Nel tempo del Carnevale queste sono le memorie nostalgiche di Luigi Tramaloni, genovese nato a metà dell’Ottocento e autore di versi in dialetto dedicati a usanze ormai perdute.
Il suo libretto mi è stato mandato via mail da Eugenio con tanto di dettagliata traduzione, ringrazio il mio generoso amico che mi ha dedicato così tanto tempo, senza di lui io non avrei certo compreso ogni parola e invece ora posso portarvi con me per le strade di Genova durante il Carnevale.

Dunque, che succede quando arriva questo periodo festoso?
Tûtta Zena a lëa in fermento
A n’aveiva che ûn pensâ
De gödî ö divertimento
Che e misëie ö fa scordâ
Tutta Genova era in fermento
E non aveva che un pensiero
Di godere del divertimento
Che fa scordare le miserie
Per pochi spiccioli si potevano affittare abitini dagli straccivendoli di Salita del Prione, i monelli del quartiere avevano vestiti rattoppati e ricuciti.

Salita del Prione
E quante maschere a Genova: da gobbo, da cuoco, da nobile o da cavaliere, le più diffuse erano quelle da Arlecchino e da pagliaccio.
In Via Luccoli c’era la bottega dell’antiquario Serafino Zerega dove si trovava di tutto: marsine e pantaloni alla zuava, damaschi, sete e velluti.
E scialli, frange, cappelli, turbanti, piume di struzzo e di pavone, finti gioielli e sciabole luccicanti.
E un cassone pieno di parrucche!
E trombe e tamburi!

Via Luccoli
E poi, naturalmente, c’era l’usanza del corteo mascherato, le uniche carrozze ammesse erano quelle dei Fratelli Busnelli.
Alle due teste del corteo due Piazze, San Domenico e la Nunziata, si impiegava un gran numero di Carabinieri per tenere sotto controllo l’ordine pubblico.
Eppure mica sempre ci si riusciva!

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo
Ed ecco i nobili!
I Serra, i Balbi, i Cambiaso e i Durazzo, nelle loro carrozze un’abbondanza di delizie, caramelle al rosolio e cioccolatini.

Dolci di Romanengo
E c’erano cesti ricolmi di mazzi di viole e cassette di agrumi, tutta questo ben di Dio veniva usato per una gustosa e dolcissima battaglia.
Sulla porta di Klainguti, in Via Carlo Felice e cioè l‘attuale Via XXV Aprile, l’aristocratico Degola veniva preso di mira da tutti i suoi amici!
E certo, sul finire dell’Ottocento Klainguti, oltre al negozio di Soziglia, aveva un negozio a Banchi e uno per l’appunto in Via Carlo Felice.

La battaglia più coinvolgente si svolgeva in Via Garibaldi, davanti a Caffè della Concordia.

Loggiato di Palazzo Tursi, un tempo sede del Caffè della Concordia
Erano celebri due impiegati del Municipio, questi due davano spettacolo con i loro duelli, quando arrivavano gli si stringeva intorno tutta la città!
E c’era il Ravano con la sua marsina da dottore, il Farmacista Macaggi che veniva da Bargagli.
Paivan gente nasciûa apposta
Pe fâ rîe l’ûmanitæ
Sembrava gente nata apposta
per far ridere l’umanità
Certo, scrive il nostro, i tipi più originali erano a Portoria: il Grillo andava in giro tutto imbottito in modo da sembrare una mamma e lo vedevi a zonzo con il Cecco, uno dei due portava in braccio un bamboccio.
E poi sapete, quel carnevale è stato ucciso da certe nuove usanze: i coriandoli di gesso che macchiano i vestiti, la brutta abitudine di lanciare frutta guasta e castagne secche che gettate in faccia fanno male.
Per non dire dei botti ma a quelli hanno pensato le autorità.

Pasticceria Profumo
E così, scrive con nostalgia il nostro, hanno ucciso il Carnevale.
A riportarlo brevemente in auge ci ha pensato la Società Ginnastica Cristoforo Colombo con la Passeggiata De Ghiggermo, un fantastico corteo in costume.
Eh, per realizzarlo però ci voleva qualche ricco che aprisse i cordoni della borsa!

Eccoli i partecipanti, vestiti di tutto punto, armati di trombe e di alabarde, sfilano per le vie della città.
E c’è da ringraziare il Signor Bisso, è il sarto che fornisce i costumi.
E che gran concorso di persone entusiaste, una vera compagnia di artisti, l’elenco è lungo: il ginnasta Vassallo, orefice di Via Roma, il Romeo, anch’egli ginnasta e tintore di Via Maddaloni, ci sono un equilibrista, un uomo volante e un certo Cipollina agli anelli.
Scrive con rimpianto l’autore che questo ultimo evento è durato poco, per rifarlo bisogna mettere in conto molte spese.
E siamo nel 1928, così il nostro Tramaloni spera che con l’anno nuovo ci sia ancora un nuovo Carnevale, anche se nella memoria rimane la nostalgia di quel tempo passato che aveva una giocosa e inimitabile magia.
La bellezza di questi racconti è nella capacità di portarti in un altro tempo, la forza delle parole ti fa vedere ciò che non hai vissuto: un carro, le risate, le maschere della gente di Genova e la dolcezza di anni lontani.

Confetti di Profumo