Ditemi, siete mai più tornati nel vostro liceo?
Certo, quelli tra voi che hanno figli adolescenti magari avranno avuto modo di ritornare nella loro scuola in veste di genitori, io non andavo al Colombo dai tempi della maturità.
E trovarmi di nuovo nella mia scuola è stato un bellissimo turbine di emozioni, mi è venuto spontaneo voltarmi indietro per vedere se c’erano i miei compagni.
E c’erano eccome, tutti.

Salivamo le scale e ci accoglievano i versi che ogni studente del Colombo rammenta a memoria: sol nella libertà l’anima è intera.
Adesso si entra da un’altra parte e così quei gradini non ho potuto salirli e neanche vedere la famosa lapide.
Toh, guarda, da una di quelle finestre ricordo di aver lanciato le penne e le matite della mia compagna di banco, povera Rita!

E dunque, eccomi nel cortile della mia scuola.
Muretto, chiacchiere e il prode Cristoforo seduto e pensoso.

E a proposito di nostalgia ovviamente io ho conservato anche l’annuario della scuola, che ve lo dico a fare!

Il porticato, il posto dei quadri, tutto sembra davvero immutato.

C’è qualche novità, ci sono le lapidi in memoria degli studenti illustri.

Ed una ricorda uno stimato professore.

Al liceo Colombo studiò anche un uomo perbene che tutti voi conoscete.

La foto di classe, ricordate?
Noi la facevamo qui.
Una prima fila di studenti accucciati, gli altri dietro, in piedi.
Sorridi.
E hai un ricordo dei tuoi anni di scuola.
Si fa ancora la foto di classe?
Non ditemelo, non voglio saperlo.

Pochi passi, apro la porta.
Naturalmente i professori pensano che io sia la mamma di uno studente venuta a chiedere conto di qualche votaccio.
Eh no, io sono qui per altre ragioni!
Salgo anche al piano di sopra, vado davanti alla mia classe, sento la voce cristallina di un’insegnante.
Emozione!
E ridiscendo ancora, nel corridoio.
E tutto è rimasto come allora.

E sì, alcune lapidi c’erano già a quei tempi anche se all’epoca proprio non ci facevo caso.

E ancora si scorrono le pagine del passato, in questa scuola passò un celebrato poeta.

E un artista molto apprezzato per le sue opere variopinte.

E frequentò il Liceo Colombo colui che diede voce all’anima di questa città con note e parole, anche lui è uno dei nostri poeti.

La porta dell’Aula Magna è socchiusa e come potrei non sbirciare?
I banchi, la lavagna, il cancellino e il gesso che ci impolverava le mani.
E quanto erano pesanti quei vocabolari.
E anche se avevi 4 di greco non importa, hai imparato molto comunque, a parte gli aoristi.
Memorie scritte per sempre.

E ancora, la biblioteca è stata intitolata a uno stimato docente di latino e greco, ai tempi molto temuto, non è stato tra i miei insegnanti ma di lui mi ricordo molto bene.

E poi il tempo passa e le cose cambiano, ho visto una macchinetta per le bevande e le merendine.
Eh no, noi studenti degli anni ’80 compravamo la striscia di focaccia dai bidelli, quella era la nostra splendida ricreazione!
Ecco, la si prendeva qui, presso questo tavolo.

Non tornavo qui da quei tempi.
E per un attimo ho avuto il timore di trovarmi davanti la prof di matematica e fisica.
Sarà meglio andare, non vorrei che mi interrogassero sulla forza di Coriolis e sulle leggi della termodinamica, quella roba non è mai stata nelle mie corde e tuttora è così!
E da un momento all’altro potrebbe suonare la campanella!

Attraverso il cortile, sotto il cielo azzurro.
Mi siedo a cavalcioni sul muretto e penso.
Penso che niente si perde.
Tutto resta, da qualche parte, in qualche modo.
E tu sei sempre tu, anche se è trascorso tanto tempo.

E sei ciò sei anche grazie a quei giorni di scuola e alle fatiche dello studio, agli amici ritrovati e a quelli che sono sempre rimasti.
E pure grazie ad Euripide, Kant e Platone, anche se allora non ti sembravano tanto comprensibili.
E sei ciò che sei anche se quella volta ti hanno dato un certo voto e ne meritavi uno più alto, anche se la tua pagella non era immacolata e non eri proprio uno studente modello.
Tutto resta, da qualche parte, in qualche modo.
Ciao Colombo, nulla si perde.
