La Croce di San Giorgio

Oggi, 23 Aprile, è il giorno di San Giorgio, eroica figura che da molti secoli ha un posto speciale nel cuore dei genovesi.
La memoria di San Giorgio e delle sue gesta è scolpita sopra i portoni dei palazzi della città vecchia e se non sapete per quale ragione la sua immagine si trovi su certi edifici invece che su altri qui trovate la spiegazione e potrete leggere anche la storia avventurosa di questo Santo che sconfisse un terribile drago.

Vico dell'Oliva

E nel giorno a lui dedicato io desidero celebrare il Santo valoroso e anche il vessillo della Superba sul quale campeggia fiera proprio la Croce di San Giorgio.
Pe Zêna e pe Sàn Zòrzo, queste parole risuonano in questa città dagli albori della Repubblica di Genova.
Per Genova e per San Giorgio!

Bandiera di Genova

Genova celebre per le sue imprese, Genova temuta e rispettata.
Croce rossa in campo bianco, simbolo dell’eroismo dei Crociati in Terra Santa, la Croce di San Giorgio figura anche sulla bandiera inglese: sul finire del 1100 fu proprio la Repubblica di Genova a concederne l’uso al Re d’Inghilterra.
In cambio di moneta sonante il Doge della Superba si impegnava a proteggere con la sua flotta le navi inglesi che, battendo la celebre bandiera genovese, si avventuravano nel Mediterraneo all’epoca infestato da minacciosi pirati.

Bandiera di Genova (5)

Ancora adesso il simbolo di Genova La Superba sventola nelle strade un tempo percorse da valenti uomini di mare.
Non so dirvi quante volte ho incontrato la Croce di San Giorgio, scorgere questi colori per le vie della mia città suscita in me un autentico senso di appartenenza.
Bianco e rosso, l’ho veduto in ogni luogo, davanti una finestra di Campetto e sopra l’orologio che scandisce le nostre giornate.

Bandiera di Genova (3)

Bandiera di Genova (4)

Simbolo di Genova e della sua grandezza.

Stemma di Genova

Sventola in cima alle torri di Porta Soprana.

Porta Soprana

Davanti al Palazzo che trae il nome proprio da San Giorgio, oggi sede dell’Autorità Portuale.

Palazzo San Giorgio

Ed è nel vessillo dei prodi Balestrieri del Mandraccio.

Balestrieri del Mandraccio

Di fronte al fastoso Palazzo della Meridiana.

Palazzo della Meridiana

Bianco e rosso, sul lampione che sovrasta una farmacia in Via della Maddalena.

Croce di San Giorgio

Nello stemma della città, a Tursi.

Palazzo Tursi

Sul faro che rischiara l’orizzonte ai naviganti.

Lanterna

In ogni modo, sempre.

Lanterna (2)

Davanti alla casa natale di un suo celebre figlio di nome Giuseppe Mazzini, colui che amava la sua Genova e anche il nostro tricolore.

Casa di Mazzini

Mossa dal vento, sulla sommità della Torre Grimaldina.

Torre Grimaldina

In quella magia di ardesie, abbaini e tetti dai quali affiorano misteriose torri antiche.

Torre Grimaldina (2)

Nello splendore del Salone del Minor Consiglio a Palazzo Ducale ancora sventola orgogliosa la nostra croce di San Giorgio.

Palazzo Ducale

La si scorge su certi cancelli, nelle luci di una sera d’inverno.

Piazza Banchi

Nelle grandi piazze, di fronte a vaste dimore.

Piazza della Nunziata

Nei semplici caruggi, nell’ombra nascosta dei vicoli.

Vico delle Camelie

E là, nel cielo blu che sovrasta Via Garibaldi.

Via Garibaldi

Nel giorno di San Giorgio, davanti al mare che bagna questa terra, simbolo di una fierezza che dovremmo saper conservare.
E in quelle parole che rimangono ancora nostre, fanno parte del nostro cammino nel mondo e della nostra identità.
Pe Zêna e pe Sàn Zòrzo!

Bandiera di Genova (2)

Le luci splendenti di Strada Nuova

C’est que rien n’est beau comme cette collection de palais, prodigieuse galerie de chefs-d’ œuvre
qui se prolonge à des distances infinies.
Chacun de ces palais est une merveille dont l’étude prendrait plusieurs semaines.

Nulla è bello come questa collezione di palazzi, prodigiosa galleria di capolavori che si prolunga per distanze infinite.
Ciascuno di questi palazzi è una meraviglia, per cui per la visita ci vorrebbero diverse settimane.

Joseph Autran – Italie et Semaine Sante a Rome 1840

Così vide Strada Nuova e la descrisse il meravigliato visitatore francese, così l’hanno veduta tutti coloro che nella serata di venerdì sono accorsi ad ammirare i palazzi nobiliari di Genova rischiarati da luci splendenti
La Via Aurea, poi detta Strada Nuova, oggi è dedicata a Giuseppe Garibaldi.
I suoi edifici vennero costruiti nella seconda metà del ‘500 e sono annoverati tra i Rolli di Genova, sono i palazzi che la Repubblica utilizzava per ospitare capi di stati e figure eminenti in visita nella Superba.
Uno scenario di una bellezza da mozzare il fiato, una magia difficile da raccontare.

Via Garibaldi (2)

Le luci brillanti, le finestre spalancate su nascoste meraviglie.

Via Garibaldi (3)

Palazzi che ospitano tuttora abitazioni private, alcuni sono sedi di banche o di uffici.
Portoni che celano atri e scaloni magnificenti.

Via Garibaldi (4)

Una bellezza sognante, tra marmi, stucchi e soffitti decorati da artisti di pregio.

Via Garibaldi (5)
Ed io ci sono andata molto presto per poter godere appieno di tutto questo splendore, di lì a poco la via si sarebbe riempita di gente desiderosa di ammirare Strada Nuova.

Via Garibaldi (6)

Nella notte splendente dei Rolli di Genova sventola fiero il vessillo della Superba.

Via Garibaldi (7)

E guarda, una tenda scostata rivela la delicata perfezione di un affresco.

Via Garibaldi (8)

I portoni si aprono su atri meravigliosi.

Via Garibaldi (9)

E da ogni palazzo esci con lo sguardo rivolto verso l’alto, verso altri balconi dietro ai quali si intravedono sontuosi saloni.

Via Garibaldi (10)

Regale, radiosa e sfavillante Genova, è così che noi vorremmo sempre vederla.

Via Garibaldi (11)

Ecco le finestre aperte di Palazzo Lomellino.

Via Garibaldi (12)

Ed è un’inesauribile sequenza di stupori, tra bianco e azzurro tenue.

Via Garibaldi (13)

E’ accesa di luce anche la fontana.

Via Garibaldi (14)

E’ un chiarore che dona maggiore leggiadria ad edifici già magnifici.

Via Garibaldi (15)

Guarda, guarda oltre quelle finestre.

Via Garibaldi (16)

Strada Nuova, la via che ammaliò Vasari, Stendhal, Dickens e molti altri, celebrata da tutti i visitatori di rilievo.
E per me questa è una delle strade più belle del mondo.

Via Garibaldi (17)

Palazzo Tursi, sede del Comune della città di Genova.

Via Garibaldi (18)

Guarda, guarda la luce che ravviva il porticato.

Via Garibaldi (19)

E poi la scala, laggiù un caruggio che porta alla Maddalena, è Vico del Duca.
E’ così Genova, il fasto delle sue dimore e la semplicità dei vicoli convivono e si sfiorano, in perfetta armonia.

Via Garibaldi (20)

Strada di magiche suggestioni, inondata dalla musica e dalle note immortali di Mozart e Paganini.
Credetemi, per qualche istante ho creduto di incontrare dame in abiti fastosi, con le parrucche incipriate e i ventagli per farsi fresco in una calda serata di settembre.
Genova sa essere un sogno, un sogno che genovesi e turisti meritano di vedere.

Via Garibaldi (21)

Scintillano le finestre di Via Garibaldi 12.

Via Garibaldi (22)

E lo sguardo incontra solo la stupefacente meraviglia di ciò che ci è stato lasciato da chi ci ha preceduto.
A noi tocca il compito di valorizzare le nostre ricchezze e di difenderle.

Via Garibaldi (22a)

Perditi in queste prospettive dorate, questa è la Superba con le sue meraviglie.

Via Garibaldi (24)

E alza lo sguardo verso Palazzo Rosso.

Via Garibaldi (23)

E ancora, ammira le finestre, i soffitti e la facciata di Palazzo della Meridiana.

Palazzo della Meridiana

Ho camminato su e giù, su e giù per diverse volte.
E sebbene questi siano luoghi del mio quotidiano non smettono mai di incantarmi, è così che vogliamo vedere sempre Genova, con le strade gremite di gente ammaliata dal suo splendore.

Via Garibaldi (25)

E poi ho sostato a lungo in Piazza Fontane Marose dove altri edifici brillavano di quella sfavillante luce.

Piazza Fontane Marose (2)

E sotto a certe finestre ci resteresti per un tempo infinito, non te ne andresti mai.

Piazza Fontane Marose

Piazza Fontane Marose (4)

Intravedi manti leggeri, nuvole chiare e azzurro cielo.

Piazza Fontane Marose (5)

La grazia di certe figure, la perfezione dei gesti è là, nel riquadro di queste finestre.

Piazza Fontane Marose (6)

Tinte tenui e delicate, l’incantevole magia di un affresco.

Piazza Fontane Marose (7)

E un mondo da immaginare, sognante e armonioso.

Piazza Fontane Marose (3)

E’ così che tutti noi vorremmo sempre vedere Genova.
Splendente e lucente, con le sue strade dal fascino eterno, nella luce che accarezza i suoi palazzi in una sera di settembre.

Via Garibaldi (26)

Gli illustri abitanti di Palazzo della Meridiana

Vieni, ti racconto una storia, questa è per me una delle frasi più belle che si possano pronunciare.
E ci sono tanti modi di narrare ed io ieri ho ascoltato tante affascinanti storie.
Ho trascorso un piacevole pomeriggio a Palazzo della Meridiana, una splendida dimora genovese annoverata tra i Rolli della Superba.
E ho avuto già modo di mostrarvi le sue sale, in questo articolo, ieri in questo splendido palazzo i visitatori hanno potuto incontrare coloro che in passato vissero in questa dimora.

Palazzo della Meridiana (2)

E allora vi porto con me, si parte da qui guardando verso l’alto e verso questo lucernario a vetri che sovrasta l’atrio.

Palazzo della Meridiana (3)

E poi si sale, anche i muri a loro modo a volte raccontano storie di ciò che è stato e di ciò che è rimasto.
A Palazzo della Meridiana c’erano una volta una fontana, una corte e un giardino, adesso non ci sono più.

Palazzo della Meridiana (5)

Ehi ma chi sta arrivando?
Signore e signori, vi presento il padrone di casa.
Lui è Gerolamo Grimaldi Oliva, abile banchiere e mercante, titolare del monopolio della riscossione delle tasse a Cordova e a Granada.

Palazzo della Meridiana (11)
E’ un tipo lungimirante, sapete?
E vi racconterà come abbia avuto la brillante intuizione di acquistare questi terreni e di costruirci la sua dimora!
Palazzo della Meridiana sorgerà tra il 1541 e il 1545, ancora non esiste il lusso sontuoso di Strada Nuova ma Gerolamo è uno che la sa lunga, lui sa che un giorno questa sarà la zona più prestigiosa della città.

Palazzo della Meridiana (4)

Ah, vi avverto!
Gerolamo parla rigorosamente in genovese, snocciola alla sua maniera le vicende cittadine, vi parlerà anche dei suoi vicini e dellla chiesa dei frati di San Francesco.
Gerolamo è proprio uno che ha fiuto, ha fatto un vero affare a costruire casa sua proprio qui!

Palazzo della Meridiana (6)

E racconterà le sue storie nel salone affrescato da Luca Cambiaso.

Palazzo della Meridiana (7)

E tra quelle figure sono orgogliosamente rappresentati anche diversi componenti della famiglia.

Palazzo della Meridiana (9)

Silenzio, fate attenzione!
Sta per fare il suo ingresso un personaggio di rilievo e sarà lei a raccontarvi ancora altre storie, il suo nome è Leila Spinola ed ha proprio un bel caratterino, sapete?
Certo è una che sa farsi rispettare, ve ne accorgerete!

Palazzo della Meridiana (8)

Sarà lei a riferirvi alcuni aneddoti riguardo alla celebre fontana del Palazzo, ritengo giusto che li ascoltiate proprio dalla sua voce, merita davvero!

Palazzo della Meridiana (10)

E poi ancora, è la volta di una gran dama: Maria Francesca Durazzo, elegante, trillante e, non me ne voglia, anche un po’ pettegola.
Ah, ci ha affascinato tutti con il suo allegro chiacchiericcio!
Ha grazia e stile, lei conosce alla perfezione i dettami della moda del tempo, del resto guardate il suo abito, naturalmente è francese!

Palazzo della Meridiana (12)

Vi incanterà con la sua voce argentina, narrerà di certe feste e non mancherà di riferirvi aneddoti su altre nobildonne genovesi.
Qui, in questa stanza da fiaba, dove il pavimento è impreziosito di  corallo rosa.

Palazzo della Meridiana (12a)

E certo non si risparmia con le parole, ha qualcosa da dire anche sui Doria e non solo su di loro, è informatissima su tutto ciò che accade in città, credetemi!

Palazzo della Meridiana (13)

E poi d’un tratto, è corsa via!
Doveva partecipare a un ballo e non voleva perdersi neanche un istante, posso capirla!

Palazzo della Meridiana (14)

Vieni, ti racconto una storia, questa è per me un delle frasi più belle che si possano pronunciare.
E a Palazzo della Meridiana abbiamo ascoltato una miriade di racconti, tanti tasselli che ricostruiscono la storia di questo palazzo e restituiscono il ritratto della vita genovese attraverso i secoli.
E non è finita, cari lettori!
Ho l’onore di presentarvi Sebastiano Odero, ha acquistato il palazzo nel 1835, lui è un abile commerciante ed ha accumulato molti denari.
Tra i proprietari di Palazzo della Meridiana lui è il primo a non appartenere alla nobiltà cittadina.
E’ un affabulatore nato, con le sue storie vi stregherà!

Palazzo della Meridiana (15)

E lo ascolterete e intanto ammirerete le opere che abbelliscono queste splendide stanze.

Palazzo della Meridiana (16)

Certo, negli anni di Sebastiano il palazzo subirà dei cambiamenti ma resterà immutata la bellezza di questi affreschi cinquecenteschi che sono opera di Lazzaro Calvi.

Palazzo della Meridiana (17)

E poi lui vi porterà in giardino, ascoltate bene le sue parole.

Palazzo della Meridiana (18)

Vi mostrerà un certo edificio.
Perché?

Palazzo della Meridiana
Lo scoprirete da Sebastiano, non sarò certo io a dirvelo, farà tutto il padrone di casa!

Palazzo della Meridiana (19)

E ancora, in giardino noterete una statua.
Da dove proviene?
Lo saprete nel corso della visita, non è mia abitudine rovinare le sorprese ai miei lettori!

Palazzo della Meridiana (20)

E poi il tempo passa, gli anni scivolano via, si torna nell’atrio, dove tutto è iniziato.

Palazzo della Meridiana (21)

E qui incontrerete una timida segretaria, anche lei è prodiga di parole, vi narrerà del periodo di Mackenzie e degli interventi di Gino Coppedè.

Palazzo della Meridiana (22)

Una visita interessante, insolita, ricca di spunti e di originali interpretazioni, “La storia in scena a Palazzo della Meridiana” è un evento a cura di Claudia Bergamaschi in collaborazione con la compagnia teatrale GiCAP ovvero Giocosi Creativi Amanti del Palcoscenico.
E loro, gli attori, sono semplicemente magnifici.
Con i gesti, gli sguardi e le parole vi raccontano le loro storie e non potrete fare a meno di starli ad ascoltare.
Ringrazio la direzione di Palazzo della Meridiana per avermi invitata a questo originale evento, è stato un piacere esserci e poterlo segnalare a voi con la speranza che ci siano appuntamenti futuri, per le informazioni guardate qui.
C’erano grandi e piccini, lo spettacolo itinerante è accessibile davvero a tutti.
Il viaggio nel tempo termina e gli attori salutano il pubblico.

Palazzo della Meridiana (23)

E questi sono i loro nomi, da sinistra verso destra Cristina Dal Farra, Paolo Asta, Alessandro Gianfaldone, Gisella De Niccolò e Chiara Niccoli.
Ad ognuno di loro voglio porgere i miei sinceri complimenti per  la splendida  maniera coinvolgente di condurre gli ascoltatori tra le pieghe del passato.

Palazzo della Meridiana (24)

Frizzanti, incisivi, espressivi e sicuramente dotati di grande talento.
Loro sono gli illustri abitanti di Palazzo della Meridiana, spero che capiti anche a voi l’occasione di conoscerli.

Palazzo della Meridiana (25)

Genova sotto le luci

Genova sotto le luci.
E sono le luci di Natale che si confondono con quelle della città, in certe strade ampie e spaziose.
E splende e brilla la prospettiva di Via Venti Settembre, tra finestre accese e vetrine.

Via XX Settembre (2)

Resto, osservo la sera che scende piano.

Via XX Settembre

La sera ha riflessi dorati che accarezzano Palazzo Ducale e l’acqua calma della fontana.

Piazza De Ferrari (2)

Ed è un bagliore di blu e uno scintillio di rosso.

Piazza De Ferrari (3)

Ancora oro, oro e musica e il Teatro Carlo Felice.

Piazza De Ferrari (4)

A guardar tra i rami, oltre quelle luci.

Piazza De Ferrari

Genova sotto le luci, come ovunque accade, nel periodo di Natale.
Anche in riva al mare, dove il sole al tramonto si infuoca, nella bella Nervi.
Ed è il verde brillante a illuminare il Viale delle Palme.

Nervi

Ma alcuni, come me amano gironzolare per i caruggi, anche quando non c’è nessuno.

Via San Luca

E in certi luoghi sono altri gli effetti luminosi che creano potenti suggestioni.
Accade quando il buio avvolge ogni cosa e un luce vivace cade sui marmi e sui portali di certi edifici, sui fregi e sugli angeli che decorano la facciata della chiesa di San Siro.

Chiesa di San Siro

E poi certe luci sono d’effetto perché mettono ancor più in risalto la bellezza di certi palazzi.

Via Luccoli

Ed è azzurro, quasi come di ghiaccio o come fiocchi di neve in Via Luccoli.

Via Luccoli (2)

Ed è oro ancora sulla facciata di Palazzo della Meridiana.

Palazzo Della Meridiana

Brilla e riluce Genova, quando scende la sera.

Piazza della Meridiana

E più di ogni altro luogo risplende Via Garibaldi, un tempo detta Strada Nuova, tra musei e dimore nobiliari che hanno veduto i fasti di Genova.

Via Garibaldi (2)

Sotto la luce bianca e candida della luna.

Via Garibaldi (3)

E io con la mia passione per i caruggi mi infilo in Vico del Duca e mi guardo indietro.

Via Garibaldi (4)

E poi ancora, passeggiando in Strada Nuova, sotto i riflessi d’argento e di bianco.

Via Garibaldi (5)

In questa che è sempre, in qualunque stagione la strada più elegante di Genova.

Via Garibaldi (6)

E poi altrove, dove Natale diventa archi d’azzurro, caruggi e Madonnette.

Vico del Ferro

Giù per i Macelli, che fatica aspettare che non passi nessuno!

Macelli di Soziglia

Una stella cometa brilla davanti a San Matteo.

Chiesa di San Donato

E un’altra ancora in San Filippo, in queste chiese che non hanno bisogno di alcuna luce artificiale per colpire lo sguardo del visitatore.

Chiesa di San Filippo
Un cielo di stelline sovrasta Via di Scurreria, una delle strade che trovo sempre affollata.

Via di Scurreria

Scendo e intanto guardo le stelle, guardo i palazzi, le persiane aperte e certi soffitti.
Osservo la città solo le luci.

Via di Scurreria  - Campetto

E poi via, via dalla folla, cercando un luogo dove non ci sia nessuno.

Vico Lavagna

E a cercare la luce e il buio nella città verticale, sotto la Torre dei Maruffo illuminata dai faretti.

Torre dei Maruffo

Davanti agli splendori della Superba.

Palazzo Ducale (2)

Quando scende la sera e Genova è sotto le luci.

Luminaria

Palazzo della Meridiana, lo splendore di un’antica dimora genovese

Una giornata a Palazzo.
Tra splendidi saloni e sotto magnifici affreschi.
Sì, oggi vi porto a passeggiare a Palazzo della Meridiana, splendido edificio incluso nei palazzi dei Rolli che precede la sfilata di meraviglie che vi attende in Via Garibaldi.
Una dimora stupenda, attualmente di proprietà del Gruppo Viziano, società che ha provveduto al restauro del palazzo e a rendere alla città uno dei suoi edifici più belli.
Qui vengono allestite splendide mostre, ma è anche possibile visitare le stanze del palazzo, accompagnati da una guida che ve ne narrerà la storia.

E’ possibile visitare Palazzo della Meridiana ogni prima domenica del mese, trovate qui ogni dettaglio.
Domani 11 Novembre, in via eccezionale, il Palazzo apre le sue porte ai visitatori.
E allora salite anche voi la scalinata, vi attende una meraviglia tutta da scoprire.

Un palazzo, una meridiana, a proposito della quale Amedeo Pescio, autore esperto di vicende genovesi, racconta un peculiare aneddoto.
Dovete sapere che di fronte a Palazzo della Meridiana è situata un’altra dimora altrettanto magnificente, Palazzo Brignole.

E insomma, i Brignole se la passavano bene!
Lì davanti, dove ora si trova Piazza della Meridiana, c’erano i loro giardini.
Tuttavia, tra il 1541 e il 1545, in quella zona venne edificata la  dimora di Gerolamo Grimaldi Oliva, banchiere e mercante, titolare del monopolio della riscossione delle tasse a Cordova e a Granada.

Oh, un personaggio di rilievo!
Solo che i Brignole non la presero affatto bene, bisogna dirlo.
Un palazzo davanti? Dove c’erano i giardini?
Ma caspita, che fastidio! Ah, no, non se ne parla! In qualche maniera bisognava rimediare!
E così, racconta Amedeo Pescio, i Brignole posero un pesante divieto, niente finestre dal lato della Piazza, mica volevano gente che guardasse in casa, ci mancherebbe altro.
Dall’altro lato della strada il dirimpettaio meditava una vendetta, se così si può dire.
Beh, insomma andò a finire che sulla facciata venne dipinta una meridiana, questa.

E sempre Amedeo Pescio scrive che ai tempi gli angioletti svolazzanti erano ben due e entrambi mostravano impunemente il loro roseo didietro.
Oh, poveri Brignole! Oltre al danno la beffa, non solo ogni volta che si affacciavano vedevano il sederino di quei due putti impertinenti, la Piazza prese pure il nome che oggi anche noi usiamo, divenne Piazza della Meridiana.
Eh, se ne saranno fatti una ragione, immagino!
Entriamo a Palazzo quindi e ammiriamo le sue bellezze.

Eccolo il palazzo, in tutta la sua magnificenza.

Sì, per i dettagli architettonici preferisco rimandarvi al sito di Palazzo della Meridiana, dove persone assai più competenti di me vi narreranno tutto ciò che occorre conoscere.
In questo palazzo ha lavorato Gino Coppedé che ha lasciato traccia del suo stile e quando sarete lì, alzate lo sguardo verso i vetri del lucernario.

Sapete io ho la mia maniera di guardare e vivere i luoghi e posti come questo mi fanno pensare ed immaginare.
Forse tra quelle colonne sarà sbocciato un amore?

Guardate bene, sono certa che la vedete anche voi quella fanciulla!
Sentite il frusciare leggero del suo abito? E sentite il rumore dei suoi tacchi? Oh, il suo pretendente è speranzoso e lei gli sfugge, quanto bisogna cercarsi per ottenere un bacio?
La fuga e il ritorno, così è l’amore, un eterno rincorrersi per poi ritrovarsi.
E ci sono scenari che maggiormente si prestano, bisogna dirlo.

Su, su per la scala, tenendo il ventaglio stretto nella mano, mentre nella volta risuonano le risate vive e vivaci dei due innamorati.

E poi? E poi  ecco una porta, per nascondersi e giocare ancora.

E ci si perde ad ammirare i soffitti.

Su, ancora su, tenendosi alla balaustra di marmo.
Cosa pensate voi, quando vi trovate in luoghi come questo?
Riuscite ad essere nel tempo presente e ad osservare con distacco?
Io no, io seguo la ragazza che corre su per le scale, senza inciampare.

E arriva in un immenso salone.
Oh, così vasto e spazioso, un salone per danzare e per sognare!

E sapete, qui la fanciulla si ferma.
E alza lo sguardo verso l’alto e l’innamorato ha tutto il tempo del mondo per incantarla, per raccontarle le storie che li sovrastano, le vicende di Ulisse affrescate da Luca Cambiaso.
Il fascino del mito, Minerva e Apollo, Venere e Marte.

E tra gli dei dell’Olimpo, su quel soffitto sono ritratti anche alcuni membri della famiglia Grimaldi.

Un caminetto, per riscaldare le giornate d’inverno.

E su di esso lo stemma dei Grimaldi.

Uno sguardo alla città, ai Palazzi di Strada Nuova.

E poi via, ancora.
La fanciulla, il suo innamorato.
Una porta, un’altra ancora.

Troverete arredi antichi ed opere d’arte.
Troverete il lucchichio di un lampadario.

E un pavimento in graniglia genovese:  sì, vira al rosa, perchè contiene vero corallo.

Una porta, un’altra ancora.
Non ditemi che vi siete stancati di seguire la fanciulla che sfugge al suo cavaliere!

Una finestra, una finestra che si affaccia su un giardino!

E un salone che brilla e allora perché bisognerebbe smettere di immaginare?

Qualche gradino, la fuga è terminata.

E certo a correre viene il fiatone, ci si stanca.
E allora ci si ferma qui.
Accanto ai fiori.

In qualche angolo silenzioso, insieme.

E poi si ritorna, verso certe stanze, verso certi sogni, su e giù per le scale.

Cosa vedete voi in certi antichi palazzi? Oltre alla loro insita bellezza e alle opere d’arte, io vedo tutto questo.
La guida che vi accompagnerà per le stanze del Palazzo vi racconterà ogni dettaglio e sono certa che la visita riempirà i vostri occhi di meraviglia.
Ringrazio lo staff di Palazzo della Meridiana per avermi permesso di pubblicare queste immagini, andate anche voi a visitare il Palazzo, troverete l’incanto e lo splendore di un’antica dimora genovese.

Genova, la bella

L’hai vista, obliqua sull’acqua
col suo gaio mezzaro,
Genova la bella,
il volto dipinto, l’occhio scintillante…

Parole di Alfred De Musset, dalle quali è tratto il titolo della nuova mostra allestita a Palazzo della Meridiana.
Dal 31 Maggio fino al 5 Agosto, nelle stanze del prestigioso palazzo genovese, si potrà visitare Genova, la bella, un sogno di primo Ottocento, esposizione che raccoglie diverse vedute pittoriche della città.


La mostra, a cura di Pietro Boragina e Giuseppe Marcenaro, presenta opere che difficilmente potrete di nuovo ammirare, tutte appartengono a collezioni private, provengono dalla abitazioni dei genovesi che hanno cara la loro città tanto da volerla vedere anche tra le mura di casa propria.
Genova la bella, un sogno di primo Ottocento, il ritratto di una città tracciato a tempera, a china, ad olio.
E sono acquerelli ed acqueforti, incisioni e litografie sulle quali è immortalato il passato della Superba.
La città narrata, un viaggio per immagini e parole.
La città e i suoi luoghi, la Piazza Amorosa e la Piazza del Fossello, se ci sono lettori genovesi che non hanno riconosciuto questi due posti potranno ricercarne l’immagine nella prima sala, tra le molte incisioni che ritraggono diversi angoli di Genova.
Le parole, quelle dei viaggiatori dell’Ottocento, scrittori, artisti e musicisti, alla scoperta  di Genova, parole che vi accompagneranno in questo percorso.
Qualcosa di incredibilmente bello, grandioso e caratteristico, questa è Genova nel ricordo di Richard Wagner.
Eccola Genova, le sue strade e il suo mare.
Eccola Genova, forse non la riconoscerete in certe vedute romantiche ed agresti, un olio su tela opera di Johann Reinhard von Marées mostra un’insolita foce del Bisagno, una barca placida si muove sull’acqua, accanto alla riva alcuni pescatori.
Vi smarrirete in certe visioni del porto, con le acque affollate di barche, ma laggiù c’è la Lanterna, siete a casa, guardate bene.
Vi sembrerà, a volte, di trovarvi in un altro luogo.
Ecco le mura di San Giacomo della Marina, lambite dalle onde del mare.
Ecco una Piazza Banchi regale, insolitamente deserta, ma osservate i palazzi, queste sono le nostre piazze, le strade che ogni giorno percorriamo.
Oh, certo qualcosa è cambiato, ma ritroverete la città in ogni veduta, in ogni pennellata.
Una litografia ritrae la chiesa di Santa Maria di Carignano.
Ai tempi, per arrivarci bisognava attraversare il ponte di Carignano, lo percorse anche un francese, un certo Marie-Henri Beyle, che diventerà famoso con il nome di Stendhal e così scriverà, a proposito di quel ponte: passa su una fila di case per cui si cammina a trenta, quaranta piedi al di sopra dei comignoli…
Strada Balbi, aperta, spaziosa, due fanciulle con il capo velato di bianco passeggiano una accanto all’altra, poco lontano si nota un signore con tanto di cappello e marsina.
Strada Balbi, quella che sempre Stendhal, descrivendo Genova, definì l’unica grande via, che è anche la più bella d’Italia.
E poi i tetti grigi d’ardesia e le perdute terrazze di marmo, che si trovavano dove ora è situata la sopraelevata, il colore plumbeo di certi cieli e il profilo delle colline all’orizzonte, il medesimo che vedete ogni giorno, quando guardate Genova.
Troverete queste parole e queste visioni a Palazzo della Meridiana, gli orari per visitare  Genova, la bella e maggiori dettagli sulla mostra sono disponibili qui.
Verrete qui e cercherete luoghi a voi cari, i luoghi della vostra vita.
Li troverete, in una sfumatura di colore, nei tratti di una matita.
Li troverete, perché Genova è ancora quella che vide De Musset.

Genova la bella,
il volto dipinto, l’occhio scintillante…

Meravigliato paesaggio

Fuori c’è il gelo, pungente ed intenso, eppure anche in questi giorni vorrei perdermi per quelle strade viste tante volte, delle quali non sono mai stanca.
Ci sono tante maniere per conoscere una città, una di queste è scoprirla attraverso le immagini del tempo passato, con l’incanto e lo stupore che questa esperienza comporta.
Nelle stanze del prestigioso Palazzo della Meridiana ha aperto ieri i battenti la mostra Meravigliato Paesaggio, la scoperta della Liguria e i fotografi dell’800, a cura di Pietro Boragina e Giuseppe Marcenaro.

In esposizione si trovano veri capolavori della fotografia appartenenti a collezioni private: il paesaggio, meravigliato e meraviglioso, è quello della nostra Liguria, da Levante a Ponente, un’ampia sezione è dedicata alla Superba ed alle sue strade.
E allora eccola, la Liguria.
Ecco le palme di Bordighera, gli ulivi, le spiagge assolate e deserte.
E Dolceacqua, Noli, Ceriana, le immagini, antiche e seppiate, restituiscono un panorama a noi caro, vedute di luoghi conosciuti ed amati.
Autore di molte delle opere in esposizione è Alfred Noack, fotografo tedesco realmente innamorato della nostra regione, che ebbe il suo studio in Vico del Filo, nel cuore della città vecchia.
Luoghi e gente di Liguria, marinai con le loro vele, contadine che raccolgono l’acqua alla fonte.
All’inizio del percorso vi soffermerete ad ammirare delle lastre al collodio opera di Giuseppe Cortese risalenti al 1850, che ritraggono persone dell’epoca.
Forse anche voi, come me, indugerete davanti a quei visi, a quelle pose composte e studiate.
Oh, fra queste donne e questi uomini per caso c’è qualcuno dei miei antenati? Oh sì, questa sembra davvero la zia, siamo davvero sicuri che non lo sia? Eh, no, eppure lo sembra!
Le foto di quel tempo traggono in inganno, ecco le dame con i loro vestiti ampi, ritte davanti a un colonnato, i gentiluomini seri e compunti con tanto di soprabito e cappello, davvero sembrano i nostri bisnonni!
C’è un fascino assoluto in queste immagini, qualcosa lega il nostro presente a quei giorni che sembrano lontani ma che hanno come scenario le nostre strade, le nostre piazze, quelle che ogni giorno percorriamo e viviamo.
E le molte immagini di Genova qui esposte suscitano nel visitatore una meravigliata ed impagabile nostalgia.
Le strade, le nostre strade: Via Caffaro, Via Garibaldi, Via Palestro, Piazza della Nunziata.
De Ferrari, che a quei tempi si chiamava Piazza San Domenico.
E i carretti, i cavalli, le carrozze.
Dagherrotipi, stampe all’albumina, gli albori della fotografia.
Non si vedono quasi mai persone ed ho letto che questo è dovuto ai lunghi tempi di esposizione che richiedeva la tecnica della fotografia a quell’epoca: semplicemente, in certi casi, i passanti non rimanevano impressi.
In alcune circostanze i contorni della figura appaiono sfumati, come in dissolvenza, così accade nel caso di un’immagine di struggente bellezza, che ritrae l’ormai perduto Vico di Ponticello e la Porta di Sant’Andrea.
E poi ancora, Caricamento con la statua di Raffaele Rubattino, che guarda a ponente, là dove passava la ferrovia, come era in origine.
Rubattino era un armatore, suo era il Cagliari, la nave che Carlo Pisacane usò per la sua tragica spedizione di Sapri, e sempre a Rubattino appartenevano il Piemonte e il Lombardo, a bordo delle quali Giuseppe Garibaldi compì l’impresa dei Mille.
Così si pensò che il grande imprenditore, colui che aveva così tanto contribuito ad unire l’Italia, dovesse guardare quel mare, il mare di Liguria.
La statua venne girata e poi, ahimé, in tempi più recenti, le costruirono di fronte la sopraelevata e io davvero non so come l’abbia presa il Signor Rubattino!
Se verrete a vedere la mostra, troverete il grande armatore assiso lassù, e guardate bene Caricamento! Quanti carretti carichi di merci!
E poi soffermatevi su una fotografia del Fratelli Alinari, i panni stesi sventolano allegri sospinti dalla tramontana di Liguria, in quella Via Madre di Dio che non esiste più, la strada che i tutti i genovesi rimpiangono, perchè con lei ci è stato portato via un pezzo di cuore.
Si sogna davanti a queste immagini, si sogna, ci si sofferma incantati a guardarle.
E si gioca con quella nostalgia che inevitabilmente ti coglie, senza che tu possa evitarlo.
Ho visto un gruppo di genovesi che tentavano di indovinare una toponomastica ormai perduta sulle immagini del quartiere di Carignano. Ecco Corso Andrea Podestà! Ma questa costruzione imponente? Oh, non la conosciamo! Quante supposizioni, quante fantasie!
Ho visto una signora sospirare e soffermarsi a lungo davanti a una fotografia di Vernazza, una delle Cinque Terre sfigurata dall’alluvione.
Luoghi dell’anima, molti di essi sono identici a ieri.
Ecco Portofino, Camogli, San Fruttuoso.
E poi, una  sorprendente Santa Margherita, ai tempi semplice borgo di pescatori, ecco le case alte e strette, i gozzi, la sabbia, un bambino e poche altre persone che camminano.
Suggestioni infinite, questo vi lascerà la visita a questa splendida mostra, che è aperta al pubblico fino al 9 di aprile, trovate qui tutte le informazioni in merito.
Tornerete alle vostre case stringendo tra le mani un catalogo che raccoglie quelle immagini splendide ed uniche che immortalano luoghi che conoscete bene, altri invece non li avevate mai visti e li avete scoperti qui, a Palazzo della Meridiana.
Questa è Genova, questa è la terra di Liguria.
Oggi come ieri, un meravigliato paesaggio.

Mostra prorogata fino al 6 Maggio 2012

L’astuzia di Andrea Doria, i putti dispettosi di Piazza della Meridiana e il beau geste del Marchese Lomellini

La nobiltà, in quanto tale, passa alla storia.
I suoi membri, nel passato di Genova, sono stati dogi, condottieri, hanno compiuto gesta eroiche che sono rimaste annoverate negli annali della città.
Nobili quanto umani, tuttavia. E destino vuole che, grazie all’indiscussa popolarità dei protagonisti, siano giunti fino a noi alcuni gustosi aneddoti che vale la pena di ricordare.
Andrea Doria, principe ed insigne ammiraglio che si distinse per il suo valore ai tempi della Repubblica di Genova, aveva scelto come sua residenza prediletta questo palazzo, situato nella zona di Fassolo.
Concedetevi una visita virtuale nella sua lussuosa dimora, tra gli arazzi e i soffitti affrescati da Perin del Vaga, e passeggiando nel giardino di questo celebre genovese provate ad immaginare come doveva essere questo luogo all’epoca in cui il suo proprietario vi abitava.
Davanti a questo palazzo c’era solo il mare e la linea dell’orizzonte con i suoi tramonti.
Qui, in questa villa, il Principe teneva sontuose feste, durante le quale non lesinava ai suoi ospiti lo sfoggio della propria ricchezza.
Ed era il fior fiore della nobiltà quella che passava per queste stanze: capi di stato, ambasciatori, nobiluomini.
Nel 1535 venne in visita Carlo V, imperatore di Spagna.
E che sbigottimento, povero imperatore, ci rimase con un palmo di naso!
Questo accadde: venne servito un fastoso banchetto, a bordo di un’imbarcazione ancorata di fronte al palazzo e, tra l’attonito stupore di tutti gli astanti, i servitori, al termine di ogni portata, prendevano i piatti di pesante oro massiccio e li lanciavano dritti in mare. Il rito si ripeté per tutto il corso del pranzo.
E Carlo V cosa potrà mai aver pensato? Ma quanto sono ricchi questi genovesi? Oh, l’ammiraglio, chissà quanto oro avrà accumulato! E questa Repubblica quanto è fiorente!
Mai avrebbe potuto immaginare che, nelle acque del mare che lambivano il suo palazzo, l’astuto Andrea Doria aveva fatto tendere delle reti da pesca per raccogliere le sue preziose stoviglie, che il giorno seguente sarebbero state così tirate a riva dai suoi fedeli servitori.
Era un genovese, del resto.
Sono numerose le dimore nobiliari in città e portano il nome di Palazzi dei Rolli; uno di questi è il Palazzo di Gio Carlo Brignole, in Piazza della Meridiana.

Fino al 1778, questa Piazza non esisteva e al suo posto si trovavano i Giardini della famiglia Brignole.
Antistante a questo Palazzo se ne trova un altro di uguale bellezza ed importanza, anch’esso incluso nei Rolli.
E’ Palazzo Grimaldi, detto Palazzo della Meridiana, e venne costruito da Gerolamo Grimaldi Oliva, tra il 1541 e il 1545.

Si narra, a proposito di questo palazzo, una storiella divertente.
I Brignole, fino a quel momento erano stati i signori incontrastati della Piazza e, a quanto pare, non presero molto bene il fatto che di fronte ai loro giardini venisse costruito un palazzo.
Un palazzo, addirittura! Che seccatura aver dei vicini di casa! E cosa fecero, allora? Posero un veto: niente finestre sul lato che affacciava sul loro edificio, ah no, non se ne parla neanche di avere un dirimpettaio che ti guarda dentro casa, figuriamoci, i Grimaldi se lo potevano proprio scordare.
Il Grimaldi, per parte sua, non fece un piega, ma se ne tornò nei suoi appartamenti tutt’altro che scornato.
Su quella facciata fece quindi dipingere un’opera d’arte: questa Meridiana.

Notate nulla?
Non è affatto un caso se quel putto volge le terga al palazzo di fronte, anzi.
Amedeo Pescio, che racconta questo aneddoto nel suo libro I nomi delle Strade di Genova (A. Forni Editore), scrive che all’epoca i putti erano due.
Accadde così, che per uno sgarbo, i Brignole ebbero in cambio due dispetti assai peggiori.
La Piazza prenderà infatti il nome di Piazza della Meridiana e, quel che è peggio, ogni volta che da Palazzo Brignole ci si affacciava in quella direzione lo sguardo, inevitabilmente, andava a posarsi sul paffuto didietro degli angioletti di Palazzo Grimaldi.
Conviene sempre andar d’accordo coi vicini di casa, non c’è dubbio.
I nobili, a volte, passano alla storia per piccoli gesti, divenuti leggende.
Accadde al Marchese Giacomo Lomellini, nel 1747.
E il periodo della rivolta contro gli Austriaci e il popolo tutto, compatto, è insorto.
Narra Antonino Ronco che, sotto la guida di un bargello e di un pescivendolo, i popolani, esasperarati, trascinarono un cannone di fronte a Palazzo Ducale con il fermo proposito di abbatterlo.
E in quell’istante, con perfetto tempismo,  il Marchese Lomellini aprì il portone di casa sua e, uscito fuori, si pose tra il cannone e il palazzo, sedando gli animi con le sue parole.
Da quel giorno, un detto venne tramandato di famiglia in famiglia, dalle case del popolo dei vicoli della Superba, in genovese stretto, quasi bisbigliando e con tono di chi la sa lunga, si diceva : “O marcheise Lomelin o l’à averto o pòrtego!” ovvero “Il Marchese Lomellini ha aperto il portone!”, frase lapidaria che sta a significare come, a volte, si voglia far passare una cosa da poco come chissà quale  gesto coraggioso.
Un portone, una meridiana, delle reti da pesca: anche di questo è fatta la storia di una città.