Domenico Cardente: il destino di un esule

Questa è la storia di un patriota, un ragazzo venuto dal Sud vissuto nell’epoca risorgimentale.
Domenico Cardente appartiene ad una ricca famiglia di Marzano Appio, in provincia di Caserta, il giovane respira già in casa il fervore degli ideali unitari e e insieme a suo fratello Felice entra a far parte della Carboneria.
Sono tempi convulsi, la gioventù di questi patrioti si spende nel perseguimento di uno scopo politico ed è proprio il fratello Felice ad essere una figura cardine di quel tempo.
Felice è laureato in diritto civile ed è uno dei più appassionati sostenitori dell’Unità d’Italia: tra le vicende che lo riguardano una in particolare mostra la caratura del personaggio.
È il 1860 quando le sue azioni divengono particolarmente sgradite al governo borbonico: Felice e il fratello Cesare vengono arrestati e gettati in un’oscura prigione del carcere di Gaeta.
Dopo poco Felice Cardente, con le catene ai polsi e ai piedi, da Gaeta viene condotto nel carcere di Teano.
In seguito giunge in quella località il Generale Giuseppe Garibaldi con le sue vittoriose Camicie Rosse: in quel 26 Ottobre si compie infatti lo storico incontro di Teano tra il Generale Garibaldi e Vittorio Emanuele II.
E sempre in quel medesimo giorno è Garibaldi stesso a far liberare i due fratelli Cardente.

Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano 

A partire dal 1861 Felice Cardente sarà Deputato dell’Ottava Legislatura del Regno d’Italia e coprirà questa carica fino al 1865, anno della sua morte.
E suo fratello Domenico?
Per riprendere i fili della storia di lui occorre fare un passo indietro e tornare al tumultuoso 1848, in quell’anno Domenico con il fratello Felice è protagonista dei moti rivoluzionari: le sue azioni e le sue iniziative politiche lo mettono in pericolo e costringono il giovane Domenico all’esilio, così egli lascia la sua terra.
Approderà in questa città, vivrà stimato tra i molti esuli che popolano le vie di Genova.
Dei suoi giorni genovesi si trova traccia nel volume Alessandro Poerio a Venezia, lettere e documenti del 1848 edito nel 1884 da Morano (Napoli).
In questo libro si legge che Domenico Cardente visse con alcuni compagni emigrati in Albaro: insieme a lui c’erano l’eroico combattente Gaspare Musto e i fratelli Mezzacapo.
La dimora nella quale essi abitarono è celebre in quanto tra queste stesse mura aveva vissuto anche il poeta Lord Byron.

Tra le righe di questo volume è riportato poi anche un altro aneddoto.
Ci fu un periodo durante il quale il nostro Domenico dimorò in un mezzanino in cima a Via Luccoli, le finestre della sua casa erano alla stessa altezza di Piazza Fontane Marose.

Un bel giorno uno di questi patrioti era là nella casa del Cardente e se ne stava a declamare una sua tragedia mentre un altro, attorniato da altri emigrati, si affacciava dalla ringhiera in Fontane Marose e sporgendosi scherniva il suo compagno.
Ora quando passerò di là sarà per me inevitabile pensare a tutti loro, credetemi!

Non so dirvi quale vita condusse in questa città Domenico Cardente: era lontano dalla sua casa, qui aveva la sua rete di sodali, con i suoi amici condivideva idee e convinzioni politiche.
Come lui, anche loro avevano lasciato le loro terre, erano esuli in un luogo lontano e distanti dalle loro case.
Per mie motivazioni personali ho avuto modo, in passato, di approfondire la storia di altri esuli e devo dire che, a volte, queste vicende umane hanno diversi punti in comune.
Non so quali altri affetti abbia trovato Domenico Cardente qui a Genova: era un uomo giovane e appassionato, ardeva per i suoi ideali e forse qui trovò anche l’amore di una donna.
Ho seguito la traccia di Domenico e ho così trovato notizie di lui e del suo più celebre fratello nel volume Il Parlamento del Regno D’Italia descritto dal Cavalier Aristide Calani Milano 1860.
E arriviamo così all’epilogo di questa vita così breve ed intensa.
Accadde in un giorno d’estate del 1852: in quella stagione calda il destino di Domenico Cardente si compì.
Il giovane esule morì, ad appena 29 anni, colpito da una malattia polmonare che non gli diede scampo, la notizia è anche riportata dal Giornale Italia e Popolo del 10 Luglio 1852.
Ad assisterlo amorevolmente fino all’ultimo istante fu il Generale Enrico Cosenz, il cronista del Giornale Italia e Popolo ricorda con un certo rammarico che ad aggravare la situazione di Cardente fu anche la sofferenza dell’esilio.
Gli resero onore i suoi amici più cari, un discorso accorato fu pronunciato dal patriota Francesco Carrano.
Forse vi chiederete cosa mi abbia spinto sulle tracce di un giovane così votato all’ideale patriottico.
Un giorno, all’ombra della Galleria Inferiore a Ponente del Cimitero Monumentale di Staglieno, ho letto il suo nome.
Domenico Cardente.
Esule da Napoli.

Allora oggi io sono qui, a pronunciare ancora una volta il suo nome.
Questo, in qualche modo fa ancora la differenza, a parer mio.
A un certo punto il tempo posa il suo velo sulle vite, sulle fatiche di ognuno, sui pensieri e sugli ideali per i quali alcuni sacrificano la propria esistenza.
Domenico morì nel fiore della sua giovinezza, non vide l’Italia unita che desiderava costruire.
Una volta ancora, ripeto il suo nome, fatelo con me.
Domenico Cardente.
Esule da Napoli.
Visse per 29 anni.
Onorato e della patria amatissimo.
Questo è il mio ricordo di te, Domenico, scritto in un tempo che non hai conosciuto, nella città che ti accolse, in questa Italia che adesso esiste anche grazie ai giovani valorosi come te.

Attraversando Piazza Fontane Marose

Tic tac, tic tac, ritorna ancora a funzionare la mia macchina del tempo che dona viaggi fantastici e straordinari in un passato che a suo modo è tuttora presente.
Ed eccoci dunque nella bella ed elegante Piazza Fontane Marose, con i suoi palazzi ricchi e fastosi.
Ceste per terra, bottegai, tende tirate in fuori e raffinati lampioni a illuminare le sere di Genova: la vita ha il passo leggero di un ragazzino con le braghette corte.

E spira un soffio fresco di vento e smuove appena le gonne delle dame.
La vita fluisce in certi gesti aggraziati, prima di uscire di casa certi volti si riflettono negli specchi: un sorriso, un cappello con i fiori, i guanti in una mano e una femminilità così dolce e leggiadra.

Tic tac, tic tac.
Il tempo poi fugge e quasi rotola via, muta, cambia i suoi suoni e anche le nostre sensazioni.
C’è un uomo con una divisa, forse un vigile, alle sue spalle lento incede il cavallo e i suoi zoccoli battono a ritmo sulle pietre di Piazza Fontane Marose.

È un frammento di vita catturato in una cartolina spedita nel lontano 1911 e sembra raccontare un mondo sul quale ci piace fantasticare, senza immaginare le sue difficoltà e i suoi disagi.
E così amiamo tornare là ad attraversare una piazza di Genova in un’epoca che non abbiamo vissuto.

E poi, magari, in un giorno qualunque di questo nostro tempo potrebbe capitare di trovarsi proprio in quel luogo, noi genovesi passiamo spesso a Fontane Marose.
E no, non ci sono cavalli, non ci sono bambini con i calzoni al ginocchio e neanche giovani dame con le gonne lunghe.

Eppure, quel passato è sempre lì, basta sovrapporlo al tempo presente in uno straordinario gioco di immagini e di immaginazione.
Avevo la cartolina in borsa e così l’ho presta tra le dita e all’improvviso, come per magia, ognuno è ritornato al proprio posto e non è stato poi difficile ritrovare quel mondo.
C’era un uomo con una divisa, c’erano i cavalli, due dame eleganti, un ragazzetto che camminava per conto suo, c’era un intero mondo in Piazza Fontane Marose.

Ritornare nei caruggi

E ritornare, di nuovo, ancora nei miei amati caruggi.
Con la luce di primavera, con l’aria ancora fresca, attraversando Piazza Fontane Marose così vuota.
E ritornare, di nuovo qui.

E giù per Via Luccoli, di primo mattino, sotto il cielo disegnato tra le antiche case di Genova.
E un cielo come questo, anche se lo hai veduto già mille altre volte rimane ancora e sempre nel cuore e nelle emozioni.

Camminando, nei miei luoghi cari, per le mie care strade.
Camminando, con il pensiero rivolto a queste bellezze, ai vicoletti tante volte percorsi, agli archetti, alle finestre socchiuse, agli affreschi che si intravedono sui soffitti di dimore vetuste, alle scale impervie e ripide, ai terrazzini in cima ai tetti.
Camminando, una volta in più.

Con lo sguardo che cerca le nuvole leggere che fluttuano nel cielo chiaro oltre le ardesie dei caruggi.

In una mattina di maggio poi, arrivare così davanti a San Giorgio, con questa prospettiva ampia e spaziosa.
In questa nostra terra così tenacemente fiera, nel cuore della mia amata città.

E ancora, così, ritornare.
Davanti al mio blu, in uno dei luoghi delle mie consuetudini, dopo tanto tempo ritrovato, ancora come sempre in ogni altro giorno già vissuto.
E restare, per qualche istante.
Qui, al cospetto di fratello mare, a lui ho portato il mio saluto.

Le luci splendenti di Strada Nuova

C’est que rien n’est beau comme cette collection de palais, prodigieuse galerie de chefs-d’ œuvre
qui se prolonge à des distances infinies.
Chacun de ces palais est une merveille dont l’étude prendrait plusieurs semaines.

Nulla è bello come questa collezione di palazzi, prodigiosa galleria di capolavori che si prolunga per distanze infinite.
Ciascuno di questi palazzi è una meraviglia, per cui per la visita ci vorrebbero diverse settimane.

Joseph Autran – Italie et Semaine Sante a Rome 1840

Così vide Strada Nuova e la descrisse il meravigliato visitatore francese, così l’hanno veduta tutti coloro che nella serata di venerdì sono accorsi ad ammirare i palazzi nobiliari di Genova rischiarati da luci splendenti
La Via Aurea, poi detta Strada Nuova, oggi è dedicata a Giuseppe Garibaldi.
I suoi edifici vennero costruiti nella seconda metà del ‘500 e sono annoverati tra i Rolli di Genova, sono i palazzi che la Repubblica utilizzava per ospitare capi di stati e figure eminenti in visita nella Superba.
Uno scenario di una bellezza da mozzare il fiato, una magia difficile da raccontare.

Via Garibaldi (2)

Le luci brillanti, le finestre spalancate su nascoste meraviglie.

Via Garibaldi (3)

Palazzi che ospitano tuttora abitazioni private, alcuni sono sedi di banche o di uffici.
Portoni che celano atri e scaloni magnificenti.

Via Garibaldi (4)

Una bellezza sognante, tra marmi, stucchi e soffitti decorati da artisti di pregio.

Via Garibaldi (5)
Ed io ci sono andata molto presto per poter godere appieno di tutto questo splendore, di lì a poco la via si sarebbe riempita di gente desiderosa di ammirare Strada Nuova.

Via Garibaldi (6)

Nella notte splendente dei Rolli di Genova sventola fiero il vessillo della Superba.

Via Garibaldi (7)

E guarda, una tenda scostata rivela la delicata perfezione di un affresco.

Via Garibaldi (8)

I portoni si aprono su atri meravigliosi.

Via Garibaldi (9)

E da ogni palazzo esci con lo sguardo rivolto verso l’alto, verso altri balconi dietro ai quali si intravedono sontuosi saloni.

Via Garibaldi (10)

Regale, radiosa e sfavillante Genova, è così che noi vorremmo sempre vederla.

Via Garibaldi (11)

Ecco le finestre aperte di Palazzo Lomellino.

Via Garibaldi (12)

Ed è un’inesauribile sequenza di stupori, tra bianco e azzurro tenue.

Via Garibaldi (13)

E’ accesa di luce anche la fontana.

Via Garibaldi (14)

E’ un chiarore che dona maggiore leggiadria ad edifici già magnifici.

Via Garibaldi (15)

Guarda, guarda oltre quelle finestre.

Via Garibaldi (16)

Strada Nuova, la via che ammaliò Vasari, Stendhal, Dickens e molti altri, celebrata da tutti i visitatori di rilievo.
E per me questa è una delle strade più belle del mondo.

Via Garibaldi (17)

Palazzo Tursi, sede del Comune della città di Genova.

Via Garibaldi (18)

Guarda, guarda la luce che ravviva il porticato.

Via Garibaldi (19)

E poi la scala, laggiù un caruggio che porta alla Maddalena, è Vico del Duca.
E’ così Genova, il fasto delle sue dimore e la semplicità dei vicoli convivono e si sfiorano, in perfetta armonia.

Via Garibaldi (20)

Strada di magiche suggestioni, inondata dalla musica e dalle note immortali di Mozart e Paganini.
Credetemi, per qualche istante ho creduto di incontrare dame in abiti fastosi, con le parrucche incipriate e i ventagli per farsi fresco in una calda serata di settembre.
Genova sa essere un sogno, un sogno che genovesi e turisti meritano di vedere.

Via Garibaldi (21)

Scintillano le finestre di Via Garibaldi 12.

Via Garibaldi (22)

E lo sguardo incontra solo la stupefacente meraviglia di ciò che ci è stato lasciato da chi ci ha preceduto.
A noi tocca il compito di valorizzare le nostre ricchezze e di difenderle.

Via Garibaldi (22a)

Perditi in queste prospettive dorate, questa è la Superba con le sue meraviglie.

Via Garibaldi (24)

E alza lo sguardo verso Palazzo Rosso.

Via Garibaldi (23)

E ancora, ammira le finestre, i soffitti e la facciata di Palazzo della Meridiana.

Palazzo della Meridiana

Ho camminato su e giù, su e giù per diverse volte.
E sebbene questi siano luoghi del mio quotidiano non smettono mai di incantarmi, è così che vogliamo vedere sempre Genova, con le strade gremite di gente ammaliata dal suo splendore.

Via Garibaldi (25)

E poi ho sostato a lungo in Piazza Fontane Marose dove altri edifici brillavano di quella sfavillante luce.

Piazza Fontane Marose (2)

E sotto a certe finestre ci resteresti per un tempo infinito, non te ne andresti mai.

Piazza Fontane Marose

Piazza Fontane Marose (4)

Intravedi manti leggeri, nuvole chiare e azzurro cielo.

Piazza Fontane Marose (5)

La grazia di certe figure, la perfezione dei gesti è là, nel riquadro di queste finestre.

Piazza Fontane Marose (6)

Tinte tenui e delicate, l’incantevole magia di un affresco.

Piazza Fontane Marose (7)

E un mondo da immaginare, sognante e armonioso.

Piazza Fontane Marose (3)

E’ così che tutti noi vorremmo sempre vedere Genova.
Splendente e lucente, con le sue strade dal fascino eterno, nella luce che accarezza i suoi palazzi in una sera di settembre.

Via Garibaldi (26)

Gente comune nelle cartoline di Genova antica

A volte in certe immagini del passato trovi un mondo che diversamente non potresti mai vedere, a volte  puoi scorgere certi dettagli nelle strade percorse dalla gente semplice e comune.
Così nasce questo post, osservando le cartoline di Stefano Finauri mi sono accorta di una particolare figura ritratta dai fotografi e ho iniziato una piccola ricerca dedicata a una precisa categoria di lavoratori.
E poi fatalmente altre persone hanno colpito la mia attenzione, accade sempre.
Venite con me, andiamo indietro nel tempo e iniziamo il nostro breve viaggio in Piazza della Nunziata, come sempre c’è un gran viavai.

4

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E al centro dell’immagine si nota una donna ritratta di spalle, lei da sola è già un romanzo tutto da scrivere.
Chi sarà mai costei? E’ una levatrice, una sarta, una lavandaia?
E cosa c’è il quella sua borsa voluminosa che sembra così pesante?
Lei per me è la Scià Colomba, sono quasi certa che questo sia il suo nome, la conoscono tutti da queste parti.

5

Lì accanto a lei, impegnati in un lavoro faticoso e sfibrante, ci sono alcuni uomini ed è proprio a loro che è dedicato questo articolo, sono gli spazzini della vecchia Genova.
Con tutti quei cavalli c’era bisogno di una certa solerzia per tenere pulite le strade e qui sono addirittura in tre a darsi da fare, sullo sfondo si nota un tizio che sembra osservare il loro lavoro, a dire il vero pare un po’ perplesso.

7

E sull’angolo con Via Polleri si nota l’insegna dell’ufficio postale, lì sotto c’è pure la gente in coda!

6

Spostiamoci in una piazza lussuosa ed elegante, a Fontane Marose ci sono uomini d’affari e ragazzini vestiti con l’abito da marinaretti.

18

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E sì, ci saranno avvocati, notai, alcuni forse discutono di alta finanza e c’è anche una figura non meno importante: lo spazzino.

19

In un altro scatto di Fontane Marose si nota un curioso particolare: nei pressi del lampione ci sono il cesto e la ramazza, poi c’è uno strano contenitore.
Che sia un cassonetto d’epoca? E se non lo è qualcuno di voi sa di cosa si tratti?

21

Scendiamo in San Lorenzo e qui la folla è ancora numerosa.

8

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E ancora ecco l’uomo che fa in modo che le dame genovesi non si sporchino il bordo dell’abito, è grazie a lui se le strade sono pulite.

9

E poi se scendete a Caricamento ecco cosa vedrete, all’epoca questa era Via Carlo Alberto.

10

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Fate caso alla parte sinistra dell’immagine, in ombra c’è un uomo seduto su un gradino.
Sarà un mendicante?
Certe vite vengono dimenticate, restano lì, in un angolo.
Eppure c’è anche lui in questa fotografia, c’è anche l’uomo seduto per terra.

12

E ci sono le insegne, tra le altre una indica la trattoria e una si riferisce a un negozio che vende turaccioli di Spagna.

11

Un cavallo, un calessino e lì accanto chi c’è? Sempre lui, lo spazzino!

13

E ancora, andiamo in Piazza del Principe.

2

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Un carro con le botti, un altro mezzo che ha come destinazione Rivarolo e poi gli uomini con la ramazza e il cesto, uno dei due sembra che si sia accorto del fotografo.
E osservate la strada, mi sembra piuttosto pulita.

3

E questa è Corso Andrea Podestà, nel quartiere di Carignano.
Si va al passeggio, c’è chi porta fuori il cane e i bambini giocano per la strada.

22

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Marito e moglie camminano fianco a fianco, lui pare avere un bastone.
E lì in primo piano ci sono due bimbetti e ancora l’uomo con il cesto e la scopa.

23

E naturalmente se si va a zonzo con me si finisce sempre nei caruggi!
Eccoci in Soziglia, in un giorno qualunque, come sempre qui c’è un sacco di gente, questi siamo noi, in un altro tempo.

14

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E anche nei vicoli si incontrano vite che sono romanzi, poesie e supposizioni.
C’è la bimba con il cagnolino al guinzaglio e una donna di una certa età dall’aspetto severo, sembra immersa nei suoi pensieri.

16

La ragazza con lo scialle è innamorata, ne sono certa, ha quel fare quasi svagato, pare che quasi non si accorga delle persone che la circondano.
E colei che invece si vede di spalle al centro della foto è una madre di famiglia e corre a casa dai suoi bambini, ha il passo svelto e deciso.

15

E poi c’è un gruppo di amiche.
Sono eleganti e raffinate, indossano vezzosi cappellini, direi che sono uscite insieme a far compere.
In mano reggono dei pacchi, secondo me hanno comprato delle stoffe per rinnovare il guardaroba.
E chiacchierano, lo shopping non è ancora terminato, ci giurerei!
Chino sulla strada, di fronte a loro, c’è un uomo.
Ha la scopa, il capiente secchio e una paletta.
E compie il suo lavoro a beneficio di tutta la comunità.
In quanti scatti ho trovato gli spazzini!
In ogni strada e in ogni piazza della Superba c’erano anche loro, preziosi custodi della bellezza di Genova.

17