L’Oratorio di San Giacomo della Marina

È un luogo dalla storia antica, è un angolo di Genova dalle molte suggestioni.
L’Oratorio di San Giacomo della Marina fu fondato intorno al 1400 da alcuni religiosi che abbandonarono la Casaccia dei Santi Giacomo e Leonardo di Prè per riunirsi in una nuova confraternita sita davanti al mare che un tempo arrivava a scrosciare sotto le Mura delle Grazie, là dove sorge l’Oratorio.

La modernità ha mutato l’aspetto di questi luoghi, in quel punto in cui le onde lambivano la città ora ci sono strade e traffico, lì di fronte passa anche la Sopraelevata.
E se volete osservare l’Oratorio di San Giacomo della Marina nella giusta maniera, guardatelo dal mare, là dove si distinguono le prospettive antiche di Genova.
Svettano le case alte e i campanili, all’estrema sinistra della foto sottostante si nota la Torre degli Embriaci: l’oratorio è l’edificio basso e tinteggiato di rosso situato nella parte inferiore sinistra dell’immagine.

Sono racchiusi molti tesori tra quelle antiche mura, l’attuale oratorio risale ai secoli XVII e XVIII, non si è conservato l’edificio romanico degli inizi.

Oratorio di San Giacomo della Marina (3)

Ed è un’emozione grande varcare quella soglia.

Oratorio di San Giacomo della Marina (4)

Sempre con il pensiero al tempo trascorso e ai devoti confratelli che qui decisero di stabilirsi.
Erano anni tumultuosi e difficili, i membri della Confraternita in certi periodi dell’anno avevano l’usanza di prendersi cura dei lebbrosi ricoverati all’Ospedale di San Lazzaro.

Oratorio di San Giacomo della Marina (5)

L’Oratorio di San Giacomo è ricco di preziosità diverse, qui è conservato un crocifisso attribuito alla scuola del Maragliano.
E qui troverete la cassa processionale risalente alla seconda metà del ‘600 opera di Honoré Pellé: vi sono raffigurati Cristo Risorto che appare a San Giacomo e a San Leonardo.

Ed è un capolavoro di straordinaria bellezza.

Oratorio di San Giacomo della Marina (8)

Finemente adornato, ricco di opere d’arte l’oratorio ha una quadreria degna di un museo: alle sue pareti potrete ammirare scenografiche tele che ritraggono episodi della vita di San Giacomo, ne sono autori valenti artisti come Il Grechetto, Giovanni Battista Carlone, Orazio De Ferrari, Valerio Castello, Domenico Piola, Aurelio Lomi, Domenico Cappellino e Lorenzo Bertolotto.

Oratorio di San Giacomo della Marina (9)

E inconsuete prospettive sovrastano il vostro cammino.

Oratorio di San Giacomo della Marina (10)

Su certi marmi sono incise parole che ricordano il tempo passato e paiono emergere i volti delle persone che hanno in qualche modo lasciato il loro segno nelle vicende dell’Oratorio come ad esempio una donna di nome Caterina.
Lei fu la sposa di un certo Sanchio Buscaino e a noi è giunta la sua raccomandazione di distribuire libre sette tra i poveri dell’Oratorio in suffragio dell’anima di lei che in vita aveva contribuito con generosità alla costruzione di una casa soprastante l’Oratorio.

Oratorio di San Giacomo della Marina (11)

Brilla l’oro lucente che circonda la statua di San Giacomo con l’abito da pellegrino, va rammentato che questo oratorio durante il Medioevo era una delle tappe per i devoti pellegrini che si recavano a Compostela.

Oratorio di San Giacomo della Marina (12)

La figura del Santo rivive nei dipinti che occupano le pareti, ecco San Giacomo che consacra Pietro Primo Martire, la tela è opera di Orazio De Ferrari.

Oratorio di San Giacomo della Marina (13)

E ancora ecco il santo mentre risana una persona malata, il quadro è frutto del mirabile talento di G.B. Carlone.

Oratorio di San Giacomo della Marina (13a)

E colori e armonie lassù, sopra ai vostri cuori.

E sopra l’altare.

Al centro si erge la Croce di San Giacomo che ha tre punte fiorate e la forma di una spada.

Voltiamo lo sguardo indietro, verso il lato opposto dell’Oratorio e ammiriamo ancora la cassa processionale da una diversa prospettiva.

Lassù in alto, di nuovo, si staglia la croce vermiglia simbolo del Santo.

Oratorio di San Giacomo della Marina (18)

E sull’altro lato si distingue invece il monogramma di Maria.

Oratorio di San Giacomo della Marina (19)

L’Oratorio di San Giacomo della Marina è aperto alle visite grazie ai volontari dell’Associazione Culturale Santa Maria di Castello, gli orari per poter scoprire le sue tante bellezze sono i seguenti: tutti i venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00, il secondo sabato di ogni mese dalle 15.00 alle 18.00.
Ancora uno sguardo verso le preziosità che già avete ammirato: sulla destra notate un crocifisso, è in legno di giuggiolo naturale, risale al 1650 ed è opera di Domenico Bissone.
È una delle meravigliose ricchezze racchiuse in questo antico luogo, davanti alle Mura delle Grazie, dove un tempo si frangevano le onde del mare, nell’antico Oratorio di San Giacomo della Marina.

Giovanni Battista Ottone, l’eroico bottegaio di Campetto

Accadde laggiù, a Portoria.
Era il 5 dicembre del 1746 e un ragazzino chiamato Balilla diede il via alla rivolta contro gli invasori austriaci, lanciando contro di loro un sasso, gesto per il quale il piccolo ligure passerà alla storia.

Portoria

E certo non fu il solo, le cronache narrano che la mattina successiva gli austriaci furono messi in fuga da una gragnola di sassi scagliata dalla folla furente in Piazza Fossatello.
E in quella stessa mattina, un uomo esce dalla sua casa e se ne va verso la sua bottega.
Il suo nome è Giovanni Battista Ottone, detto Giobatta, è un artigiano e ha un negozio di tappezzerie e tendaggi proprio in Campetto.
E mentre si trova nella sua bottega, davanti ai suoi occhi sfilano due austriaci, Giobatta non si fa cogliere impreparato, nel vedere che questi avevano con loro cavalli carichi di ogni ben di Dio, imbraccia uno dei suoi fucili e assicura i nemici a fidati guardiani.
Come mai un tappezziere ha delle armi?
Ne possiede in quantità, a dire il vero.
E il suo gesto coraggioso risveglia l’impeto degli altri popolani, sono in tanti a voler fare la loro parte.
E così si crea una piccola folla intorno ad Ottone che si mette a distribuire fucili agli insorti di Genova.

Campetto

E sebbene Giobatta abbia le scorte queste non sono sufficienti, bisogna trovare altri rifornimenti e Giobatta sa dove dirigersi.
Sono diversi i posti in cui li scova, a seguirlo sono altri volontari, uno dei primi luoghi dove si recano è l’oratorio di Sant’Antonio Abate.

Oratorio di Sant'Antonio della Marina

E poi ancora, di grande lena scendono dalla scalinata e raggiungono San Giacomo, lì si procurano altri fucili.

Oratorio di San Giacomo della Marina

Oratorio di San Giacomo della Marina (2)

E poi ancora, al Molo.
E sì, c’erano le armi ma non le munizioni.
Così dapprima lo zelante bottegaio provvede con i suoi mezzi, lui e i suoi uomini sono in Sottoripa, Giobatta compra tutta la polvere da sparo che scova nelle botteghe della zona.
E poi il destino lo aiuta, per un caso fortunato trova un barile ricolmo di quella preziosa polvere.

Sottoripa

E intanto l’onda della rivolta monta sempre più potente, in ogni angolo della città il popolo è in cerca di armi.
E c’è un obiettivo preciso: riprendersi la Porta di San Tommaso.
Giobatta Ottone, tappezziere di Campetto, guida il suo folto gruppo verso quella meta.
E ha una certezza incrollabile: la sua impresa si svolge sotto la protezione celeste, è Maria, la madre di Dio, ad avergli fatto trovare il barile con la polvere.
E così Giobatta e i suoi compagni si incamminano verso la porta di San Tommaso, prima però lui e i suoi uomini si fermano in una delle trattorie di Sottoripa, per essere poi in forze per i combattimenti.

Sottoripa (3)
Fu così che un uomo del popolo divenne uno dei capi della sommossa, insieme a lui molti altri, a scorrere i loro nomi e le loro professioni si comprende come a quel tempo un fuoco ardente animasse i genovesi.
Fra i tanti, il calzolaio Andrea Uberdò, detto lo Spagnoletto, il pescivendolo Alessandro Giobbo, il merciaio Carlo Parma.
Nei giorni successivi molte furono le epiche vicissitudini che si verificarono presso la Porta di San Tommaso, tra i molti che vi erano accorsi c’era anche Giovanni Carbone, garzone di locanda, protagonista di un episodio esemplare di quel fervore popolare che animava Genova in quei giorni, di questo evento scrissi tempo fa, lo trovate qui.
La bottega di Giovanni Battista Ottone si trovava in questo palazzo di Campetto.

Piazza Campetto

Se passate da quelle parti, alzate lo sguardo, una lapide ricorda il coraggio di questo genovese, uomo del popolo che armò la sua gente contro gli invasori.
In Piazza Campetto, ai tempi di Balilla.

Giovanni Battista Ottone