La focaccia di Marinetta e altre bontà

Oggi vi porto a ponente, in quel di Voltri, qui la tradizione impone una focaccia strepitosa e decisamente buonissima.
Potrete acquistarla in uno dei forni storici del quartiere: Marinetta si trova in Via Lemerle 13/R ed è un’attività presente sul territorio sin dal lontano 1946.
E voilà, eccomi con la mia focaccia tra le mani!

E prima di arrivare assaporare tale delizia ho scattato qualche foto delle bontà che potete trovare da Marinetta.
Quel giorno il bancone era un trionfo di pietanze golose.

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Tra le altre cose qui troverete carciofi ripieni, acciughe ripiene, pasticcini salati, torta e frittatine di zucca, verdure ripiene, melanzane alla parmigiana.

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Teglie su teglie di autentiche specialità liguri.

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Qui non li vedete ma chiaramente non mancano i dolci, in particolare quelli tipici delle nostre zone come i canestrelli e il classico pandolce.
E poi, ecco a voi la regina della Superba, la sublime focaccia di Marinetta per la quale non so trovare i giusti aggettivi.

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Sottile, croccante, leggera e appetitosa, è davvero ottima sia classica che secca, deliziosa anche la variante con le cipolle.

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Ed è una focaccia talmente apprezzata da essere stata anche decantata da Vito Elio Petrucci che dedicò a questa specialità una fantastica poesia in genovese, di seguito trovate la traduzione per la quale ringrazio la mia amica Isabella De Scalzo.

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Cola d’olio
la focaccia della Marinetta
e scricchiola allegra sotto i denti
foglia alla prima canzone.
Ci sono Voltri, Genova,
la Liguria e il mondo;
e la voglia di volerne ancora.
Nella fossetta morbida
il granello di sale
è una perla della collana.

Versi gloriosi in onore di una delizia tutta ligure: è la focaccia di Marinetta.
Ed è una vera bellezza gustarla passeggiando per i caruggi di Voltri sotto il cielo blu.

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Le delizie di Slow Fish

Questo è il weekend di Slow Fish, un grande evento di Slow Food che si svolge fino a domenica al Porto Antico.
Quattro giorni interamente dedicati al mare, non solo alla cucina ma anche alla sostenibilità ambientale, alla pesca e al rispetto dell’ambiente.
Incontri, workshop, convegni, degustazioni, laboratori e appuntamenti a tavola, trovate qui il calendario completo della manifestazione che naturalmente offre la possibilità di gustare le delizie del mare e certe ottime tipicità.

Vi porto con me, nella mia passeggiata a Slow Fish.
Nello spazio della Regione Liguria vedrete gozzo, sopra c’è un remo, un cappello di paglia e le reti.


Profumo d’estate e di mare della nostra terra.

A Slow Fish c’è un mercato di prodotti nazionali ed internazionali con tante bontà da molte regioni d’Italia e dall’estero.

Ed ecco le acciughe dei pescatori di Camogli.

E l’olio di Taggia.

Le celebri e gustose olive taggiasche, in questa circostanza ne ho fatto scorta.

I pomodori secchi nella cesta di vimini.

E ancora, il banco di un’azienda di Albisola Superiore era un vero trionfo.

Arbanelle, vasetti, bottiglie d’olio e degustazioni, bottarga di tonno e infinite varietà di pesce, c’erano anche i limoni odorosi e la colatura di alici della costiera amalfitana.

Sapori piccanti e sapori più delicati, delizie per ogni palato.

E il pesce del Mare del Nord, parte integrante anche della nostra cucina.

Le ostriche raffinate di Bretagna.

E bottiglie, aromi, erbe, infusi, vasetti, mi piace passeggiare ammirando tanta abbondanza!

E poi profumi di casa, dal Golfo Dianese basilico, olio e tutto il necessario per il nostro sublime pesto.

A Slow Fish ci sono appuntamenti prestigiosi con importanti chef e con le loro raffinate ricette, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
E ci sono prelibatezze alla portata di tutti, tanti sono gli stand e le apprezzate cucine su ruote.
Ecco il Pastificio Novella, sono una loro affezionata cliente e in questa casa si mangiano spesso le loro trofie, i loro pansoti e gli ottimi ravioli di boragine.

Ed ecco ancora lo street food alla ligure, questo è il Camugin con le sue deliziose acciughe, i gamberi e la panissa.

E poi la gelateria Dalpian.

Una varietà infinita di delizie, impossibile elencarle tutte, ad esempio c’è il caciucco e ci sono le olive ascolane preparate in varie maniere.
E che dire dello stand di Zena Zuena con le sue invitanti focaccette?

Si può andarsene a zonzo per il Porto Antico con un cartoccio di pesce fritto da gustare.

Oppure si possono assaggiare le ostriche di La Spezia.

Ed è un trionfo regale questo vassoio ricolmo di gamberi.

Slow Fish è tutto questo e molto altro, una splendida manifestazione che valorizza le tipicità delle nostre terre.
Ed è un momento di gioia e convivialità, il buon cibo rende migliore la qualità della nostra vita.
Là, sul mare luccicante di Genova, una barchetta dondolava sull’acqua, nei bagliori della sera.

Tra tutte le specialità che ho veduto una è la mia preferita ed è una delizia davvero semplice: è la focaccia del pescatore con le acciughe salate dei pescatori di Camogli.
Un dono dei nostri mari posato su una bontà tipicamente ligure.
Buon Slow Fish e buon weekend a tutti!

Panificio Claretta, una focaccia straordinaria e altre bontà

Quelli che non vanno nei caruggi si perdono meraviglie di ogni genere, oggi voglio consigliarvi un negozio nella città vecchia, si tratta di una bottega molto nota ai buongustai della Superba.
Quelli che non vanno nei caruggi e i foresti che magari hanno qualche difficoltà a districarsi nel nostro centro storico forse vorranno sapere come trovare questo negozio.
Spiegarvelo è abbastanza semplice: da Piazza della Meridiana imboccate Via ai 4 Canti di San Francesco, attraversate questo punto di Via della Maddalena, davanti a voi vedrete Via della Posta Vecchia.

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Scendete giù per questa strada e alla vostra destra troverete il Panificio Grissineria Claretta, un piccolo negozio dove si gustano cose molto buone.

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Semplici e invitanti sono le ceste con il pane fragrante.

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Una bottega dagli arredi in legno, un fascino tutto particolare.

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Sulla vetrina noterete un cartoncino con un avviso per la spettabile clientela: c’è scritto che qui non si usano miglioratori chimici e neanche celle frigorifere o abbattitori per la lievitazione del pane.
Il segreto della bontà dei loro prodotti è dato dall’utilizzo del lievito madre e di farine di ottima qualità.

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Una famiglia di panificatori, una storia iniziata a Torino 300 anni fa, una storia che continua nei caruggi di Genova.
E non c’è soltanto il pane, ci sono anche i dolcetti, naturalmente.

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Il panificio tanto apprezzato dai genovesi è in Posta Vecchia dal 1952, l’attuale generazione di panificatori lo gestisce con il giusto orgoglio e nel rispetto della tradizione.

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E ci sono certe impastatrici nel retrobottega!

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Ha diversi fiori all’occhiello questo negozio: i grissini vengono tirati a mano, qui li vedete riposti con cura in un bel cestino.

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E poi, signore e signori, in questo negozio si può gustare una focaccia sublime, non credo che ne esista una simile, la focaccia di Claretta è straordinaria, è impreziosita da olio extra vergine di oliva e da grani di sale grosso cosparsi in superficie.
Una bontà che non so spiegarvi, chi l’ha assaggiata sa di cosa parlo!

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E così durante la mia visita al negozio mi è venuto naturale chiedere chi dobbiamo ringraziare per cotanta delizia e la signora che mi ha narrato le storie di famiglia mi ha detto che questa particolare focaccia è stata ideata dal suo antenato Carlo Claretta.
E allora ho fatto un’altra domanda:
– Come mai gli è venuto in mente di mettere il sale grosso sulla focaccia?
Lei ha sorriso e ha detto esattamente queste parole:
– Eh, sa, lui era un artista.
L’artista ha un volto, a nome dei genovesi e dei foresti porgo a lui i più sentiti ringraziamenti per cotanta prelibatezza!

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Sul muro del suo negozio è anche appeso un riconoscimento ricevuto per la sua attività.

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E poi che altro dirvi, cari amici?
Beh, dovete assaggiarla, è un’autentica bontà!

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E la prova sul campo si fa nei caruggi.
La focaccia si mangia camminando per strada, questa è proprio una delle gioie di essere genovesi, lasciatemelo dire.

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Eh, giusto il tempo di raggiungere la piazzetta e di più non resisto!
Calda, fragrante e deliziosa, questa è la straordinaria focaccia del Panificio Claretta.

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Genova, in una parola

Ritorno.
Ritorno e ritrovo luoghi, colori e consuetudini.
Genova, in una parola.
E rumori, suoni, profumi di spezie e di pane sfornato, calore di uno scorcio d’estate, maniche corte, due bambini in monopattino in Via Lomellini.
Sciarpe di seta indiana, collanine di conchiglie in vetrina, turisti in fila, alcuni seguono la guida, altri si allontanano e si avventurano in uno di quei caruggi che piacciono a me.
Genova, in una parola.

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E poi in Piazza San Luca il solito banchetto.
Libri usati, vecchi giornali, vecchie foto, cartoline.
E una finestra, una tenda.
Bianco e rosso, alla Superba si addicono le tinte accese.

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Arrivo a Banchi.
E luci fioche e sfumature polverose.

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Soziglia.
E una musica, una canzone, proprio quella.
Dal negozio di Orlandini Dischi, la voce di Fabrizio De André e le note di La Città Vecchia.
E lo so, sembra un’invenzione ad effetto, invece è la realtà.
Sabato mattina, a Genova.
Campetto.
E Scurreria, naturalmente.
Ci sono, come sempre, squarci di luce da seguire.

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E da qualunque parte guardi ritrovo luce e cielo e tagli d’azzurro.

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Giro.
Torno indietro, risalgo, scendo ancora.
Riguardo ancora il sole, tra le case dei caruggi.
Genova, in una parola.

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E in Vico del Fieno di nuovo bianco e rosso, è l’estate di Genova, finestre aperte a lasciar entrare l’aria che profuma di salino.

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La curva, la discesa, l’ombra.
E poi, di pomeriggio è venuto un acquazzone ma ieri mattina era turchese, così.

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Diverse sfumature d’arancio.
Soltanto Genova, in una parola.

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Ritorno e ritrovo posti che mi appartengono.
Ritorno e vado a salutare il mare lucente e chiaro, mentre gabbiani pigri si dondolano sull’acqua.
Dolcemente, nel sole di settembre.

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Caldo.
E vele e barche.
Alcuni corrono, altri camminano, certi pedalano.
Arrivo fin laggiù, all’Isola delle Chiatte.
Genova, in una parola.

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Il mare si saluta così, per me.
Fermandosi a guardare l’orizzonte, una mattina di settembre.
Guadagno una panchina, una panchina tutta per me.
E mare, cielo azzurro, focaccia, la Lanterna sullo sfondo.
Genova, in una parola.

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Vi ho raccontato di me e del mio ritorno.
Ieri mattina, nei caruggi e davanti al mare.
Non vi ho detto che sull’acqua dai mille riflessi dondolava la cima gialla di una barca.
Pareva come sospesa, come quelle cose che non sai comprendere fino in fondo, una di quelle bellezze improvvise che si lasciano ammirare se tu hai occhi per vederle e per amarle.
Genova, in una parola.

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Un terrazzino sopra Via San Luca

Accadde un po’ di tempo fa: ero sulla terrazza panoramica del Museo di Palazzo Spinola di Pellicceria.
E lì di fronte c’è un terrazzino.
Sapete, una di quelle meraviglie incastonate tra i tetti e l’azzurro del cielo.

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Faccio una foto, la condivido su Twitter e scopro che questa è la casa di coloro che dispensano preziosi consigli sulla Superba: Genova4Tourist, dritte e bellezze per chi visita Genova direttamente da chi vive in città.
E ieri, sotto un sole scintillante, sono salita lassù.
E così oggi vi racconto Genova da quel terrazzino, è sempre un’emozione grande scoprire la Superba da un nuovo punto di vista.
Una scaletta, le geometrie spioventi del tetto, qualche gradino.

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E ad ogni passo Genova si svela.

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Guarda, ecco la celebre terrazza di Palazzo Spinola, è a breve distanza.

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Cielo azzurro, niente vento, il caldo d’inizio estate.

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E i consueti stupori.
Da un palazzo all’altro, nella città vecchia, il panorama muta e ogni volta puoi scoprire nuove bellezze.
E vedi la linea del mare,  la vita di una città portuale, la curva della sopraelevata che si snoda tra le case alte.

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Guarda lassù, i palazzi della Spianata e l’ascensore di Castelletto.

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Mentre sbocciano i fiori e davanti a te si estendono gli splendori della Superba.

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Ed è un continuo susseguirsi di campanili, finestrelle, altri terrazzi, il tempo di Genova sfiora il cielo.

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E svetta maestosa la Torre degli Embriaci.

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A sinistra dell’immagine si vede parzialmente la chiesa di San Luca, su tutto predomina la Cattedrale di San Lorenzo.

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E poi persiane aperte ed abbaini.

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Vicoli, caruggi e piazzette sono sotto di te.
Ed è proprio quella città, la sua poesia è in certe parole di Giorgio Caproni che amo sempre citare:

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria, scale.

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E se hai un terrazzino come questo cosa fai?
Ci metti un tavolino, le sedie e ti lasci accarezzare dalla luce delle calde sere d’estate.

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Tra comignoli, profili di caruggi ed ancora campanili.

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E non potrai mai dire di aver veduto Genova se non hai ammirato la distesa dei suoi tetti, lo sanno bene i visitatori che salgono la scaletta che porta al terrazzino di Palazzo Rosso.

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C’è un silenzio magico sopra San Luca, mentre osservo la città nella cornice della ringhiera.

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Sono queste le armonie che svelano la sua identità, il suo spirito fiero, quella bellezza che dovremmo saper esaltare.

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Cartoline da Genova, da un terrazzino sopra i tetti, in una mattina di giugno.

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E tutto attorno è un trionfo di fiori, piante e alberelli che respirano l’aria del mare.

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Genova d’azzurro, di acqua e di cielo.
Si staglia candido il profilo di Palazzo San Giorgio, non lo avevo mai veduto da questa prospettiva.

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E poi.
E poi, chiacchiere tra amici, ancora ardesia, estate e focaccia.
Lassù, sui tetti.

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E petali che si aprono al sole e si dischiudono generosi.

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Le campane suonano, i gabbiani si librano alti e un aereo sorvola la città.

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Ringrazio gli amici che mi hanno ospitato, mi hanno regalato ancora nuove meraviglie.
Questa è la mia Genova, la città che amo, vorrei che tutti potessero vederla così.
Splendente, nella sua unicità.
Vera e Superba, da un terrazzino sopra Via San Luca.

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1898: un celebre panificio di Soziglia

Questa è una storia che ebbe inizio tanto tempo fa, il protagonista si chiama Edoardo Oneto, proviene da Campomorone ed è nato nella seconda metà dell’Ottocento.
A volte la vita presenta dure difficoltà, Edoardo è ancora piccolo quando perde il padre, così lui e i suoi due fratellini Giacomo e Leopoldo vengono mandati all’Istituto degli Artigianelli: là impareranno un mestiere, apprenderanno la complessa arte della panificazione.
Il primo dei tre ad aprire la sua bottega è Giacomo, il maggiore: il suo forno sorgerà in una zona popolosa e viva, in Vico Nuovo di Ponticello.
Il documento che vedete e quello che seguirà sono le registrazioni effettuate presso la Camera di Commercio di Genova, ringrazio Federica Terrile e Anna Galleano per avermi inviato questi ed altri documenti relativi alle attività della famiglia Oneto.

Giacomo Oneto

Edoardo dapprima fa il garzone nel negozio di Giacomo, poi anche per lui verrà il tempo di mettersi in proprio.
E lo stesso vale per suo fratello Leopoldo, il suo negozio si trovava in Via Lomellini e figura sulla mia Guida Pagano del 1926, viene indicato come fabbrica di paste di lusso e panificio.
Edoardo, invece, aprirà le sue attività in un’altra parte della città molto amata dai genovesi.

Piazza Soziglia

Avrà un forno in Vico dell’Umiltà, un negozio di pasta fresca in Piazza di Soziglia, un panificio in Via ai Macelli di Soziglia.

Edoardo Oneto
Oh, che sbadata! Non vi ho ancora presentato l’eroe della nostra storia!
Dovete sapere che Edoardo nel 1898 prese moglie, la sua sposa si chiamava Paola.

Edoardo e Paola Oneto

Ed ebbero diversi figli, qui vedete i genitori con i primi tre, Giuseppe è quello che tiene il cerchio, poi c’è Antonietta e il piccolo Luigi.

Oneto

Abitavano in Vico della Rosa, a poca distanza dalle botteghe.

Vico Rosa

E con il tempo la famiglia divenne sempre più numerosa, quanti bambini c’erano in casa Oneto?
Non tutti ebbero una lunga vita, all’epoca le malattie minavano la salute di grandi e piccini e a volte non c’era davvero scampo.
Eppure eccoli qui, tutti insieme davanti al fotografo, le bimbette con l’abito chiaro, i maschietti con un mezzo sorriso e il patriarca fiero alle spalle della sua famiglia.

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Lei si chiamava Antonietta.
Dolce, vezzosa e innocente, ebbe un destino sfortunato, era una giovane donna quando morì a causa del tetano.

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Sai, la vita è così.
Non puoi sapere cosa ti attende nel mondo.
Resti accanto ai tuoi fratelli, sogni di diventare grande.

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E non sai, non puoi sapere cosa ti accadrà, devi soltanto vivere nel modo più felice che puoi.

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Bambini nati e cresciuti caruggi, questa foto di classe è stata scattata nel chiostro delle Vigne.

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E nel tempo che noi non abbiamo vissuto qui c’era il negozio di paste alimentari di Edoardo Oneto.

Piazza Soziglia (2)

Fate qualche passo, imboccate Via dei Macelli di Soziglia.
E guardate in su, sempre.

Via dei Macelli di Soziglia

E fermatevi all’incrocio, esattamente in questo punto c’era il panificio.

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Provate a sentire le voci, il tramestio di passi, le voci cantilenanti, una folla di gente percorre il vicolo, guardate i bambini che corrono nei caruggi, immaginate i volti delle donne, le vedete?
Si affacciano da certe finestre, alcune passano trafelate, c’è la vita di ogni giorno in Soziglia.

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Il negozio era stimato e rinomato, finì persino sulla rivista Il Successo.
Osservate il disegno che segue, il signore che vedete seduto sulla sinistra è proprio Edoardo, sta  sull’angolo dal lato opposto della sua bottega.
Vedete che c’è un uccello? Sì, proprio così! Lui aveva un pappagallo e anche una scimmia.
E negli anni ’50 in quell’angolo c’era di solito un limonaio con il suo banchetto.

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In questo disegno ci sono i panni stesi e le mampae, ve ne ho parlato in questo articolo, erano dei telai che venivano posti sulle finestre e servivano per riflettere la luce nel buio dei caruggi.
E ancora, il tratto di matita evidenzia la prospettiva di Soziglia e l’inizio di Vico Sottile.

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Qui si vendeva pane fragrante e deliziosa focaccia molto apprezzata dalla gente della zona, c’era sempre la coda!

Focaccia

Focaccia del Panificio Sebastiano di Via Lomellini

La bottega aveva ante di legno e come in tutti i negozi dei caruggi al suo interno c’era un’immagine della Madonna con un luce davanti.
I maccheroni di Natale venivano legati con un nastrino rosso, un tocco di colore perfetto per le feste.
Al piano superiore si cuocevano ogni giorno i fagioli, le cipolle e le barbabietole al forno.
Lassù, dietro alla finestra con le grate.

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La bottega veniva gestita da marito e moglie, la signora Paola certo non si risparmiava.
Molto tempo dopo fu lei a ricevere la medaglia per l’attività aperta nel 1898.

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C’era la vita di città e il tempo del lavoro poi c’era la stagione dello svago, in estate a Campomorone.
Tutti insieme a fare le ceste, come vedete grandi e piccoli sono a piedi scalzi.

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Sui prati, con i bambini.
E la signora sulla sinistra sfoggia proprio un cappello elegante!

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Ed ora, cari amici, avrei una domanda da porre a voi lettori affezionati di queste pagine.
Lo avete riconosciuto Edoardo Oneto?
Certo, è proprio lui il signore con il bastone da passeggio ritratto tra i pellegrini alla Madonna della Guardia, di tutti loro ho scritto in questo articolo.

Alla Guardia (14)

A raccontarmi questa vicenda è stato un lettore di questo blog, lui si chiama Piero e questa è la storia della sua famiglia.
Ed io lo ringrazio per aver condiviso con me i suoi cari ricordi, siamo andati insieme nei luoghi che avete veduto e lui ha dipinto per me un mondo e la sua atmosfera.
E mi ha fatto conoscere il suo antenato, Edoardo Oneto.
Un uomo che si era fatto da sé, con il lavoro e la forza di volontà, proprio come i suoi fratelli.
Un tipo dal piglio fiero e deciso, un commerciante abile nel suo mestiere, uno che sapeva far fruttare i suoi talenti e il suo denari.
Le sue botteghe erano nei posti che frequento quotidianamente, se ci fossero ancora andrei di sicuro a provare la focaccia e tutte le altre prelibatezze.
Sì, avrei davvero voluto conoscerlo.
E in qualche maniera è accaduto, in qualche modo sono stata anch’io nei suoi luoghi, caro Signor Edoardo, nella sua Soziglia: e si sentiva un fragrante profumo di pane.

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Uno spuntino in Corso Paganini

Su queste pagine scrivo sempre volentieri dei negozi che piacciono a me e oggi sentirete l’invitante fragranza delle cose buone di Genova.
Se abitate in Circonvallazione a Monte certo conoscerete questo posto ma anche per i visitatori si tratta di un indirizzo prezioso, da turisti una visita in Spianata Castelletto è quasi d’obbligo, da lassù si ammirano i tetti della Suberba.
A poca distanza, in Corso Paganini, ecco Lo Spuntino di Castelletto, meta perfetta per un’ottima merenda.

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Delizie assortite per tutti i gusti, questo negozio di gastronomia fa parte del quartiere dalla metà degli anni ’80.

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A dire il vero è rarissimo trovarlo vuoto, mentre aspettavo la farinata ho colto l’occasione per scattare qualche fotografia per voi.

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Allo Spuntino, gradita consuetudine degli abitanti di questa zona.

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Gli orari sono questi e rappresentano un’ancora di salvezza per coloro che dopo il lavoro non hanno voglia di mettersi ai fornelli, il venerdì e il sabato trovate il negozio aperto più a lungo.

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Uno sguardo alla vetrina: è un tripudio di torte salate dalla sfoglia impalpabile.

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Qui si compra il pane, la pasta fresca e poi siamo a Genova, vuoi che manchi la focaccia?

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E le focaccine? Certo, anche alla salvia!

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E naturalmente c’è la focaccia con la cipolla oltre a tantissimi tipi di ottima pizza al taglio.

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E poi le crostatine per una dolce merenda.

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E una semplice bontà tipicamente ligure, il sublime castagnaccio disseminato di pinoli.

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E tante, tantissime delizie caratteristiche di questa città, perfette per l’aperitivo o per una cenetta gustosa, ecco le frittelle di baccalà e la panissa fritta.

Lo Spuntino (13)

Lo Spuntino (14)

E non vorrai mica che manchino i frisceu? Figuriamoci!

Lo Spuntino (15)

Ancora le torte salate, difficile trovare le parole per descrivere la bellezza di una teglia con la torta di carciofi.

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Se capitate a Castelletto tenete presente lo Spuntino di Corso Paganini, sono sicura che lo apprezzerete.
E siamo in Liguria, accanto alla pizzata trovate la focaccia al formaggio.

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E finalmente dal forno, calda e fumante, è uscita la teglia con la farinata, parte di essa era con le cipolline.
Lo so, a volte le immagini parlano da sole, sarete d’accordo con me.
Buon appetito con le cose buone di Genova!

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Camogli: focaccia, sassi e smarrimenti

Un giorno di marzo a Camogli, un breve viaggio in treno e poi giù da uno dei caruggi che portano alla passeggiata.

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Non c’è quasi nessuno e sembra già estate, i colori del mare brillano e giorno dopo giorno scivoleremo verso la calda estate e verso una stagione sempre più luminosa.

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Prima di passare sotto l’archivolto è d’obbligo una sosta in un celebre negozio, tutti i liguri lo conoscono, non c’è posto migliore per gustare la focaccia.

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Questo è un luogo che certo merita un approfondimento, troverete anche delle panchine lì davanti, salite i gradini e lasciatevi conquistare dai fragranti effluvi di Revello.

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Credetemi, se ci entrate una volta uscirete da qui con la certezza di ritornarci.

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E la vostra giornata al mare inizierà come la mia: cielo azzurro, gozzi capovolti e focaccia calda di Camogli.

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E potrete gustarla camminando sotto ad un portico dal quale si scorgono le barchette che dondolano sull’acqua.

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O forse vi fermerete a leggere promesse di amore eterno scritte sui cuoricini rossi legati alle reti da pesca, nel borgo ligure è una romantica usanza della festa degli innamorati.

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Del resto la vita è più dolce quando si è in due, vero?

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Lasciato il porticciolo magari potrebbe venirvi la curiosità di vedere se sono maturati i fichi d’India: lo sono eccome, rossi e succosi crescono sulla grande pianta che sovrasta il mare e le rocce affioranti.

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E poi la spiaggia.
Come me anche voi camminerete sui sassi, in un mattina limpida e chiara, con l’acqua calma che appena sfiora la riva.

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Sapete che c’è?
Come le persone anche i sassi a loro modo sono irripetibili, non ne esistono due uguali.
E come certi di noi si distinguono per sensibilità o per qualche dote del carattere, anche i sassi sono semplicemente unici, alcuni più di altri.

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Mi siedo davanti al mare e noto una tonalità di rosso brillante, pare stagliarsi decisa sul grigio.

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Una manina distratta ha abbandonato al suo destino un’avventurosa macchinetta.
Sui sassi, in primavera.

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Sulla spiaggia di Camogli, in un giorno di marzo.

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Fave, salame di Sant’Olcese e sardo fresco

Oggi mi sia consentito tralasciare tutti gli elaborati piatti da gourmet ed elevare uno sperticato elogio ad una sublime combinazione di cibi semplici e quanto mai deliziosi.
Signore e signori, quando arriva questa stagione da queste parti sulle nostre tavole portiamo volentieri fave, salame di Sant’Olcese e sardo fresco.
E davvero, per me non c’è nulla di più buono!

Fave, salame di Sant'Olcese e sardo

E la gioia di andarlo a comprare proprio nel paesino di Sant’Olcese?
Ecco il marmo bianco della macelleria Cabella e in esposizione una sfilza di salami pronti all’acquisto, anche questa in qualche modo è poesia.

Salame di Sant'Olcese

Naturalmente nulla vieta di mangiare il salame in altri periodi dell’anno, ci mancherebbe altro!
In mancanza del sardo fresco e delle fave che si fa?
Non c’è problema, basta procurarsi della focaccia bella unta, un buon vino bianco e voilà, lo spuntino alla maniera dei genovesi è servito!

Focaccia e salame di Sant'Olcese

E parlando di questo salume così apprezzato alla mia mente subito si affacciano certe memorie d’infanzia.
Ve li ricordare i panini con il salame che mangiavamo a merenda?
Io sì, molto bene, ho già anche avuto modo di scriverne con nostalgia, qui trovate il mio racconto delle mie estati di bimba a Fontanigorda, a metà pomeriggio mi mettevo seduta sull’erba a godermi beata il mio panino con il salame!
Fave, salame di Sant’Olcese e sardo fresco, accostamento perfetto per una cena in veranda o per un picnic.
Un gruppo di amici, un prato al sole, una tovaglietta a quadretti bianchi e rossi e un cestino ricolmo di bontà.
E’ questo il bello della vita, le piccole gioie preziose.

Fave, salame di Sant'Olcese e sardo (3)

E se non  avete mai assaggiato il salame di Sant’Olcese non sapete cosa vi perdete!
Detto ciò, mi rimane il solito annoso interrogativo al quale non so dare risposta.
E meglio servire fette tagliate sottili dal salumiere con l’affettatrice oppure sono più invitanti e gustose quelle spesse che si ottengono tagliando il salame con il coltello?
E’ un bel dilemma, eh? Voi come la pensate? Io davvero non so decidermi!
Comunque sia, è il tempo di gustare queste semplici e sazianti delizie.
Mettete nel vostro piatto un pizzico di sale, nel vostro bicchiere un buon vino e servitevi a vostro piacimento.
Fave, salame di Sant’Olcese e sardo fresco, buon appetito!

Fave, salame di Sant'Olcese e sardo (2)

Via Ravecca, la focaccia dell’Antico Forno Patrone e altre delizie

Sapete qual è la domanda che quasi tutti i foresti pongono a un genovese?
Dove si mangia la focaccia buona? Eh, la focaccia!
La potete gustare in molti posti e troverete al riguardo diverse scuole di pensiero, ognuno ha i suoi luoghi preferiti.
Una delle più deliziose, secondo me, si trova in pieno centro storico, in Via Ravecca alle spalle di Porta Soprana.
Signori, il panificio Patrone esiste dal lontano 1920 e ancora oggi qui per mangiare la focaccia si fa la fila!

Patrone

E già so cosa si staranno domandando i miei concittadini!
Ma come hai fatto a trovarlo vuoto, senza clienti  in attesa?
Com’è possibile? Me lo domando anch’io, comincio a credere che sia lo spirito dei caruggi a condurmi nei luoghi nei momenti giusti.
E voi non vorrete mica venire a Zena senza mangiare la focaccia, vero?
Non sia mai! E allora entriamo da Patrone!

Patrone (2)

Oh, guarda! C’è una strana bicicletta!
Ai tempi dei tempi forse con questa consegnavano il pane e la focaccia, che splendido profumo per i caruggi!

Patrone (11)

E in questo bel negozio trovate ovviamente ogni tipo di pane.

Patrone (7)

E poi le torte salate, le pizzette, le focaccine, la focaccia con la salvia e quella con la cipolla.

Patrone (6)

A dire il vero forse ci vorrebbe un bicchiere di vino, non pare anche a voi?
Ecco, qui ci sono i fiaschi appesi al muro.

Patrone (3)

Delizie e bontà per la vostra tavola, qui non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Patrone (13)

E a me piacciono molto  questi negozi che vengono abbelliti con antichi attrezzi che non si usano più.

Patrone (4)

Pastine con la marmellata, canestrelli, pasta sfoglia e baci di dama, può bastare per un merenda tra amici?

Patrone (10)

Chissà, nel passato qualche massaia nelle sere d’autunno avrà preparato delle buone caldarroste con questo utensile!

Patrone (5)

Una vetrina che è un tripudio di abbondanza.
E già ho avuto modo di scriverlo in passato, la focaccia con la cipolla è uno dei piaceri irrinunciabili della vita.
Se non l’avete mai assaggiata non sapete cosa vi perdete!
Una delizia assoluta, pura felicità!

Patrone (12)

E poi signori, rullo di tamburi: questo è il forno del negozio con le pareti piastrellate di bianco.
E lui è Luca, l’artista, posso definirlo così? Certo, proprio di arte si tratta, lui e la sua famiglia hanno questo negozio da otto anni.

Patrone (8)

Ecco la sua focaccia appena sfornata.

Focaccia (2)

E ancora, al bancone delle panetteria.
E sapete, non c’è niente di più appagante di entrare in un posto come questo, mettersi in coda e attendere trepidanti il proprio turno.
Ah, davanti c’è la signora che fa le scorte, ci sono gli studenti con lo zaino sulle spalle, c’è da attendere, ma che importa?
Quando poi toccherà a noi pronunceremo la frase di rito:
– Una striscia di focaccia!

Focaccia

E’ buona, è sana, fa bene anche allo spirito.
E poi si esce fuori, nei caruggi, con la focaccia calda e unta tra le mani.
Cosa può esserci di meglio?
E così quando sarete da queste parti cercate L’Antico Forno Patrone di Via Ravecca.
La commessa vi farà un sorriso e vi chiederà cosa desiderate.
Provate i dolcetti, provate le altre specialità del negozio, ma non scordatevi di pronunciare quelle parole:
– Una striscia di focaccia!

Focaccia (3)