Auguri di Buon Natale a tutti voi!

Ed ecco per voi la mia dolce cartolina con la quale desidero augurarvi buon Natale e ringraziarvi di essere sempre partecipi e presenti, siete lettori speciali con i quali è bello condividere questa splendida avventura.
Auguri sinceri, con la speranza che il Natale porti a tutti noi amicizia, fratellanza, pace e serenità.
Buon Natale di cuore a tutti voi!

 

Stelline di Natale

Inizia dicembre e si avvicina il tempo di decorare l’albero di Natale.
E quest’anno sul mio abete dondoleranno anche certe splendide stelline nate dalla fantasia e dalla pazienza di un’amica conosciuta grazie a questo blog, Eliana mi ha donato queste sue deliziose creazioni e così condivido con voi la mia gioia e la bellezza di queste stelline.
Sono vivaci, rosse rosse e proprio perfette per il tempo di Natale!

E non sono arrivate sole, perché Eliana mi ha regalato anche degli schemi per il punto croce, alcune antiche fotografie e una preziosa piantina che ora abita qui sul mio terrazzo.
E le coccole non sono finite, dalle abili e generose mani di Eliana è giunta anche una marmellata  fatta da lei con le arance amare della sua Leivi e un raffinato sacchettino pieno di profumata lavanda.

Grazie infinite, cara Eliana, grazie della tua gentilezza e della tua generosità, le tue stelline di Natale rallegreranno le mie feste!

I quaderni delle ricette di casa mia

I quaderni delle ricette non sono soltanto una fredda raccolta di procedimenti più o meno complicati da proporre alle nostre cene: i quaderni delle ricette riecheggiano di risate e clangore di piatti, evocano momenti felici e freschezza di spumante nei bicchieri, sono memorie di feste, di brindisi e di compleanni.
E sono frammenti delle nostre vite e di anni passati, aprire uno di quei quaderni è come restituirlo virtualmente tra le mani di chi raccolse con pazienza le ricette dei piatti prediletti.
Il quaderno delle ricette di mio papà è voluminoso, ha la copertina marrone e vi sono racchiuse alcune straordinarie delizie che non ho mai più assaggiato, come ad esempio il suo leggendario cappon magro.
Nessuno sa fare il cappon magro come mio papà, questo è chiaro.
Su quelle pagine sono appiccicati in maniera metodica e ordinata tanti foglietti nei quali riconosco di volta in volta la calligrafia della mamma o di qualcun altro di noi.
Il quaderno delle ricette di mio papà mi fa venire in mente quei cenoni di Capodanno in cui si preparava il cocktail di gamberetti che veniva poi servito in una magnifica conchiglia e io da piccola non vedevo l’ora che arrivassero le feste perché mi fosse concesso questo privilegio.
Ed ecco il profumo di trippa in umido e di buridda, passano davanti ai miei occhi piatti di portata ricolmi di assolute delizie servite con stile ed eleganza.
E ci sono le ricette delle torte al cioccolato, al limone, alle mele e ricoperte generosamente di glassa, mi pare anche di vedere la mamma che sceglie con cura i piattini dalla credenza.

Il quaderno delle ricette di mia nonna Teresa, invece, è una grande agenda rigonfia e altissima a causa di tutto ciò che la nonna ci ha messo dentro.
Mia nonna è sempre stata una professionista del ritaglio, la ricordo come se fosse ieri seduta alla sua scrivania con le sue pile di riviste, le forbici e il barattolo delle Coccoina.
Il quaderno di ricette della nonna è anche pieno di validi consiglio di vari genere, ad esempio su come sbrinare il frigo, come far durare i fiori recisi in vaso e come pulire gli impermeabili.
Alla nonna non sfuggiva nulla, direi.
E poi, poi ci sono tutte quelle ricette dal sapore antico e casalingo come il riso e latte, il rognone trifolato, la la minestra di ceci e tante altre bontà.
E c’è persino la preziosa ricetta della sacripantina, scritta dalla nonna con quella sua compita e ordinata calligrafia di maestra elementare.
E poi, tra i quaderni delle ricette, ho anche quello della Zia Ia.
Eh, il suo quaderno è ricco di sorrisi e trabocca di gioia di vivere e di risvegli mattutini per preparare certi manicaretti.
Ed è una sequenza infinita di bontà e ricercatezze, ci sono i piatti della tradizione ligure ma non solo, la zia preparava piatti sfiziosi e particolari come l’insalata gonzaghesca e il suo delicatissimo paté di tonno.
Il ricettario della zia è il paradiso della gola; ecco le sue cheese cake, la zuppa inglese, le scorzette d’arancia candite, la custard e la lemon curd, la zia come già vi ho detto in passato era professoressa d’inglese e aveva un debole per tutto ciò che proveniva dalla Terra di Albione.
E dalle pagine del suo quaderno di ricette ecco anche la meraviglia del Tronchetto di Natale, un trionfo di cioccolato che non mancava mai sulla sua tavola nel tempo delle feste.
Sfogliare questi quaderni è come ritrovare coloro che con pazienza hanno raccolto queste ricette e tutto a volte pare come sempre è stato.
Di là in in cucina c’è un gran fermento, il rito sacro della maionese è uno di quelli che a papà riescono benissimo.
Qualche piano più in su, intanto, la nonna tira la sfoglia, così sottile da non saperla immaginare!
E in un’altra parte della città la zia estrae dall’armadio il suo piatto natalizio dove poserà il tronchetto di Natale.
C’è una dolcezza, in certi nostalgici ricordi, che davvero non si può scordare.

Addio, grande albero

Il grande albero non c’è più.
Me lo ha detto un’amica, mi ha scritto e mi ha rivelato l’accaduto.
– Hai visto? Non c’è più! Il pino a sinistra dell’ascensore di Castelletto, l’albero che giocava a specchiarsi nell’acqua delle pozzanghere non c’è più.
Il grande albero della Spianata, il grande albero non c’è più.

La mia amica ha chiesto anche delucidazioni e le è stato spiegato che il pino purtroppo ormai rappresentava un pericolo e quindi è stato necessario tagliarlo.
E così il grande albero non c’è più, allora oggi io non desidero portare qui alcun tipo di polemica ma voglio soltanto ricordare e salutare lui che era davvero uno di noi.
Il grande albero era là da tanti anni e ha veduto centinaia di bambini muovere i primi passi in Spianata e poi diventare adulti.
Il grande albero ha conosciuto pioggia, sole e vento, nevicate e arcobaleni e molte diverse epoche della nostra vita.

Il grande albero mi ha vista passare di corsa verso l’ascensore e uscirne con altrettanta fretta in molte differenti occasioni.
Il grande albero conosceva i primi baci, le promesse di eterna fedeltà, i nostri primi splendidi amori.
Il grande albero mi ha veduta mille volte seduta su una di quelle panchine a gambe incrociate e con lo zainetto buttato lì accanto, un’amica vicino e un gelato tra le mani.
E quante nostre parole e risate ha ascoltato il grande albero!

Il grande albero era possente, magnifico, generoso, prodigo di ombra e di freschezza e custode della vita, tra i suoi rami hanno cinguettato un’infinità di uccellini.
Il grande albero è stato muto testimone di confidenze pronunciate davanti a quella ringhiera, mentre lo sguardo andava a perdersi sui tetti di Genova.

Il grande albero si protendeva indomito verso l’azzurro, con i suoi grossi rami ritorti.

Il grande albero era uno di noi.
Era una di quelle presenze che faceva parte della nostra esistenza e non avremmo mai pensato che un giorno non lo avremmo veduto più, eppure siamo grandi e dovremmo sapere che certe cose accadono.
Il grande albero, come molti di noi, amava rimirarsi nell’inquietudine dell’acqua piovana.

Il grande albero ha offerto riparo, conforto e frescura a generazioni di genovesi e visitatori, sotto i suoi rami si sono soffermati tutti coloro che giungono fin quassù in cerca di uno straordinario scorcio di panorama.

Il grande albero era nel nostro orizzonte e nella nostra memoria emotiva.
E così, in una livida mattinata d’autunno, mi sono recata a porgergli l’ultimo saluto e a ricordare ciò che siamo stati insieme a lui.

E poi mi è sovvenuto un pensiero, in qualche modo fantastico e fantasioso.
Nella mia mente sono apparsi i sorrisi e i volti di alcune persone a me care che da tempo non ho più potuto incontrare sotto il grande albero: sono coloro che non ci sono più, anche se il ricordo di loro non è mai svanito.
E così mi piace pensare che il grande albero sia ora destinato a loro e che tutti loro si ritrovino là, all’ombra di quei rami, proprio come usavamo fare in altri giorni ormai trascorsi.


Il grande albero, memoria dolce di un tempo perduto.
Addio, grande albero, amico prezioso e silente, grazie di esserci stato per lunga parte delle nostre vite.

E buon compleanno a me!

E buon compleanno a me, nata in questo giorno di novembre nel cuore dell’autunno.
Da quando ho queste mie paginette sono solita portare anche qui i miei semplici festeggiamenti per questo giorno speciale e così farò anche quest’anno, cogliendo l’occasione per ringraziarvi tutti per la vostra sempre gradita partecipazione.
E a me regalo una rosa delicata delicata di Fontanigorda dal profumo delizioso e dai petali di seta.
Cin cin, in alto i calici e buon compleanno a me!

Astucci, pennarelli e cancelleria del tempo della scuola

Se c’è una consuetudine che rimpiango dei tempi della scuola è la piacevolezza di rifornirsi periodicamente di sfiziosa cancelleria.
Non solo quadernetti dalle pagine colorate ma anche gommine profumate, temperamatite, penne dall’inchiostro variopinto e molto altro ancora.
E penne stilografiche: quando andavo a scuola, come già ho avuto modo di dirvi, era una delle mie debolezze ma sono anche mancina e quindi il risultato non era proprio dei migliori, la mia memoria scolastica include anche quelle inevitabili sbavature d’inchiostro sulla mano sinistra.
Adoravo, come tutti, cambiare astuccio e comprare cose nuove per studiare e per scrivere o forse in realtà forse più per pasticciare il diario, devo ammetterlo.
Alle medie avevo questo astuccio blu petrolio con i motivi di Sarah Kay e al liceo invece usavo l’astuccio di metallo che ora si è un po’ arrugginito come è inevitabile che sia, del resto.
Entrambi stanno da sempre nel cassetto della mia scrivania, entrambi sono pieni zeppi di matite, penne e leggendarie gomme da cancellare.

E pennarelli, pennarelli che del loro colore conservano soltanto un distantissimo ricordo.
Rosa, rosso, verde, marrone e giallo.
I pennarelli sono una delle bellezze della gioventù, li ho usati fino al tempo dell’Università, ero già grande ma c’erano comunque i libri da sottolineare e gli appunti da prendere, quindi anche allora facevo un certo uso di questa adorata cancelleria.
I pennarelli, che bellezza i pennarelli!
Ogni volta che passo davanti a un negozio e vedo una scatola in vetrina mi vien voglia di comprarli!
Scatola da 12. No, da 24. No, anzi: da 36. Che dico: da 48 e non se ne parli più!
Che tentazione, cari amici!
E poi però, quando mai potrei usare i miei amati pennarelli?
E le matite colorate e i pastelli?
Oh, quelli sono ricordi addirittura delle medie e delle elementari, sarebbe anche bello averli ancora tutti il fila e in gradazione, all’epoca erano fedeli compagni di una certa creatività e fonte di grande divertimento.
Bene, dopo avervi mostrato i miei pennarelli, le gomme e alcune bellezze di quel tempo là ho richiuso tutto negli astucci e ho diligentemente riposto tutto nel cassetto, come sempre.
Sto seriamente valutando di comprarmi una bella scatola di pennarelli e già che ci sono anche un quaderno a quadretti: nel caso sarete di certo i primi a saperlo.

2 Ottobre: la festa degli Angeli Custodi

Oggi è il 2 Ottobre ed è la festa degli angeli custodi.
La preghierina all’angelo custode è una delle prime che si imparano e da bambina per me l’angelo custode era fonte di grande curiosità, mi ponevo al riguardo molte domande e avrei voluto conoscere tutte le risposte.
Ognuno ha il proprio angelo custode e così io mi domandavo in base a quale criterio venisse assegnato uno specifico angelo, poi avrei voluto conoscere l’aspetto del mio angelo custode e il suo carattere, questo amico silenzioso mandato dal cielo era un mistero bellissimo e inesplicabile.
Come già detto, io sono stata una bambina terribile e così da piccola ero certa che il mio angelo custode non si annoiasse in mia compagnia, infatti non stavo mai ferma e di conseguenza anche lui era sempre in movimento.
Naturalmente, con inguenua fantasia infantile, me lo sono sempre immaginato etereo e leggero, con la tunica bianca e le sue grandi ali.
Da grande, invece, gironzolando per il Cimitero Monumentale di Staglieno, credo di aver riconosciuto il mio angelo custode ideale: è un giovane dall’aspetto scapestrato e dall’espressione imbronciata, però mi piace pensare che sia proprio uno come lui a guardarmi le spalle.
E in questa giornata dedicata a queste creature celesti porto qui una rappresentazione del tempo passato, una bellissima cartolina d’epoca dedicata all’angelo custode.
Ecco l’angelo, attento e affabile, i suoi sguardi e i suoi gesti proteggono e difendono.

E poi la fragilità dell’infanzia, questa dolcezza vera e l’amorosa bellezza dell’angelo custode.

Dodici anni con voi, buon compleanno Dear Miss Fletcher!

Oggi è il 19 Giugno ed è il compleanno di questo mio piccolo blog: Dear Miss Fletcher compie oggi 12 anni.
Un tempo lunghissimo trascorso tra splendide scoperte, caruggi, meraviglie di città e di campagna, stagioni che scorrono e nuovi amici trovati grazie a queste mie paginette.
E così, come sempre amo fare, ringrazio tutti voi, ho la fortuna di avere dei lettori speciali, sempre gentili ed entusiasti, grazie di cuore a tutti voi!
E con i fiori semplici che sbocciano gioiosi sotto il sole di Fontanigorda festeggio il mio blog, buon compleanno Dear Miss Fletcher!

Ritornando a Fontanigorda

Ritornare a Fontanigorda mi ha regalato il consueto viaggio sulla strada tante volte percorsa, con le sue dolci curve che si snodano tra il verde intenso.
E l’aria fresca, pulita, limpida.
E il profumo dell’erba.
E la prima creatura meravigliosa, un piccolo scoiattolo che velocissimo ha attraversato la strada mentre ci avvicinavamo a Fontanigorda: era il comitato di benvenuto degli abitanti del bosco.
E poi il bucato che danza leggero, il cielo chiaro di questa stagione: una nuova estate a Fontanigorda.

Un’estate degli anni ’80

È un’estate degli anni ‘80 e sono in partenza: vado al mare, nella casa sulla riviera di ponente della mia famiglia.
Parto in treno da Principe con un borsone nero pieno di vestitini leggeri, costumi da bagno e sandaletti.
Il treno ha i finestrini che si aprono e puoi anche tirarli giù e prendere l’aria in faccia, se fa troppo caldo.
Durante il viaggio guardo il mare e seguo il panorama che scorre via rapido, è una sequenza infinita di scogli, spiagge, ombrelloni a righe e agavi protese verso l’azzurro.
E quando arrivo a destinazione ho un mio rito personale: lì vicino alla stazione infatti c’è una piccola latteria dove vado sempre a bere il frappè alla fragola e questo sarà il primo di molti altri frappè.
È un’estate degli anni ‘80 e nel borsone ho anche la macchinetta fotografica con il rullino da 36, il walkman e la borsa di paglia.
Ho anche un’agendina del telefono e so già che a fine stagione sarà piena di nuovi indirizzi di nuovi amici conosciuti alla spiaggia.
E qui, in questa estate degli anni ‘80, la prima persona che vado a cercare è lei: la mia amica Stefy.
Non andiamo allo stesso stabilimento balneare ma io so precisamente quali sono le sue sdraio sulla spiaggia che lei frequenta e così so dove trovarla, in quest’estate nella quale non giriamo con il telefono in tasca ma sappiamo sempre come raggiungerci senza alcun problema.
La Stefy è piemontese e i giorni trascorsi con lei mi lasceranno in eredità il suo delizioso accento, durante l’inverno ci scambieremo un’infinità di lettere e aspetteremo di rivivere ancora una nuova estate.
La Stefy è bionda e bellissima, ha qualche anno meno di me ma, a dire la verità, è proprio molto più saggia e dispensa consigli da tenere da conto.
Quando c’è il mare grosso a noi piace prendere le onde, poi amiamo gironzolare per il mercato e per i negozietti, andare a ballare e fermarci a bere una bibita fresca sui dondoli del lungomare.
Poi io adoro il gelato all’anguria, gli ombrellini di carta che mettono nell’analcolico alla frutta, i parei, i cappelli di paglia e quel senso di assoluta libertà.
Una magliettina, le ciabattine blu, i capelli bagnati e nessun pensiero.
Era un’estate degli anni ‘80 e mentre ne scrivo dalla radio escono le note di The logical song dei Supertramp e così mi ritrovo a canticchiare: When I was young, it seemed that life was so wonderful a miracle, oh, it was beautiful, magical.
Di quelle vacanze degli anni ‘80 conservo tanti splendidi ricordi, alcune care amicizie come la Stefy, diverse canzoni che conosco ancora a memoria e un’infinità di nostalgie.
La stazione alle quale scendevo è stata dismessa, sarebbe strano arrivare là e scendere dal treno in un luogo diverso.
Amavo gli accessori variopinti e così mi ero comprata due bellissimi fermagli e un paio di adorati orecchini a forma di fiore.
Gli orecchini non li porto più e li tengo in un cofanetto insieme ad altri.
Ho ancora i capelli lunghi come allora e quei fermagli sono ancora perfetti, colorati e allegri come certe giornate d’estate degli anni ‘80.