Non è semplice scrivere di Via di Ravecca, strada amatissima dalle tante anime, non so quante volte mi sono riproposta di portarvi là, in una delle vie più suggestive della città vecchia.
Strada antica e dalla lunga storia, scrive Francesco Podestà che di essa si hanno notizie già intorno al 1100.
Secondo Belgrano Via di Ravecca deriva il suo nome da Rua o Ruga Vecchia che significa appunto strada vecchia, altri studiosi diedero interpretazioni differenti.
Superata Porta Soprana eccola a voi, così inizia Via di Ravecca con le sue antiche bellezze.
Per me è luogo di stupori, da ragazzina amavo molto gironzolare in questi vicoli: scoprire una strada che non hai mai veduto è un’autentica sensazione di meraviglia, una sorpresa che può levarti il fiato.
Correvo su e giù per le traverse, con lo zainetto sulle spalle.
E poi.
E poi bisogna alzare gli occhi per vedere una piccola Madonna a guardia di un portone.
E poi, poi non ho mai smesso di tornarci, Via di Ravecca in certe mattine è un incanto di vento, luce e colore.
Anima di un antico sestiere, un toponimo che ricorda la fierezza dei genovesi.
E sole, ombre, finestre e chiaroscuri.
E i miei dubbi, io non so spiegarvela Via di Ravecca.
Dovreste venire qui, in certe giornate, quando il sole vira sui vetri.
E magari anche voi vi perderete a seguire quella danza nel cielo.
E tuttavia non distraetevi, in Via di Ravecca c’è ancora traccia degli antichi “cannoni” dai quali sgorgava un tempo l’acqua.
E poi, là, sopra di voi.
Nella zona di Via di Ravecca ci sono diversi negozietti di vario genere, ci sono anche diversi posti dove mangiare, qui trovate anche una delle celebri sciamadde che vende specialità genovesi.
E poi.
In verità vengo spesso qui a guardare i panni stesi.
E le tovaglie, le magliette colorate e le candide federe.
In questi caruggi sempre presidiati dai Santi: all’angolo con Vico Gattilusio spicca la bella edicola che ospita San Giovanni Battista.
E poi persiane aperte, riflessi, uno sventolio di rosa contro il celeste cielo.
E l’aria del mare che abita in questi caruggi dalla storia lontana.
E il sole che filtra, un raggio che cade e sfiora i muri antichi.
E davvero, non so raccontarvela Via di Ravecca.
D’un tratto vedrete una Madonnina, Lei posa il suo sguardo gentile sul popolo di Ravecca.
E sono trascorsi i secoli, centinaia di anni.
Di qui sono passati nobili e popolane, giocatori di dadi, mercanti e cavalieri.
E monache devote, fanciulle costrette a matrimoni di convenienza e donne affaticate con le ceste dei panni sulla testa, in Salita di Coccagna c’è ancora l’antico lavatoio.
Non distante da qui c’era un tempo il carcere di Sant’Andrea.
E i pianti, le disperazioni, le solitudini.
E le speranze, quelle come le racconti?
C’è una parte di vita che non puoi narrare ma puoi immaginarla, tra diverse sfumature di rosa, di rosso e di pesca.
E poi si segue la luce in questa via dalle case alte e dalle imprendibili prospettive.
In Ravecca c’è anche un forno celeberrimo del quale ho già avuto modo di parlarvi in questo post: la focaccia di Patrone è davvero sublime.
E poi, non posso scordare di dirvi che quando salite da certe strade che si immettono su questa strada è così che vedrete Via di Ravecca, in lontananza.
Salite e discese della città vecchia.
E quadri di caruggi, a volte.
No, non credo che si possa venire a Genova senza vedere Via di Ravecca.
Magari in una giornata tersa, quando la luce brillante la attraversa.
E allora ci si ferma e lo sguardo trova l’ocra, il rosso, l’azzurro e il solito filo di panni stesi.
E no, io non so raccontarvela Via di Ravecca.
Dove trovare le parole per questa magia perfetta di colori e geometrie di luce?
E non vorrei che vi scordaste di alzare ancora gli occhi, quando vi trovate a certi incroci.
Semplice e vera, come la bellezza autentica.
Ha la sua anima, ha la sua voce.
Ha il suo tempo, segue il lento virare dei raggi del sole che la accarezzano.
Come negli anni che non abbiamo veduto, come nelle epoche che non abbiamo vissuto.
Così è Via di Ravecca, splendente nei suoi colori, nella luce di Genova.