James Fenimore Cooper, un americano a Genova

Sono le quattro del pomeriggio del 27 Febbraio 1829, è la stagione dell’anno nella quale l’inverno declina e si approssima una luminosa primavera.
A Genova c’è un viaggiatore, questa per lui è solo una tappa, è lo scrittore americano James Fenimore Cooper, a tutti noto per il suo capolavoro The last of the Mohicans.
Alloggia all’hotel Croce di Malta che un tempo si trovava a Caricamento nell’antica Torre dei Morchi.

Torre dei Morchi

Vi ho già narrato di questo albergo assai celebre a quei tempi tra i viaggiatori stranieri, ne scrissi in questo articolo, su quell’edificio c’è una targa sulla quale sono riportati i nomi dei personaggi famosi che passarono al Croce di Malta.
E vi ho già portato per le strade di Genova insieme a uno di questi illustri ospiti, Samuel Langhorne Clemens, meglio noto come Mark Twain, trovate qui quel racconto.
Dormì tra quelle mura anche James Fenimore Cooper e il ricordo di quel breve soggiorno è affidato ad una missiva che lo scrittore inviò alla moglie che si trovava a Firenze.

Piazza Caricamento

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

 La lettera fu scritta proprio in quel giorno di Febbraio del 1829 e inizia con queste parole: my dearest Sue.
L’autore descrive il suo viaggio, un itinerario che a noi pare lungo e stancante, scandito dal suono degli zoccoli dei cavalli.
Da Firenze a Pisa, una breve sosta e poi ancora sulla strada, alla volta di Lucca.
E il fiume Magra, che lui definisce the terrible ford, il terribile guado, lo si affronta con un’imbarcazione che conduce i viaggiatori ancora sulla terra ferma da dove si prosegue il viaggio, ora dopo ora, finché si giunge alle porte di Genova.
E li lo scrittore si trova tra una folla di mulattieri con le loro bestie cariche di cavoli, uova e altri generi di prima necessità.
E infine James Fenimore Cooper giunge nella a sua stanza d’albergo e annota con un certo compiacimento che l’edificio si affaccia sul porto e sul mare.

Piazza Caricamento (2)

 Le memorie dei viaggiatori hanno immenso valore, restituiscono il ritratto di una città e di un paesaggio a volte meglio di qualunque immagine.

I can scarcely describe to you the pleasure I feel in seeing ships, hearing the cry of seamen, a race everywhere so much alike, and in smelling all the odors of the trade.

Mi riesce difficile descriverti il piacere che provo nel vedere le navi, nell’udire il grido dei marinai, una razza ovunque così simile, e nel sentire tutti gli odori del commercio.

Profumo di salino, di pesce, di spezie, di vita e di banchina.
E colore di vele, di corde, di sartiame e di scafi.
La vita davanti al mare.
E l’entusiasmo del viaggiatore che ancora scrive della sua felicità nel trovarsi in un posto che lo fa ritornare come bambino.
Il mare, le navi.

Porto di Genova

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

An italian sea port is far more picturesque than one in our own country.
Un porto di mare italiano è molto più pittoresco di uno nel nostro paese.

E qui, scrive Fenimore Cooper, ci sono imbarcazioni di ogni tipo e quei marinai dalla pelle scura con il berretto rosso calcato in testa.
Questo fanno gli scrittori, dipingono quadri con le loro parole.
E io immagino Sue con la lettera del marito tra le mani, lui le scrive che gli piacerebbe trovare una casa in città per tornare nel mese di giugno.
E usa di nuovo un aggettivo tanto caro agli americani quando si parla dell’Italia:

The city is picturesque, and some of the palaces are splendid.
La città è pittoresca e alcuni palazzi sono splendidi.

Piazza Banchi

E ancora, c’è tempo per godere delle bellezza di questo luogo.
E chissà che persone avrà incontrato James Fenimore Cooper, certo qualcuno avrà serbato memoria di lui, di quel viaggiatore americano che in un giorno di febbraio prese un cavallo e se ne andò lungo le mura che contornano questa città da lui definita one of the most compact in Europe, una delle più compatte in Europa.

Genova

E quelle mura, precisa ancora lo scrittore, potrebbero contenere una città assai più ampia ed è proprio ciò che è realmente accaduto nel tempo.
Genova è solo una tappa, è giunto il tempo di partire, altre mete lo attendono, il suo viaggio prevede che lui si rechi a Marsiglia e poi verso la bella Parigi, ricorderà la navigazione lungo la costa come uno degli spettacoli più suggestivi che abbia mai veduto.
Venerdì 27 Febbraio 1829 il cielo era sereno ma il vento spirava dagli Appennini e così l’aria era fresca e frizzantina, lo sappiamo grazie alla lettera di un viaggiatore americano.
Era James Fenimore Cooper, quel giorno il suo sguardo trovò le barche, i marinai e il mare di Genova.

Porto di Genova (2)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Vico Morchi, scrittori e viaggiatori all’Hotel Croce di Malta

Questo caruggio, apparentemente spoglio e privo di qualunque interesse, è Vico Morchi.
E’ un vicoletto che da Sottoripa vi conduce in San Luca, certo non è tanto famoso e a vederlo davvero non si intuisce per quale  motivo bisognerebbe prestargli attenzione.

Già, quando siete sotto i portici, tra le bancarelle, nei dintorni dell’Acquario che tanto attira i turisti, perché mai dovreste soffermarvi all’inizio di questo umile caruggio? Per quale ragione ha un senso alzare lo sguardo verso quel muro?
Nel 1800 diventò molto in voga il grand tour, giovani aristocratici di famiglie ricche e dotate di molte sostanze intraprendevano un viaggio nel vecchio continente, alla scoperta della vecchia Europa.
Le mete erano spesso la Francia e l’Italia, i viaggiatori sovente erano inglesi e americani.
Se avete letto i romanzi di Henry James, ad esempio, rammenterete quella Daisy Miller ed il suo viaggio a Roma e ancor di più ricorderete Isabel Archer, la protagonista di Portrait of a Lady, e le sue avventure europee.
Gli americani e il loro Puritanesimo, la meta è l’Europa, l’Europa e l’Italia delle città d’arte e delle tante suggestioni che esse suscitano.
E molti furono gli scrittori di quel tempo che soggiornarono a Genova.
Qui, in Vico Morchi, all’Hotel Croce di Malta.

Per molti anni, questo fu uno degli alberghi più prestigiosi della città.
Il primo ospite illustre fu Tobias Smollet, che venne nel 1765 ed annotò sul suo libro, Diario in Italia, che l’alloggio ed il servizio erano stati di suo gradimento.
E poi gli altri, i loro nomi potete leggerli sulla lapide, posta all’inizio di Vico Morchi: James Fenimore Cooper, Mary Shelley, Mark Twain, Giuseppe Verdi ed Henry James.
Scrittori, poeti, artisti, il fior fiore della cultura del tempo.
Dell’Hotel Croce di Malta parla proprio Mark Twain, nel suo Innocents abroad, queste sono le righe ad esso dedicate, ecco le sue parole:

The hotel we live in belonged to one of those great orders of knights of the Cross in the times of the Crusades, and its mailed sentinels once kept watch and ward in its massive turrets and woke the echoes of these halls and corridors with their iron heels.

L’hotel nel quale alloggiamo appartenne ad uno di quei grandi ordini di Cavalieri della Croce ai tempi delle Crociate e le sue spedite sentinelle un tempo facevano la guardia in quelle sue torri massicce e risvegliavano gli echi di queste sale  e corridoi con i loro tacchi di ferro.

Hermann Melville, a sua volta ospite dell’albergo, parlò di un’alta torre, che svettava sugli altri palazzi.
Questa è la torre dei Morchi, dentro la quale si trovava l’Hotel Croce di Malta.

Al Croce di Malta soggiornò  anche lo scrittore Gustave Flaubert.
E allora pensate, pensate che in quelle stanze camminò l’autore di Moby Dick e colui che diede vita a Madame Bovary, dormì in quella torre l’uomo che ideò Huckelberry Finn, Tom Sawyer e molti altri personaggi indimenticabili.
Una torre, una torre medievale che predomina sul mare, in Piazza Caricamento.
Oltre a questa, per un certo periodo, l’albergo occupò anche il palazzo all’altro lato della strada, si vede che avevano una vasta clientela!
E allora immaginate  questi viaggiatori, quelli dai nomi altisonanti ma anche gli altri, gli sconosciuti, tutti alloggiarono qui, al Croce di Malta.
Chissà come sarà sembrata la nostra Genova a questi forestieri!
Molti ne erano davvero affascinati, Mark Twain, in particolare, ne scrisse ampiamente, vi narrerò in seguito quali furono le sue impressioni sulla città e sui suoi abitanti.
Proprio dietro, a due passi dall’albergo, c’è Via San Luca, all’epoca fitta fitta di botteghe, di negozietti di artigiani, c’era un continuo via vai di gente, tra lì e la ripa.
Ma voi ve lo immaginate Mark Twain in Via San Luca? Chissà, gli sarà piaciuta la focaccia?
E ad Henry James, quell’americano compunto, quali sensazioni avrà destato la Superba?
Il glorioso Hotel Croce di Malta chiuse i battenti nel lontano 1878, inglesi e americani, romantici ed innamorati della Liguria, dovettero trovare altre sistemazioni per i loro soggiorni nella nostra città.
Quando passate per Caricamento, alzate lo sguardo verso la Torre dei Morchi, splendida testimonianza del medioevo genovese.
E pensate alle stanze di quell‘albergo, a quegli scrittori, a quel passato che sembra tanto distante, eppure è ancora qui, per chi sa vederlo.