Attese in campagna

La vita di campagna sa essere tranquilla e rilassata, in particolar modo per coloro che trascorrono le giornate in questi luoghi solo per passeggiare, prendere il fresco e riposarsi.
Ed eccomi tra questi fortunati villeggianti, qui in Val Trebbia non mancano certo i luoghi dove fare tranquille passeggiate e così qualche giorno fa ho fatto un giretto nella ridente e vicina Casanova.
Giunta al termine della salita davanti alla quale si erge la chiesa del paese ecco la sorpresa, va anche detto che a breve  distanza c’è pure un cassonetto e quindi chissà!
E sapete, almeno fino all’anno scorso, a qualche metro dal punto in cui ho scattato la fotografia, c’era esattamente la fermata della corriera, non mi sono ricordata di controllare se in effetti sia ancora lì!
Come sono diverse le attese in campagna!
Qualunque cosa tu stia aspettando puoi sdraiarti su un verde prato oppure appoggiarti a una rustica staccionata o magari accomodarti su una scenografica panchina con vista sulla valle.
O forse potrebbe capitarti di metterti tranquillo all’ombra degli alberi.
Su un’elegante sedia in stile, mi pare chiaro.
Tutti coloro che frequentano abitualmente queste pagine certamente avranno pensato come me alla leggendaria fermata dell’autobus del mio quartiere da me tante volte fotografata e apparsa in numerose occasioni sulle pagine di questo blog.
La sedia con lo schienale e la seduta accuratamente foderati di giallo ocra non sfigurerebbe certo alla mia fermata di città, tuttavia l’ho trovata qui in Val Trebbia.
Anche per le attese in campagna, in fondo, amiamo disporre di certe comodità.

I laghetti di Casanova

A breve distanza da Fontanigorda c’è un luogo davvero incantevole e oggi vi porterò laggiù, ai laghetti di Casanova.
Con una breve passeggiata si arriva fino al Mulino, il luogo prediletto dei miei giochi di bambina, ai tempi ci andavo in bicicletta.
E poco distante un ponte e il canto dell’acqua del Pescia che fluisce gioiosa e vitale.

Laghetti (6)

Una volta qui si veniva a pescare, ricordo che mio papà  prendeva i gamberi di fiume.
Il torrente è musica,  il torrente scorre sinuoso tra gli alberi, nel silenzio del bosco.

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E poi si incontra la pace di un laghetto chiaro e trasparente.

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Brilla e riluce, sotto i raggi del sole.

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Acqua, acqua di cristallo che si insinua tra le rocce e scivola via.
Cammini, cammini seguendo il torrente.

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E ancora un altro laghetto, circondato da una natura quasi selvaggia, prepotente e viva.

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Un laghetto nel bosco è una magia di rami che tremuli si riflettono sulla superficie dell’acqua.

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E’ sassi e foglie cadute che vanno alla deriva come piccole barche lasciate al proprio destino.

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E’ una piccola spiaggia, massi coperti di muschi, alberi ombrosi.

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E’ diverse tonalità di verde, a seconda della luce.

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Un laghetto nel bosco è tronchi d’albero verso il cielo e quasi non riesci a distinguerli da quelli che vedi riflessi nell’acqua.

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Un magnifico specchio splendente che mostra la natura rigogliosa che lo accoglie.

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E allora anche tu ti siedi sulla riva, resti ad ascoltare gli uccellini, il torrente gorgogliante, il vento tra le foglie.
Il creato parla anche a te, se lo sai ascoltare.

Laghetti

Tra cielo e terra, i tuoi pensieri restano lì, sospesi sull’acqua.

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E alcuni di essi scorrono, passano, come portati via dalla corrente impetuosa.

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Silenzio.
Silenzio nella semplice quiete di un laghetto nel bosco.

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Il Mulino di Casanova, biciclette e merende sui prati

I miei lettori abituali ricorderanno un mio nostalgico post, nel quale ricordavo le merende dell’infanzia, in estate.
Un panino con il salame sul prato, il prato del Mulino di Casanova, comune poco distante da Fontanigorda.

Beh, chiunque sia nato negli anni ’60 e ’70 e abbia trascorso l’infanzia da queste parti, certamente ricorderà quando si veniva qui, con le mamme e gli amichetti.
Si veniva in bicicletta, di pomeriggio.
E poi si rimaneva tutto il giorno, a giocare.
Ma cosa c’era al Mulino di tanto interessante?

L’ombra, uno spazio aperto dove correre in assoluta libertà.
E le panche di legno, le mamme si sistemavano lì, a fare la maglia e l’uncinetto.

Alberi, alberi infiniti dove giocare a rincorrersi e a nascondersi!
Al Mulino si organizzavano fantastiche cacce al tesoro, c’erano nascondigli a non finire!

E l’antico Mulino, riguardo al quale le prime notizie risalgono al 1622, anno nel quale i Doria, divenuti signori di Casanova, lo acquisirono dai Malaspina.
Un antico Mulino ad acqua, che nei secoli ha veduto molte stagioni e molte generazioni di contadini.

Venivamo qui, con la palla, la corda per saltare e le bambole.
Venivamo qui, con i pentolini di latta e la frutta e la verdura di plastica, quella che vendevano nelle buste al banco dei giocattoli sul mercato.
Sì, noi che siamo state bambine negli anni ’70, con i pentolini ci divertivamo un sacco! Arrivavo, mi sedevo per terra e li buttavo tutti in una buca che c’era nella terra, che meraviglia!
E poi giocavamo sui tavoli del Mulino, costruiti con le mole di pietra.

Un luogo che possiede la magia e l’incanto delle fiabe.

Un posto che per noi bambini ha sempre avuto un fascino particolare.

Venivamo qui, dove gorgogliano gioiose le acque del torrente Pescia.

Attenti a non scivolare sulle pietre!
Andate piano! Quante mamme hanno ripetuto infinite volte questa litania?

Venivamo qui e giocavamo con due bambini, che abitavano qui insieme ai loro genitori, che bambini fortunati a vivere in un posto incantato come questo!
Per me e per tutti noi, loro sono sempre stati e sempre saranno Marco del Mulino e la Caterina del Mulino, ora che ci penso li conosco da tutta la vita eppure credo di non aver mai saputo il loro cognome!
Il loro papà si curava del mulino e della splendida natura nel quale è immerso, mentre la loro mamma faceva per noi quegli splendidi panini con il salame, me li ricordo ancora!
Ora  il Mulino non è più aperto ed accessibile a tutti.
Quei due bambini sono diventati grandi e mi hanno accolto al Mulino permettendomi di scattare queste immagini.
Beh, quando ho visto quello che un tempo era il bar, mi è sembrato di ritornare piccina, con le lire in mano, in coda, in attesa del mio turno, mi è sembrato di rivedere la loro mamma che sorridente accoglie i visitatori.
Cosa prendo per merenda? Ci sono anche le patatine, quelle con la sorpresa dentro!
No, voglio il panino, il panino con il salame!

Venivamo qui, dove c’è un ponte detto il Ponte Romano, anche se in realtà è medievale e venne costruito su ordine del Principe Gianandrea Doria, nel 1596.
Un ponte sul torrente Pescia, un ponte di pietra capace di suscitare molte suggestioni.

Un ponte risalente al Medioevo, che necessiterebbe di cure e attenzioni da chi è preposto alla tutela del bene comune, come sono da considerarsi opere così antiche giunte fino a noi.

Un bene prezioso, che andrebbe tutelato.

Un incanto per noi bambini, che fantasticavamo delle più strane vicende, quando ci trovavamo qui.

Questo c’era, nei luoghi della nostra infanzia, quando giocavamo con i sassi e con le foglie.

Quando la vita era una continua sorpresa e una scoperta.

Quando i nostri pomeriggi erano fatti di piccole conquiste e di avventure per noi spericolate.

Quando venivamo qui, al Mulino.
Grazie a Caterina e Marco per avermi fatto rivivere questo luogo, che è da sempre nel mio cuore.
E grazie alla loro famiglia, per averci regalato giornate spensierate su quei prati, i prati del Mulino.
E grazie per quei panini con il salame, i più buoni e deliziosi che abbia mai mangiato.