Il primo giorno di marzo, a Fontanigorda, dopo aver percorso la strada che conduce lassù , curva dopo curva.

E non mi aspettavo di vedere la neve, in lontananza pareva già del tutto svanita.
Bianca, lucente e chiara copriva il prato in mezzo alla curva del bivio.

E indugiava sui tronchi tagliati, il bosco ha i suoi profumi anche in inverno.

Sono tutte chiuse le case delle vacanze, serbano zainetti e scarponcini per le passeggiate, biciclette e cestini per andar per funghi nei giorni d’estate.

L’inverno è alberi spogli e un confine silenzioso.

E rocce e muschi e un uccello vagabondo che da lontano fa sentire il suo richiamo.

L’inverno è sole e luce che rimbalza sulla sottile e soffice coltre, al Bosco delle Fate.

Ancora due o tre curve e si arriva al campo da pallone dove generazioni di bambini si sono dilettate con il gioco del calcio.

L’inverno, l’inverno a volte sa essere ancora più luminoso della florida estate, non ci sono rami a far ombra alla fontana della Madonnina.

Ed è poca la neve rimasta ma ha tutto il fascino della sua suggestione, ricopre il tavolo e le panche di legno.

L’inverno è tutto nelle sue promesse, in ciò che ti lascerà, nei doni della terra che matureranno con il sole.

L’inverno è nelle sfumature di azzurro e celeste così diverse da quelle dei mesi del solleone, sono colori evanescenti, fratelli del freddo, del ghiaccio e della neve.

L’aria è leggera, pura e frizzante, ti accarezza il viso e lambisce i rami nudi degli alberi.

E poi guarda, guarda le cime delle montagne.

Le cime imbiancate sfiorano il cielo.

E poi verde, alberi e neve.

E due ghiandaie ciarliere e chiacchierone come sempre, le ho inseguite per un po’ proprio qui, davanti a questo prato.

Le tegole dei tetti come spolverate di zucchero.

E le case e i giardini e i terrazzi.

Cammino nel mio paesino e so esattamente dove abitano le persone che conosco da tanto tempo.

E poi ancora, bianco, celeste, aerei in volo e panni stesi in Val Trebbia.

Tetti, orti, imposte chiuse, serrate anche quelle della mia casetta, lassù nel sottotetto.

La piazza insolitamente deserta.

Una stagione che non conosco, l’inverno che sta per svanire e la primavera che si avvicina, è poco distante il mio prato delle farfalle, non manca poi tanto a questo felice incontro.

Il paesino silenzioso, con i suoi tetti rossi e le casette da fiaba.

E l’acqua, la neve disciolta e la mia pozzanghera.
Forse voi non lo sapete ma quella è proprio la mia pozzanghera e non potrebbe essere diversamente, del resto credo che non ne esista una così speciale.
E lo è ancora di più con la piazza vuota, specchio di una certa bellezza che resta nel cuore.

E poi la strada verso Genova, la via del ritorno.
E un incontro inatteso, tra i rami, il primo giorno di marzo, le creature del bosco.
Uno, due, tre e poi dieci.
Certo, erano distanti e così la foto non è perfetta ma deve stare qui perché anche loro hanno fatto parte di questa splendida giornata.

Una giornata di neve e cielo azzurro a Fontanigorda.
