Questo caruggio, apparentemente spoglio e privo di qualunque interesse, è Vico Morchi.
E’ un vicoletto che da Sottoripa vi conduce in San Luca, certo non è tanto famoso e a vederlo davvero non si intuisce per quale motivo bisognerebbe prestargli attenzione.
Già, quando siete sotto i portici, tra le bancarelle, nei dintorni dell’Acquario che tanto attira i turisti, perché mai dovreste soffermarvi all’inizio di questo umile caruggio? Per quale ragione ha un senso alzare lo sguardo verso quel muro?
Nel 1800 diventò molto in voga il grand tour, giovani aristocratici di famiglie ricche e dotate di molte sostanze intraprendevano un viaggio nel vecchio continente, alla scoperta della vecchia Europa.
Le mete erano spesso la Francia e l’Italia, i viaggiatori sovente erano inglesi e americani.
Se avete letto i romanzi di Henry James, ad esempio, rammenterete quella Daisy Miller ed il suo viaggio a Roma e ancor di più ricorderete Isabel Archer, la protagonista di Portrait of a Lady, e le sue avventure europee.
Gli americani e il loro Puritanesimo, la meta è l’Europa, l’Europa e l’Italia delle città d’arte e delle tante suggestioni che esse suscitano.
E molti furono gli scrittori di quel tempo che soggiornarono a Genova.
Qui, in Vico Morchi, all’Hotel Croce di Malta.
Per molti anni, questo fu uno degli alberghi più prestigiosi della città.
Il primo ospite illustre fu Tobias Smollet, che venne nel 1765 ed annotò sul suo libro, Diario in Italia, che l’alloggio ed il servizio erano stati di suo gradimento.
E poi gli altri, i loro nomi potete leggerli sulla lapide, posta all’inizio di Vico Morchi: James Fenimore Cooper, Mary Shelley, Mark Twain, Giuseppe Verdi ed Henry James.
Scrittori, poeti, artisti, il fior fiore della cultura del tempo.
Dell’Hotel Croce di Malta parla proprio Mark Twain, nel suo Innocents abroad, queste sono le righe ad esso dedicate, ecco le sue parole:
The hotel we live in belonged to one of those great orders of knights of the Cross in the times of the Crusades, and its mailed sentinels once kept watch and ward in its massive turrets and woke the echoes of these halls and corridors with their iron heels.
L’hotel nel quale alloggiamo appartenne ad uno di quei grandi ordini di Cavalieri della Croce ai tempi delle Crociate e le sue spedite sentinelle un tempo facevano la guardia in quelle sue torri massicce e risvegliavano gli echi di queste sale e corridoi con i loro tacchi di ferro.
Hermann Melville, a sua volta ospite dell’albergo, parlò di un’alta torre, che svettava sugli altri palazzi.
Questa è la torre dei Morchi, dentro la quale si trovava l’Hotel Croce di Malta.
Al Croce di Malta soggiornò anche lo scrittore Gustave Flaubert.
E allora pensate, pensate che in quelle stanze camminò l’autore di Moby Dick e colui che diede vita a Madame Bovary, dormì in quella torre l’uomo che ideò Huckelberry Finn, Tom Sawyer e molti altri personaggi indimenticabili.
Una torre, una torre medievale che predomina sul mare, in Piazza Caricamento.
Oltre a questa, per un certo periodo, l’albergo occupò anche il palazzo all’altro lato della strada, si vede che avevano una vasta clientela!
E allora immaginate questi viaggiatori, quelli dai nomi altisonanti ma anche gli altri, gli sconosciuti, tutti alloggiarono qui, al Croce di Malta.
Chissà come sarà sembrata la nostra Genova a questi forestieri!
Molti ne erano davvero affascinati, Mark Twain, in particolare, ne scrisse ampiamente, vi narrerò in seguito quali furono le sue impressioni sulla città e sui suoi abitanti.
Proprio dietro, a due passi dall’albergo, c’è Via San Luca, all’epoca fitta fitta di botteghe, di negozietti di artigiani, c’era un continuo via vai di gente, tra lì e la ripa.
Ma voi ve lo immaginate Mark Twain in Via San Luca? Chissà, gli sarà piaciuta la focaccia?
E ad Henry James, quell’americano compunto, quali sensazioni avrà destato la Superba?
Il glorioso Hotel Croce di Malta chiuse i battenti nel lontano 1878, inglesi e americani, romantici ed innamorati della Liguria, dovettero trovare altre sistemazioni per i loro soggiorni nella nostra città.
Quando passate per Caricamento, alzate lo sguardo verso la Torre dei Morchi, splendida testimonianza del medioevo genovese.
E pensate alle stanze di quell‘albergo, a quegli scrittori, a quel passato che sembra tanto distante, eppure è ancora qui, per chi sa vederlo.
Io abito in via San luca!!!!! 🙂
Che meraviglia! Secondo me se guardi bene da qualche parte potresti vedere Mark Twain 😉
Ma quante ne sai?! 🙂
Mi guardo in giro 😉
Henry James ha segnato una lunga fase delle mie letture! Sei una miniera di notizie…ma ormai questo lo sai, vero? 😉
Henry James è un formidabile compagno di viaggio, l’ho amato molto. Grazie Viviana, ti mando un bacetto!
Carissima…che bella quella pietra con scritto i nomi di personaggi famosissimi! Abiti in una città piena di sorprese e di storia, beata te!!
Un abbraccio e buone passeggiate, *Maristella*.
Forse molte nostre città sono piene di sorprese, l’Italia è un museo a cielo aperto, ricco di storie a non finire.
Un abbraccio Mari!
Adoro i luoghi nostalgici che sanno di fine ottocento o inizio novenceto.
Dalle mie parti di origine ci sono dei luogi totalmente Art Déco che purtroppo sono lasciati in decadenza.
Questo è davvero un peccato, certe ricchezze andrebbero sempre tutelate.
Insomma Miss Fletcher anche un caruggio che sembra insignificante e bruttino, come tu stessa hai esordito, in realtà ha tanta storia ed è stato teatro di momenti davvero importanti.
E’ vero che non bisogna fermarsi alle apparenze.
Un baciotto e qui ha ripreso a nevicare, ahinoi
Susanna
E’ vero sì, le apparenze spesso ingannano.
Bacetto alla mia amichetta della nevi!
Wow Miss, che post! Ma solo tu puoi trovare certe cose! sei fantastica. Ma come ho potuto, secondo te, andare mille volte a sto belin di acquario (bellissimo per carità) e non essermi mai resa conto di una struttura così?! Sono un topo mica un atalpa! Mi flagello da sola…. Bravissima, stupendo post e la prima foto è bellissima secondo me. P.S.= Grazie per ieri, per la commissione a Chaggy.
Diciamo che quando sei davanti ai cancelli del porto antico, basta che tu ti volti e guardi un po’ verso l’alto, eccola lì la torre dei Morchi, come la vedi nell’ultima foto 😉
Ogni volta mi incanti con questi racconti intrisi di storia che sai raccontare in modo meraviglioso. Brava!!
Grazie Guglielmina, che belle parole!
E magari Melville è andato a fare una visita al’acquario, o no? Ce ne sarà stato uno a quel tempo, magari piccolo ma c’era.
Ma Pani 🙂 !
si potrebbe scriverci una storiella
Eh, qualcuno di mia conoscenza che ha scritto racconti splendidi su personaggi famosi, potrebbe scrivere questa storiella su Hermann Melville e su questo immaginario acquario, nel quale chissà, forse c’era anche una balena!
Mmm…non vorrei dire castronerie, ma mi pare di ricordare che Twain non amasse particolarmente l’arte italiana. Non ha scritto anche un libro in merito?
Io conosco questo libro, the innocents abroad, non se tu ti riferisca ad un altro. Direi che vede l’italia con gli occhi di un americano, non mi ricordo però che non amasse l’arte italiana…
Guarda, il libro di cui parli non ce l’ho, quindi non vorrei dire stupidaggini.
Avevo letto qualcosa di simile nel testo “Le avventure di un artista defunto”, la commedia di cui avevo parlato tempo fa nel blog.
La storia è incentrata sul dipinto l’Angelus di Millet.
Nella postfazione spiegavano appunto come Twain amasse l’arte semplice vicina alla gente e avesse trovato noiose molte opere viste in Italia e in Francia.
Se la memoria non mi tradisce…
Può darsi, perché no? Io non conosco Le avventure di artista defunto, devo assolutamente comprarmelo.
GRAZIE!!!!Da adesso in poi lo guardero’ con altri occhi,questo è sicuro!!!
Bello, vero? Un bacio grande amica mia!
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Che fascino… erano tutti lì.
Eh, è vero! Grazie Tiptoe!
Come sempre le tue parole mi riportano in mondi e tempi leggendari….👑 Grazie Dear Miss Fletcher 💚
Grazie a te Bisanzio, è sempre una gioia sapere che passi da queste parti!
Un abbraccio!
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Interessante, quando verrò a Genova cercherò sicuramente questo carruggio e la targa.
Sì, queste tracce del passato sono affascinanti, tantissimo!
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Ciao. Se non ricordo male, all’angolo del vicolo, di fronte alla torre, in basso e poco leggibile c’è un off limits sopravvissuto, una di quelle scritte del dopoguerra che imponevano ai militari alleati di non addentrarsi nei vicoli, Quando ti capita di passarci dacci un’occhiata Peo.
Sì ricordi bene Pietro, ho anche già scritto un articolo su quelle scritte che andrebbero meglio conservate secondo me, sarebbe un peccato perdere quelle tracce.
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Miss, tutte le volte che passo da Caricamento cerco sempre la Torre dei Morchi perchè la trovo bellissima… dopo questo post, mi sembrerà ancora più bella e mi faranno ancora di più indignare le due insipide costruzioni in cemento armato che ha accanto e interrompono sfacciatamente l’antica bellezza della palazzata di Sottoripa…
L’hotel Croce di Malta mi ha sempre affascinato, caro Sergio, poi essere saltia sulla torre è stata una piccola conquista.
Certo, se avessero costruito edifici in armonia con quelli antichi anche io avrei apprezzato, tra l’altro Caricamento è proprio bella nel suo insieme.
Complimenti e una piccola aggiunta: gli Shelley soggiornarono in attesa che un maestro d’ascia (inglese. ovviamente) contattato in darsena costruisse loro uno schooner. La povera Mary vi soggiornò di nuovo dopo il naufragio del marito in attesa di tornare in patria.
Gabriele E. Cialfi
Benvenuto qui Gabriele, graze e buona serata.