Quando il vento di Genova ti accompagna

A Genova, quando tira vento, hai un compagno bizzoso con il quale camminare, passo dopo passo nel turbine dell’aria che lucida il cielo e rende la città ancora più splendente.
E a volte io faccio così, lascio i mezzi di trasporto a periodi di maggior pigrizia e cammino insieme al vento, giù per le creuze del Carmine.

Quelli che amano i caruggi sanno che passando da un vicoletto all’altro si arriva lontano molto rapidamente, se ne sorprenderebbero quelli che invece amano solo le vie larghe e trafficate, non sanno cosa si perdono.
Io seguo il vento e vado a cercare i miei ritagli di cielo.

E poi, sempre, finisce che mi infilo in Canneto il Lungo.

E così fa il sole, tracciando a terra una linea perfetta.

Seguendo quel vento che è fratello del celeste cielo.

Poi magari a volte ho anche fretta ma non rinuncio mai a sbirciare nelle botteghe dei caruggi.

E in certi posti mi fermo sempre, in Canneto c’è una delle più incantevoli prospettive genovesi.

E il vento fa fremere quel bucato steso in Piazza delle Erbe.

E mentre percorro la salita che porta a Sarzano mi volto sempre indietro a cercare la bandiera di Genova in quel cielo limpido.

Quando cammino insieme al vento finisce sempre che vado anche nei posti dove non dovrei andare, in realtà vado proprio a salutare questi caruggi e mi piace ritrovarli sempre così, semplici e veri.

A volte poi chiacchiero anche con le persone che non conosco, finisce persino che mi capita di scoprire dei lettori sconosciuti di questo blog e questa davvero è una cosa bellissima.

Poi continuo a seguire il vento, poi vorrei scendere giù, andare in Campo Pisano, risalire, ritornare ancora e guardarmi indietro.
E so che lo farò di nuovo, ancora.
E anche questa davvero è una cosa bellissima.

La luce che si posa

In questa primavera capricciosa le nuvole hanno spesso la meglio, in questa primavera mutevole cerco la luce che si posa sulle case e sulle ardesie.
E a volte disegna soltanto i contorni, li copre di meravigliosa bellezza, per me.

E mi piace così, quando attraversa certi caruggi e si ferma, accarezzando un muro antico.

E quando fende gloriosa certe vicoli stretti.
E c’è una Madonnina, un antico portale, un signore di passaggio.

In un solo istante.

In quei caruggi dove la luce si insinua con dolce prepotenza e sfiora le pietre, non si attarda e sfugge via.

In quei luoghi dove a volte trovi fiori in boccio, una delicatezza di rosa inattesa ed io penso sempre che sarebbe bello incontrarla più spesso.

Sfumature di primavera, nel cuore della città vecchia.

E sole, sole, sole lucente che si posa sui terrazzini, sui tetti e sulle cupole delle chiese.

Poi giù, verso Canneto.
Uno stemma antico, memoria di vicende lontane e di famiglie dalla lunga storia.

E sole, sole che segna la via.
E si cammina in direzione ostinata e contraria, per dirla alla maniera di Fabrizio.

E verde brillante, muri vissuti, vetri che riflettono magie.
Dura per breve tempo, a volte.
Ed è una delle magie più incantevoli della mia Genova.

Ritorno a Genova

Ritorno a Genova.
E i miei occhi cercano te, fratello mare.
E davvero, quanto tempo.
E tu generoso e immenso e infinito mare.
Tu.
Ho aperto la finestra e ti ho visto, turchese e celeste e laggiù l’orizzonte chiaro e inondato di luce.
Genova, dal mio terrazzo.

Genova (2)

E poi quella dolcezza languida e sfumata di rosa, con i colori che si mescolano e si confondono mentre si accendono le luci del porto e luccicano nel tramonto.
Genova, verso sera.

Genova

E poi lo so, tornerò in certi caruggi tante volte percorsi, nelle piazzette e giù per le creuze e ci sarà sempre qualcosa di nuovo a sorprendermi.
Come quel mattino, lo ricordo ancora bene.
Là, in Vico Indoratori.
Una saracinesca tirata giù e guarda, guarda sul gradino.
– Aspetta un attimo, faccio una foto.
Cose di ieri o di oggi, lo so già, c’è sempre qualcosa che sa stupirmi.
Qui, a Genova.

Vico Indoratori

In bianco e nero

In bianco e nero.
Le città e le sue chiese.
E le sue luci, in bianco e nero.

San Lorenzo (2)

La città e i suoi guardiani, alcuni sembrano piccoli e indifesi, eppure resistono allo scorrere del tempo.

Piazza delle Erbe

Il mondo in bianco e nero è forse più misterioso, ha il fascino di questi luoghi antichi, il passato pare anche più lontano.

Piazza delle Erbe (2)

Alza gli occhi, ovunque andrai incontrerai uno sguardo, a volte espressione di potenza e di grandezza.

Via XX Settembre

In queste strade ampie e spaziose, anche queste sono le mie strade.
E forse a leggere queste pagine si potrebbe pensare che a Genova ci siano solo creuze, piazzette e caruggi.
E invece no, non è così.

Via XX Settembre (2)

E anche qui troverai qualcuno che segue il tuo cammino.
Quanti sono gli sguardi che si posano su di noi?

Via XX Settembre (3)

La città in bianco e nero, la piazza inondata di luce.

Piazza De Ferrari

E scorci sulle case antiche e alte.

Via di Porta Soprana

 Cammino nella storia della città.

Palazzo Ducale

E incontro ancora altri guardiani silenziosi.

Chiesa del Gesù

La città in bianco e nero, l’azzurro del cielo che puoi solo raccontare.
E dire che sì, era terso, limpido e chiaro.

San Lorenzo (3)

E certe prospettive che ti regala solo la città vecchia.

San Lorenzo da Vico del Filo

Finestre, persiane e vetri.

Via San Lorenzo

E i nomi suggestivi, sempre.

Vico del Filo

E Colei che sempre veglia sul cammino degli abitanti di questa città, Colei che ne è Regina e che troverete in tanti caruggi.

Vico del Filo (2)

E qui vi imbatterete nelle storie più strane.
E a volte sono storie di tovaglie e patrioti, cose che non si penserebbe mai di vedere.

Piazza Caricamento

Storie di grandi armatori che guardano verso il mare di Genova.

Monumento a Rubattino

Di chiavi nei muri, di archi, di portici affollati di gente, di tutte le lingue del mondo che puoi udire in queste strade.

Piazza Caricamento (2)

E di piccolo putti dalle guance paffute.

Palazzo San Giorgio

E di angeli gentili e pieni di grazia.

Palazzo San Giorgio (2)

Di luce che danza sulle facciate.

Palazzo San Giorgio (3)

Ancora di archetti e di raggi di sole che tracciano al suolo linee perfette.
E tu sei lì, in quell’esatto istante e quando accade non vorresti davvero essere in nessun altro luogo.

Piazza de Marini da Caricamento

Di armonia di gesti e di misticismo.

Edicola - Via San Pietro della Porta

Di architetture che sorprendono.

Via dei Conservatori del mare

E l’istante.
Quell’istante perfetto.
E davvero non sai come sia possibile capitare lì proprio in quel momento.
Ancora me ne stupisco, i raggi di sole sono sempre imprevisti e imprevedibili in questi caruggi.

Via Conservatori del mare

Eppure accade.
Qui, nella città vecchia.
Cade la luce sull’abito umile.
Cade la luce su quelle mani giunte.
L’ombra misteriosa protegge il viso e quello sguardo benevolo che veglia sul nostro cammino.

Edicola

Vico Indoratori, i segreti della Casa dei Camilla

Andar per caruggi, a guardar bene è proprio una camminata nella storia.
E oggi vi porto laggiù, in Vico Indoratori.

Vico degli Indoratori

In questa strada nacque Santa Caterina Fieschi, benefattrice tanto amata in questa città, di lei vi parlai in questo articolo.
E tante altre sono le storie da narrare su questo caruggio, qui un tempo dimorava una nobile famiglia, se imboccate Vico Indoratori da Scurreria, arriverete in quella che un tempo era nota come Contrada dei Camilla.

Vico Indoratori

E prima di giungere sotto a questa antica dimora alzate lo sguardo verso l’edicola vuota, liberata di recente dai ponteggi che la nascondevano.
Due angioletti la custodiscono, a guardarla mi viene da dire che noi non abbiamo saputo fare altrettanto.
L’edicola ospitava la Madonna delle Grazie con il suo Bambino tra le braccia, la statua è ormai scomparsa, sorte comune a molte altre immagini sacre che nei secoli scorsi vegliavano sui passanti.
Ora molte delle statue sono andate perdute, quelle che si sono salvate sono esposte al Museo di Sant’Agostino.

Vico Indoratori - Edicola

E poco distante, sul lato opposto della strada, c’è la casa dei Camilla.

Casa dei Camilla

La distinguerete perché sul muro è affissa una targa marmorea che ricorda la sua antica storia, abitazione medievale dei primi del XIII Secolo.

Casa dei Camilla (2)

E a questo punto sorgerà spontanea una domanda: chi erano i rappresentanti di questa famiglia dei quali forse si conserva poca memoria?
Narrano le cronache che due di loro, Nuvelone ed Angelo, furono tra i nobili che si prodigarono per concludere la pace con Pisa nel 1188.
E poi tra i membri dei Camilla si annoverano diversi consoli, si vede che erano veramente eminenti cittadini!
E tra gli altri vi fu anche un certo Simone Camilla, state un po’ a sentire cosa accadde.
Si era agli inizi del 1200 e i Camilla erano tanto potenti quanto invidiati, spesso nel mirino dei loro rivali.
E insomma, dovevano stare sempre attenti a non mettersi in pericolo, a quanto narrano certi storici a volte non potevano neppure uscire di casa per andare a Messa!
E fu così che Simone, a onore e lustro della famiglia, pensò bene di far costruire sui suoi possedimenti una chiesa gentilizia che dava su Campetto.
Era la chiesa di San Paolo Vecchio, alla quale si accedeva da Vico Carlone, che corre parallelamente a Vico Indoratori, dove appunto era la casa di Simone.
Insomma, su questa piccola chiesa si leggono meraviglie, era tutta stucchi e marmi, nella volta si potevano ammirare pregiati affreschi.
Nei secoli la chiesa passò poi ai Barnabiti che l’arricchirono di una bella biblioteca.
E il tempo trascorse, la piccola chiesa ai primi dell’Ottocento subì una trasformazione e divenne un teatro.
A poca distanza da quella casa, la casa dei Camilla.

Casa dei Camilla (4)

E poi ci sono vicende che non sono narrate sui libri.
E sono le storie di vita quotidiana, i piccoli dolori, le speranze, i batticuori e le delusioni.
La vita di tutti, in qualunque secolo, le storie che mi piace immaginare.
Una giovane ancella, dai lunghi capelli color del rame.
Lei si affaccia alla finestra, nel suo sguardo si legge l’impazienza dell’attesa.
E scruta lontano, d’un tratto distingue una figura che sale lungo Vico Indoratori e allora il suo volto prima così pensieroso viene rischiarato da un gioioso sorriso.
Sarà esistita una creatura così?
Se mai c’è stata, quel che accadde dopo fa parte della sua storia segreta che noi non possiamo conoscere.

Casa dei Camilla (3)

Però possiamo immaginare, se ne siamo capaci possiamo vedere ciò che forse è realmente accaduto in luoghi come questo.
In Vico Indoratori, su per quelle scale che un giorno mi piacerebbe salire.
Oltre quelle mura che hanno protetto e ospitato uomini e donne di altre epoche e che hanno custodito chissà quali segreti.
In Vico Indoratori, nella casa dei Camilla.

Casa dei Camilla (5)

Le cassette delle elemosine e le strade della carità

Quante strade conosce la carità?
E quante mani generose hanno lasciato una moneta tintinnante per donare sollievo al prossimo?
Qui, nella città vecchia, l’altruismo guidava queste persone verso quelle cassette delle elemosine che già vi ho mostrato.
Una si trova in Vico San Pietro della Porta, ve ne ho parlato qui, nell’articolo nel quale vi narro anche del Magistrato di Misericordia.

La cassetta dell'elemosina

E la seconda è in Via della Maddalena e qui trovate il post.

Cassetta dell'elemosina (2)

Ma le strade della carità sono numerose, a volte in ombra e nascoste, a volte sono percorse da molti di noi.
E si cammina, ognuno verso la propria meta, siamo spesso distratti dai nostri pensieri.
E allora oggi voglio mostrarvi qualcosa che forse molti di voi non hanno mai notato.
Vi porto in Via delle Grazie, nella parte bassa si trova una bella edicola.

Via delle Grazie  (2)

Che c’è di strano?
Certo, dall’immagine non potete vedere nulla ma osservando bene nel muro potrete notare il vano che un tempo ospitava la cassetta dell’elemosina.

Via delle Grazie  (3)

E poi ancora, la carità conosceva la via di un piccolo caruggio, alle spalle dell’affollata Via San Lorenzo.
E’ Vico del Gesù, dove di nuovo troviamo un’edicola votiva.

Vico del Gesù

E sotto lo spazio per la cassetta.

Vico del Gesù (2)

Un’immagine sacra della Madonna o di un santo.
Era così che i più ricchi donavano ai più poveri, lasciando le elemosine in quelle cassette.
Così era in Vico Cinque Lampadi.
E qui le cassette erano due, una accanto all’altra.
Ecco dov’era la prima.

Vico Cinque Lampadi

E vicino c’era la seconda.

Vico Cinque Lampadi (2)

E poi le vie della carità portano altrove, in Piazza di Santa Maria degli Angeli.
C’è un’edicola, ormai vuota, un tempo qui venivano i devoti genovesi di questi caruggi.
Ora c’è un cantiere, certo questo angolo non è in buone condizioni.

Piazza Santa Maria degli Angeli

E c’era qui una piccola cassettina, sotto c’è una piccola lapide sulla quale si leggono le parole: ELEMOSINA NRA SIGNORA.

Piazza Santa Maria degli Angeli (2)

E ancora, la via della carità conduce in un altro luogo, in Vico Indoratori.
All’angolo della casa Natale di Santa Caterina da Genova, questo palazzo che ospitò una donna buona e dedita agli altri.
E anche qui troviamo un’edicola.

Vico Indoratori 3

E sì, il vano che ospitava la cassetta bisogna proprio cercarlo, è nascosto dietro il palo che regge un segnale stradale.
Eppure c’è, un tempo cadevano qui monete destinate ai meno fortunati.
L’immagine che segue è l’ultima  di questo articolo ma la mia ricerca di tesori nascosti in quegli antichi caruggi ancora non è terminata e ancora mi porterà laggiù, sulle strade della carità.

Vico Indoratori

Palazzo Lercari Spinola, sognando nelle stanze del Doge

Oggi vi porto con me, in una dimora che potrebbe farvi sognare.
Non si osserva mai con la dovuta attenzione, eppure al di là di certe mura, nella città vecchia, si nascondono tesori di rara bellezza.

Al civico 7 di Via Orefici apre le porte alla cittadinanza ed ai visitatori Palazzo Lercari Spinola, un edificio annoverato tra i Rolli, attualmente oggetto di restauro da parte della società che metterà in vendita le unità immobiliari presenti nell’edificio ad uso uffici e abitazione.
E’ un evento eccezionale, che dura solo dal 6 al 14 Ottobre, per cui non perdete questa possibilità di varcare il portone di Palazzo Lercari Spinola.


Oh, ci sono dei forzuti telamoni a reggere il portone!
Quello a sinistra è niente meno che Ercole che stringe a sé la pelle del leone Nemeo.

E poi, guardate in in su, verso la finestra.
C’è già un mondo di meraviglie al di là di quei vetri, c’è un soffitto da sogno.

E poi si sale, si sale lo scalone di questo antico palazzo.

E ogni dettaglio vi ricorda che questa è una dimora di grande pregio.

Chi ha salito questi gradini? Quale gran dama li ha calpestati reggendosi alla balaustra?

Oh, sapete, bisogna andare a tempi lontani, come sempre!
A tempi nei quali i genovesi affrontavano indomiti i mari con le loro imbarcazioni.
E che trionfi!

Benvenuti cari amici, nella modesta dimora Gio Batta Lercari, Doge della Serenissima Repubblica di Genova tra il 1563 e il 1565.
Oh, un genovese di una certa tempra, non c’è che dire!
Pensate, quand’era molto giovane, presenziò all’incoronazione di Carlo V, che avvenne a Bologna nel 1530.
E insomma, Gio Batta finì con mettere le mani addosso ad un inviato di Siena, per una banale questione di precedenza nel corteo imperiale!
Botte da orbi, l’imperatore ordinò persino che Gio Batta fosse allontanato ma lui non ne volle sapere, andò a finire che si mise di mezzo persino il Papa per riportare la situazione alla calma.
Ecco, questa è la casa di Gio Batta Lercari, amici lettori.

E date retta a me, muovetevi con cautela in casa del Doge!
Come vedete è un tipo che ha un certo carattere, non vorrei che vi trovaste in un parapiglia!
E sì, c’è molto da raccontare su di lui, ebbe una vita avventurosa e ricca di molte vicende, un giorno ve le narrerò, ma oggi restiamo qui, nella sua casa.
Fortunato chi visse in questo palazzo e chi ci verrà, e potrà spalancare le finestre sulla bellezza di Genova.

E alzare lo sguardo verso quei soffitti!

Ogni prezioso dettaglio, restituito alla sua antica bellezza.

Storie di miti e di eroi, mi lasciate sognare?
Mi lasciate immaginare di indossare un lungo abito di frusciante seta intarsiato di broccati  e di portare al collo gioielli di perle e di pietre preziose? Sì,  lasciatemi fantasticare di essere in un mondo che è stato e non è più, ma che ancora esiste in questi saloni e in queste stanze.

E lasciatemi guardare fuori dalle finestre, lasciatemi ammirare la Genova che non si vede camminando nei caruggi.
La città verticale, che si inerpica verso il cielo, verso il quale protende le sue bellezze, quelle che noi da laggiù non possiamo scorgere.
Lo splendore di un palazzo in Vico Indoratori.

Un archetto, nascosto dai ponteggi.

E la meraviglia di Via Orefici. E come sempre mi vengono in mente coloro che dicono: io non vado mai nei caruggi, non mi piacciono.

Fortunato chi verrà a vivere e a lavorare qui!
Un ufficio in queste stanze, se ci lavorassi io passerei tutto il tempo alla finestra, mi tocca dirlo!

Ah sì! E non avrei bisogno proprio di null‘altro!
Mi basta lo sguardo, mi basta la vista di ciò che ci hanno lasciato i nostri predecessori.


Camminare qui, tra queste mura,  in stanze di oro e di luce.

Ognuna è un‘opera d‘arte.

E poi sapete, se abitassi a casa del Doge, in certe giornate di pioggia e di vento, avrei sempre un cielo azzurro che mi sovrasta.
Un sereno celeste che rincuora, e ori e stucchi e angioletti paffuti che proteggono i miei pensieri.

Quanto è importante essere circondati dalla bellezza?
E vivere in una dimensione che riappacifica l’animo, in un ambiente che dona, a chi lo osserva, quiete e tranquillità?

E poi ancora, altre finestre.

Perdonatemi, non riesco a escludere nessuna immagine.
Ho avuto un dono, quello di sapere amare ciò che sento mio, questa è la mia città.
Questi sono i suoi palazzi.

Queste le sue prospettive.

E qualsiasi cosa io veda la porto con me.

Questo ciò che si ammira affacciandosi da Palazzo Lercari Spinola.

Questa è la visione che ognuno vorrebbe vedere sopra di sé.

E’ in questa dimora, dove si trovano preziosi pavimenti antichi.

E se avete dei peccati da confessare, c’è anche un Pregadio, dove rivolgersi a chi ci può comprendere.

A casa del Doge, dove da un soffitto spunta un piccolo putto al quale sarebbe bello narrare i propri sogni!

Stanze di bianco e di stucchi.

Di merletti e decorazioni.

Di dettagli che vi colpiranno in tutto la loro bellezza.

Ringrazio chi ha restituito alla mia città questa meraviglia e mi ha permesso di mostrarla su queste pagine a chi non ha possibilità di visitarla.
C’è tempo fino al 14 Ottobre, ancora qualche giorno.
E questo per Genova è un periodo di grande folla, alla Fiera del Mare si svolge il Salone Nautico, che attira sempre molti turisti.
Venite anche qui, a vedere la dimora del Doge, in Via Orefici.

E ai genovesi rivolgo lo stesso invito, cambiate i vostri programmi e trovate il tempo di venire ammirare gli stucchi e i soffitti, trovate il modo di affacciarvi da quelle finestre che si aprono sulla città che vi appartiene.

Venite qui ed alzate lo sguardo, verso quel cielo tenue e celeste, come sanno essere solo i cieli di Genova.