Salita Santa Caterina, una via sospesa tra due mondi, da una parte i caruggi, dall’altra l’ottocentesca Via Roma.
Oggi strada di bei negozi e del passeggio, la salita ariosa assai frequentata dai genovesi ha una storia lontana.
La via fu un tempo un boschetto sacro, questo è il significato del latino Luculus dal quale deriva la denominazione della nostra Via Luccoli che nel 1127 costituiva insieme a Salita Santa Caterina un’unica strada che giungeva fino a Soziglia.
E poi vennero tempi duri, i genovesi furono costretti a difendersi dal nemico e nel 1155, con l’alacre concorso di tutto il popolo, furono erette le possenti Mura del Barbarossa, in cima alla nostra Salita fu edificata la Porta di Murtedo, così la zona divenne Contrata a Porta Murtedi.
Mutò nuovamente nome nel 1272 e fu chiamata Salita di San Germano in onore di una chiesa che lì si trovava.
Le strade della città seguono spesso i percorsi della fede, così è stato anche per questa via che fu intitolata a Santa Caterina nei primi anni del ‘300, in quanto lì c’era un monastero dedicato a Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto.
Strada di Rolli e di dimore nobiliari, nell’atrio del Palazzo di Giorgio Spinola trionfa uno splendido ninfeo.
Portali scolpiti magnificamente, affreschi e stucchi: nel primo tratto, salendo da Piazza Fontane Marose, per ammirare i dettagli delle facciate occorre tirare la testa indietro, sono le impervie prospettive di Genova che rendono questa città così affascinante.
E poi guardate il cielo, sempre.
Nel palazzo di Tommaso Spinola lavorarono Andrea Semino e Luca Cambiaso.
E poi entri nel portone e tutto è bellezza e meraviglia.
Strada di angeli che reggono cartigli.
Dolce salita crocevia di sestieri.
Se vi fermate all’altezza di di Piazza della Rovere vedrete le targhe relative a quelli di Molo, Maddalena e Portoria, quest’ultima si trova a fianco della Madonna della Misericordia che veglia sul cammino dei passanti.
Strada di devozione di popolo, sempre.
Strada che si apre e diviene più ampia e luminosa.
Strada di patrizi e di pie monache, ma in Salita Santa Caterina un tempo avreste potuto incontrare anche gli incappucciati, sapete?
Oh, non spaventatevi!
Sono i disciplinanti di San Giacomo delle Fucine che un tempo avevano qui il loro Oratorio sorto per merito di un generoso tintore di nome Giovanni Clavarino che nel 1419 donò i denari necessari per la costruzione dell’edificio.
Fermatevi nei pressi di questo palazzo, come potrete notare anche qui ci sono finestre dipinte, ora sapete perché!
Attualmente l’Oratorio non esiste più ma se prestate attenzione potrete ancora incontrare i membri della confraternita, la loro immagine si trova su un’antica lapide sita sopra al civico 21 r.
Sul marmo si legge una data, 1574, c’è una croce e si distinguono le figure di due disciplinanti, entrambi incappucciati: uno ha un braccio alzato in un gesto ieratico, l’altro stringe in mano il flagello.
E prima che me lo chiediate, sorvoliamo sui fili elettrici a vista, che dispiacere trovarli così!
Strada che diede i natali ad illustri personaggi che poi trovarono il loro destino altrove.
E mentre camminate soffermatevi ancora davanti a questo edificio.
Qui nel 1854 nacque Giacomo della Chiesa destinato a divenire Papa con il nome di Benedetto XV, un’epigrafe ricorda la sua nascita.
La salita nella sua parte superiore è più ampia e luminosa, lì un tempo c’era il ponte dell’Acquedotto che venne abbattuto per lasciar spazio ai fasti di Via Roma.
Strada di belle vetrine e di negozi eleganti, ma com’era nel passato?
I negozi sono lo specchio dei tempi, sfogliamo insieme la guida Pagano del 1926 dove troviamo l’elenco degli esercizi commerciali dell’epoca.
C’era la bottega di pizzi e ricami delle sorelle Zelano, immagino che le fanciulle in età da marito venissero qui per arricchire i loro corredi!
C’era Valentino Villa che vendeva vini e il droghiere Rondanina.
E poi ancora una sartoria e un fabbricante di guanti, una teleria e una merceria.
E c’era una gloriosa istituzione genovese: il tappaio Luico, fabbricanti di turaccioli dal 1855.
Tuttora esiste questo bel negozio, in vetrina esibisce tappi di sughero, bottiglie e corde.
E se non ci siete mai entrati vi consiglio di farlo, troverete persone orgogliose della propria storia famigliare, del loro negozio ho già parlato in questo articolo.
Una città, una strada e le tracce del suo passato glorioso.
E vi porto con me a una serata di gran gala, al 28 dicembre 1869.
Accomodatevi in sala, ci sono tutte le grandi personalità della città e che eleganza sfoggiano le signore!
Si scorgono abiti sontuosi e acconciature regali, il pubblico è in trepidante attesa: si inaugura la Sala Sivori.
E’ un evento musicale di grande rilievo in questa sala che diverrà cinematografo, verranno proiettati qui i primi film frutto della geniale invenzione dei Fratelli Lumière, in tempi più recenti diverrà poi il cinema Palazzo.
Ma questa è la sera del primo spettacolo, in sala si bisbiglia, c’è una certa impazienza.
Il concerto si apre con l’orchestra che esegue in maniera mirabile un’armoniosa sinfonia, poi la platea ascolta con grande interesse il discorso tenuto dal Marchese d’Arcais, un’ampia dissertazione che verte sui differenti generi musicali e sulla necessità di valorizzare la cultura musicale.
E giunge infine il grande momento.
Sul palco, con il suo violino, sale il celebre allievo di Niccolò Paganini, Camillo Sivori, a lui è dedicata la sala.
E le note di Mendelssohn affascinano e trascinano gli spettatori, tutti i presenti ascoltano in silenzio.
Accadde qui.
Nella strada delle monache e dei flagellanti, dei patrizi e dei bottegai.
Nella salita che un tempo fu un boschetto.
Che eleganza, cara Miss Fletcher e ricordo con piacere il tuo scritto sulla bottega del sughero!
Buon fine settimana
Susanna
Quel negozio è una meraviglia cara Susanna, sì!
E questa è proprio una bella strada che merita risalto.
Grazie amica, un bacio a te!
Strada a me cara: quando ancora aveva ivi sede il Goethe Institut vi andai a imparare il tedesco, per puro gusto personale, senza prevedere che un giorno mi sarei trasferito definitivamente in Germania…
Anche io ho frequentato il Goethe, sai? Quel palazzo è meraviglioso!
Strada cara anche a me, Mauro.
Anche tu? In quali anni lo hai frequentato?
Se non vuoi rispondermi in pubblico, hai il mio indirizzo email 😉
Buongiorno a te Mauro, ti ho scritto sulla tua mail, grazie a te!
Ormai tra i tuoi post si è creata una rete sottile che ci porta dalla salita Santa Caterina, alla bottega dei turaccioli alle finestre dipinte 🙂 sembra di essere a casa! Bacioni cara
Che bella cosa mi hai scritto Viv, una grandissima soddisdazione leggere un commento così, grazie davvero cara! Un bacione a te!
Splendida la strada, i palazzi, la storia. Venire con te a Genova è sempre un piacere
Grazie Katia, sarebbe bello se un giorno tu venissi davvero!
Post bellississimo, davvero illuminante….quante cose sai che io non so….
Felice che ti sia piaciuto Graziella, un abbraccio!
il cielo di Genova è sempre una lama di luce
Definizione perfetta, caro Pani!
Più leggo i commenti e più mi accorgo di essere in ottima compagnia,una strada a me cara “a mont-a de Santa Cattainin” ci lavorava un mio caro amico all’ Enel e quindi o per bisogno o per bere qualcosa insieme, ci andavo e ci passavo anche al ritorno da scuola per andare a Brignole a prendere il Bus per Quarto,anch’io sempre affascinato dalla bellezza dei suoi palazzi e con la piazzetta della Rovere che ti da’ a meta’ salita un senso di riposo e accoglienza tipica della nostra Città!Ottimo Miss grazie un caro saluto!:)
La strada più bella per passare dai caruggi alle vie ottocentesche della città, anche a me piace molto, era da tempo che volevo scriverne e finalmente l’ho fatto, eccola qui.
Grazie Pino, un abbraccio grande a te!
Che bello dev’essere vivere in una città così densa di storia. E’ un continuo salto nel tempo.
Mi piace molto la foto con le targhe dei tre sestieri.
Ciao Miss 🙂
Continui salti nel tempo, esatto.
E come sai questa è la mia passione, ha grande fascino ritrovare diverse epoche in una sola strada.
Grazie Tiptoe, un bacione a te!
Miss, mi è piaciuto molto questo corposo post, belle anche le foto, quella con le targhe dei sestieri, d’acchito mi son detto, la prossima volta che sono a Genova, cerco l’angolo e lo fotografo, ma poi guardando meglio ho visto che l’immagine è composita… la stupenda lapide degli Incappucciati, che nervoso, quei cavi del telefono! sono così simpatici i due Icappucciatelli… però quello con il flagello, te lo raccomando…
Oh sì, le targhe! Però sono tutte lì, vicine.
Questa faccenda dei cavi è fastidiosa, sono d’accordo con te, quella lapide degli incappucciati è bellissima, mi è sempre piaciuta.
Mi ricordo che mi ero divertita un sacco a scrivere questo post, proprio per le numerose notizie su Salita Santa Caterina.
Grazie Sergio, buona serata a te!