San Michele Arcangelo: la grazia trionfante

È una bella e antica statua e la si ammira percorrendo una creuza del mio quartiere, la nostra Salita San Nicolò.
La statua è compresa negli spazi di un’associazione polisportiva e così si staglia la fiera figura di San Michele Arcangelo nella sua trionfante leggiadria.

Ha le ali grandi e saldo stringe la spada, il suo sguardo non conosce timore.

Così resta, ritto e regale, in questa suggestiva rappresentazione.

E vittorioso così trionfa sul male.

San Michele Arcangelo è il patrono di diverse città e nazioni, è patrono anche del popolo ebraico e della Chiesa Cattolica: il 29 Settembre si celebra la festività dei tre Santi Arcangeli ma anche il giorno 8 Maggio è una data significativa per San Michele Arcangelo.
A Genova, nella nostra Salita San Nicolò, egli è così ritratto in questa fontana così evocativa di lontani e sontuosi fasti.

E si svela nella sua fermezza e nella perfezione dei suoi tratti fanciulleschi.

Glorioso e magnifico questo è San Michele Arcangelo nella sua grazia trionfante.

Nuove pulizie di primavera alla fermata dell’autobus

Ed è tempo di pulizie di primavera alla fermata dell’autobus!
Come ben sanno i miei fedeli lettori, qui nel mio quartiere c’è una piccola e gradevole fermata dell’autobus resa più confortevole da certi affabili cittadini che ne curano con costanza gli arredi.
Ecco come la troviamo adesso: con una comoda panchina e una sedia colorata.

Questa questione, però dura da anni e anni e periodicamente ripropongo un riassunto delle puntate precedenti: andiamo così al 2013.

Balziamo poi nel 2015.

Si aggiunse, poco dopo questo tavolino.

Nuove sedie furono là collocate nel 2016.

Nel 2017 fu poi la volta di un passeggino.

Un certo stile improntò l’anno 2018.

E nella calda si pensò anche ai più piccini.

In autunno si cambiò ancora.

E a novembre ancor di più.

Venne il 2019 ed ecco nuove sedie ancora.

In primavera poi trovarono posto a sedere le care amiche Els e Irene.

Rimasero queste tonalità di grigio.

E poi ne se aggiunsero altre.

A Febbraio 2020 trovai una scatola di musicassette su una sedia da ufficio.

In estate si aggiunsero due sedie da giardino.

E poi fu la volta di un bel quadretto.

Ad aprile 2021 ecco spuntare una scopa.

E poi è arrivato un pouff.

E a maggio di quell’anno trovai una specie di scaffaletto.

Venne poi settembre 2021 ed ecco comparire un tavolino, una sedia e riviste e libretti per svagarsi un po’ nell’attesa!

In ottobre accanto alla sedia trovai un gioco per i più piccini.

A Gennaio 2022 ecco invece un tavolino.

E poco tempo dopo ecco anche una seggiolina da campeggio.

A maggio del 2022 ecco infine una comoda e ampia panchina.

Ora, in questo scorcio di stagione che sboccia, è tempo di pulizie di primavera.
L’albero dietro è stato potato, il sole splende, l’aria è fresca e la fermata dell’autobus e in ordine e bene attrezzata per accogliere gli utenti del piccolo autobus che sfreccia su e giù per queste strade.
E allora, cari amici, buona attesa e buon viaggio a tutti!

Scendendo verso Salita Acquidotto

Per arrivare in Salita Acquidotto si imbocca la splendida Salita alla Spianata di Castelletto, una di quelle creuze amatissime che amo percorrere per andare in centro storico.
Pochi passi, un gioco di luci e ombre, la bellezza silenziosa delle antiche vie di Genova.
E qui, a volte, il sole avanza senza timore e così rischiara ogni cosa restituendo uno spettacolo mirabile nel quale i colori diventano una magia incantevole.

È un gioco evanescente di linee perfette, in queste strade che ricordano antiche storie di acqua.

E all’incrocio delle vie il cielo è smagliante, brillante e così vivace.

Giungiamo quindi in Salita Acquidotto e così la osserviamo mentre si fa sempre più stretta, in direzione dell’archivolto.

E mi fermo prima di oltrepassarlo, lasciandomi ancora incantare dalla striscia di azzurro.

Così chiaro, luminoso in un contrasto di tinte calde.

E ancora, nella direzione opposta, si procede verso l’altro tratto di Salita alla Spianata di Castelletto e si cammina verso il sole che vittorioso tutto illumina.
E spira un’arietta leggera e sventola la bandiera della pace e così si aggiunge colore a colore.

Sono gli incanti invernali di Genova.
E poi alzando gli occhi verso questa porzione di cielo, a secondo di come la osservi, ritrovi una diversa geometria e una magia sempre nuova.
Sopra di te, in Salita Acquidotto.

Un pietra d’inciampo per Bruno De Benedetti

Oggi è il 27 Gennaio e in questo giorno si celebra la Giornata della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto, persone vittime dell’odio cieco che ha percorso anni terribili della nostra storia.
A loro sono dedicate le pietre d’inciampo, targhe in ottone che “raccontano” queste vicende dolorose e tragiche.
Ogni pietra d’inciampo viene posizionata in un luogo significativo per la persona alla quale si riferisce come ad esempio la dimora o il posto nel quale questa persona venne tratta in arresto e portata via ai suoi affetti.
Ho già avuto modo di scriverne in passato, qui e qui trovate i miei post dedicati alle pietre d’inciampo di Genova.
Di recente è stata collocata una nuova pietra d’inciampo, è l’undicesima: vi si legge il nome del Dottor Bruno De Benedetti, di professione pediatra.

Il tempo scorre, ci sono ancora tra di noi alcuni sopravvissuti che scamparono a quella furia: raccontano le loro storie, possiamo ancora sentire dalle loro voci ciò che videro e la tragedia immane che essi vissero.
Alle nuove generazioni è lasciato il compito di preservare queste memorie e conservare il ricordo di quanto accaduto perché non avvenga mai più.
Il Dottor De Benedetti era un giovane poco più che trentenne e la pietra d’inciampo in sua memoria è posta davanti al civico 1 di Via Mameli dove era sita la sua abitazione e dove i suoi cari attendevano il suo ritorno.
Oggi si legge là il suo nome, per non dimenticare.

Mimose, neve e azzurro

Nel cuore del rigido inverno i colori vivaci spiccano maggiormente ed è così incantevole la mimosa che lieve dondola al vento nel cielo di Genova.

È la bella pianta che cresce davanti al Convento delle Suore Carmelitane Scalze in Via Domenico Chiodo.

Mentre la neve imbianca le alture che circondano Genova.

E qui, in Via Domenico Chiodo, lo sguardo trova il mare, il cielo e le case mentre la luce abbacinante sfiora il profilo della città.

E ancora la mimosa, con la sua caparbia impazienza di vivere, si protende verso il cielo.

E l’ulivo saggio protegge e incornicia l’orizzonte.

Mentre resto là ad ammirare la magnifica mimosa, così radiosa e vibrante.

E il panorama del porto, le navi e la Lanterna.

Oltre, camminando ancora, ecco ancora un’altra effimera mimosa sbocciata in questi giorni d’inverno e sullo sfondo l’azzurro intenso spazzato dal vento potente.

E nuvole e neve, in lontananza.

E alberi spogli, la linea del mare che incontra il cielo.

Sono i colori del tempo di gennaio e così li ho veduti passeggiando in Via Domenico Chiodo.


Un gabbiano si librava alto, oltre il campanile di San Paolo, l’aria era pungente e fresca e tutto pareva semplicemente perfetto.

 

Le foglie sulla creuza

E queste sono le foglie sulla creuza, le ultime foglie lasciate dall’autunno sul tratto finale di Salita San Nicolò.

Sono foglie cadute, rosse, calpestate, accartocciate, madide di pioggia.

Sono foglie tenaci, sospese sul muraglione.

Sono foglie dalle sfumature intense, dal verde scuro all’arancio.
Questo è il saluto dell’autunno che con grazia si è così ritirato lasciando il posto al gelido inverno.

Fremono le foglie, dondolano smosse dal vento.

E quiete si posano sui gradini.

Ancora, caparbie, restano saldamente ancorate al muro, nell’ultimo tratto di questa salita che conduce al Santuario della Madonnetta.

Sono eleganti, lucide di acqua piovana, festose e colorate, disposte ad arte in perfetta armonia tra di loro.

E restano, a terra, vicine, ultimo dono di una stagione svanita.

Santuario della Madonnetta: la Cappella dell’Aspettazione

Ha un luogo a Lei dedicato, nel nostro Santuario della Madonnetta: questo è il viso dolce di Maria in attesa del parto, l’opera è attribuita a Bartolomeo Guidobono, artista vissuto tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700.

La figura di Lei è eterea e regale, avvolta nel sontuoso manto azzurro, una sorta di visione mistica e amorosa.

Questa è una delle opere che potete ammirare nel Santuario genovese che domina la città, un luogo di antica devozione e celebre in particolare per il suo caratteristico presepe.
Una chiesa magnificente, ricca di raffinate decorazioni e di opere d’arte da ammirare.

E qui, nella Cappella dell’Aspettazione, è custodito il dipinto nel quale è ritratta la Madonna nel tempo che precede la nascita di Gesù.

Gli angioletti nel petto, la corona lucente di oro, la postura accogliente e gentile, un senso di magnifica lievità.

E ai piedi di Lei e tutto attorno altri piccoli angeli sbarazzini, in una rappresentazione che suscita un senso di pace e di armonia.

Nella bella chiesa tanto cara ai genovesi.

In questa quiete, l’oro luccicante così incornicia la grazia di Maria nella Cappella dell’Aspettazione.

Chiesa di Padre Santo: il Presepe dei Frati Cappuccini

Questo è un presepe suggestivo, antico e molto amato dai genovesi: è il Presepe della Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo sita nella bella Piazza dei Cappuccini.
Il presepe dei Frati Cappuccini è composto da diverse statue settecentesche di magnifica fattura, alcune sono riconducibili al Maragliano e alla scuola genovese.
E si compie, di nuovo e ancora, la gioia della Natività.

E tutti si recano al cospetto di Lui, Gesù è nato.

E c’è il ricco e c’è l’uomo semplice, perché Gesù è venuto per tutti noi.

La luce brilla in lontananza, là dove è caduta la neve.

Qualcuno porta con sé i propri animali.

E sguardi amorevoli e bisognosi sembrano trovare nuova fiducia.

Le ceste sono ricolme, i cuori battono all’unisono.

In un’ambientazione raccolta, intima e di grande suggestione, il giorno e la notte si susseguono nel presepe dei Frati Cappuccini.

A Lui ci si avvicina devoti e speranzosi, i Magi venuti da lontano recano a Lui in dono l’oro, l’incenso e la mirra.

E gli occhi amorosi cercano soltanto il Figlio di Dio.

Così si giunge al Suo cospetto, con una dolce preghiera.

Mentre la luce rischiara la capanna dove è nato il piccolo Gesù, venuto al mondo per la salvezza del mondo.

Castelletto, mio amato quartiere

Infinite sono le cose amo del mio quartiere, non saprei ripeterle tutte.
In una di queste mattine autunnali scendevo verso il centro e intanto osservavo le case, le finestre, le vie.
E pensavo; quanto cose amo di te, mio adorato quartiere.
Di Castelletto amo le prospettive e le vedute prodigiose, le curve a gomito e il vento che a volte all’improvviso turbina per le strade, amo le passeggiate sotto gli alberi e amo gli spazi a misura d’uomo.
Amo la sua eleganza ottocentesca, amo la luce chiara e la ringhiera di Corso Firenze.

E amo quella ringhiera anche in quei tratti in cui si ricopre di foglie arrossate dal tempo d’autunno.

Di Castelletto poi amo le scale, le salite impervie, le sue creuze e le curve, i tornanti e le discese precipitose, amo le vedute impreviste fra i palazzi antichi.
Amo il suo stile rigoroso e la mancanza di ostentazione che è sempre stata, da quando ho memoria, una delle caratteristiche di questo quartiere.
Amo i colori e i profumi delle stagioni, i glicini sontuosi che adornano le vie e le mimose lucenti, la passiflora che sboccia sul muraglione di Via Piaggio e le novembrine foglie dorate.

Amo semplicemente passeggiare in queste strade che trovo quiete, piacevoli e da sempre a me molto care.
E amo le funicolari e gli ascensori, amo le scenografiche passerelle, le panchine, le zone verdi e i terrazzini sui tetti.

Amo la vena romantica di questi luoghi, sebbene a me siano ben noti e molti familiari finisco sempre per innamorarmene ancora e ancora.

E amo il fatto che, molto spesso, tra i palazzi ritrovo la Lanterna.
Così, nello scorcio tra due case, in una di quelle prospettive magnifiche e sempre sorprendenti.

E amo avere a pochi passi da casa il punto panoramico più straordinario che si possa immaginare sui tetti e sulla città vecchia, sulle ardesie e sui palazzi fastosi della Superba.
Guardare Genova da Spianata Castelletto rimane uno dei più sinceri atti d’amore per la mia città che così si svela in tutto il suo splendore.
E queste sono davvero solo alcune delle cose che amo di Castelletto, mio adorato quartiere.

Autunno genovese

Questo nostro autunno genovese è stato fino ad ora gentile e generoso e ci ha regalato giornate terse e limpide.
Ora, sul finire di novembre, inizia a volte a spirare più potente il vento che fa vibrare le foglie rosse.

E io amo, in queste giornate così belle, scendere giù da Via Piaggio e trovare i colori di questa stagione.

E cadono le foglie, si posano leggere al suolo e creano un disegno perfetto.

È una magia di lievità accartocciate.

E un fremito di oro contro l’azzurro.

Devi solo attendere e l’autunno, prima o poi, cade ai tuoi piedi.

E poi ancora, giù per Rampa Silvio Fellner, non so dirvi quante volte nella vita io abbia percorso questa bella mattonata.
L’ho fatta di corsa per non arrivare in ritardo a scuola o con il passo più leggero per andare agli appuntamenti con le mie amiche,  gradino, dopo gradino.

E in questa stagione mi fermo sempre a un certo punto della ringhiera e resto a guardare le foglie con le loro sfumature.

Questo autunno genovese ha portato sul mio terrazzo, intorno alla metà di novembre, un’elegantissima ospite che è andata a posarsi sulla veronica.

Questo autunno genovese ha fatto poi sbocciare certi fiori di un colore celeste perfetto, così si avvinghiano alla ringhiera di Corso Firenze.

E ancora, in questo autunno genovese, arrivo in centro passando da una mattonata all’altra.
Con le mie pause e le mie lentezze, guardando tra un palazzo e l’altro, cercando scorci, tetti e panni stesi.
E arrivando là, passo dopo passo.

Ti lascia un po’ sognare il nostro autunno, ti dona i suoi colori e si offre così allo sguardo, stagione delle foglie che arrossiscono così davanti alle finestre e sulle creuze di Genova.