Finestre di marzo

E sono finestre di marzo e della città vecchia, finestre racchiuse tra antichi muri di pietra, davanti al mare e davanti al blu.
E così si specchia Palazzo San Giorgio su certi vetri in Via Frate Oliverio.

Sono finestre incantate che divengono specchi meravigliosi.

E custodiscono storie di naviganti, di antichi mercanti e di vicende lontane.

Tende bianche e il riflesso di un lampione a Caricamento.

E una finestra nella finestra, in Piazza della Raibetta.

E ancora bianco e nero della nostra Cattedrale in Via San Lorenzo.

E lassù cose degli ultimi piani e terrazzini e cielo azzurro.

Queste finestre di marzo sanno essere ammalianti e lucenti come laghetti tranquilli.
Così accade, nella nostra Via Balbi.

In Piazzetta San Carlo tendine chiare oltre i vetri e poi una tremula chiave sul muro e una piccola finestrella.

C’è tutto quello che c’è e quello che a volte invece svanisce e c’è tutto ciò che sai vedere e immaginare.
Sotto questa luce, queste sono le finestre di marzo.

La Madonna Assunta di Palazzo San Giorgio

Volge le spalle al mare e lo sguardo verso la città e verso i palazzi antichi, verso la gente che cammina sotto i porticati più vetusti di Genova.
È la Madonna Assunta che potete ammirare su Palazzo San Giorgio, storico edificio cittadino e oggi sede dell’Autorità Portuale.
Sulla facciata antistante Via Frate Oliverio ecco così l’antica edicola con l’immagine di Maria.

È una delle più curate e ben tenute della città, grazie anche ad un accurato restauro che così la fa risplendere tra le finestre di Palazzo San Giorgio, sotto la luce gloriosa di Genova.

E il sole bacia questi angeli pieni di grazia che recano frutti generosi.

Magnifico è il drappeggio del manto che cinge i loro fianchi, perfetta è la curva di quelle ali palpitanti.

Tra queste creature celesti è custodita la statua di Maria e la protegge una fitta grata.

Su di Lei piccoli putti in volo reggono la corona e creano questo senso bellissimo del movimento reso ancor più armonioso da un’evidente ricerca della simmetria.

Così gli angeli circondano la nicchia che ospita l’immagine della Madonna.

E luccica di oro il monogramma di Maria.

E così vedrete la bella edicola genovese, camminando sotto i nostri portici che fanno da cornice a questo scorcio di Palazzo San Giorgio, in quella parte di Genova dove si trovano molte botteghe da noi molto amate, là dove sacro e profano convivono in perfetta armonia.

Piazza della Raibetta, camminando nel nostro passato

Vi porto ancora a fare un viaggio nel passato, in una parte della città che non è poi mutata così tanto.
Andremo alla Raibetta, un tempo questa zona era sede di mercato, spiega il solito impareggiabile Pescio che l’origine di questo toponimo è araba e si riferisce alla vendita dei legumi e della biada.

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La mia personale macchina del tempo funziona perfettamente, si direbbe.
E quei colori che ora ravvivano le case e la prospettiva davanti a San Giorgio lasciano il posto al bianco e nero di antica memoria.
Tic tac, così gli anni scorrono, all’indietro.

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E ad attraversare la Piazza è un signore immerso nei suoi pensieri.
Ferve la vita e ha i suoi ritmi definiti, si snodano a terra certe rotaie, penso che siano quelle del tram.
E i giorni fuggono, non si saprebbe nemmeno dire in quale maniera accada.

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E poi le finestre.
Aperte, spalancate ad accogliere una ventata di aria intrisa di profumo di mare mentre le voci della strada pervadono le stanze.

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Le case antiche celano notti insonni, promesse e parole.
E lacrime di gioia e addii, il pianto di un neonato che viene alla luce, l’ultimo respiro di un uomo che lascia le cose del mondo.
Le case antiche conservano vite e ricordi che nessuno sa più ricordare, a volte.
E quelle finestre sono ancora identiche, solo il lume della pubblica illuminazione non c’è più, una diversa luce rischiara questa zona.

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Sembra che tutto sia rimasto immutato eppure ad osservare con attenzione si notano alcune differenze.
L’arco del portico, in questo scorcio di un altro secolo.

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E come è adesso, sgombro della parte superiore.

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E ancora una finestra dietro alla quale respira la vita.
Un manifesto pubblicitario: da Gilardini si vendono ventagli e paracqua, ombrellini e pelletteria, un negozio chic che soddisfa le ambizioni delle signore di Genova!

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Serve un albergo? C’è l’Hotel Nettuno!

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E non mancano i profumi e i belletti di gran marca, nell’elegante Via Roma c’è il negozio delle macchine da cucire Singer e chi volesse rincuorarsi con un buon Fernet sceglierà certo un marchio ancora adesso celebre.

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Tic, tac, il tempo vola via.
Come tutti coloro che affollano la via, un gentiluomo con un’elegante bombetta e un soprabito di buon taglio segue il suo destino, poco distante una coppia di sposi se ne va a passeggio.
Li osserviamo di spalle, senza conoscere i loro volti.
E resta una domanda, un interrogativo sospeso senza risposta.
Per loro cosa era la felicità?
Una casa accogliente, una famiglia, un lavoro sicuro, i bambini che crescono sani e sereni.
Una vita tranquilla, insomma.
Poi, sai, la felicità è quasi sempre simile a se stessa, in ogni tempo.

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Sotto al portico, fianco a fianco, due amiche si concedono un pomeriggio per negozi.
Superano il posto dove si vendono i vini, sospetto che non fosse proprio il luogo adatto a due signorine perbene!
E sentite le loro voci?
Parlano piano, come si conviene, con il giusto garbo, una certa inflessione dialettale tradisce la loro origine, le due signorine sono proprio genovesi.

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Il tempo trascorso e il tempo presente si assomigliano, si sovrappongono, si sfiorano e quasi si confondono.
In questo tratto di strada che così spesso percorriamo.

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Così era ieri, in un tempo distante che non abbiamo vissuto.

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Palazzo San Giorgio e la gloria di Genova

Correva l’anno 1256 e a Genova governava Guglielmo Boccanegra, primo Capitano del Popolo e antenato di Simone che sarà primo Doge.
E Guglielmo, eletto con grandi consensi, aveva bisogno di un palazzo pubblico che fosse sede del Governo, un palazzo splendido e magnifico che venne edificato davanti al mare tra il 1257 e il 1260: Palazzo San Giorgio.

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Guglielmo Boccanegra ebbe alterne fortune, vi racconterò la sua vita nel dettaglio in un’altra occasione, ora vi basti sapere che nel 1262 venne spodestato e fu costretto a far fagotto per rifugiarsi dal Re di Francia.
Ma una lapide ricorda che a lui va il merito di aver lasciato alla città di Genova questo palazzo.
La lapide si trova sul lato più antico che affaccia sui portici che portano il nome di Frate Oliverio, l’architetto incaricato di costruire il Palazzo.
Sopra la porta, come già vi dissi qui , si trova una testa leonina sottratta dal palazzo Pantocratore di Costantinopoli ai veneziani, da sempre nemici dei genovesi.

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E come già vi ho detto non è il solo leone a trovarsi sulle mura di San Giorgio, ci sono anche altre due teste leonine sempre sul lato che affaccia su Via Frate Oliverio.

Palazzo San Giorgio

Una pietra in memoria di Guglielmo, Capitano del Popolo.

Lapide per Guglielmo Boccanegra

L’ANNO MCCLX GUGLIELMO BOCCANEGRA
ESSENDO CAPITANO DI QUESTA CITTA’
ORDINO’ CHE IO FOSSI FATTO E FRATE
OLIVERIO UOMO DIVINO PER ACUTEZZA
DI MENTE MI ADATTO’ POCO DOPO
CON SOLLECITUDINE COM’ERA STATO
COMANDATO ALL’USO DELL’AUTORITA’
PRESENTE

Il palazzo nel 1340 divenne sede della Dogana, a San Giorgio si riscuotevano le gabelle e così nel cortile trovavano spazio le merci per le quali occorreva pagare.
C‘era l‘ufficio della Gazarìa, preposto all’amministrazione delle Colonie e l’Ufficio dei Confortatori che invece si occupava dell’esenzione dei dazi e delle gabelle.
Genova città di mercanti e di commercio, la toponomastica non è mai casuale, questa piazza si chiama Caricamento perché qui nella seconda metà dell’Ottocento si svolgeva il caricamento delle merci, prima si usarono  i carri e poi la ferrovia che conduceva a Torino, inaugurata nel 1854.

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Ma torniamo al  1408, in quell’anno nel Palazzo si stabilì la celebre Compagnia di San Giorgio anche detta Casa delle Compere e dei Banchi di San Giorgio.
Per far fronte alle difficoltà economiche il Governo dal XII secolo aveva stabilito l’usanza di chiedere prestiti ai privati, i quali in cambio ricevevano i proventi di alcuni dazi, le così dette Compere.
Le compere confluirono nel 1407 in quest’unica società che ebbe il compito di gestire il debito pubblico e che conserverà una sua autonomia sino al 1797, anno della caduta della Repubblica.
Il glorioso Banco di San Giorgio emetteva moneta, i così detti Biglietti di Cartulario che furono messi in circolazione agli inizi del ‘600.

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L’immagine soprastante ritrae la parte più antica del palazzo, al di là di quelle finestre si trova la Sala del Capitano del Popolo, a breve distanza la Sala delle Compere.
Ve le mostrerò entrambe, grazie al Dottor Oddone Dirigente del Servizio Comunicazione e Promozione dell’Autorità Portuale di Genova che ha qui la sua sede  ho trascorso un’intera mattinata in quelle stanze.
Che meraviglia! Sola con i benefattori della Repubblica, quelle stanze racchiudono tesori!
E sapete, sarei rimasta lì delle ore a decifrare le lapidi e ad ammirare le statue!
Oggi vi porto a zonzo attorno al Palazzo, a questo splendore della nostra città.

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Un palazzo che è stato restaurato a regola d’arte ed è stato così restituito alla sua antica bellezza.

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C’è qualcosa di affascinante in questo edificio, quand’ero bambina mi colpivano queste finestre.
Tempo di dame e cavalieri, un altro tempo, quello dei Capitani del Popolo!

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E poi vedeste cosa c’è in quei saloni!

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Risplende luminoso sotto il cielo terso di Genova il Palazzo che fu sede del Governo e in seguito del Comune.

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E non manca una bella edicola risalente al XVIII secolo, la Madonna è attribuita alla scuola dello Schiaffino.

Edicola

Un palazzo costruito e ristrutturato in epoche diverse, una parte medievale antistante Via Frate Olivierio e una rinascimentale che fronteggia il mare.
Ed è magnifica questa facciata affrescata prima da Antonio Semino e poi da Lazzaro Tavarone agli inizi del ‘600.
Gli affreschi hanno rivisto nuova vita al principio del ‘900 per opera di Ludovico Pogliaghi che ha utilizzato come riferimento alcuni antichi quadri.
In tempi più recenti, nel 1992, la facciata è stata nuovamente affrescata con l’intervento del  pittore Raimondo Sirotti.

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Un palazzo dedicato a un Santo caro ai Genovesi, quel San Giorgio che si trova effigiato in tante sculture sopra i portali di numerose case del centro storico, come potete vedere qui.
Sventolano le  bandiere sulla facciata di San Giorgio.

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Sulla sommità dell’edificio un orologio scandisce il tempo che scorre qui, davanti al mare.

Palazzo San Giorgio

Ed eccolo San Giorgio che sconfigge il drago.
Si protegge con uno scudo sul quale è dipinta la bandiera della Superba.

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Un palazzo magnificente, vedete da questa immagine che su questa facciata sono ritratti alcuni personaggi.
Ma chi sono costoro? Oh, sono tutti illustri genovesi, cari lettori, ognuno di loro è passato alla storia.

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Ve li presenterò uno ad uno, cosicché possiate salutarli come si conviene quando vi capiterà di passare dalle parti di Caricamento.
Da sinistra verso destra il primo personaggio che si incontra ha un fare cerimonioso: con una mano pare declamare certe eroiche gesta, con l’altra regge un libro.
Chi mai sarà? Signori, questo è Caffaro di Rustico da Caschifellone, crociato ed annalista.
Un giornalista di altri tempi, così si potrebbe definire, il nostro inviato in Terrasanta che scrisse il resoconto della Prima Crociata e narrò la caduta di Gerusalemme e di Cesarea.

Caffaro

Accanto a lui un celeberrimo genovese che si distinse per il suo valore sui mari, il Principe Andrea Doria, valente Ammiraglio della Repubblica di Genova,  ritratto con la sua spada scintillante.

Andrea Doria

In posizione centrale due figure illustri contornano il portone del palazzo.
Il primo è niente meno che Guglielmo Boccanegra, come già vi ho detto Primo Capitano del Popolo.

Guglielmo Boccanegra

E poi ecco un uomo passato alla storia per il suo coraggio, le sue imprese furono narrate dal Caffaro nei suoi Annali.
Guglielmo Embriaco, detto Testa di Maglio, eroe della prima Crociata del quale vi ho già narrato la storia, la trovate qui.

Guglielmo Embriaco

Al suo fianco troviamo un giovane uomo, ai suoi piedi si notano delle corde marinare, in mano regge una sfera.
Signori, un genovese che non ha bisogno di presentazioni, Cristoforo Colombo.

Cristoforo Colombo

Chiude la parata di illustri personaggi un temibile e fiero combattente, l’Ammiraglio Biagio Assereto, trionfatore della battaglia di Ponza avvenuta nel 1435.

Biagio Assereto

Tutti loro se ne stanno sulla facciata di Palazzo San Giorgio.
Sic transit gloria mundi, verrebbe da dire.
A parte Colombo, ci ricordiamo di loro e delle imprese che hanno compiuto?
Questo palazzo attira l’attenzione dei turisti, tutti coloro che vengono a Genova per visitare l’Acquario passano davanti a San Giorgio.
E tutti si fermano a fare fotografie, ad ammirare l’imponenza di questo edificio e la bellezza dei suoi colori.

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La memoria del passato è qui, in questa piazza gremita di visitatori, qui dove i genovesi vengono a passeggiare per respirare aria di mare.
Qui dove sono effigiati ammiragli, crociati e condottieri.
Qui dove un tempo era la dogana e il glorioso Banco di San Giorgio.
Qui dove si vive la gloria di Genova, nella grandiosa maestosità del palazzo voluto dal Capitano del Popolo Guglielmo Boccanegra.

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