Da Mario: cose buone alla Maddalena

Oggi vi porto con me in un piccolo negozio dei caruggi, quelli che gironzolano nei vicoli vanno volentieri qui a fare acquisti, anche mio papà era un cliente fedele.
Da Mario vende pasta fresca di sua produzione ed altre bontà, l’accogliente bottega si trova in Via della Maddalena proprio nei pressi della chiesa.

Il bancone, gli scaffali, il pavimento antico, questo è un piccolo mondo caro a molti genovesi.
Sono i negozi come questo a tenere vivi i nostri quartieri.

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Ed ecco la sua vetrina invitante che ha da sempre questo aspetto semplice e casalingo, in una parola perfetto.

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Dovete sapere che queste mie piacevoli scorribande nelle botteghe di Zena non sono mai programmate e così è accaduto anche in questo caso.
In genere da Mario ci sono sempre diversi clienti intenti a far la spesa, il caso ha voluto che io sia passata di lì in un momento di relativa calma e così finalmente posso mostrarvi le delizie di questo negozio.
Qui trovate i prodotti di Liguria come l’olio e il paté di olive taggiasche.

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Ed ecco il menu del giorno, cose buone per palati esigenti.

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E ci sono i sacchi con i legumi, tempo di cucina sapiente e di ricette della nonna.

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Tra le delizie preparate in questo negozio trovate i ravioli del plin, gli gnocchi alla zucca o al basilico, i ravioli di magro.

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Ci sono anche le lasagne e i gnocchi alla romana.

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Questa negozio dalla lunga tradizione appartenne un tempo al papà dell’attuale proprietario, lui lavorava qui come dipendente e dopo diverso tempo rilevò il negozio facendone un’impresa di famiglia.

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In vetrina oltre la pasta fresca ci sono vasetti, vini di Liguria e funghi sott’olio.

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Ed ecco le teglie con il polpettone pronto per essere servito.

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Poi, siccome siamo a Genova, non può mancare certo il pesto in abbondanza, voilà!

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E mentre mi trovavo nel negozio si ultimava la preparazione della panissa, posso dire di essere arrivata con perfetto tempismo.

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E poi non mancano i dolcetti, come ad esempio i classici canestrelli.

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E questa delizioso castagnaccio cosparso di semi di finocchio, uvetta e pinoli, un vero dolce di stagione.

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Io mi sono portata a casa i ravioli di magro che ho poi servito con un semplice sugo al pomodoro.

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Sono le genuine bontà che trovate Da Mario, un bellissimo negozietto in Via della Maddalena.

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Le delizie di Slow Fish

Questo è il weekend di Slow Fish, un grande evento di Slow Food che si svolge fino a domenica al Porto Antico.
Quattro giorni interamente dedicati al mare, non solo alla cucina ma anche alla sostenibilità ambientale, alla pesca e al rispetto dell’ambiente.
Incontri, workshop, convegni, degustazioni, laboratori e appuntamenti a tavola, trovate qui il calendario completo della manifestazione che naturalmente offre la possibilità di gustare le delizie del mare e certe ottime tipicità.

Vi porto con me, nella mia passeggiata a Slow Fish.
Nello spazio della Regione Liguria vedrete gozzo, sopra c’è un remo, un cappello di paglia e le reti.


Profumo d’estate e di mare della nostra terra.

A Slow Fish c’è un mercato di prodotti nazionali ed internazionali con tante bontà da molte regioni d’Italia e dall’estero.

Ed ecco le acciughe dei pescatori di Camogli.

E l’olio di Taggia.

Le celebri e gustose olive taggiasche, in questa circostanza ne ho fatto scorta.

I pomodori secchi nella cesta di vimini.

E ancora, il banco di un’azienda di Albisola Superiore era un vero trionfo.

Arbanelle, vasetti, bottiglie d’olio e degustazioni, bottarga di tonno e infinite varietà di pesce, c’erano anche i limoni odorosi e la colatura di alici della costiera amalfitana.

Sapori piccanti e sapori più delicati, delizie per ogni palato.

E il pesce del Mare del Nord, parte integrante anche della nostra cucina.

Le ostriche raffinate di Bretagna.

E bottiglie, aromi, erbe, infusi, vasetti, mi piace passeggiare ammirando tanta abbondanza!

E poi profumi di casa, dal Golfo Dianese basilico, olio e tutto il necessario per il nostro sublime pesto.

A Slow Fish ci sono appuntamenti prestigiosi con importanti chef e con le loro raffinate ricette, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
E ci sono prelibatezze alla portata di tutti, tanti sono gli stand e le apprezzate cucine su ruote.
Ecco il Pastificio Novella, sono una loro affezionata cliente e in questa casa si mangiano spesso le loro trofie, i loro pansoti e gli ottimi ravioli di boragine.

Ed ecco ancora lo street food alla ligure, questo è il Camugin con le sue deliziose acciughe, i gamberi e la panissa.

E poi la gelateria Dalpian.

Una varietà infinita di delizie, impossibile elencarle tutte, ad esempio c’è il caciucco e ci sono le olive ascolane preparate in varie maniere.
E che dire dello stand di Zena Zuena con le sue invitanti focaccette?

Si può andarsene a zonzo per il Porto Antico con un cartoccio di pesce fritto da gustare.

Oppure si possono assaggiare le ostriche di La Spezia.

Ed è un trionfo regale questo vassoio ricolmo di gamberi.

Slow Fish è tutto questo e molto altro, una splendida manifestazione che valorizza le tipicità delle nostre terre.
Ed è un momento di gioia e convivialità, il buon cibo rende migliore la qualità della nostra vita.
Là, sul mare luccicante di Genova, una barchetta dondolava sull’acqua, nei bagliori della sera.

Tra tutte le specialità che ho veduto una è la mia preferita ed è una delizia davvero semplice: è la focaccia del pescatore con le acciughe salate dei pescatori di Camogli.
Un dono dei nostri mari posato su una bontà tipicamente ligure.
Buon Slow Fish e buon weekend a tutti!

Dal Lunario Genovese del 1934: ricetta per fare il pesto

Nel mio divertente girovagare per banchetti mi è capitato di acquistare un volumetto ricco di curiosità: è un Lunario Genovese risalente al 1934.
Quindi è piuttosto recente, a dire il vero, tuttavia il mondo che viene descritto in queste pagine è molto diverso dal nostro: strade scomparse, negozi mai veduti, luoghi che possiamo solo immaginare.
Tra le tante bellezze di Zena c’è anche una ricetta per fare il pesto e allora la condivido su queste pagine per tutti gli amanti della genovesità.

Troverete alcune sorprese, ad esempio sono nominati ingredienti che oggi non si utilizzano e si capisce che si tratta della famosa “arte di arrangiarsi”: si usava quello che si poteva, a seconda delle proprie disponibilità.
Poi c’è il profumo del basilico, il piatto fumante sulla tavola, i sapori della buona cucina genovese.
Ho tradotto questa breve poesia, naturalmente riscriverla nella nostra lingua significa perdere la musicalità delle rime e il suono del dialetto.
E così la troverete prima in genovese e poi tradotta in italiano, questa ricetta è una vera chicca.
Ad arricchirla sono alcune fotografie scattate nel corso di una passata edizione di Pestochampionship e poi cose buone al pesto che piacciono a me.
Signore e signori, dal Lunario Genovese del 1934 ecco a voi la ricetta pe fâ o pésto.

Pe fâ un pésto comm’il fò
ghe vêu tanto baxaicò
de porsemmo ȗnn-a brancâ *
poca pérsa, ȗn pȏ de sâ
ȗn o duȋ spighetti d’aggio
e ȗn bon pesso de formaggio
sardo, e drento in to mortâ
no stancave da-o pestâ.
(pe i palati delicae
ghe poeì mette se ve pä
di pignoeu ben ben lavae)

Quande o l’è comme ȗnn-a pasta
o l’è pronto: ma no basta,
remesciando cö cuggiâ
in te l’êuio a fae negä
l’assazzae, e se ve pä bon
o cacciae in to menestron

Comme pure poèi capî
o se dêuvia pe condî
ûn bon piatto de trenette
tiae sciù sciûte, o lasagnette,
quattro troffie soffocae
da-o formaggio, in quantitae,
e, sciccome a tïa sciù o chêu
gh’è chi o mette in sce i raviêu!

* se péu fane a meno, comme da persa quando gh’è abbondanza de baxaicò.

Per fare un pesto come si deve
ci vuole tanto basilico
una manciata di prezzemolo*
poca maggiorana, un po’ di sale
uno o due spicchietti d’aglio
e un buon pezzo di formaggio
sardo, e dentro al mortaio
non stancatevi di pestare.
(per i palati delicati
ci potete mettere se vi pare
dei pinoli ben ben lavati)

Quando è come una pasta
è pronto: ma non basta
girandolo con il cucchiaio
fatelo annegare nell’olio
lo assaggiate, e se vi sembra buono
lo buttate nel minestrone

Come pure potete capire
si adopera per condire
un buon piatto di trenette
tirate su asciutte, o lasagnette,
quattro trofie soffocate
dal formaggio, in quantità,
e, siccome tira su il cuore
c’è chi lo mette sui ravioli!

* si può farne a meno come della maggiorana se c’è abbondanza di basilico

#UnoChefSulMare, sapori e profumi di Liguria

Metti un weekend d’autunno e un invito a partecipare ad una splendida iniziativa: una serata al Cenobio dei Dogi di Camogli in occasione del contest #unochefsulmare.
Il sole caldo, il mare tranquillo, il prestigioso albergo del levante ligure e un concorso di cucina dedicato ai foodblogger invitati a cimentarsi nella creazione di un piatto con i sapori e i profumi della nostra terra.

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E giunta al Cenobio la prima bella sorpresa è stata questa: insieme ai vasetti di erbe aromatiche e alle bottiglie di vino di La Pietra del Focolare, sui tavoli c’erano dei pacchi di pasta.

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Pasta Rummo, un marchio della tradizione italiana, un’azienda che ha subito gravi danni in seguito all’alluvione che ha colpito il beneventano.
E al Cenobio c’erano il nostro basilico, l’aglio di Liguria e la calamarata Rummo.

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Il Concorso #unochefsulmare è stata una bella occasione per coloro che si dilettano ai fornelli: per il vincitore c’era in palio una vacanza al Cenobio e la soddisfazione di veder inclusa la propria ricetta nel menu dell’hotel.
Ed è stato estratto un vincitore anche tra tutti coloro che collegandosi al sito del Cenobio hanno votato la loro ricetta preferita, il fortunato si è aggiudicato un soggiorno al Cenobio dei Dogi.
Ecco i tre finalisti: Francesca, Mirco e Valentina, ognuno di loro ha messo alla prova la propria creatività.

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Un grembiule rosso e via, parte la competizione!

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A introdurre l’evento trasmesso in diretta streaming l’organizzatrice Chiara Bonomini, Reservation Manager del Cenobio dei Dogi.

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A condurre la serata la brillante ed entusiasta Lisa Fontana, foodblogger e sommelier di The Taste of food and wine.

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Eh, la gara!
Bello veder cucinare, sentire i profumi e gli aromi, la cucina è arte e passione.
Ognuno dei cuochi aveva una postazione fornita di tutto e devo dirvelo, dall’inizio ho fatto il tifo per lui.
Viene dall’Abruzzo, si chiama Mirco e sul suo blog Oggi cucina Mirco presenta così le sue creazioni: ricette last minute per mariti nel panico.

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La ricetta delle sue minilasagne cupcakes al profumo di mare mi è subito parsa sfiziosissima, il suo ragù di pesce era a base di platessa, branzino, seppie, calamari e gamberetti.

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E questo è il piatto in corso d’opera.

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Lei invece è Francesca del blog Francy non solo torte, ha proposto una ricetta all’apparenza semplice.

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Ecco i suoi ingredienti per il polpo con patate.

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Lei ha messo particolare cura e originalità nell’impiattamento.

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E infine ecco Valentina di Cinque Quarti d’Arancia alle prese con la sua preparazione.

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Trofie cozze e zafferano su crema di patate.

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Il risultato, come potete vedere, è molto invitante.

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Ad eventi come questi facilmente incontro degli amici, succede sempre.
E a magnificare le virtù del pesto chi mai sarà venuto?
Roberto Panizza, ristoratore e re indiscusso del condimento genovese più celebre e apprezzato.

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E poi c’era lui, Jacopo Mariutti è food blogger e sommelier, ha un blog che è semplicemente una meraviglia, non ci sono solo ricette ma anche notizie curiose e interessanti, se non conoscete Le Farfalle nello Stomaco date uno sguardo, vi conquisterà.
Ci siamo conosciuti durante Vinidamare2015 e in occasione di#unochefsulmare abbiamo anche passato il pomeriggio insieme a zonzo per Camogli.
È una persona garbata e piacevole, un perfetto compagno di banco!

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E poi, signori, rullo di tamburi: ecco a voi la giuria.
Da sinistra verso destra, Chef Remo del Cenobio dei Dogi, Paola Pastine Vice Direttore dell’Hotel e sull’estrema destra una persona alla quale sono andata a stringere la mano: Agostino Revello, titolare dello storico Forno Revello situato sulla passeggiata di Camogli, la loro focaccia è una delle cose più sublimi che si possano gustare.

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Chi si sarà aggiudicato la vittoria?
Proprio lui, Mirco con le sue lasagnette.

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Un piatto bellissimo anche a vedersi.

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E una vittoria meritata per un appassionato di cucina.

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Sorrisi, buon cibo, una bella serata in un contesto affascinante.
Amiche foodblogger, l’anno prossimo potreste partecipare anche voi, cosa ne dite?
Qui trovate il link del Cenobio con le ricette dei finalisti e quelle degli altri partecipanti.

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E certo, è venuto anche il momento per celebrare la Focaccia di Recco che di recente ha ottenuto il marchio IGP, il marchio europeo di indicazione geografica protetta.
Si tratta di un riconoscimento importante, questa certificazione è autorizzata solo in quattro comuni: Recco, Camogli, Sori e Avegno.
E quindi se volete gustare la vera Focaccia di Recco al formaggio venite qui, in Liguria!

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Ringrazio Chiara Bonomini e il Cenobio dei Dogi per avermi invitata a questa bella iniziativa.
E la bontà di questa torta che ha chiuso la nostra serata non so descriverla, davvero!

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Un ultimo sguardo fuori dalla finestra della stanza a me riservata al Cenobio dei Dogi.
E non si smette mai di innamorarsi di posti come Camogli, con la sua spiaggia e le sue case colorate, un gioiello posato sul mare di Liguria.

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Mangiabuono, le bontà della cucina genovese

E oggi vi porto ancora per caruggi, a pranzo in una trattoria caratteristica, tra Via San Bernardo e Vico Vegetti.
Ci sono stata con un amico buongustaio ed appassionato estimatore della cucina ligure, pranzare con lui è sempre un piacere.
E così siamo stati da Mangiabuono, una trattoria con i tavoli di legno e le tovagliette a quadretti, c’è una deliziosa atmosfera casalinga.

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E sì, il nome del locale è proprio azzeccato!

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Ci si accomoda in una saletta, come vedete non ci sono tanti tavoli, però è possibile anche sedersi nei tavolini all’aperto in Vico Vegetti.

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Ecco le bottiglie allineate sui ripiani.

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E una finestra che è un vero sogno, si affaccia sugli antichi palazzi di Piazza San Bernardo, queste sono le vedute di caruggi che piacciono a me.

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Il menu è scritto a mano e vi si legge che qui vi verrà servita la cucina tradizionale genovese.
Proprio così, dalle trippe al coniglio alla ligure, dalla cima alle acciughe fritte i piatti di questo locale sono proprio tipici di questa città.

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E allora, visto che siamo a Zena, iniziamo con un bel piatto fumante di trofiette al pesto!

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E poi continuiamo gioiosamente a deliziarci il palato, il mio amico ha scelto la cima con l’insalata russa.

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Ed io invece non ho potuto rinunciare allo stoccafisso con olive e patate, una vera bontà!

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Un buon bicchiere di vino e due chiacchiere in compagnia, c’è qualcosa di meglio?

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E in una giornata calda e assolata ho gradito particolarmente l’aspic di fragole, era fresco e delizioso.

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Goloso e sfizioso anche il biancomangiare con la frutta fresca, è stato un pranzo davvero piacevole.

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E così se passate nei caruggi di Zena, tenete presente questo posto, merita certamente una visita.
Una cucina sana e sostanziosa, i piatti semplici della tradizione.
E poi prima di andarvene date uno sguardo da quella finestra di Mangiabuono che si apre sulle affascinanti meraviglie della città vecchia, la Genova che amo.

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Pestochampionship, V Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio

Ieri è finalmente giunto il giorno di Pestochampionship, il V Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio.
Una giornata epica, all’insegna di una delle eccellenze della cucina ligure.
E così di buon mattino i 100 concorrenti e i 30 giurati si sono ritrovati nel luogo prescelto per la singolare competizione, le sale del Minore e del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale.

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Estroso creatore dell’iniziativa Roberto Panizza, ristoratore, raffinato gourmet e presidente dell’Associazione Palatifini, un caro amico che è sempre un piacere rivedere.

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I partecipanti alla gara vengono da ogni parte del mondo per aggiudicarsi l’ambito titolo, ognuno di loro ha a disposizione i seguenti ingredienti: basilico genovese D.O.P., i pinoli, il parmigiano reggiano stravecchio, il fiore sardo, l’aglio di Vessalico, sale marino grosso, olio extra vergine di oliva “Riviera Ligure” D.O.P.
E qui trovate la ricetta ufficiale di Pestochampionship, i concorrenti devono seguirla alla lettera per ottenere il deliziosissimo pesto.

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Le tavole sono pronte.

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E ognuno prende posto.

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Tra i concorrenti ho anche trovato persone che conosco.
Qui insieme a Roberto Panizza vedete al centro della foto Daniela Vettori, food blogger di Le Cinque Erbe insieme a Serena Oliva di Cucchiaio di Stelle.

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A presiedere la gara un grande amico di Pestochampionship, una persona che di campionati del mondo certo se ne intende: il fantastico Bruno Pizzul.

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Ha seguito e presentato ogni fase della gara con grande passione e simpatia.

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Ecco alcuni giurati intenti a seguire la presentazione, tra loro la giornalista Barbara Sgarzi.

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Ancora qualche istante di attesa.

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E poi si comincia! Pronti, al pesto e via!

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I giurati muniti di cartellina si aggirano fra i tavoli e osservano, ecco qui Alessando Cavo.

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Si pesta con vigore e concentrazione.

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Ecco Serena alle prese con il mortaio.

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Si procede seguendo scrupolosamente la ricetta.

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E nell’aria a poco a poco si spande il profumo del pesto, meraviglioso!

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Uno dopo l’altro i concorrenti terminano la loro personale impresa: sono cento e ne verranno selezionati solo dieci che accederanno alla finale.
Scade il tempo, su ogni tavolo resta il mortaio.

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Lei è finlandese e mostra con orgoglio il frutto delle sue fatiche.

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Lui invece viene da Portofino, comprensibilmente erano molti i liguri in gara.

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In questa suggestiva cornice, sotto la luce dorata dello splendente Palazzo Ducale.

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Comincia il duro lavoro dei giudici.

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Tutte le declinazioni del pesto, sui tavoli del Campionato Mondiale.

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Si procede con gli assaggi, qui vedete di nuovo Alessandro Cavo, accanto a lui un giurato norvegese.

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Delizia e profumo.

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E insomma, mi è venuta anche fame!

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E alla fine della prima selezione ecco i mortai tutti insieme, che bella immagine!

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Il premio attende un vincitore, chi sarà?

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Viene consegnata la prima targa, la scritta non è solo in italiano ma anche in genovese in quanto si tratta del premio assegnato dall’Associazione A Compagna al concorrente che viene da più lontano.

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Eccolo qui colui che se la è aggiudicata, Mr Chiozza ha origini liguri, viene dalla California e sfoggia con orgoglio il cappellino di Pestochampionship, con lui vedete Maurizio Daccà, Gran Cancelliere della Associazione A Compagna.

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E c’è da dire che a quanto pare il vincitore ci tiene parecchio alle sue radici, guardate un po’ la sua maglietta!

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Nel primo pomeriggio si è tenuta la seconda gara ed è stato eletto il vincitore.

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Eccoli i dieci finalisti, otto uomini e due donne.

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Mentre ancora erano in corso le selezioni girando tra i tavoli mi aveva colpito una certa postazione, c’erano un grande mortaio e un pestello di notevoli dimensioni.

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Durante la gara non sono riuscita a vedere ogni concorrente alle prese con il pesto, quindi non sapevo di chi fosse questo pestello così particolare, l’ho fotografato perché mi piaceva.
Chi mai sarà il proprietario?

 Pestello e Mortaio

Cari lettori, vi presento la Signora Alfonsina Trucco di Montoggio, finalista del Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio, Alfonsina ha partecipato a tutte le precendenti edizioni di questa competizione e ha già avuto modo di qualificarsi per le finali.
Alfonsina Trucco ha 86 anni, per la gara si è portata il suo antico mortaio e quel singolare pestello.

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E senza nulla togliere a tutti gli altri concorrenti, per chi altri avrei potuto tifare?
Non ero la sola, la signora Alfonsina ha riscosso molti consensi.

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Si ricomincia, la parte cruciale della gara ha i suoi riti.

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Tutti pronti a pestare!

 

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E siccome io volevo seguire la Signora Alfonsina mi mi sono messa davanti a lei e ho seguito ogni sua mossa.

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La gara comincia, vinca il migliore!

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La Signora Alfonsina è concentratissima.

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Dosa con sapienza l’olio.

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E poi giù con il pestello.

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La gara è agli sgoccioli e i concorrenti posano le armi, ora bisogna attendere solo la proclamazione del vincitore.

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Mentre si aspetta il momento culminante della giornata c’è spazio per le chiacchiere, è stata davvero una splendida giornata.
Alessandro Cavo e Francesca Baraghini, amata giornalista di Primocanale e di Il Secolo XIX, ridono e scherzano tra di loro.

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E qui vedete i miei amici, Edoardo e Maddalena Schenardi di Farmacia Serra.

FarmaciaSerra

E poi al Campionato del Pesto può capitare di vedere cose strane, sapete?
Ecco la Signora Nicla di Varazze, suo marito era tra i finalisti.
Lei indossava un costume tradizionale e l’ho sorpresa mentre era intenta a telefonare.
Con il mezzero e un telefono di ultima generazione, con estrema disinvoltura.

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E infine è giunto il momento della premiazione e Bruno Pizzul ha fatto i nomi dei vincitori.

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 A furor di popolo e pestello è stata eletta Campionessa Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio la Signora Alfonsina Trucco.
E sì, la foto è mossa ma in quell’istante tutti la stavano applaudendo e lei ha sfoderato un bel sorriso.

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Roberto Panizza è venuto a a complimentarsi e a premiarla.

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Ed eccola ancora con Bruno Pizzul.

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Qui la vedete con il secondo classificato, Angelo Vanagolli e con colei che si è aggiudicata il terzo posto, Candida Grosso.

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 Una giornata meravigliosa per questa città, un evento che porta nel mondo il nome di Genova e i sapori di questa terra.
Un’iniziativa che si deve alla lungimirante creatività di Roberto Panizza e a lui va il mio sincero e ammirato ringraziamento.

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E’ stata la gloriosa giornata di Alfonsina, lei ha sbaragliato tutti i concorrenti.

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 Alfonsina Trucco, 86 anni, di Montoggio, proprio lei: Campionessa Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio.

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Pestochampionship, con pestello e mortaio a Palazzo Ducale

Domani sarà una grande giornata, nella terra che è patria del basilico torna il Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio che come sempre si terrà nella Sale del Minore e Maggior Consiglio di Palazzo Ducale.
Che meraviglia, la dimora dei Dogi inondata dal profumo inconfondibile del pesto!
Io ci sarò, non vedo l’ora di assistere a questa singolare e piacevole competizione che avrà inizio a metà mattinata, qui trovate il calendario completo della giornata.
Come due anni fa ci saranno in mostra gli antichi mortai delle famiglie genovesi e liguri.

Pestochampionship

Una splendida iniziativa che si deve all’estro creativo e alla passione vera di Roberto Panizza, lui porta il pesto di Zena e la sua antica tradizione nel prepararlo in giro per il mondo, il suo ristorante Il Genovese, è una meta gastronomica da non perdere.
Vi si gustano piatti della nostra tradizione e il pesto più sublime che si possa immaginare, nel ristorante c’è anche il mortaio del re indiscusso del pesto.

Il mortaio

Lasagne, trofie, trenette o testaroli, scegliete voi cosa preferite, questo è un piatto fumante di  gnocchi che ho avuto il piacere di gustare in occasione di una delle mie cene al Genovese.

Gnocchi al pesto

Eccolo qui Roberto, con il suo bel grembiule rosso tra due giurati durante una delle selezioni di Pestochampionship che si è tenuta nei caruggi di Genova.

Pestochampioship

Un evento che porta a Genova concorrenti da tutto il mondo pronti a cimentarsi con la complessa arte di fare il pesto.
Una maniera speciale di rendere nota una delle nostre eccellenze, il pesto genovese al mortaio.

Pestochampioship -selezioni

La competizione è divertente e appassionante, per me è anche una bella occasione per trascorrere del tempo con dei cari amici, tra gli altri ci saranno Edoardo e Maddalena Schenardi di Farmacia Serra che come me assisteranno alla gara.
E tra i giurati non mancherà Alessandro Cavo, una delle persone che si spende con vero cuore per questa città e proprietario della Pasticceria e Liquoreria Marescotti di Cavo, altra meta da non perdere per chi visita Genova.
Eccolo Alessandro, a destra della foto, insieme a un altro giurato nel corso della precendente edizione di Pestochampioship.

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Tutto è pronto, il basilico genovese, l’olio Extravergine di Oliva della Riviera Ligure, l’aglio di Vessalico e tutti gli altri ingredienti con i quali si prepara il delizioso pesto di Genova.
E i mortai saranno già tutti in fila, domani uno dei concorrenti si aggiudicherà l’ambito titolo.
Nel regale salone di Palazzo Ducale si sentirà il rumore di cento pestelli che battono nei mortai, nell’aria si spanderà il profumo sublime del pesto,  per me sarà un privilegio esserci e potervelo raccontare.
Domani sarà il giorno di Pestochampionship, il V Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio.

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San Matteo, la buona tavola nei caruggi

Oggi vi porto nei caruggi di Zena, in un locale che si trova nel cuore della città, in Piazza San Matteo.
Accanto al ristorante San Matteo e collegata ad esso si trova la celebre enoteca Migone, un negozio di antica tradizione di questa città.
E sapete?
Sul sito del locale ho letto una notizia davvero interessante, a quanto pare là dove ora ci sono i tavoli dove si pranza e si cena piacevolmente nel lontano ‘800 c’era l’Osteria delle Prigioni che aveva questo nome sinistro per la sua vicinanza alle carceri di Palazzo Ducale.
C’è sempre una storia suggestiva da scoprire nella città vecchia!
E allora andiamo in questo bel locale dei caruggi.

San Matteo

Ah, innanzi tutto devo dirvi che il posto è ben presidiato, varcata la soglia troverete qualcuno che sa proprio il fatto suo!

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E’ un luogo piacevole, caldo e accogliente.

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E ho apprezzato la cordiale gentilezza delle proprietarie, un sorriso non è mai banale, almeno per me.
Ci sono i fiori sui tavoli, le tovagliette colorate, una gradevolissima atmosfera.

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C’è una vasta selezione di vini che certo saprà soddisfare gli intenditori.

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E certi tavoli sono sotto l’antico soffitto a volta in mattoni, hanno  davvero grande fascino i locali come questo.

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Sono stata qui due volte insieme a Maurizio, lui oltre ad essere un instancabile viaggiatore è anche una buona forchetta, va matto per le acciughe di Genova!
Eh, come lo capisco!
Al San Matteo si possono gustare diverse specialità, trovate le acciughe impanate e fritte e i friscieu di zucchini, le trofie e testaroli, i calamari, il baccalà e lo stoccafisso, c’è un’ampia scelta ed è ovviamente impossibile citare tutti i piatti.
Prendiamo posto, sotto l’occhio vigile del guardiano del San Matteo.

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Sappiate che per me è sempre difficile fotografare i piatti, io faccio del mio meglio cercando di evitare che diventi tutto freddo.
Noi abbiamo iniziato il con un gustoso antipasto, acciughe e friscieu di rossetti.

San Matteo (8)

E poi a Genova cosa si mangia? Le trenette al pesto con patate e fagiolini, è ovvio!

San Matteo (9)

E questo è il fritto misto, lo avevo preso la prima volta che ci sono stata.

San Matteo (10)

Un buon pranzo, quattro chiacchiere tra amici, un bicchiere di vino frizzante, cosa può esserci di meglio?
Ieri ho scelto un piatto che amo molto, il guazzetto di totani, erano morbidi e deliziosi, dal profumo di mare e di cose genuine.

San Matteo (12)

Per finire, la  torta di mele con una crema al maraschino, davvero bella oltre che buona.

San Matteo (13)

Il San Matteo è un posto molto gradevole e tranquillo, si sta semplicemente bene.
E se passate da Genova e siete in giro per i caruggi questo è certo un locale da tener presente per il pranzo o per la cena, qui trovate il sito con tutte le informazioni.
Fuori dalla porta del ristorante c’è Genova che vi attende, in quella piazza ci sono le dimore della famiglia Doria, c’è una chiesa molto suggestiva e tutto intorno il dedalo dei caruggi, discese e salite tra luci e ombre.

San Matteo (15)

La fuori c’è Genova, con la sua storia, le sue pietre antiche, i colori delle sue case.
E tra quei caruggi trovate anche i sapori e i profumi della buona cucina.

San Matteo (14)

Una fiaba dalla dispensa

C’era una volta una casetta nel bosco, era circondata da alberi e aveva un verde prato di fronte.
C’era anche una grande cucina e fu laggiù che si consumò una piccola tragedia domestica.
Un bel giorno tutto mutò: era arrivato, per la gioia della cuoca, un elettrodomestico tuttofare.
Grosso, imponente, ingombrante e multitasking.
Era tedesco, ovviamente, un paradigma di efficienza, si chiamava Franz, parlava una lingua che nessuno conosceva e sapeva fare ogni cosa: tritava, sminuzzava, impastava, divenne in breve tempo il re della cucina.
Ma certo non si può dire che tutti fossero contenti del suo arrivo!
– Oh, se mi girano! Non sapete quanto! Anni e anni di onorato servizio per finire qua dentro al buio!
Così borbottava il frullino dalla dispensa nella quale era stato riposto insieme a tutti gli altri attrezzi da cucina.
Uno via l’altro erano stati mandati in pensione, si può dire così?
E sapete come accade, ognuno ha la propria maniera di reagire ai drammi della vita, quando ci si sente pervasi dal senso di inutilità il nostro carattere si svela.
Lo spremiagrumi l’aveva presa malissimo, passava le notti a singhiozzare per il dispiacere.
E sapete, quando si è in difficoltà l’unione fa la forza!
Lo spremiaglio era sempre stato emarginato, a causa delle sue frequentazioni tutti lo schivavano, si diceva in giro che emanasse cattivo odore.
E adesso? Oh, adesso era tutto cambiato!
Il pelapatate lo andava sempre a cercare per sobillarlo:
– Dobbiamo agire! Facciamo qualcosa, non possiamo arrenderci così!
La rotella per fare i ravioli era piuttosto anziana e molto saggia, cercava pertanto di sedare gli animi:
– State bravi, vediamo di far girare bene le rotelline, una soluzione si troverà!
I mestoli di legno, seppur non coinvolti, si riunirono a congresso, il mattarello si propose per mettere a posto la situazione:
– Ci penso io! Lo sistemo io quel tipo arrogante e presuntuoso!
– Calma, calma! – intervenne il colino – Questa è una situazione che fa acqua da tutte le parti!
Alcuni di loro erano davvero affranti, da protagonisti incontrastati erano divenuti semplici comparse, certi erano stati addirittura degradati a soprammobili.
Era il caso di un personaggio dal carattere un po’ schivo che ormai da giorni e giorni, da buon ligure, non faceva altro che mugugnare.
– Io qui non c’entro un cavolo! E’ una questione di stile, oltretutto, frequento da anni il pregiato basilico di Pra’ e guardate come mi hanno ridotto!

Cavolo

E insomma, lo scontento regnava sovrano.
Tutti quanti si rabbuiarono ancor di più quando videro arrivare lo schiaccianoci che aveva una ferale notizia da comunicare:
– Ho sentito la cuoca parlare di mercatino dell’usato! Vuole darci via tutti! Dice che da quando c’è Franz non ha più bisogno di noi!
Il macinacaffé e il passaverdura si facevano coraggio a vicenda, persino il trinciapollo, da tutti considerato un tipo tagliente, scoppiò in un pianto dirotto.
E oltre tutto si vociferava di un sontuoso pranzo previsto per la domenica a venire: la cuoca aspettava la visita del suo fidanzato.
Oh, Franz si dava un sacco d’arie, sì!
Era giunto il momento del suo debutto in società!
Avrebbero visto di cos’era capace!
E’ proprio il caso di dire che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, mai detto fu più appropriato, credetemi!
E infatti state a sentire cosa capitò.
Venne l’ora di cucinare e la giovane cuoca indossò un bel grembiule, mise Franz al centro della tavola e tutto attorno gli ingredienti per la sua cena.
Un rumore sordo. Tac!
Che era successo? Franz non ne voleva sapere di mettersi a funzionare, era inutilizzabile!
Qualcosa nel suo delicato meccanismo pareva non girare a dovere e ci credereste? Andò a finire nella dispensa!
Entrarono in campo i vecchi cari attrezzi di sempre, la stampo dei ravioli non stava più nella pasta dalla felicità!
E il pestello batteva nel mortaio a ritmo di musica, che melodia!
Le fruste montarono i rossi d’uovo per la torta, erano emozionate come se fosse la prima volta!
E intanto ciotole, mestoli e spatole facevano il tifo per loro!
Il tostapane lavorava a pieno regime e il parmigiano scendeva come pioggia gentile dalla grattugia, un trionfo!
La cuoca ricevette sperticati complimenti, gli attrezzi stremati e felici si godevano gli elogi.
– Oh, ma che buono questo pesto!
– E questa sfoglia, si sente che è stata tirata a mano!
E a udir queste parole il mattarello fece una piroetta sul tavolo.
Fu una cena romantica, la teiera che era notoriamente sentimentale continuava a ripetere:
– Quei due sono fatti uno per l’altra!
E le tazzine in coro risposero:
– Sì, che tenerezza!
– E che dolcezza! – fece eco la zuccheriera.
Filò tutto liscio!
Passarono i giorni, Franz venne spedito in Germania per le dovute riparazioni, ma alla cuoca venne detto che stranamente all’interno del prezioso macchinario mancava un pezzo piuttosto costoso e così la cuoca disse che preferiva attendere per la riparazione.
Franz tornò nella casetta nel bosco e fu nuovamente risposto in dispensa, in attesa di tempi migliori.
La giovane donna però si scordò totalmente di lui e ogni cosa riprese a funzionare come una volta.
Passarono i mesi, cari lettori, un bel giorno la cuoca aprì un cassetto della cucina e in mezzo ai tappi trovò un piccolo oggetto misterioso:
– E questo cos’è?
Lo rigirò tra le mani e non accorgendosi che si trattava del pezzo mancante al povero Franz lo gettò via.
Le forchette e i coltelli tirarono un sospiro di sollievo, i cucchiai si misero a battere uno contro l’altro per la contentezza.
E sapete come accade, quando si condividono gioie e dolori ci si aiuta, questo è il senso dell’amicizia.
Nessuno disse mai nulla, bisogna pur saper mantenere un segreto!
Sì, tutti tacquero, eppure tutti sapevano che il sabotaggio di Franz era opera del cavatappi.
Lui non fece mai parola dell’accaduto ma dal profondo del cuore ringraziò la sua buona stella per avergli offerto l’occasione di dimostrare il suo valore.
Finalmente era apprezzato per ciò che realmente era, al di là delle apparenze.
Nessuno disse mai più che il cavatappi era un tipo contorto e tutti vissero felici e contenti.

E qui termina questa fiaba.
E’ dedicata alla mia amica E. e al suo nuovo blog, Il cestino di Cappuccetto Rosso, ricette e delizie da imparare e da imitare, un blog che vi invito a scoprire.
So che E. certamente tiene da conto il suo pestello e il suo mortaio per fare il pesto.
E so anche che desidererebbe aver un macchinario molto simile al nostro Franz, le auguro di riceverlo presto.
Attenta al cavatappi, però, non si sa mai!

Ristorante Il Genovese, il tempio del pesto

Una fresca serata settembrina bagnata dalla pioggia.
Io, un mio amico di lunga data, la cara e spumeggiante E. e un nuovo amico, Johndscripts,  in visita nella mia città.
E dove si porta a cena un blogger in visita nella Superba?
Ma nel tempio del pesto, mi pare ovvio!

Signori, benvenuti al Genovese, dove potrete gustare le delizie della cucina ligure.
La lavagnetta già promette bene!

Ai miei lettori abituali non giungerà nuovo il nome del proprietario di questo bel locale, che si trova nel pieno centro di Genova, in Via Galata.
Questo è il ristorante dei fratelli Panizza, conoscete già Roberto in quanto lui è l’appassionato gastronomo che organizza il Campionato Mondiale di Pesto al Mortaio e che fa conoscere al mondo il più tipico dei sapori liguri.
E quando verrete qui uscirete dal locale appagati e soddisfatti, dopo aver gustato una cena deliziosa e perfettamente curata.
E allora andiamo, accomodiamoci al tavolo del Genovese e godiamoci la nostra cena.

Dovete sapere che il ristorante è sempre pieno e quindi riesco a offrirvi solo alcuni scorci del locale.
Ecco la scala che vi conduce al piano superiore.

Una sala tranquilla ed accogliente.

Regna il buon gusto al Genovese, nella cucina e negli arredi.

E non a caso troneggia sul bancone questo gigantesco mortaio.
Questo è il regno del pesto, che qui viene preparato a regola d’arte.

Oh, mi spiace di non poter portare qui i profumi, sono veramente paradisiaci, ma le immagini parleranno da sole.
Fare il proprio mestiere con grande passione certamente paga, così è al Genovese dove ogni piatto, anche quello che sembra semplice, è semplicemente perfetto.
A cominciare dall’antipasto di fritti, secondo la migliore tradizione genovese: frisceu, panissa e latte brusco.

Ed è un fritto leggero ed impalpabile, per nulla unto e cucinato in una maniera che non ha paragoni.
Che soddisfazione cenare in un ristorante così!
E poi vi portano un piccolo mortaio con il pestino.
Scusate, mi sono dimenticata di fotografarlo prima che tutti e quattro ci mettessimo a spalmarlo gioiosamente sul pane, comunque eccolo qua, una meraviglia!

E poi finalmente ecco a voi sua maestà il pesto in tutte le sue infinite varianti.
Ecco le trenette al pesto.

E i testaroli! Scusate se le immagini non sono perfette, ma i commensali non vedevano l’ora di infilare la forchetta nel piatto!

E questi sono i miei gnocchi, fatti rigorosamente a mano.
E il pesto con il quale erano conditi aveva un sapore che non ha nulla a che vedere con qualsiasi altra cosa voi abbiate assaggiato.
Fresco, profumato, odoroso, semplicemente sublime, questo è il pesto migliore del mondo e se visiterete Genova o ci abitate dovete assolutamente venire ad assaggiarlo.

Allora, lo avete sentito l’aroma del pesto? Il profumo del basilico e dei pinoli?
Beh, ma la cena ancora non è terminata!
Non possiamo certo rinunciare a questa splendida frittura di totani!

Era fragrante e gustosa, di una leggerezza assoluta, per me la frittura più buona che abbia mai mangiato.

E una buona cena non può che terminare con un dolce.
E davvero non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Questo è il tiramisù scomposto, che ha subito attirato la gola di uno di noi!

Ma era splendida e buonissima anche la tarte tatin.

E che dire del latte dolce fritto, il più tipico dei dolci genovesi?

Questa è stata la nostra serata al Genovese e sono felice di avervi portato con me.
Quando verrete qui avrete il privilegio di scoprire la vera cucina genovese, sarete accolti con cortesia ed affabilità in un tempio del gusto e certamente sarete contenti di averlo scoperto.
Un ringraziamento speciale va a Roberto Panizza, lo conosco solo da poco tempo, da quando ho questo blog, ma ho avuto modo di apprezzare  la dedizione e la passione che ha per il suo lavoro e  non posso altro che ringraziarlo per la splendida ospitalità che riserva ai suoi ospiti e per aver creato nel cuore della città un baluardo della cucina ligure.