Una mattina, l’arcobaleno

Una mattina, a Genova.
E il cielo dapprima è cupo, carico del grigio dell’autunno, saturo di nuvole che annunciano la pioggia.
Una mattina, a Genova, e il cielo a poco si rasserena e improvvisamente brilla la luce.
E splendono i colori dell’arcobaleno sulla superficie nel mare.

Un arco perfetto, dai colori vividi e rilucenti.
Evanescente, effimero, lieve, come spesso sono le cose meravigliosamente belle.

Fugace sì, così è l’arcobaleno, eppure l’altra mattina è durato più del previsto, nell’aria frizzantina di ottobre.
Ad un estremo toccava il mare, dall’altro andava a nascondersi tra le alture della città.

E come ogni cosa inaspettata, che colpisce lo sguardo e l’attenzione, l’arcobaleno nella sua lucente semplicità ha tutta la potenza del mistero e della bellezza che è insita nella grandezza dell’universo, risveglia la nostra sorpresa e il nostro ingenuo stupore.

Nella mitologia greca l’arcobaleno è rappresentato da Iride, figlia di Elettra e di Taumante.
Una fanciulla bellissima, messaggera degli dei.
Iride percorreva il cielo recando sulla terra e negli abissi marini i messaggi degli dei dell’Olimpo, in particolare di Era e solcava l’azzurro lasciando il segno del suo passaggio, un arcobaleno luminoso e multicolore.

E’ la magia delle cose inattese e belle, che non si sanno comprendere.
E’ l’incanto che ti fa rimanere ad osservare, con muta ammirazione.
Una mattina, a Genova.

Sull’orizzonte
di un mare plumbeo
dopo la tempesta
pura luce
annuncia la pace
sotto l’arcobaleno.

Arcobaleno, di E.