorio.

La modernità ha mutato l’aspetto di questi luoghi, in quel punto in cui le onde lambivano la città ora ci sono strade e traffico, lì di fronte passa anche la Sopraelevata.
E se volete osservare l’Oratorio di San Giacomo della Marina nella giusta maniera, guardatelo dal mare, là dove si distinguono le prospettive antiche di Genova.
Svettano le case alte e i campanili, all’estrema sinistra della foto sottostante si nota la Torre degli Embriaci: l’oratorio è l’edificio basso e tinteggiato di rosso situato nella parte inferiore sinistra dell’immagine.

Sono racchiusi molti tesori tra quelle antiche mura, l’attuale oratorio risale ai secoli XVII e XVIII, non si è conservato l’edificio romanico degli inizi.

Oratorio di San Giacomo della Marina (3)

Ed è un’emozione grande varcare quella soglia.

Oratorio di San Giacomo della Marina (4)

Sempre con il pensiero al tempo trascorso e ai devoti confratelli che qui decisero di stabilirsi.
Erano anni tumultuosi e difficili, i membri della Confraternita in certi periodi dell’anno avevano l’usanza di prendersi cura dei lebbrosi ricoverati all’Ospedale di San Lazzaro.

Oratorio di San Giacomo della Marina (5)

L’Oratorio di San Giacomo è ricco di preziosità diverse, qui è conservato un crocifisso attribuito alla scuola del Maragliano.
E qui troverete la cassa processionale risalente alla seconda metà del ‘600 opera di Honoré Pellé: vi sono raffigurati Cristo Risorto che appare a San Giacomo e a San Leonardo.

Ed è un capolavoro di straordinaria bellezza.

Oratorio di San Giacomo della Marina (8)

Finemente adornato, ricco di opere d’arte l’oratorio ha una quadreria degna di un museo: alle sue pareti potrete ammirare scenografiche tele che ritraggono episodi della vita di San Giacomo, ne sono autori valenti artisti come Il Grechetto, Giovanni Battista Carlone, Orazio De Ferrari, Valerio Castello, Domenico Piola, Aurelio Lomi, Domenico Cappellino e Lorenzo Bertolotto.

Oratorio di San Giacomo della Marina (9)

E inconsuete prospettive sovrastano il vostro cammino.

Oratorio di San Giacomo della Marina (10)

Su certi marmi sono incise parole che ricordano il tempo passato e paiono emergere i volti delle persone che hanno in qualche modo lasciato il loro segno nelle vicende dell’Oratorio come ad esempio una donna di nome Caterina.
Lei fu la sposa di un certo Sanchio Buscaino e a noi è giunta la sua raccomandazione di distribuire libre sette tra i poveri dell’Oratorio in suffragio dell’anima di lei che in vita aveva contribuito con generosità alla costruzione di una casa soprastante l’Oratorio.

Oratorio di San Giacomo della Marina (11)

Brilla l’oro lucente che circonda la statua di San Giacomo con l’abito da pellegrino, va rammentato che questo oratorio durante il Medioevo era una delle tappe per i devoti pellegrini che si recavano a Compostela.

Oratorio di San Giacomo della Marina (12)

La figura del Santo rivive nei dipinti che occupano le pareti, ecco San Giacomo che consacra Pietro Primo Martire, la tela è opera di Orazio De Ferrari.

Oratorio di San Giacomo della Marina (13)

E ancora ecco il santo mentre risana una persona malata, il quadro è frutto del mirabile talento di G.B. Carlone.

Oratorio di San Giacomo della Marina (13a)

E colori e armonie lassù, sopra ai vostri cuori.

E sopra l’altare.

Al centro si erge la Croce di San Giacomo che ha tre punte fiorate e la forma di una spada.

Voltiamo lo sguardo indietro, verso il lato opposto dell’Oratorio e ammiriamo ancora la cassa processionale da una diversa prospettiva.

Lassù in alto, di nuovo, si staglia la croce vermiglia simbolo del Santo.

Oratorio di San Giacomo della Marina (18)

E sull’altro lato si distingue invece il monogramma di Maria.

Oratorio di San Giacomo della Marina (19)

L’Oratorio di San Giacomo della Marina è aperto alle visite grazie ai volontari dell’Associazione Culturale Santa Maria di Castello, gli orari per poter scoprire le sue tante bellezze sono i seguenti: tutti i venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00, il secondo sabato di ogni mese dalle 15.00 alle 18.00.
Ancora uno sguardo verso le preziosità che già avete ammirato: sulla destra notate un crocifisso, è in legno di giuggiolo naturale, risale al 1650 ed è opera di Domenico Bissone.
È una delle meravigliose ricchezze racchiuse in questo antico luogo, davanti alle Mura delle Grazie, dove un tempo si frangevano le onde del mare, nell’antico Oratorio di San Giacomo della Marina.

Caruggi, fili da stendere e campanili

Caruggi, fili da stendere e lenzuola.
Stamattina, sotto il cielo limpido, chiaro e brillante.
Esco, senza meta.
Esco, giro per i vicoli, semplicemente cammino.
E mi trovo qui, in Campopisano.
Persiane verdi, quell’ocra così caldo sulle facciate.

Campopisano (2)

E guardo verso il cielo.
E’ il cielo d’ottobre con i suoi bagliori.
E’ carico di luce e di aria, è il cielo di Genova.

Campopisano

Tendine, colori confetto e ombre.
E fili da stendere come un pentagramma.
E forse potrei attendere che il sole faccia virare i suoi raggi e mi regali altre meraviglie.
E invece no, va bene così.

Campopisano (3)

Scendo, passo oltre il Vico Sotto le Murette.
E cammino, penso anche a voi che mi leggete.
A quante fotografie di lenzuoli, tovaglie e camicie avete già veduto su queste pagine.
Tante, le trovate qui  e qui.
Quante ancora ne verranno?
Davvero non so, non dipende da me, lo sguardo è mio ma gli artisti sono altri, sono coloro che stendono a questa maniera.

Vico Sotto le Murette

E così salgo a Sarzano e guardo il vicolo dall’alto.
E’ luce e colore vivo e vivace.

Vico Sotto le Murette (2)

E cammino, lungo le Mura della Marina.
E se non bastassero i panni stesi ci sono le loro ombre, la realtà e la sua immagine.

Mura della Marina

E’ una giornata calda e bella.
E non so nemmeno più cosa sto fotografando.
Forse i maglioncini grigi lassù?
La tenda rossa?
Forse le case e il cielo così blu?
Davvero non so, ma sono qui, adesso.

Mura delle Grazie

E poi ancora, trovo concerti di fili da stendere e mollette.

Caruggi - panni stesi (4)

E quel rosa così carico attira la mia attenzione.
E le persiane.
Chiuse o aperte? Non so, ma il risultato è pura armonia.
Lenzuola, cordami e reti da pesca.
Un’insegna di un negozio che non c’è più e parole che narrano questa città.

Caruggi - panni stesi (2)

Un’allegra confusione di bucato e una dichiarazione di fede calcistica.
Alle finestre dei miei caruggi.

Caruggi - Panni Stesi (3)

Cammino.
Dove vado?
Non so, cammino.
E la gente si volta a guardare, non capiscono cosa stia fotografando.
Ma è ovvio, quella corda da stendere lassù!

Vico della Rosa

In giornate come queste la luce regala colori ancora più accesi.
Giù al Molo, blu di Genova e di mare.

Caruggi - Panni stesi

Cielo turchese, in Vico Malatti.
E qui non c’è nessuno, ci sono solo io a cercare le imprendibili prospettive dei caruggi.

Vico Malatti

E le trovo sempre.
Le infinite declinazioni del colore, a volte così splendente, allegro e luminoso.

Vico Bottai

E altre volte tenue e delicato, sullo sfondo la chiesa di San Marco.

Vico Palla

Ma questa è stata una giornata particolare.
Qualche passo indietro.
E questa è diventata una poesia che narra di bucato e campane e campanili.

Vico Palla (2)

E sì, oggi era una giornata così.
Anche in Piazza di Santa Maria in Passione il campanile della chiesa si rifletteva sulla facciata.
Istanti irripetibili, la perfezione dell’attimo.

Piazza Santa Maria in Passione

Cammino.
Nei caruggi che amo, con i muri antichi che narrano vecchie storie e vite passate.
E Vico Vegetti è da sempre il mio viaggio nel tempo, ve ne parlai qui di cosa si prova a scendere giù per quel caruggio.
E a fermarsi a guardare, è quasi un bianco e nero.

Vico Vegetti (2)

E poi ancora, Vico Del Dragone.
Ed è un’allegra e colorata magia di magliette, calzoncini e camicie.
Non la vedo solo io, vero?

Vico del Dragone

E l’ho detto, questa era la giornata dei campanili.
Sant’Agostino, i panni stesi e la poesia dei vicoli.

Vico del Dragone (4)

E alzo lo sguardo.
Io sono fortunata, è sempre lo stesso cielo ma c’è sempre un cielo nuovo sopra di me.

Vico del Dragone (2)

E sono tornata a casa con la bellezza negli occhi.
E’ una bellezza semplice che profuma di sapone di Marsiglia.
E’ un quadro ogni giorno diverso, mai uguale a se stesso.
Ed è una piccola magia da cogliere ed ammirare.
Così, semplice.
Un’edicola, una tenda sottile.
La magia.

Via Ravecca