Il busto della Duchessa di Galliera

Molti luoghi in questa città parlano di lei, Maria Brignole Sale fu una nobildonna genovese alla quale dovremmo essere grati per la sua prodiga generosità.
Lei e il suo consorte, Raffaele Luigi De Ferrari Duca di Galliera, si distinsero per la munificenza verso questa città: la generosità del Duca di Galliera permise l’ampliamento del Porto di Genova.
Maria Brignole Sale fondò poi anche l’Ospedale San Raffalele di Coronata, il San Filippo di San Bartolomeo degli Armeni e l’Ospedale di Sant’Andrea, il nostro attuale Galliera.
La Duchessa di Galliera, inoltre, donò alla città i suoi palazzi con i loro ricchi arredi, i dipinti e le preziose opere d’arte che oggi sono il fiore all’occhiello di Genova e sono parte dei Musei di Strada Nuova.
Nell’atrio in uno di questi edifici di Via Garibaldi, il nostro Palazzo Rosso che ora è appunto sede museale, trovate il busto di lei: Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera.

A scolpirlo, con il consueto mirabile talento, l’artista Vittorio Lavezzari, autore di diversi pregevoli monumenti siti sotto i porticati del Cimitero Monumentale di Staglieno.
Ed ecco la grazia della mano di lei, le sue dita sottili, il bracciale al polso.

E gli orecchini pendenti, le perle che le cadono sul petto, lo sguardo che sa vedere lontano.

Così la ritrasse il bravo scultore, lasciando a noi il volto di lei in quella Strada Nuova che era uno dei suoi luoghi, in quell’edificio che fu dimora della Duchessa.
Colpisce la candida leggiadria dei pizzi e dei merletti scolpiti nel marmo.

E spicca la bellezza armoniosa delle sue mani, la raffinatezza dei suoi gioielli che sono il suo ornamento e quel foglio che tiene tra le dita: non so dirvi cosa rappresenti quella carta ma a me piace pensare che possa essere il munifico testamento scritto dalla Duchessa in favore della sua città.

Così si svela, nella sua dolcezza, in un luogo a lei caro, la nostra Marinetta Brignole Sale Duchessa di Galliera, generosa benefattrice che sempre dovremmo ricordare.

Luglio e agosto con gli occhi di Jan Wildens

Troverete il calore dell’estate e tutta la sua splendida bellezza in due dipinti di Jan Wildens, pittore fiammingo vissuto tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600.
Le opere sono esposte a Palazzo Rosso e appartennero un tempo a Maria Brignole Sale, la generosa Duchessa di Galliera che donò i suoi beni alla città: tra questi anche le tele che raffigurano i mesi e che sono ora appunto esposte in questo pregiato museo di Genova, ne fa parte anche il dipinto dal titolo Gennaio –  i pattinatori sul ghiaccio al quale ho dedicato questo post.
E così, in una stagione qualunque, Jan Wildens sa trasportarvi in questo mondo agreste e pacifico, dai colori caldi e densi di sole.
Ed ecco Luglio – Il taglio del fieno, l’opera risale al 1614.
La vita ferve accanto a questo fiume, i cavalli trascinano i carri e i contadini operosi trasportano il fieno.

E si coglie una sincronia di movimenti, in questo scenario campestre di autentica dedizione al lavoro: cade la falce sul fieno, una donna si china su un mucchio dorato, ognuno compie il proprio dovere con instancabile alacrità.

E l’erba è lucente e florida, è una campagna ubertosa, fiorente e ricca, questo è lo sfondo di uno straordinario frammento di quotidianità giunto fino a noi grazie al talento di Jan Wildens.

E poi il sole brilla ancora più glorioso, nello splendore di un’estate dai molti profumi: così si presenta il secondo dipinto dal titolo Agosto – La mietitura.
Nella canicola estiva forse il respiro si fa affannoso ma il fieno si piega sotto i gesti sapienti dell’uomo, la terra è fatica, conquista e sudore.

E così ci si concede anche un momento di quiete per ristorarsi, si riposa insieme seduti per terra con una scodella tra le mani e forse con un bicchiere di latte per ritemprarsi dal duro lavoro dei campi.

E tutto è armonia, perfezione, nel ciclo perfetto dei mesi e delle stagioni.
In questo panorama che ha i toni caldi del sole, nel tempo in cui si cerca la frescura, mettendosi seduti ai piedi di un albero protetti dall’ombra gentile dei rami carichi di foglie.
Così è l’estate con gli occhi di Jan Wildens.

Al Duca di Galliera, cittadino insigne

È tornata davanti agli sguardi dei genovesi l’opera magnifica eretta a gloria e memoria di Raffaele Luigi De Ferrari, Duca di Galliera e Principe di Lucedio, illustre genovese e benefattore della sua città.
Il monumento bronzeo è frutto del talento di Giulio Monteverde e venne posto nella zona antistante la Stazione Marittima il 12 Aprile 1896, qui trovate un mio articolo ad esso dedicato con le due differenti collocazioni che l’opera ebbe nel passato.

Dopo un accurato restauro ecco di nuovo risplendere il capolavoro di Monteverde ora posizionato in fondo a Via Corsica nel quartiere di Carignano, ancora di fronte al mare.

Monumento al Duca di Galliera (1a)

Il gruppo scultoreo è composto da tre figure mirabili per grazia ed armonia.
Benevolo e gentile è lo sguardo di lei: la Munificenza, dote che contraddistinse la figura di Raffaele De Ferrari per tutto il corso della sua vita.

Monumento al Duca di Galliera (2)

E accanto tiene il suo genio alato che le ispira bontà e generosità, costui ha le fattezze di vivace giovinetto dallo sguardo gioioso ed attento.

Monumento al Duca di Galliera (3)

Ai piedi della Munificenza siede pensoso e riflessivo Mercurio, il dio che rappresenta il Commercio, arte nella quale il nostro generoso concittadino eccelse in maniera superba.

Monumento al Duca di Galliera (4)

E sul monumento dedicato a De Ferrari è posto un medaglione con il suo profilo.

Monumento al Duca di Galliera (5)

Al Duca di Galliera, cittadino insigne, così si legge sul basamento che regge la statua: tra i molti meriti di Raffaele De Ferrari c’è anche l’aver donato i 20 milioni necessari all’ampliamento del porto di Genova.

Monumento al Duca di Galliera (6)

Glorioso si staglia il monumento nella sua perfetta armonia.

Monumento al Duca di Galliera (7)

Le tre allegorie condividono questo spazio in una comunione di intenti che aiuta, consola e solleva.

Monumento al Duca di Galliera (8)

Le tre figure sono poi citate nella seconda iscrizione, come la precedente anche questa fu scritta da Anton Giulio Barrili.
Con l’enfasi tipica dell’epoca il patriota e scrittore nomina così il patrio commercio, la vasta munificenza e il genio felice.
Non manca sul basamento lo stemma della città che si onora di essere patria di un così grande personaggio.

Monumento al Duca di Galliera (9)

E chi non sapesse quali siano i meriti del Duca di Galliera e quanto munifico sia egli stato nei confronti della sua città si rechi nella piazza centrale di Genova che ora porta il suo nome e varchi la soglia del palazzo appartenuto a Raffaele Del Ferrari e a sua moglie Maria Brignole Sale, l’edificio è ora sede di una banca.

Palazzo De Ferrari Galliera (1)

E nell’atrio campeggia un marmo sul quale si possono leggere i motivi per cui i genovesi debbano eterna gratitudine ai Duchi di Galliera.

Palazzo De Ferrari Galliera (2)

Per celebrare tanta generosità il talento di Monteverde lasciò alla città questo monumento, egli è anche autore della scultura dedicata a Maria Brignole Sale, moglie di Raffaele, qui potete ammirarne alcuni dettagli.

Monumento al Duca di Galliera (10)

In un giorno dello scorso novembre per un caso fortunato ho potuto assistere alla sistemazione di alcuni pregiati pezzi del monumento al Duca di Galliera, ho visto salire tra cielo e nuvole il caduceo di Mercurio e l’ala del Genio che sono stati poi sistemati nella loro originale collocazione.

Monumento al Duca di Galliera (11)

Monumento al Duca di Galliera (12)

Svetta l’opera grandiosa eretta in onore di un genovese che si distinse per i suoi meriti e per la sua generosità.

Monumento al Duca di Galliera (13)

Per la sua gloria sorride lieto il genio fanciullo capace di ispirare buone opere.

Monumento al Duca di Galliera (14)

E pare quasi avere il respiro della vita la leggiadra Munificenza dai tratti perfetti.

Monumento al Duca di Galliera (15)

E resta, assiso ai piedi di lei, Mercurio, il dio del Commercio, giovane vigoroso e fiero che tiene sul capo il suo elmo alato.

Monumento al Duca di Galliera (16)

Questa è l’opera magnifica che è ritornata sotto il cielo blu della Superba: fu eretta in onore del Duca di Galliera, cittadino insigne di Genova.

Monumento al Duca di Galliera (17)

Nel giardino della Duchessa di Galliera

Oggi vi porto in un sogno e vi porto ancora a Voltri nel giardino della villa di Maria Brignole Sale, nobildonna e benefattrice di questa città, figura molto amata dai genovesi.
L’antica dimora dei Brignole Sale visse nei secoli passati magnifici fasti, la villa ha un antico teatro, scenografiche grotte, viali e un vasto parco.
Qui vennero ospitati nobili e personaggi illustri, tra le varie personalità che furono accolte in questa villa meravigliosa anche la Regina Maria Teresa d’Asburgo e l’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria.

E sotto al sole di maggio ecco compiersi un’incantevole magia.

È accaduto sabato scorso,  tra le rose candide del magnifico giardino all’italiana di Villa Brignole Sale.

Voltri (3)

In questo luogo d’incanto sono stati ricostruiti i medaglioni floreali proprio come li aveva voluti Maria Brignole Sale nel lontano 1880 e per l’inaugurazione è stata così preparata questa grande festa.

Voltri (4)

E allora benvenuti a Voltri, a casa di lei che lasciò le sue ricchezze alla sua città natale.

Voltri (5)

E questo è il viso gentile di Maria, madre amorosa, si tratta del dettaglio di un dipinto esposto a Palazzo Rosso, ora sede di un museo, come i genovesi ben sanno anche questo blasonato edificio appartenne alla famiglia di lei.

Voltri (6)

Nel giardino della Villa di Voltri, oggi parco comunale, un giorno all’improvviso.
Tic, tac, tic, tac.
La macchina del tempo ha il suono dei passi leggeri di dame e gentiluomini che con grazia hanno percorso l’ampio viale.

Voltri (7)

Sono gli appassionati componenti del Gruppo Teatro Danza in costume d’epoca e grazie a loro per mezza giornata abbiamo compiuto un vero viaggio nel passato.
C’era davvero tutto il bel mondo a casa della Duchessa!

Voltri (8)

Con le romantiche eleganze del tempo andato.

Voltri (9)

E devo dire che io non avevo l’abito adatto, mi si perdoni questa mancanza!

Voltri (10)

Tutto attorno un frusciare di gonne, di sete e di pizzi, le dame si riparavano dal sole battente con graziosi ombrellini.

Voltri (11)

E come mi accade per le immagini d’epoca anche in questo caso alcune persone hanno maggiormente attirato la mia attenzione.
Eccoli qui, semplicemente perfetti, sembrano usciti da una fotografia dell’illustre fotografo Giulio Rossi, mi ricordano proprio alcuni ritratto del tempo passato.

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E là, in quel di Voltri, ecco la raggiante Dottoressa Garbero nei panni di Maria Brignole Sale.

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E l’atmosfera di un sogno.

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Mentre si passeggia tra la dolcezza delle rose.

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In una giornata speciale per tutti noi.

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Tra atmosfere romantiche e distanti dalle nostre moderne frenesie.

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Tra contesse e marchesi, c’era davvero tutto il jet set.

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E in una simile circostanza poteva mancare uno spuntino degno delle tavole più regali?
Certo che no, figuriamoci!
C’erano le focaccine dell’Associazione Nazionale Alpini e c’era anche la focaccia sublime di Marinetta, uno storico forno di Voltri.

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C’erano anche certi dolcetti particolari, io però mi sono concentrata sulle delizie salate, una vera bontà!

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E poi via, finalmente si sono aperte le danze.

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Con grazia e con leggerezza.

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Tra le candide rose.

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L’acqua zampillava e nell’aria si diffondevano le note di melodie antiche.

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Nel parco della Duchessa.

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Il tempo, a volte, sa essere lento e dolce.
E si ferma per qualche istante.

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Mentre si gira in tondo, tenendosi per mano.

Voltri (24)

Seguendo il ritmo di musiche del tempo lontano.

Voltri (25)

Non credo che ci possa essere un’iniziativa migliore per valorizzare un posto unico come questo.
Tic, tac, tic, tac.

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A volte basta mettere indietro le lancette dell’orologio per restituire ai luoghi la loro antica grandezza e questo è ciò che è accaduto in un sabato di maggio, a Voltri.

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Ho condiviso questa bella giornata ancora con gli amici di Farmacia Serra e ancora li ringrazio.
Di nuovo, in qualche modo, in un altro secolo.

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A passo di danza tra le rose.

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Nel giardino che un tempo appartenne a Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera.

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Passeggiando per Voltri

Non sempre conosciamo bene tutte le zone delle nostre città, a volte semplicemente perché non abbiamo occasione di visitarle e a volte ci sono luoghi che hanno serbo per noi bellezze e stupori inaspettati.
Vi porto ancora a Voltri, nell’estremo ponente di Genova, un tempo questo era un comune autonomo e in un certo senso si può dire che ancora conservi quella sua identità.

Voltri era celebre nel passato per le sue numerose cartiere alle quali è legato un detto genovese che così recita: tutti gli stracci vanno a Voltri, facendo chiaramente riferimento al materiale usato per produrre la carta.
Di Voltri mi piace la conformazione, quei suoi caruggi dalle case colorate.

Voltri (2)

Sono tinte calde e accese di Liguria.

E scorci tipici di questa terra.

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E poi edicole e devozioni forse di un altro tempo, le trovate ovunque per le strade della vecchia Voltri.

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E poi portoni vetusti, battenti e antiche serrature e luoghi che conservano storie che non possiamo conoscere.

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E qui in Via Chiaramone c’è anche una tripperia, ormai a Genova sono davvero pochi i negozi come questo e uno è orgogliosamente situato in quel di Voltri fin dagli anni ‘50.

Voltri (7)

Passeggiando per queste strade, ancora una volta come in passato, le ho trovate curate e ordinate, chiaramente molto amate dai voltresi che credo vivano con autentico senso di appartenenza questi luoghi.
Queste strade sono ora parte di una grande città ma in un certo senso restano un mondo a parte.

Voltri (8)

Rimane, nei luoghi, la traccia del passato e alcuni toponimi hanno un sapore antico come ad esempio il Vico del Granaio.

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Voltri nel corso degli anni è cresciuta, il progresso ha portato la sua naturale espansione urbanistica ma si conservano antiche chiese strette tra i caruggi e così svetta il campanile della Chiesa di Sant’Ambrogio.

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La chiesa racchiude al suo interno numerose ricchezze come dipinti di Giovanni Andrea De Ferrari, Bernardo Strozzi e Giovanni Andrea Ansaldo.

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E poi, sopra di voi, questa magnificenza.

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E tra le molte bellezze anche la statua lignea della Madonna della Mercede opera di Anton Maria Maragliano.

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Voltri è ricca di stradine, caruggi, luoghi da scoprire.

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E in questo tratto c’è ancora una statua con l’effige della Madre di Dio.

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La storia di Voltri, poi, ha il suo lungo elenco di notabili e di personaggi illustri, di benefattori e di eroi, di alcuni di loro vorrei parlarvi diffusamente e spero di farlo presto.
Qui nacque un valente pittore e una targa è affissa in sua memoria sulla sua casa natale.

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E potrete ammirare l’opera del suo talento non solo nella già citata chiesa di Sant’Ambrogio ma anche nella chiesa dei Santi Niccolò ed Erasmo.

Voltri (16)

Magnifica e gloriosa, racchiude autentici capolavori di celebri artisti come ad esempio Domenico Piola e merita davvero una visita approfondita.

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Qui sotto questi bagliori di luce potrete ammirare anche la Madonna del Rosario scolpita da Domenico Parodi.

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A Voltri sono stata con questo sole splendente che luccicava sul mare e ravvivava le tinte calde.

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E poi ho gironzolato su e giù per i caruggi proprio come piace a me.

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E non si può trascorrere una giornata a Voltri senza fare merenda con la celebre focaccia di Priano, questo nome a Genova è una sorta di leggenda che si lega al profumo della focaccia calda e gustosa che viene sfornata in quel di Voltri.

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Ora dovete sapere che qui parliamo del gotha della focaccia, quella di Priano è completamente diversa da tutte le altre.
È sottile, fragrante e deliziosa e si distingue perché viene cosparsa con farina di polenta, la ricetta speciale della famiglia Priano viene proposta fin dagli anni ‘60 per la gioia di coloro che hanno la fortuna di gustarla.

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E sì, concediamoci una passeggiata davanti al mare blu di Voltri, con questa luce!

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E chi lo desidera può scegliere la focaccia con la cipolla, chiaramente da Priano fanno anche quella!

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Qui i gozzi riposano davanti all’azzurro.

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E a poca distanza, sempre in Via Camozzini, ecco la Farmacia Serra dei miei amici Edoardo e Maddalena Schenardi.

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Con loro ho condiviso questa splendida giornata in quel di Voltri e ancora li ringrazio per avermi fatto scoprire tante bellezze che non conoscevo.

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E andiamo ancora oltre, sempre verso ponente.

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Mentre sulle alture di Voltri sbocciano sui prati i fiori delicati e le nobili rose dell’ Ostaia da ü Santü dove abbiamo pranzato meravigliosamente.

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Nominando Voltri, poi, non si può dimenticare la figura di lei, Maria Brignole Sale Duchessa di Galliera che a Voltri era molto legata, appartenne alla sua famiglia la villa che ora è un parco pubblico, nelle stanze del prestigioso edificio ha sede una scuola.

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E la Duchessa di Galliera mi perdonerà se a lei dedico appena poche righe, del suo giardino all’italiana tornerò a scrivere, oggi questa pagina è dedicata a luoghi che anche lei amava anche se da allora sono molto mutati.

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Io ho camminato in queste strade tra pianticelle, raggi di sole e colori vivaci.

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Dove piccoli mazzolini di fiori vengono posati davanti alle statuine della Madonna.

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Dove il mare sbuca tra le case.

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E poi, ancora più a ponente, a Vesima, c’è un edificio che ospita la Fondazione Renzo Piano che si occupa di curare anche tutta la zona circostante con particolare attenzione per gli arredi urbani.

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E questa, immersa nel verde degli alberi, è la palazzina dove ha sede la Fondazione e sulla collina, non visibile dalla strada, si trova lo studio del celebre architetto.

Voltri (31a)

Un luogo dedicato a coloro che amano questa costa e che la vivono quotidianamente.
Un luogo per i pescatori, i bagnanti, i ciclisti e gli amanti del mare.

Voltri (32)

Luccicano le onde chiare che lambiscono la riva.

Voltri (33)

E qui, davanti a questo mare, termina la mia splendida passeggiata a ponente, alla scoperta delle molte bellezze di Voltri.

Voltri (34)

Il monumento al Duca di Galliera

Verso di lui Genova ha un grande debito: Raffaele Luigi De Ferrari, Duca di Galliera e Principe di Lucedio, si distinse per la sua generosità verso la sua città natale.
Il munifico nobiluomo donò alla Superba i 20 milioni necessari all’ampliamento del porto, la sua altrettanto prodiga consorte Maria Brignole Sale regalò i suoi palazzi e le sue ricchezze alla città.
Raffaele De Ferrari, banchiere e abile uomo d’affari, lasciò le cose del mondo nel 1876 e tempo dopo la sua città volle dedicargli un monumento che venne collocato in Piazza del Principe.
Ed ecco i genovesi a passeggio nei pressi del monumento in un tempo lontano: qualcuno si regge alla ringhiera, un signore se ne sta pigramente seduto sulla panchina.

Sullo sfondo di questa immagine si nota ancora l’antica statua del Gigante opera di Marcello Sparzo demolita nel 1939, era stata realizzata per Giovanni Andrea Doria nel 1586 ed egli ai suoi piedi aveva fatto porre la sepoltura del Gran Roldano, il suo amatissimo cane.
In primo piano si ammira l’armonioso monumento dedicato al Duca di Galliera: opera di Giulio Monteverde il gruppo scultoreo è composto da più figure allegoriche.
Come scrive Resasco, al centro si trova la Munificenza che tiene accanto il suo genio alato, la terza figura rappresenta l’arte eccelsa del Commercio.

Un capolavoro grandioso per una persona eccezionale, un’opera che fu parte del panorama cittadino per diverse generazioni di genovesi.
E forse era una piacevole abitudine andare a sedersì là, su quelle panchine, ecco ancora un’altra cartolina che mostra un frammento di tempi distanti.
Il Gigante non c’è già più, sullo sfondo si staglia la prospettiva del Grand Hotel Miramare.

E veniamo ad altre immagini più belle ed emozionanti per me in quanto provengono dall’album dei ricordi di persone sconosciute che hanno attraversato le strade di questa città.
Lui è un gentiluomo con una bella barba bianca, una giacca di buon taglio e un’elegante bombetta.
Se ne sta in posa, con le mani sui fianchi e dietro di lui svetta quel monumento che ai giorni nostri non possiamo più trovare in quel luogo.
Sulla sinistra si intravede appena il contorno della nicchia che ospitava il Gigante.

E poi trascorsero ancora gli anni e venne un altro tempo ma i genovesi non persero la gradevole usanza di frequentare quei giardini, in questa immagine mi sembra di scorgere anche un marinaio seduto sulla panchina.

Questo dettaglio è parte di una fotografia che ritrae una giovane donna sorridente.
Perdonate la divagazione, trovo splendida la sua pettinatura e le sue scarpe sono ancora alla moda, questa signorina aveva un certo stile.
Eccola in posa nelle vicinanze del monumento dedicato al grande genovese.

L’opera di Giulio Monteverde venne in seguito spostata a breve distanza e poi rimossa sul finire degli anni ‘80 a causa dei lavori per la metropolitana, il monumento dedicato a colui che diede lustro e ricchezza alla sua città è rimasto per molti anni in un magazzino e purtroppo ha subito anche dei vandalismi.
Il pregevole lavoro di Monteverde è tuttavia stato accuratamente restaurato e tornerà presto sotto gli sguardi dei genovesi.
Non verrà più collocato nel sito originario e di questo mi dispiaccio perché io credo fermamente che bisognerebbe restare fedeli alla propria storia.
La destinazione prescelta è il quartiere di Carignano, l’opera verrà posizionata in fondo a Via Corsica e in certo senso c’è un risvolto positivo: il monumento al Duca di Galliera sarà non tanto lontano dalla statua dedicata a sua moglie Maria Brignole Sale, anche quell’opera è frutto del talento di Giulio Monteverde.
Noi genovesi attendiamo che quel capolavoro finalmente torni tra noi, fu eretto in onore di un nostro concittadino che amava la sua città.

Il Monumento alla Duchessa di Galliera

La statua che ritrae Maria Brignole Sale è proprio di fronte al Galliera, l’Ospedale che lei fece costruire per la sua città.
Questa è una delle sue buone opere, la Duchessa di Galliera lasciò a Genova i suoi palazzi e le opere d’arte che oggi sono il vanto dei Musei di Strada Nuova, Maria donò a noi le sue ricchezze.
Diede mandato a Cesare Parodi di progettare l’Ospedale San Raffaele di Coronata e il San Filippo in San Bartolomeo degli Armeni, a lui diede l’incarico di edificare l’Ospedale di Sant’Andrea, il nostro Galliera.

Quando lei lasciò le cose terrene si volle ricordarla con questo monumento dove viene ritratta in tutta la sua dolce bontà.
Assisa, quieta e benevola, munifica benefattrice.
Indossa un abito ricco e raffinato, sul suo petto cadono diversi fili della stessa collana.

Autore di questo monumento è Giulio Monteverde, valente scultore al quale si devono molte celebri opere collocate nel Cimitero Monumentale di Staglieno.
Monteverde pose la sua firma anche sul monumento del marito di Maria Brignole Sale, Raffaele De Ferrari, colui che come la sua consorte si distinse per generosità.
Il monumento a De Ferrari attende ancora una nuova collocazione, quello di Maria svetta invece sotto il cielo blu di Carignano.

Quanto dolore attorno a lei, quanta vita temprata dalle difficoltà ai piedi della nobildonna.
C’è un uomo spossato con una stampella.

Una giovane madre stremata dalla sofferenza sembra quasi non avere più forze ma tiene caparbiamente a sé il suo bambino piangente.
Saldo e sicuro, a sovrastare tutti loro, un angelo.

Un angelo pieno di grazia dai tratti perfetti, creatura celeste scaturita dal talento di un abile artista, gli angeli di Monteverde hanno una particolare bellezza, il più celebre custodisce il sonno della famiglia Oneto.

Questo gruppo scultoreo pare avere, nella mia opinione, una sorta di vitalità che si coglie nei gesti, negli sguardi e nelle posture.
L’angelo ha le grandi ali aperte e volge il viso verso Maria.

Pare quasi, almeno a me, che tra i due ci sia un dialogo, lui sembra volgere gli occhi verso di lei e pare dirle: guarda quanta umanità dolente è stata affidata alla tua bontà, guarda quanto bene hai fatto ai tuoi simili.

E lei sembra rispondere con quella dolcezza che traspare dai suoi occhi.
Caritatevole, generosa e indimenticabile benefattrice.

Sulla base del monumento sono incise parole che ricordano la grandezza della Duchessa di Galliera, alle spalle di lei c’è l’edificio che testimonia la sua munifica generosità.
Tra cielo e terra l’angelo giovane dalle fattezze sublimi protegge l’umana fragilità, la mostra e la affida a colei che dona salvezza, cura e accudimento.

Attorno al monumento si aprono boccioli profumati.

Sono le Rose Duchessa di Galliera e sono state create appositamente per lei che amava tanto questi fiori, i giardini di Maria Brignole Sale erano un trionfo di rose, ora questi petali delicati circondano la sua figura.


Nobile di animo e attenta alle esigenze dei meno fortunati, ha lasciato una traccia indelebile nella sua città e ancora adesso tutti noi dovremmo esserle grati.

L’angelo è chino ai suoi piedi, con quella grazia per la quale non si trovano parole adatte, si può solo ammutolire davanti alla gloria della bellezza, si può solo restare incantati a guardare.

E poi gli occhi trovano il volto sereno di lei, quel suo sorriso dolce e materno.
È la bellezza della generosità per sempre impressa sul viso di Maria Brignole Sale.

Cesare Parodi: basti il nome a ricordo

Accadde qualche tempo fa, al Cimitero Monumentale di Staglieno io osservo anche le tabelle, non soltanto i monumenti, a volte il passato riemerge e si svela.
E questa è la memoria di lui, Cesare Parodi, ingegnere architetto, basti il nome a ricordo delle opere e delle virtù.

In realtà mi sembrava di conoscere il suo nome ma in quel momento non mi è proprio venuto in mente a cosa collegarlo.
E tuttavia sulla lapide in ricordo della sua esistenza terrena c’è un indizio evidente e osservando con attenzione mi è parso proprio di riconoscere quella costruzione.
Opera di Cesare Parodi, architetto ed ingegnere.

Una volta venuta a casa ho cercato tra i miei libri un valido riscontro: la prospettiva che appare sulla tomba è esattamente quella dell’Ospedale di Sant’Andrea e cioè il Galliera.
Come tutti i genovesi dovrebbero sapere, l’Ospedale venne edificato grazie alla generosità di Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera, fu lei ad affidare a Cesare Parodi la progettazione.

Su Cesare Parodi troverete molte notizie nel prezioso volume da me consultato, L’Ospedale della Duchessa a cura di Ennio Poleggi ed edito da Sagep nel 1988.
E allora vi presento questo stimato protagonista dell’Ottocento genovese, certo non potrò farlo con la competenza e la dovizia di particolari del compianto professor Poleggi, mi limiterò soltanto a darvi qualche notizia saliente.
Il nostro Cesare Parodi nacque nel lontano 1819, nel libro si può leggere che con il suo talento si distinse spesso ed ebbe diversi incarichi accademici.
Tra i successi della sua carriera si annovera il progetto della Ferrovia Genova Voltri, Parodi fondò insieme ad altri la “Società Anonima per gli Studi sulla Strada Ferrata di Voltri”, da abile uomo di affari ottenne la concessione governativa e la ferrovia venne completata nel 1858.
Fu impegnato in politica, diede il suo contributo alla costruzione del nuovo porto di Genova e fu Presidente dell’Albergo dei Poveri.
A lui la Duchessa di Galliera affidò la realizzazione dell’Ospedale Galliera e sempre a lui diede mandato perché si occupasse della costruzione dell’Ospedale San Raffaele di Coronata e il San Filippo in San Bartolomeo degli Armeni.
Sul libro di Poleggi naturalmente troverete dettagliate informazioni sul progetto del Galliera, il profilo di quella costruzione è visibile sulla tomba di colui che la ideò.

Figura di rilievo del suo tempo Cesare Parodi ebbe un legame non solo professionale con un altro personaggio di spicco della sua epoca, l’avvocato Cesare Cabella, infatti Parodi sposò la sorella di lui.
E se vi capiterà di vedere la tomba dell’illustre ingegnere abbassate lo sguardo verso la lapide sottostante, là dorme il suo sonno eterno Francesca Cabella, compagna di vita di Cesare Parodi.

Aggiungo ancora una piccola curiosità a completamento del mio racconto.
Cesare Parodi non era il solo ad essere imparentato con Cesare Cabella, quest’ultimo infatti era lo zio del celebre architetto ed ingegnere Cesare Gamba, colui che progettò la nostra Via XX Settembre, il Ponte Monumentale e il Palazzo della Navigazione Generale Italiana.
E Cesare Gamba all’inizio della sua carriera lavorò nello studio di Cesare Parodi prendendo parte al progetto del Galliera, divenne poi famoso per le sue innovazioni urbanistiche sopra citate.
Due persone importanti per questa città, due uomini da non dimenticare.

E certo gli studiosi di architettura conosceranno nei dettagli la storia di Cesare Parodi, non ne dubito.
Io ho voluto ricordarlo alla mia maniera, per mettere in risalto la sua figura e il suo talento, se anche voi andrete a passeggiare sotto ai porticati di Staglieno troverete la memoria di lui.
Cesare Parodi, ingegnere architetto, basti il nome a ricordo delle opere e delle virtù.

Guardando i tetti da Palazzo Rosso

Di ardesie, caruggi e terrazzini.
In Via Garibaldi, già Strada Nuova, c’è un edificio che un tempo appartenne a una generosa genovese: Palazzo Rosso era la sua casa, lei volle donarlo alla città e ai suoi abitanti, oggi è uno dei prestigiosi Musei di Strada Nuova.

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Benvenuti nella dimora di Maria Brignole Sale, nobildonna e benefattrice che tanto si spese per la Superba, altrettanto fece il suo consorte, il Duca di Galliera, colui che lasciò a Genova ben più di un dono.
Di entrambi tornerò a scrivere, oggi vi porto ad ammirare la Superba da questo palazzo da lei tanto amato.

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Genova di edifici fastosi e di caruggi.
Accanto, grandezza e contrasti.

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E una balaustra, al di là dei vetri geometrie della città.

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Luce e grigio di ardesie, finestrelle e comignoli.

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Prospettive di vicoli e campanili in lontananza.

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Vedute visibili a tutti, oltre alle mirabili collezioni d’arte il palazzo offre ai suoi visitatori panorami mozzafiato.
Sventola la croce di San Giorgio issata sulla Torre Grimaldina, la sospinge il vento di mare.

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E poi ringhiere, pianticelle, cielo.

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Mediterraneo, in una mattina tersa e limpida.

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Rimane tutto in un sola immagine: il Campanile delle Vigne e un filo con i panni stesi,
la Torre degli Embriaci in lontananza e un verde rampicante.
In un solo scatto sacro e profano, la memoria dell’eroe e la semplice quotidianità.

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E tetti, rifugio di pigri gabbiani.

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E ancora si sale, fino alla sommità dell’edificio.
E sono scalette, riquadri di finestre, navi e sovrapposizioni di epoche diverse.

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Una ringhiera, gli abbaini, una scaletta tra le ardesie.

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Profili di curve, di strade, di maestosi palazzi.
E ancora non ho perso l’abitudine di cercare la mia casa quando lo sguardo si posa sulle alture.

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Il terrazzino.
Lassù.
Perso nell’azzurro.
Sopra i tetti, tetti della Superba.

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E ardesie e prospettive che scivolano via, verso l’orizzonte del mare.

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E la città reale e la città riflessa.

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Io so che da alcune case dei caruggi si gode di vedute simili a queste, ma questa particolare bellezza è offerta a tutti: è aperta al mondo, ai genovesi e ai visitatori di questa città.
Un dono di lei, Maria Brignole Sale.
La città di ieri e quella di oggi, i vicoli, il bigo, la vita del porto.

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Un tetto spiovente, tegole rosse, il vento inquieto.
Genova.

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Un dono di lei, Maria Brignole Sale.
Genova.
Guardando i tetti, da Palazzo Rosso.

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Gente di Strada Nuova

Ancora amo chiamarla con il suo antico nome, questa via attualmente intitolata a Giuseppe Garibaldi per me rimane Strada Nuova.
Una magnificenza genovese, una strada che racconta di noi, del nostro tempo e di quello che ci ha preceduto.
Anche voi come me guardate le vite degli altri?
Se osservate la gente di Strada Nuova vedrete un intero mondo e un altro ancora.
Ci sono genovesi che passano di fretta, ognuno ha la propria meta.
Turisti in coda davanti alla biglietteria dei Musei.
Visitatori con gli abiti delle vacanze, forse sono sbarcati da una grande nave, sono accompagnati da una guida.
Zainetti, cartine, sguardi che cercano la bellezza della Superba.

Via Garibaldi

Strada Nuova, a volte impiego tantissimo tempo a percorrerla.
Incontro amici, persone che non vedo da tempo, mi fermo a chiacchierare.
Genova poi non è una metropoli, alla fine ci si conosce tutti, davvero è così.

Palazzo Rosso

Gente di Genova, gente di Strada Nuova.
A volte davanti a te sfilano persone che sfoggiano inusitate eleganze: si celebrano le nozze civili in Strada Nuova.
E lo confesso, da ragazzina avevo questa abitudine: ogni tanto andavo di proposito davanti a Tursi a guardare gli sposi.
Anche voi come me guardate le vite degli altri?
Petali di rosa, abiti fruscianti, sorrisi radiosi, nuovi inizi, gli amici che applaudono.
In Strada Nuova.

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E poi la gente di Strada Nuova sale sul terrazzino di Palazzo Rosso.
Una scaletta, una vertigine.

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Un mondo e un altro ancora davanti ai tuoi occhi.
Sopra i tetti dei caruggi.
E certe antiche case godono di vedute simili a quelle che potrete ammirare dal tetto di questo Museo un tempo dimora della Duchessa di Galliera.
Un mondo e un altro ancora davanti ai tuoi occhi.

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Gente di Strada Nuova, luccica il passato della Superba.

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Palazzo Rosso

La bellezza è un’ingenuità bambina e angelica, devi avere occhi belli per vederla e per trattenerla dentro di te.

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Gente di Strada Nuova: fiori in boccio tra le dita candide di Anna Pieri Brignole Sale.

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Anton Von Maron – Anna Pieri Brignole Sale (Palazzo Rosso)

Via dell’aristocrazia e della gente comune, qui troverete una donna del popolo resa famosa da un celebre pittore, è una semplice cuoca indaffarata in un’umile mansione.
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Bernardo Strozzi – La Cuoca (Palazzo Rosso)

Nella città dei tetti guarda fuori dalle finestre, sempre.

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Il vento racconta la vita di Genova, spira sulle sue ardesie e sussurra la sua storia antica che ancora vive tra di noi.

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Questo cielo racconta la nostra passata grandezza, il cielo a volte è dipinto su un soffitto.

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Palazzo Rosso

Gente di Strada Nuova.
E una mistica grazia ritratta dal talento di un artista fiammingo.

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J. Provoost – Santa Elisabetta d’Ungheria (Palazzo Bianco)

Gente di Strada Nuova.
Sacro e profano.
Venere e Marte e il genio inconfondibile di Rubens.

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Palazzo Bianco

Anche voi come me guardate le vite degli altri?
Gente di Strada Nuova.
Genova, città di dogi e di sfarzo, lusso e ricchezza.

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Giovanni Maria Dellepiane – Il Doge Francesco Maria Imperiale ( Palazzo Bianco)

Gente di Strada Nuova.
Un abito scuro, un tessuto pregiato, pizzi raffinati sul colletto e sui polsini.
Una lunga collana che sembra di corallo, gli anelli.
Gente di Strada Nuova.

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G. Van Deynen – Ritratto di Dama Genovese (Palazzo Bianco)

Genova, città di vivaci e armoniosi contrasti.
Anche voi come me guardate le vite degli altri?
Io sempre.
E se osservate la gente di Strada Nuova vedrete un intero mondo e un altro ancora.

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