Un lavatoio a Capolungo

Andando a levante e percorrendo la passeggiata di Nervi fino a Capolungo si arriva ad una piccola spiaggia molto cara ai genovesi.
Nulla di pretenzioso, è un luogo vissuto e vero, è un angolo raccolto di Genova dove scrosciano le onde inquiete e dove i gozzi riposano sulla spiaggia.
Queste un tempo erano case di pescatori, gente semplice che conosceva altre fatiche molto diverse dalle nostre, noi ci sediamo su questi sassi ad ammirare il mare, questi sono i luoghi delle nostre lente pigrizie.

E c’è una creuza che conduce a Capolungo, rischiarata dal sole brillante scende ripida verso la piccola spiaggia sferzata dal vento di mare.
In altri tempi e in altri giorni le donne andavano a fare il bucato a questo lavatoio, arrivavano con le conche cariche di panni e i loro colori e le loro chiacchiere erano semplicemente vita.

Nervi di creuze, Nervi di caruggi, panni stesi e fresca brezza marina.

Luogo di spossanti fatiche e di antiche memorie, forse per qualcuno ancora care.

Sul lavatoio di Capolungo è affissa una targa in ceramica, è un ricordo ma è anche un maniera gentile di conservare un frammento del tempo passato che noi non abbiamo vissuto.

A Nervi, passeggiando verso levante.
A pochi passi dalla spiaggia dove le onde inquiete danzano senza posa.

Il Corso Mascherato di Nervi nel 1911

Fu annunciato con grande entusiasmo e fu davvero un successo, il Corso Mascherato di Nervi attirò un folto pubblico di genovesi, nella bella località del Levante in quel 1911 si festeggiò il Carnevale in grande stile.
Lo racconta con la consueta dovizia di particolari un cronista del quotidiano Il Lavoro e allora andiamo là, nella cornice della bella Nervi, all’inizio di un altro secolo.
Una gioiosa e ininterrotta battaglia di stelle filanti, mazzolini di fiori e coriandoli rallegra il Viale delle Palme mentre sfilano le vetture infiorate.

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Su una di queste vetture ricevono molti complimenti due belle signorine di lilla abbigliate, il loro costume è quello di un fiore, su un altro mezzo bardato con lampioncini e parasoli fanno una gran figura alcune fanciulle mascherate da giapponesine.
E in questa circostanza festosa ad aggiudicarsi il primo ambitissimo premio è il carro denominato L’entrata del Pagliaccio, la protagonista è una signorina vestita da pagliaccio che suona festosamente la grancassa, ad accompagnarla Pierrot, Colombina e un mansueto asinello.
Il secondo premio lo vinse invece un tale vestito da antico romano che fieramente guidava un biga a quattro cavalli e immagino che costui, negli anni a venire, abbia narrato ai suoi parenti con una punta d’orgoglio di quel suo piccolo personale trionfo al Carnevale del 1911.

Ebbe discreto successo anche il terzo vincitore, quel carro aveva intenti satirici e vi erano rappresentate le varie mansioni del personale d’albergo e in effetti tutti pensarono che fosse particolarmente azzeccato per quella località vacanziera.
E infine furono premiate anche quattro bionde inglesine che avevano sfilato lanciandosi fiori e freschi boccioli a bordo di carrozza coperta da un parasole formato da fiori.
La bella festa organizzata dalla Società Pro Nervi durò un intero pomeriggio e si concluse a Capolungo, la giuria venne invitata a un brindisi nella villa di un pregiato artista straniero che a lungo soggiornò a Nervi.
E si alzarono i calici per celebrare una gioiosa festa di Carnevale, nella dolcezza della nostra Nervi nel lontano 1911.

Una casetta a Capolungo

È una casetta che si trova nell’incanto di Nervi, proprio prima di arrivare a Capolungo.
La ringhiera azzurra, le panchine, il cielo limpido e chiaro, così era ieri e laggiù la casa rossa, colori di Liguria caldi di sole e di luce.

Là sotto, contro le rocce levigate e scoscese, infuria il mare, si schianta con vigore e l’azzurro si dissolve in frizzante spuma bianca.

E si susseguono le onde in una danza che sembra non avere mai fine.

E allora, nella casetta rossa, è il momento di tirare le tendine e di chiudere le persiane per ripararsi dal fragore del mare.
O forse è un’illusione? Osservate bene, lassù, all’ultimo piano c’è una graziosa finestra dipinta.

E poi ecco un vasetto di coccio, i fiori, un pizzo trasparente e leggero.

E luce ed ombra, mentre si scende verso Capolungo.

E gozzi, acqua che luccica, ancora onde potenti.

E tutto è quieto, di mattina, tra panni stesi ad asciugare sospinti dall’aria di mare, caruggi e semplicità.
Sta tutta lì la bellezza, nelle cose vere e nei luoghi che raccontano la vita delle persone.

E su quel mare inquieto si affacciano i balconi e le finestre della casetta rossa.

Ogni giorno ognuno di noi compie il proprio viaggio e poi ritorna al luogo al quale appartiene: alla propria spiaggia, al posto che è casa nostra.
E per alcuni è qui, davanti a questa riva.

Nel luogo in cui l’abisso pronuncia le sue parole ed è energia, forza e gioia, vita e libertà, respiro eterno.

Mentre ancora tornano le onde e si inseguono con la loro musica infinita, sinfonia del mare davanti a Capolungo.

#maresottosopra, navigando da Camogli a Genova

Navigando verso Genova, durante l’avventura di #maresosopra.
E se ancora non siete innamorati della Liguria basterà questo breve viaggio a imprimerla per sempre nel vostro cuore.
Si lascia Camogli, con un tiepido venticello.

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Davanti a noi la costa e le case arrampicate sulla collina.

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Una barca veleggia dolcemente davanti al litorale di Recco.

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Sulle onde che lambiscono la terra di Liguria con lo sguardo segui il susseguirsi di luoghi noti e tanto frequentati in qualunque stagione dell’anno.

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E quando vedi le casette alte e una chiesa sulla spiaggia sai di essere di fronte a Sori.

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Sul mare, nel tepore del sole di primavera.

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E tra le tante case una è davvero particolare, bianca e rotonda, è come posata sulla roccia.
Immagino una terrazza, una veranda e piante rigogliose, penso alla magia di sedersi lì ad attendere il tramonto mentre l’onda si frange sugli scogli.

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Navigando verso Genova, una delle emozioni di #maresottosopra.
E poi vedi un ponte, a destra una ripida salita, una spiaggia e una chiesa che domina il mare e allora sai che stai ammirando Bogliasco, una delle mete predilette dei genovesi.

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Navighiamo e ci avviciniamo all’estremo levante della Superba.
E ancora si vedono le belle case immerse nel verde rigoglioso delle pacifiche colline.

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Eppure non sì può fare a meno di notare un particolare che non ha nulla di romantico.
Lì, davanti ai nostri occhi, appare ben evidente lo squarcio della frana, siamo a Capolungo, fragile terra di Liguria che merita cura e rispetto da parte di tutti noi.

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E da qui in poi si distende Genova con le sue tante bellezze.

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La passeggiata di Nervi.
E ci sono due innamorati appoggiati alla ringhiera, la signora con il cagnolino, il ragazzo con lo skate e quello seduto sui gradini.

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E ancora, casette colorate e tinte pastello e un’amata e celebre insenatura, il porticciolo di Nervi.

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E non credo che servano altre parole.

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La nave solca l’azzurro e si supera il levante cittadino.

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Qui, davanti a noi, lo scoglio di Quarto e il monumento ai Mille.

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E poi vedi il profilo di un castello proteso sul mare, siamo a Capo Santa Chiara.

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E un piccolo borgo, tu sai che i gozzi sono là posati sui sassi e davanti alla gelateria c’è la solita coda.
E questa è Boccadasse vista dal mare.

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Piano, piano verso il centro di Genova, ecco la chiesa di Sant’Antonio e la parte finale di Corso Italia.

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La spiaggia spaziosa, l’abbazia di San Giuliano e certo laggiù c’è qualcuno seduto sul muretto.

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Una vela bianca, il mare, il faro.

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Le ampie strade della Foce.

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E il profilo dei palazzi di Piazza Rossetti.

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La Fiera del Mare e ancora le alture.

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Si rientra e intanto altri prendono il largo su una maestosa nave da crociera.

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Il porto e la sua vita, la città che si estende sulle colline.

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Mare blu, intenso e tutti i colori di Genova.

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Osservi, cerchi i monumenti, le chiese le strade che percorri ogni giorno.

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E poi lo sguardo incontra la Lanterna.

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E il campanile della Cattedrale di San Lorenzo e poco distante la Torre degli Embriaci.

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Bellezze e stupori della Superba.

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E se sei genovese mentre ti avvicini al tuo approdo una musica e certe parole risuonano nella tua testa, a cantarle è la voce inconfondibile di Ivano Fossati.

Chi guarda Genova sappia che Genova
si vede solo dal mare
quindi non stia lì ad aspettare
di vedere qualcosa di meglio, qualcosa di più.

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Ti volti indietro, ancora una volta.

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E poi giungi all’imbocco del Porto Antico, ecco il luogo dove noi andiamo ad ammirare il tramonto.

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E cerco la mia casa sulle alture, lo faccio sempre quando sono da queste parti.

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Le barche si riflettono nel blu.

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Ed ecco Genova, così la vedi arrivando dal mare.

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E qui termina il viaggio, nel cuore del Porto Antico.
Ringrazio ancora Pecoraverde , Whalewatch Genova, Paolo Ratto e tutti coloro che hanno contribuito a rendere l’evento di #maresottosopra un’esperienza affascinante che ha regalato a tutti noi splendide emozioni.
Ci ha donato anche questo, abbiamo veduto la costa di Liguria e Genova dal mare.

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Da una creuza di Nervi alla Stazione di Sant’Ilario

E’ solo una breve creuza, l’ho vista per caso l’altro giorno mentre mi recavo al Museo Luxoro.
Uno sguardo, uno sfavillio di colori accesi.
E così sulla via del ritorno ho pensato di andarla a cercare, è solo una breve creuza, una stradina di mattoni ripida e scoscesa.
E allora sono tornata sui miei passi, lasciandomi alle spalle Capolungo.

Nervi

Quanto è bella Nervi!
Chi ci abita ha la rara fortuna di vivere in un luogo che ha tutte le caratteristiche di un paese di riviera, ogni angolo di Nervi è semplicemente incantevole.

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Cielo lucido, brillante, era una giornata perfetta.

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Un cancello, io guardo oltre e non potrei davvero farne a meno.

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Qui, a Nervi, le stradine strette si arrampicano sulla verde collina e si sale, si sale.
Tornerò, magari  in qualche fresca giornata d’autunno.

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Eccola la mia creuza, non la conosco, non ci sono proprio mai stata ma per me è amore a prima vista.
Ombra, rosso vivace acceso di luce, una curva gentile, questa è Via Giovanni Romero.

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Scendo, passo dopo passo, scendo verso il mare, non è distante.

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Lo si vede laggiù, tra le case di biscotto e di ocra caldo di sole, questi sono i colori di questa terra, vividi e intensi.

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Uno sguardo indietro, le creuze di Liguria sono così, semplici, ripide e dolcemente faticose.

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E tu scendi, un gradino per volta, respirando l’aria del mare che spira gentile e ti accarezza il viso.

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E alle tue spalle c’è una vertigine della quale non puoi veder la fine, si perde lassù, all’inizio della creuza.

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E poi gozzi, una casa rosa.
Fermati, fermati lì e imbocca la stradina che è alla tua sinistra.

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E fiori, giardini, alberi e i binari della ferrovia.

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Un libro sul quale si possono leggere alcune parole, si tratta di un acrostico del quale è autore Max Manfredi.

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E’ dedicato a colui che rese celebre questo luogo con una canzone, siamo alla stazione di Sant’Ilario e questo è l’omaggio a Fabrizio De André.

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Eccola la piccola stazione, da molti anni qui i treni non fermano più ma questo è un posto carico di suggestioni poetiche, ti sembra di vedere le comari del paesino parlare fitto fitto tra di loro.
Quella là, quella Bocca di Rosa, è una poco di buono!

Appena scese alla stazione
nel paesino di Sant’Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di missionario.

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La vicenda è ben nota, Bocca di Rosa è la protagonista di una canzone di Fabrizio molto famosa e molto amata.
Guardate bene, la vedete quella piccola folla venuta a salutare Bocca di Rosa?

Alla Stazione c’erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c’erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano.

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Da Via Giovanni Romero alla stazione di Sant’Ilario.
E poi giù, ancora giù, verso il mare, tra fiori, piante grasse e panni stesi.

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C’è vento, si sente l’onda che batte e si odono voci allegre di ragazzi sulla spiaggia.

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 C’è vento, il vento alza le lenzuola, soffia, si insinua tra le case, ti avvolge con il profumo salino dell’abisso.

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C’è vento, il vento smuove le onde, le solleva, frizzanti di spuma bianca e fresca.

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E c’è un’antica osteria, un giorno o l’altro verrò a pranzare qui!

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E qui a Capolungo, da dove poi si imbocca la Passeggiata Anita Garibaldi, trovi tutto ciò che ti aspetteresti di vedere in un piccolo borgo marinaro.
I gozzi, in attesa di partire e di prendere il largo.

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E le case colorate e una panchina per sedersi e una piccola spiaggia.
E c’è vento, vento di Liguria.

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E poi cammini, seguendo il percorso sinuoso della ringhiera azzurra della passeggiata di Nervi.
C’è il sole ma lo accompagna il vento, vento di Liguria.

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Ti fermi ancora, per qualche istante.
Ti affacci, volgi lo sguardo indietro e sai che tornerai.

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