Incanto di Natale

C’è sempre un pizzico di magia, un incanto che commuove: è l’atmosfera del Natale e delle luci brillanti.
C’è sempre quel senso di meraviglia e di gioia inattesa, anche da grandi, davvero è proprio la magia del Natale.
E penso che sia una sorta di piccolo privilegio saper custodire dentro di noi quello stupore infantile, è una sensazione a suo modo davvero bella.
Così davanti all’abete luccicante di Piazza De Ferrari mi sono soffermata a ammirare quelle luci d’argento: è l’incanto del Natale, ancora una volta.

Tanti auguri di Buon Natale!

Ed ecco le mie parole per questo giorno di festa, come ogni anno ci tengo anche a ringraziarvi per la vostra presenza e per i vostri entusiasmi.
A portare i miei auguri è un dolce angioletto biondo con la coroncina in testa, le ali bianche e l’espressione sognante.
Se ne sta accanto all’abete decorato con le candeline e con gli addobbi dorati, con la bella atmosfera di questo tempo.
Spero che trascorriate giorni sereni e sotto al vostro albero vi auguro di trovare la bellezza che cercate, progetti per il futuro e la gioia vera che ognuno di noi si merita.
Buon Natale a tutti voi!

Una bambola molto speciale

Giù dal letto, di mattina presto.
Dopo aver passato tutta la notte a sognare e a sperare: chissà cosa porterà Gesù Bambino, non vedi l’ora di scoprire i tuoi regali sotto l’albero.
E poi ecco arrivare finalmente la mattina del 25 Dicembre.
Svelta, svelta, corri ad aprire i pacchetti!
Con la camicina da notte, i capelli arruffati e gli occhi colmi di gioioso stupore.
E là, sotto l’abete decorato con le candeline e le palline dai colori sgargianti il pacco più grande è per te, ha un fiocco sontuoso e a te batte forte forte il cuore mentre con le manine sposti la carta per scoprire il tuo dono di Natale.
E poi la mamma ti mette il vestitino bello, le calze al ginocchio e la rebecchina chiara.
Per un po’ te ne stai lì seduta sulla tua seggiolina con la tua bambola, lei è proprio come tu la volevi: ha il cappello di paglia, i ricci scuri come te, gi occhi grandi e le ciglia folte, i sandali con il passante, un vestitino dai colori pastello.
E poi diventerai grande e i giocattoli non ti interesseranno più ma lei conserverà un posto particolare nel tuo cuore e per te sarà sempre la tua bambola molto speciale, dolce ricordo del tuo Natale da bimba.

Le avventure di una forchettina

C’era una volta una forchettina d’argento che si annoiava.
Negli anni della sua giovinezza aveva avuto anche lei i suoi momenti di gloria, ancora ricordava con emozione quel giorno lontano in cui era stata donata come regalo di battesimo.
– Oh, che bella questa forchettina! – dicevano tutti – veramente deliziosa e raffinata!
E lei, tutta fiera di se stessa, si beava di quei graditi complimenti.
Erano passati molti anni da quel giorno e da allora la piccola ambiziosetta era andata a vivere su un tavolino di legno e sapete come vanno le cose del mondo?
Non è semplice andar d’accordo con tutti, in particolar modo se il tuo mondo è un tavolino!
E infatti la forchettina bisticciava di continuo con il coltello, lui era un tipo dalle battute taglienti e la prendeva sempre in giro.
A sedare gli animi ci pensava il cucchiaino che era piuttosto accomodante, il cucchiaino da zucchero era capace di addolcire anche i caratteri più difficili.
La forchettina però era in qualche modo inconsolabile: si sentiva trascurata e dimenticata.
La padrona di casa le passava accanto senza degnarla di uno sguardo, per non dire poi degli altri abitanti del tavolino, erano tutti dei tipi particolari.
Il ditale non la salutava nemmeno, il colino da tè era irrimediabilmente timido e non osava spiccicare parola, il portasigarette sapeva solo il francese e la lattiera era un’anima semplice e riservata.
Sospirava annoiata la forchettina ma un bel giorno si sentì afferrare all’improvviso da piccole mani bambine.
– Che succede? Aiutatemi! – Strillò la forchettina ma purtroppo nessuno la sentì.
La bimba che la stringeva tra le mani la rimirò bene e poi, non sapendo cosa farsene, la posò con distrazione tra i rami dell’albero di Natale.

– E ora cosa ci faccio qui? – Borbottò la forchettina.
Quell’albero era davvero un altro mondo: era un luccicchio di oro sfavillante, la forchettina ne era ammaliata.
Ogni sera poi le luci si accendevano e diffondevano un caldo chiarore tra i rami fitti, era veramente meraviglioso!
E per un certo periodo la forchettina fu persino felice di quella sua nuova sistemazione ma a lungo andare iniziò a provare una certa nostalgia: voleva tornare là, sul tavolino.
E si sorprese nel sentire la padrona di casa che la cercava:
– Ma quella forchettina d’argento dove è finita? È sempre stata qui, qualcuno di voi l’ha spostata?
La piccola posata smarrita intanto si sgolava invano e cercava di attirare l’attenzione.
Pensò anche di chiedere consiglio al cavallino ma lui non fece altro che dondolarsi avanti e indietro, nella più totale incertezza.

Intanto, sul tavolino, si diffuse la notizia della sparizione della forchettina.
La lattiera, materna e affabile, era in apprensione, persino il coltellino finì per ammettere che sentiva la mancanza della sua amica, la campanella tintinnava tra i singhiozzi tutta scossa per l’accaduto.
Nel frattempo la forchettina cercò di darsi da fare e pensò di chiedere aiuto al pavone ma quello si voltò dall’altra parte, fece la ruota e non si degnò di risponderle.

Non andò meglio con il trenino che pure si dichiarò disponibile a nuove esperienze e ad una momentanea trasferta sul tavolino.
Tentò la partenza per più di una volta ma non ci fu niente da fare, era impigliato al ramo dell’albero e non riuscì a liberarsi.

Il destino della forchettina pareva segnato ma il giorno della vigilia di Natale la padrona di casa vide tra gli aghi dell’abete la piccola posata e con pronta decisione l’afferrò esclamando:
– Ecco dove era finita! Ora la rimetto al suo posto!
E di nuovo la sistemò sul tavolino dove sempre era stata e dovevate vedere che feste le fecero tutti per il suo ritorno!
Persino il ditale salutò la forchettina, il portasigarette farfugliò qualcosa in francese e il coltellino se ne uscì fuori con una delle sue solite battute.
La forchettina era felice come non mai, ne aveva di cose da raccontare ai suoi amici ma la sua gioia più grande era proprio essere tornata là, dove tutti la conoscevano e dove sempre aveva vissuto.
E sapete come vanno le cose del mondo?
Alla fin fine, soprattutto a Natale, nessun posto è come la propria casa, anche se questa per taluni è soltanto un tavolino!

Buon Natale a tutti!

Ed è il tempo di dirvi buon Natale, questi sono i miei auguri per voi.
Per me è anche un’occasione per ringraziare tutti voi lettori della vostra partecipazione, del vostro entusiasmo e dei vostri continui apprezzamenti.
Sotto l’albero vi auguro di trovare gioia e serenità, giorni felici, nuovi stupori, tanti sorrisi e vera bellezza nelle vostre vite.
Buon Natale a tutti voi da Miss Fletcher!

Natale al Porto Antico

Un attimo prima che scenda la sera si accendono le luci della ruota panoramica che offre ai visitatori vedute imprendibili di Genova dall’alto.

E là, al Porto Antico, è un Natale di bagliori di oro e di palline grandi e luccicanti.

Un albero di luci splendenti davanti al mare.

E anche gli adulti si divertono come i bambini, a volte.

C’è quello stupore lì, le luci di Natale al Porto Antico.

Mentre piano cala la sera.

E non vorresti essere in nessun altro luogo, anche se il freddo sa essere davvero pungente a dicembre.

Non è il solo albero che rischiarare queste feste genovesi, poco distante c’è anche questo.

E in una città di mare le luci del porto si fondono con le luci di Natale mentre l’orizzonte si colora d’arancio.

E sono diverse sfumature di blu a noi molto care.

In una sera di dicembre fredda e ventosa per qualche istante mi sono ritrovata da sola all’Isola delle Chiatte, non c’era davvero nessuno.
C’ero io, c’era il canto del mare e c’erano i colori di una sera genovese.

E quei riflessi magnifici sull’acqua, un gioco evanescente di luci.

Dall’alto lo si vede così, con il suo scintillio brillante.

È così luminoso il Natale al Porto Antico ed io voglio dedicare queste immagini ai genovesi lontani e a coloro che amano la Superba senza esserci nati, so che tra i miei lettori ci sono molti genovesi che vivono in altre città o in altre nazioni, molti di loro torneranno per le festività e potranno vedere con i loro occhi questo incanto di luci radiose.

Altri forse guarderanno Genova da lontano e la terranno comunque nel cuore, con quel ma se ghe pensu che è un tratto distintivo di noi che siamo nati davanti a questo mare.
E a loro dedico anche le parole di uno scrittore che amo molto, raccontano il nostro senso di appartenenza ai nostri luoghi che restano nostri anche se siamo distanti.
È casa, è Genova, nel tempo del Natale.

Per quanto si giri il mondo c’è sempre un posto che è la nostra vera casa, persino l’uccello migratore ha un luogo dove torna sempre.
Hans Christian Andersen

Luci di dicembre al Porto Antico

Il tempo delle feste ha portato una bella novità al Porto Antico: una ruota panoramica dalla quale ammirare le bellezze delle Superba.

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Davanti al mare, dove volano i gabbiani.

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E uno di loro si posa e vigila attento, proprio accanto alla ruota panoramica.

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A pensarci, mi sembra sempre strano.
Non c’era nulla di tutto questo, un tempo.
Non c’erano le panchine, il negozio di libri, le gelaterie, le passeggiate davanti al tramonto.
C’era solo un cancello a separare noi dal nostro mare e dal nostro cielo.

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Ora questo luogo è tornato ad essere nostro ed è come se ci fosse sempre stato, l’ho già scritto e non mi stancherò mai di ripeterlo.
Scintilla l’albero di Natale e l’acqua calma diviene il suo specchio.

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Verso sera, quando il cielo si tinge di rosa.

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E quando il sole riveste di sfumature ambrate la superficie del mare.

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Un bagliore d’argento, al tramonto.

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E una luce nuova, un nuovo gioco di colori.

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E ancora si cammina, fin laggiù.
Tra barche, vele, bagliori di lampioni e parole che si confondono nel vento.

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E lo sguardo ancora ritrova lei, simbolo di una città posata sul suo mare.

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E tutto ancora brilla, nei giorni di dicembre.
Di rosa, di oro, di suggestioni suffuse.

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Sono le luci di dicembre.
Luci di mare e di porto, di luoghi vissuti e condivisi, di una storia antica e sempre nuova, di una ruota che gira proprio davanti a quel mare.
Luci di Genova e di Natale.

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Buon Natale a tutti voi!

Ecco il tempo degli auguri, ecco il mio albero di Natale.

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E sì, ci sono sempre i soliti tipetti sui rami del mio abete.

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Ogni Natale aggiungo una pallina, un fiocco, una nuova bellezza in armonia con le altre.
Quest’anno ci ha pensato un’amica molto cara e nota per il suo gusto raffinato, è stata lei a regalarmi certe decorazioni trasparenti che brillano sotto le luci, grazie di cuore Viviana!

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E ci sono delicate farfalle posate sul mio albero.

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Pendono le palline di forme differenti, diverse gradazioni di oro e di rosso.
Natale, semplicemente.
Colorato, allegro, luccicante.

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Grazie a tutti voi per il vostro entusiasmo e la vostra continua partecipazione, questi sono i miei auguri per voi, con la speranza che questa festa porti davvero nuove gioie e serenità.
Buon Natale a tutti voi!

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Un condominio negli anni ’70

Accade sempre, in questo periodo, mi tornano alla mente certi anni e mi ricordo come eravamo.
Un condominio negli anni ‘70 era una faccenda ben diversa rispetto ad adesso, innanzi tutto in questo condominio c’erano moltissimi bambini.
Così era, negli anni 70, ora non saprei fare il conto esatto ma davvero erano rappresentate diverse generazioni, dalla prima infanzia alla giovinezza.
E a dire la verità con lo scorrere del tempo non è mai più stato così.
Davanti a casa c’erano quelle macchine là delle quali tutti vi ricordate: la 127, la 126, le Alfa Romeo e naturalmente la mitica 500.
Ovvio, era la macchina che usavano le nostre mamme per venire a prenderci a scuola, la maggior parte di noi infatti tornava a casa per il pranzo.

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E come dicevo, in questo periodo mi vengono spesso in mente quegli anni e accade per una ragione precisa.
Negli anni ‘70 in questo condominio si era soliti fare l’albero di Natale nel portone, era una sorta di rito collettivo che coinvolgeva molti bambini del palazzo e questa faccenda di decorare l’abete tutti insieme era un piccolo evento straordinario e molto atteso.
Quell’albero me lo ricordo ancora bene, aveva certe bellissime lucette a forma di ghiacciolo.
E mi ricordo anche che una delle bambine del condominio aveva una fortuna particolare: non so perché ma a lei Babbo Natale nascondeva i regali per tutta la casa, non li metteva sotto l’albero ma li sparpagliava sotto i mobili, nei cassetti, dietro alle poltrone.
E insomma, io mi sono sempre chiesta per quale ragione le fosse riservato questo privilegio, era una bambina fortunata!

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Negli anni ‘70 un condominio era un piccolo mondo coeso, ci si conosceva tutti e ognuno aveva le sue caratteristiche: uno era celebre per il pollice verde, l’altro per l’indiscussa abilità nei lavoretti, su alcuni potevi sempre contare e puoi star certo che c’era sempre qualche mamma o qualche nonna che preparava ottimi dolci.
Ad esempio, per i compleanni, andava per la maggiore la torta al cioccolato con il centro morbido e soffice.
Negli anni ‘70 le bambine di questo palazzo si vedevano a casa di una o dell’altra per giocare insieme.
Ecco, a dire il vero ogni tanto si giocava anche ad interpretare i film, ad esempio quelli di Bud Spencer e Terence Hill ed erano sempre lunghe discussioni su chi dovesse fare la parte dell’uno o dell’altro attore.
Poi c’erano i pentolini, la Barbie con il suo ricco guardaroba e quei giochi in scatola che ora non si usano più.
E facevamo anche quel gioco per il quale serviva solo un foglio a quadretti e una matita: si dovevano scrivere nomi di fiori, città, animali e tutti dovevano iniziare con la stessa lettera, vi ricordate?
Negli anni ‘70, in sostanza, non ci annoiavamo mai.

La Reginetta del Ballo (11)

E poi, come dicevo, c’erano diverse generazioni nel condominio.
E quelli più grandi a me sembravano davvero grandi.
E c’è una scena che ho perfettamente impressa nella memoria, a dire il vero mi viene in mente ogni volta che percorro una certa creuza qui nei dintorni.
Mi sa che accadde forse al principio degli anni ‘80, a voler proprio essere precisi.
E dunque, io salivo su per questa creuza e nella direzione opposta scendeva un giovane del condominio, uno di quelli grandi, insieme a colei che poi sarebbe diventata sua moglie.
E insomma, voi avete presente le discese di Genova?
Ecco, io ho visto loro due e ho guardato lei: indossava la minigonna di jeans e gli stivali con il tacco.
E sono rimasta a chiedermi come caspita fosse possibile che riuscisse a scendere con una simile disinvoltura giù per quei gradini con quei tacchi lì.

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Giuro che me lo ricordo come se fosse capitato due giorni fa.
Succede, no?
Eppure.
Eppure sono passati parecchi anni.
E ieri ho percorso di nuovo quella creuza e mi è tornato di nuovo in mente.
E poi, come ogni anno in questo periodo, ho pensato che sarebbe bello fare ancora l’albero di Natale nel portone, solo che bisogna vedere se da qualche parte si trovano le lucette a forma di ghiacciolo, senza quelle non sarebbe la stessa cosa.
Stavano un tempo sui rami di un abete, in un condominio, negli anni ‘70.

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Buon Natale da Miss Fletcher!

Nel tempo delle feste questi sono i miei auguri per voi.
A Natale si augura gioia e felicità.
E speranze, entusiasmi, risate, scoperte e sogni.
E viaggi, fotografie di giorni felici e parole belle da ricordare.
E poi, rammentate cosa diceva la splendida Jo March?
Sì, lei, l’indimenticabile protagonista di Piccole Donne, sospirava: Natale non sarà Natale senza regali.
E allora spero che sotto al vostro albero ci siano i doni che desiderate, io ringrazio voi di quelli che fate a me durante tutto l’anno con la vostra presenza e con i vostri apprezzamenti.
Buon Natale a tutti voi da Miss Fletcher!

Natale

Boccadasse – Natale 2015