Londra, è un giorno di primavera del 1877 e alla stazione di Charing Cross giunge un gruppetto di viaggiatori.
C’è un docente di storia antica, il professor Mahaffy, con lui sono in partenza alcuni suoi studenti, nella compagnia c’è anche un giovane irlandese di nome Oscar Wilde.
Dublino, monumento a Oscar Wilde
La loro destinazione è la Grecia e sarà un lungo viaggio, per arrivare laggiù si imbarcheranno al porto di Brindisi ma prima è anche prevista una sosta a Genova.
Ed è uno dei suoi compagni a narrare piccole perle sulle giornate genovesi di Wilde, in una lettera ai genitori egli descrisse Oscar e le sue passioni: Wilde amava i colori sfumati e i disegni di Morris, Wilde aveva un gusto particolare per la bellezza e l’estetismo.
Wilde cammina per le strade di Genova e indossa la sua elegante giacca giallo scuro, così scrive il suo biografo Richard Ellmann, suo il testo dal quale sono tratte queste notizie.
Genova, durante la Settimana Santa.
E ancora Ellmann fa alcune considerazione riguardo ai colori di questa città, in questa stagione sono vivaci, prepotenti e privi di sfumature, non certo smorzati come piacevano a Wilde.
Oscar osserva, si lascia avvolgere dalla luce e dai profumi, ciò che vede resta nei suoi sensi.
E resta colpito dalle chiese adorne di fiori e dalle immagini di Gesù sulle quale vegliano vigili i soldati.
E visita una Villa situata a Dinegro, Oscar da laggiù vede il mare e la costa in maniera diversa da come oggi appaiono ai nostri occhi, il tempo ha mutato molte prospettive.
Questo luogo ospitale e idilliaco è Villa Rosazza, detta Lo Scoglietto per la posizione privilegiata dell’altura sulla quale è costruita.
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri
E tutto rimane, nei sensi e nella mente.
E tutto diviene poesia, nelle parole di Oscar Wilde.
Scrive un componimento, in questa circostanza, Sonnet written in Holy Week at Genoa, e questi sono i versi iniziali:
I wandered in Scoglietto green retreat,
The oranges on each o’erhanging spray
Burned as bright lamps of gold to shame the day.
Andavo errando nel verde rifugio dello Scoglietto,
Su ogni ramo le arance
Ardevano come lampade lucenti di oro a vergogna del giorno.
E poi uccelli in volo, fiori che sbocciano, narcisi che si aprono al sole.
E ancora:
And the curved waves that streaked the sapphire bay
Laughed i’ the sun, and life seemed very sweet.
E le onde curve che striavano la baia di zaffiro
ridevano nel sole, e la vita sembrava molto dolce.
I versi di un giovane poeta sospeso tra misticismo e paganesimo.
In quei giorni Wilde camminerà in Strada Nuova e visiterà Palazzo Rosso, sarà un quadro a colpire la sua immaginazione, è il San Sebastiano di Guido Reni, ne trovate qui un’immagine.
Genova è una tappa prima del viaggio in Grecia.
E poi Oscar continuerà la sua esistenza, conoscerà la gloria e la grandezza, incontrerà l’umiliazione e il carcere.
E dopo tanti trionfi e numerose traversie, tornerà ancora a Genova.
Qui morì colei che Oscar aveva sposato e che lo aveva reso padre, Constance Lloyd, Oscar venne a Genova per far visita alla tomba di lei.
Ho già scritto di quel loro amore, il Signora e la Signora Wilde erano una coppia davvero eccentrica e particolare, qui trovate il mio racconto e qui un mio articolo dedicato alle memorie di Vyvyan Holland, uno dei loro figli.
Constance Lloyd dorme il suo sonno eterno nel Cimitero degli Inglesi a Staglieno.
Oscar percorse quel viale e quando giunse davanti alla tomba di lei vide la lapide incisa in questa maniera: Constance Mary, figlia di Horace Lloyd, Q.C.
Era come se lui, Oscar, non fosse mai esistito, come se il velo dell’oblio si fosse posato sulla loro tormentata vicenda.
In seguito alla lapide vennero aggiunte le parole che ancora oggi si possono leggere, Wife of Oscar Wilde.
Lontano dalle dolcezze della giovinezza e dai fasti del suo celebrato successo, Oscar Wilde vide ancora Genova negli tempo delle sue amarezze.
La prima volta l’aveva veduta da giovane, durante la Settimana Santa del 1877.
Cimitero Monumentale di Staglieno, Tomba di Constance Lloyd