Ritorno.
Ritorno e ritrovo luoghi, colori e consuetudini.
Genova, in una parola.
E rumori, suoni, profumi di spezie e di pane sfornato, calore di uno scorcio d’estate, maniche corte, due bambini in monopattino in Via Lomellini.
Sciarpe di seta indiana, collanine di conchiglie in vetrina, turisti in fila, alcuni seguono la guida, altri si allontanano e si avventurano in uno di quei caruggi che piacciono a me.
Genova, in una parola.

E poi in Piazza San Luca il solito banchetto.
Libri usati, vecchi giornali, vecchie foto, cartoline.
E una finestra, una tenda.
Bianco e rosso, alla Superba si addicono le tinte accese.

Arrivo a Banchi.
E luci fioche e sfumature polverose.

Soziglia.
E una musica, una canzone, proprio quella.
Dal negozio di Orlandini Dischi, la voce di Fabrizio De André e le note di La Città Vecchia.
E lo so, sembra un’invenzione ad effetto, invece è la realtà.
Sabato mattina, a Genova.
Campetto.
E Scurreria, naturalmente.
Ci sono, come sempre, squarci di luce da seguire.

E da qualunque parte guardi ritrovo luce e cielo e tagli d’azzurro.

Giro.
Torno indietro, risalgo, scendo ancora.
Riguardo ancora il sole, tra le case dei caruggi.
Genova, in una parola.

E in Vico del Fieno di nuovo bianco e rosso, è l’estate di Genova, finestre aperte a lasciar entrare l’aria che profuma di salino.

La curva, la discesa, l’ombra.
E poi, di pomeriggio è venuto un acquazzone ma ieri mattina era turchese, così.

Diverse sfumature d’arancio.
Soltanto Genova, in una parola.

Ritorno e ritrovo posti che mi appartengono.
Ritorno e vado a salutare il mare lucente e chiaro, mentre gabbiani pigri si dondolano sull’acqua.
Dolcemente, nel sole di settembre.

Caldo.
E vele e barche.
Alcuni corrono, altri camminano, certi pedalano.
Arrivo fin laggiù, all’Isola delle Chiatte.
Genova, in una parola.

Il mare si saluta così, per me.
Fermandosi a guardare l’orizzonte, una mattina di settembre.
Guadagno una panchina, una panchina tutta per me.
E mare, cielo azzurro, focaccia, la Lanterna sullo sfondo.
Genova, in una parola.

Vi ho raccontato di me e del mio ritorno.
Ieri mattina, nei caruggi e davanti al mare.
Non vi ho detto che sull’acqua dai mille riflessi dondolava la cima gialla di una barca.
Pareva come sospesa, come quelle cose che non sai comprendere fino in fondo, una di quelle bellezze improvvise che si lasciano ammirare se tu hai occhi per vederle e per amarle.
Genova, in una parola.
